mercoledì 8 aprile 2020

Gli ordini dei medici accusano Fontana: “Disastro provocato da 7 errori di Regione Lombardia”. - Simone Gorla



Mancanza di dati sulla reale diffusione dell’epidemia, incertezza nella chiusura delle aree a rischio, gestione confusa delle case di riposo per anziani, mancata fornitura di protezioni individuali ai medici e al personale sanitario, totale assenza delle attività di igiene pubblica, mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari, saturazione dei posti letto ospedalieri. Sono i sette errori nella gestione dell’emergenza coronavirus in Lombardia indicati dalla Federazione degli ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia in una lettera ai vertici della Regione. “È evidente l’assenza di strategie relative alla gestione del territorio”, denunciano i medici, “la sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate.

Sette errori nella gestione della prima fase dell'emergenza coronavirus in Lombardia, da analizzare per cambiare strategia ed evitare di commetterli di nuovo. Li ha elencati la Federazione degli ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia in una lettera inviata al governatore Attilio Fontana, all'assessore al Welfare Giulio Gallera e ai direttore delle aziende sanitarie. "A fronte di un ottimo intervento sul potenziamento delle terapie intensive e semi intensive, per altro in larga misura reso possibile dall’impegno e dal sacrificio dei medici e degli altri professionisti sanitari" denuncia Fromceo, "è risultata evidente l’assenza di strategie relative alla gestione del territorio".

Le lettera dei medici: Situazione disastrosa per interpretazione sbagliata.
"La situazione disastrosa" in cui si è venuta a trovare la Lombardia "anche rispetto a realtà regionali più vicine", si legge, "può essere in larga parte attribuita all’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica. La sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra Regione", è il duro atto d'accusa.

Gli errori commessi da Regione Lombardia che hanno portato al disastro.
Nella lettera inviata ai vertici di Regione Lombardia, i medici indicano sette gravi errori commessi nella gestione dell'emergenza. Le stesse osservazioni erano state fatte in merito al territorio di Bergamo, quello più tragicamente colpito dal Covid-19.

1) La mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia dovuta alla decisione di eseguire i tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come “numero degli infetti” e come “numero dei deceduti” e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati e discretamente il numero dei deceduti.

2) L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio.

3) La gestione confusa della realtà delle Rsa e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane (nella sola provincia di Bergamo 600 morti su 6000 ospiti in un mese).

4) La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia.

5) La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti)

6) La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio.

7) Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero.

https://milano.fanpage.it/gli-ordini-dei-medici-accusano-fontana-disastro-provocato-da-7-errori-di-regione-lombardia/

martedì 7 aprile 2020

🔴🔴🔴 CORONAVIRUS, a Brescia ci sono 1,2 casi ogni mille abitanti ...

Guardando le mappe dell'espansione del corona in Italia, vien spontaneo pensare che il virus si annidi maggiormente dove l'aria è meno pulita. Oppure che l'organismo di chi vive in zone maggiormente malsane non sia in grado di produrre gli anticorpi necessari per combatterlo.
Se la mia ipotesi dovesse risultare esatta dovremmo soffermarci a riflettere e addivenire alla soluzione che il rispetto dell'ambiente in cui viviamo è l'unica salvezza per la nostra esistenza.
Guardate anche voi la mappa e ditemi se la mia ipotesi può essere valida. Non credo che al nord siano meno efficienti di noi nell'adottare misure di contenimento all'espansione della bestia, credo solo che tutto ciò che si sta verificando sia frutto di una pessima gestione del territorio perpetrata per anni e che ora se ne stiano verificando le conseguenze. cetta


Restituiamo le braccia all’agricoltura: la terra ci salverà. - Pietrangelo Buttafuoco



Se nasce un bimbo o se muore un padre nulla e niente si ferma in campagna. La frutta, infatti, deve comunque essere colta, le capre – o le mucche – devono essere munte. E le pecore devono trovare un sempre nuovo andirivieni.

Gli animali non possono essere messi tra parentesi, non vanno in ferie e non conoscono Lockdown alcuno. Nel giorno della fine non serve a niente l’inglese: Coronavirus o meno, il latte reclama il bricco – altrimenti la bestia che lo produce va a morire – e così marcisce la frutta non colta o, ancora peggio, rinsecchisce tra i rami.

E davvero era un segno di dannazione, giusto a febbraio, quell’albero prossimo a gemmare ma carico di mandorle scheletrite: vecchie di un anno, ancora abbracciate alle loro scorze e però bucate dai tarli.

Un presagio di peste, quel grumo di mandorle morte impiccate tra le gemme vive: nessuno si era curato di fare la battitura in quel campo – questo era successo – e quel po’ di Ben di Dio si capovolgeva nella promessa di sventura.

Piantare alberi lungo il cammino è da sempre un viatico di salute – anzi, è un saluto – affinché non ci sia mai penuria; i rami che si allungano oltre i perimetri della proprietà non si potano mai, e mai vanno ripiegati all’interno, apposta per nutrire chi passa o chi si ferma per fare la foto al paesaggio: gli Erei, le Madonie e i Nebrodi che s’inghirlandano di ginestre, papaveri e margheritine per accostarsi a Etna, sempre imponente di malia.

È la terra di Cerere, madre di Proserpina, quella. La ragazza va e viene dalla bella stagione – e viceversa – alla vallata per vivificare sugli arbusti la linfa di cui si nutre il bisogno della gente. Le spighe sono prossime a maturare e quel mandorlo, oggi – sulla Strada statale 121 – ha già mutato i propri fiori nelle ghiotte e morbide drupe verdi.

È il morto che insegna a piangere e il presagio, dunque, è già decifrato: i frutti vivi sullo stesso ramo di quelli stecchiti significano empietà.

Ma nulla e niente si ferma. In quel punto c’è stata pioggia il 13 dicembre scorso per poi tornare il 25 marzo scorso, troppo poco per fare contento il massaro. Ma quel che si trova, si prende, sempre così ci si regola con le annate. E fare presto – adesso – significa come sempre, e però più di ogni altra volta, mettere mano alla zappa, governare i pascoli, dare dimora al fieno, vento alle spighe e la falce al grano.

Non si inverte la regola della ruota. Manco il tempo di chiudere la quarantena e si fa maggio, quindi giugno, ovvero la mietitura. Pare di vederle le ragazze, e i ragazzi con loro – tutti gli studenti che non hanno potuto finire scuola – precipitarsi alla volta dei poderi, in soccorso alle trebbiatrici, e così prendere la maturità al liceo della terra.

Per davvero, la vita dei campi, è tutta un’altra cosa. Può anche essere villeggiatura, la campagna; può perfino diventare una mistica dell’umanesimo ma come la talpa scava per se stessa, tra le zolle intrise del sudore della fronte, mai e poi mai potrà farlo per la storia.

Pare di vederli, tutti loro. Braccia restituite, tutte, all’agricoltura. La mobilitazione della gioventù, da subito, non può che essere contadina.

La terra, infatti, è la leva ultima e più inesorabile da cui l’umanità riscatta il proprio destino. L’applicazione immediata della tecnè è tutta di episteme agreste. Un diploma di perito agrario, già da subito, serve più di qualunque laurea in scienze della comunicazione. L’eterno andirivieni che resta, infatti, è quello di pane, paste e carne. È appunto ciò che rimane: il resto è scorie.

https://infosannio.wordpress.com/2020/04/06/restituiamo-le-braccia-allagricoltura-la-terra-ci-salvera/?fbclid=IwAR2ib-MzpK97F32DPlRutOoF1rVTr2ejV47Vxipk-AQ5hrP4Rcn6eBqG77k

Fisco, dalla prima casa al 730 tutte le proroghe e deroghe in arrivo. - Marco Mobili e Giovanni Parente


Deleghe online al Caf. Certificazioni uniche dei redditi fino al 30 aprile, Congelati fino al 31 dicembre i termini per non perdere il bonus prima casa. Versamenti sospesi per aprile e maggio.

Più tempo per la certificazione unica dei redditi: l’invio all’agenzia delle Entrate e la consegna a dipendenti e pensionati slitta al 30 aprile e senza sanzioni. Ma arriva anche l’assistenza fiscale a distanza con la delega online al Caf. Sospesi i versamenti di aprile e maggio per chi ha ricavi o compensi sotto i 50 milioni e ha subito un calo del 33% e per chi sta sopra i 50 milioni e ha subito un calo del 50 per cento. Rimessione nei termini per tutti i versamenti verso le pubbliche amministrazioni fino al 16 aprile. Congelati i termini per il bonus prima casa dal 23 febbraio al 31 dicembre 2020. Acconti d’imposta con il metodo previsionale senza sanzioni se se l’importo versato non è inferiore all’80% della somma che risulterebbe dovuta a titolo di acconto sulla base della dichiarazione relativa al periodo di imposta in corso. Sono tra i principali contenuti del pacchetto fiscale del decreto liquidità all’esame del Consiglio dei ministri di lunedì 6 aprile.

L’assistenza fiscale a distanza per il 730.
Dopo lo spostamento della scadenza al 30 settembre del termine ultimo di invio della dichiarazione deciso appena poche settimane fa, arriva l’assistenza fiscale a distanza. Nel decreto liquidità spunta, infatti, la possibilità di inviare la delega al Caf o al professionista abilitato con una copia dell’immagine accompagnata da una copia del documento di identità. Largo quindi a un documento stampato, firmato e poi scannerizzato. Ma chi non avesse stampante e scanner potrà ricorrere a metodi più innovativi, ad esempio con un video o un messaggio di posta elettronica accompagnato da una foto, anche attraverso il deposito nel cloud dell’intermediario.

Resta fermo l’obbligo di regolarizzazione, con consegna delle deleghe e della documentazione, una volta cessata l’attuale situazione emergenziale.

La certificazione unica per la dichiarazione dei redditi.
Tra le novità dell’ultima ora, arriva una vera e propria proroga per i sostituti d’imposta per la trasmissione della certificazione unica all’agenzia delle Entrate e la consegna a dipendenti e pensionati (i cosiddetti percipienti). Il termine per la certificazione unica 2020 viene infatti spostato al 30 aprile. Stessa scadenza entro la quale non saranno applicate sanzioni per chi effettuerà la trasmissione telematica.

Sospensione dei versamenti per aprile e maggio.
La sospensione dei versamenti di ritenute, Iva, contributi e premi assicurativi per aprile e maggio viene ancorata al parametro dei ricavi o compensi e al calo. In particolare, per imprese, autonomi e professionisti sotto i 50 milioni di euro di ricavi o compensi la sospensione scatterà se il calo è stato del 33% per marzo e aprile rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Per quelli sopra i 50 milioni la sospensione invece sarà condizionata a una riduzione del 50% sempre negli stessi mesi e sempre nel confronto rispetto all’anno scorso. I versamenti sospesi dovranno essere effettuati in un’unica soluzione nel mese di giugno 2020 o in 5 rate mensili di pari importo a decorrere dallo stesso mese.

Rimessione nei termini fino al 16 aprile.
Allo stesso tempo viene lanciata una ciambella di salvataggio a chi doveva effettuare qualsiasi tipo di versamento nei confronti delle pubbliche amministrazioni dopo la mini-moratoria generalizzata disposta dal 16 marzo al 20 marzo. Saranno così considerati tempestivi se recuperati entro il 16 aprile.

Bonus prima casa.
Arrivano termini più soft per non perdere il bonus prima casa da cui si decade se non si sposta la residenza entro 18 mesi o se non si riacquista entro un anno in caso di vendita prima dei 5 anni dal primo acquisto. I termini saranno congelati dal 23 febbraio 2020 al 31 dicembre 2020 e torneranno a decorrere allo scadere del periodo di sospensione.

https://www.ilsole24ore.com/art/fisco-prima-casa-730-tutte-proroghe-e-deroghe-arrivo-ADd4QTI

Pio Albergo Trivulzio, 30 morti da inizio aprile. Bare anche in chiesa. E arriva l'ispezione del governo. - Ilaria Carra

Pio Albergo Trivulzio, 30 morti da inizio aprile. Bare anche in chiesa. E arriva l'ispezione del governo

Nella casa di cura milanese solo a marzo, in piena emergenza coronavirus, sono deceduti 70 anziani. E ne continuano a morire.

MILANO - Il governo invia una squadra di ispettori al Pio Albergo Trivulzio. Il ministro della Salute Roberto Speranza e il suo vice Pierpaolo Sileri hanno deciso di approfondire la situazione di emergenza nel polo geriatrico più importante del Paese, sulla cui condotta la procura di Milano ha già aperto un'inchiesta con l'ipotesi di diffusione colposa di epidemie e omicidio colposo. Il sospetto sul quale anche Roma, ora, vuole vederci chiaro riguarda l'ipotesi che alla "Baggina", come da sempre i milanesi chiamano la storica struttura cui tutta la città è affezionata, siano stati nascosti casi di Covid-19 mettendo a rischio ospiti e operatori.

Nella struttura, compresa sia la Rsa sia la riabilitazione, sono morti solo a marzo, in piena emergenza coronavirus, 70 anziani. Ma gli ospiti qui continuano a morire: solo nella prima settimana di aprile se ne sono aggiunti altri 30, 26 nella casa di riposo e 4 temporaneamente nella struttura riabilitativa. Dove però i ricoveri sono stati bloccati a metà marzo, per via del rischio contagio, quindi i pazienti presenti sono "solo" 242 rispetto ai 350 di capienza normale.

Se si considera solo l'ospizio, dunque, dall'inizio dell'anno a ieri in tutto il complesso (via Trivulzio, Merate e Principessa Jolanda) sono mancati 147 ospiti, 44 in più rispetto ai 103 del 2019. L'obitorio del Pat è una stanza di sofferenza piena di lenzuoli bianchi arrotolati, sdraiati uno accanto all'altro. Altre sale sono state adibite a ricovero provvisorio di bare. Ognuna con un foglio di carta sopra, un nome, una storia. Nessuno, qui, ha fatto il tampone: che siano vittime del virus è, però, per la maggioranza quasi una certezza.

Il direttore generale del Pat, Giuseppe Calicchio, in una mail ha chiesto "con estrema urgenza" alla sua prima linea di avere un "dettaglio puntuale" sul numero di salme "ancora da porre in cassa" e "per ciascuna data di decesso". Nella stessa comunicazione, il dg ha stabilito che sia la dottoressa Vasaturo "a occuparsi della camera mortuaria", sostituendo il signor Riganti che d'ora in poi dovrà riferire a lei. E il bilancio dei morti, purtroppo, rischia di essere ancora più ampio: i numeri non tengono conto degli anziani che in queste settimane sono stati mandati a casa o ricoverati, e che solo in un secondo momento sono stati trovati positivi e, in molti casi, deceduti.

"Le ispezioni stanno partendo - dice Sileri - gli inviati del ministero chiederanno informazioni dettagliate e verificheranno tutti gli atti, avvalendosi anche dell'aiuto dei Nas". Come per altre Rsa, si dovrà dunque accertare se alla Baggina, come sostengono fonti sindacali, "gli ospiti morivano e si diceva che erano solo bronchiti", se davvero "si è voluta tenere sotto silenzio la grave situazione delle strutture". E se - come dice il professor Luigi Bergamaschini, al Pat vietavano le mascherine e quando lui le autorizza viene esonerato".

Oggi il Pat accoglie 1.012 fra ospiti e pazienti e conta, di solito, su 1.600 persone tra medici, infermieri, assistenti sociali nelle tre residenze per anziani e nei due centri d'assistenza. A marzo, però, sono stati 250 i lavoratori non operativi sul campo, alcuni in telelavoro, la maggior parte in malattia. Contagiati con ogni probabilità sul posto di lavoro e con sintomi da Covid-19 anche - un tema sul quale anche la stessa procura milanese sta indagando - per via delle (presunte) tardive disposizioni all'uso dei dispositivi di protezione.

La ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, definisce le morti al Pio Albergo Trivulzio "una stretta al cuore". E aggiunge: "Nelle case di riposo c'è la memoria di questo Paese. E dopo questa stretta al cuore avvertiamo il bisogno di chiarezza: serve una commissione d'inchiesta, come ha chiesto Renzi". Il suo collega agli Affari regionali, Francesco Boccia, chiede invece "alle Regioni di comunicare tempestivamente alla Protezione civile, attraverso il monitoraggio delle Ats, quali siano le Rsa in condizioni di maggior criticità". Anche Leu, con Nicola Fratoianni, in un'interrogazione chiede "tutte le necessarie attività ispettive per fare chiarezza e individuare eventuali responsabilità sui decessi".


https://www.repubblica.it/cronaca/2020/04/06/news/lo_scandalo_al_pio_albergo_trivulzio-253332595/?ref=fbpr&fbclid=IwAR2O6uBzBHdIHLnVOCJF_rH-eHhxDDn1smp_fhlPpPYGb5WbW6uuWV9N2So

lunedì 6 aprile 2020

Mascherine ordinate a ditte chiuse, ospedali senza medici e colpe a Conte: Fontana, o dell’apogeo del fallimento leghista. - Daniele Santi



Il Governatore Attilio Fontana si è lanciato lancia in resta alla carica di Conte in una sorta di redde rationem che dovrebbe indicare nel governo centrale del primo ministro Conte, nel calcolo del governatore leghista e del suo segretario in crisi teocratica – non misticateocratica – il responsabile assoluto di tutti i grossolani errori della giunta leghista che regge la Lombardia e che, finché tutto andava bene, tutto andava bene, sta rivelando tutte le sue incapacità.
Andiamo con ordine.
Le famose mascherine che da ieri sono obbligatorie in tutta la Lombardia, su ordinanza dell’indimenticabile Governatore, arrivano nella regione con enorme ritardo, sicuramente per incapacità di comunicazione tra leghisti – un must  – e governo, ma soprattutto perché il primo ordine venne fatto, per le famose questioni dei ribassi dei prezzi, ad una ditta che aveva cessato l’attività, ma era ancora nell’elenco dei fornitori della formidabile giunta del Pirellone oggi Fontana e già Formigoni.
Della cessata attività della ditta di cui sopra nessuno sapeva nulla in Regione, nemmeno il favoloso assessore Gallera che parla come se fosse un semidio, che anche alla deità c’è un limite. Soprattutto se sei squisitamente umano e nemmeno dei più perfetti.
Poi scoppiò il casus belli del Governo che non rifornì di mascherine la regione Lombardia, o meglio delle mascherine ordinate dalla regione Lombardia, arrivate come da ordine evaso, requisite [sic] dal governo per darle alla Protezione Civile che le ha distribuite a suo piacimento; è una appena avvertibile insinuazione leghista che dice e non dice “a chi cazzo volevano loro”.
Come sarebbero andate realmente le cose lo dice il consigliere regionale M5S della Lombardia Massimo De Rosa“Altro che briciole da Roma. Lo Stato paga, la Regione decide acquisti e distribuzione. I dati richiamano Fontana e Gallera alle loro responsabilità”.
Insomma il Pirellone si sarebbe mosso con grave ritardo, nonostante da Roma fosse partiti tutta la macchina dell’allarme, anche dalla protezione civile – che si sarebbe presa [sic] le mascherine, quelle ordinate dalla giunta Fontana ad una ditta che non esisteva più – e il 4 febbraio 2020 dalla Federazione dei Medici di Medicina Generale: avvertimenti indirizzati all’attenzione del Governatore Fontana della roboante dichiarazione all’ADN Kronos del 27 febbraio.
Spiega ancora il consigliere del M5S in Regione Lombardia De Rosa, citato da  Lanotiziagiornale.it“È calcolato che il fabbisogno regionale si attesti attorno ai 9 milioni di mascherine al mese. La Protezione Civile è arrivata in soccorso dell’inefficienza lombarda inviando circa 7,3 milioni di mascherine (quasi 5 milioni chirurgiche e 2,3 milioni Ffp2): l’80%”.  Nonostante ciò “La distribuzione dei DPI resta difficoltosa e le mascherine non arrivano dove dovrebbero arrivare”De Rosa cita come esempio le residenze per anziani, ambienti ad altissimo rischio, dove il numero degli ospiti deceduti cresce quotidianamente a dismisura e gli appelli dei medici restano inesauditi.
Ma al Pirellone vanno alla guerra con Giuseppe Conte mentre Salvini invece di fare il politico che dice di essere (ai gonzi che gli credono), parla di madonne, messe, chiese aperte per le festività pasquali per affidarsi ai numi, invece di mettere in campo azioni concrete che salvino più gente possibile.
Poi c’è la splendida cattedrale nel deserto, dicasi ospedale in Fiera, da 21 milioni di euro, in donazioni, da 600 posti, poi 500, poi 350 e quindi 24 posti reali – senza personale sanitario per farla funzionare, almeno fino a ieri – che suggella l’ennesimo capolavoro leghista nella Sanità lombarda fatta di privatizzazioni, inefficienze e di colpe al governo centrale – quando le competenze sulla Sanità sono regionali.
Se a Fontana non è chiaro si informi dal suo collega dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che invece di andare in televisione a farsi bello, e lui potrebbe, sta in Regione a lavorare, fa poche chiacchiere e i posti letto aumentano. Anche in terapia intensiva.
E’ la differenza tra chi lavora, pur magari vedendo ciò che non va al governo centrale, ma occupandosi delle urgenze, in questo caso di salvare vite, e chi quaquaraquà dando la colpa al governo, onnipresente in televisione, dicendo tutto e il contrario di tutto, parlando di sé come si parlerebbe di un semidio – inutile citare ancora Formigoni e la sua pessima fine carriera – e poi la colpa è di Giuseppe Conte.

Matteo Salvini e la Lega sconfitti dall'Espresso. Il giudice: «Sui 49 milioni tutte notizie vere». - Paolo Biondani



Il leader del Carroccio sbugiardato dal tribunale: respinte tutte le querele per diffamazione. La sentenza assolve i cronisti ed elogia il «giornalismo d’inchiesta»: sulla maxi-truffa dei rimborsi elettorali, pubblicati solo «fatti documentati» (24 gennaio 2020)

Matteo Salvini è stato sconfitto dall'Espresso e sbugiardato dai giudici sullo scandalo dei 49 milioni confiscati alla Lega ma in gran parte spariti. Tutti i magistrati competenti hanno infatti dichiarato completamente infondate le querele per diffamazione proposte (e pubblicizzate) dal leader leghista, quando era ancora ministro dell'Interno, dal suo vice, Giancarlo Giorgetti, già sottosegretario alla presidenza del consiglio, e dal tesoriere del partito, l'onorevole Giulio Centemero. La sentenza dei giudici spiega che il lavoro dei giornalisti dell'Espresso rappresenta «indiscutibilmente» un esempio di «giornalismo d'inchiesta», che secondo la Cassazione va considerato «l'espressione più alta e nobile dell'attività d'informazione».

Le motivazioni del verdetto, depositate oggi, precisano che «con il giornalismo d'inchiesta l'acquisizione delle notizie avviene autonomamente, direttamente e attivamente da parte dei professionisti e non mediata da fonti esterne mediante la ricezione passiva di informazioni». I giornalisti dell'Espresso vanno quindi assolti con formula piena perché hanno pubblicato solo informazioni «verificate» e «documentate», di «indubbio interesse pubblico» ed esposte «con correttezza», con tutti i crismi del diritto-dovere di cronaca.





Per i vertici della Lega, la sconfitta giudiziaria è totale. Salvini, Giorgetti e Centemero avevano presentato una serie collegata di querele contro cinque articoli sullo scandalo dei 49 milioni, pubblicati dall'Espresso tra giugno e luglio 2018, firmati da Giovanni Tizian, Stefano Vergine, Paolo Biondani, Gloria Riva e Leo Sisti, chiamando in causa anche il direttore Marco Damilano. Il procedimento penale, per competenza territoriale, è stato esaminato dai giudici del tribunale di Velletri.

Nel giugno scorso i magistrati della Procura, chiamati a rappresentare l'accusa, hanno invece chiesto l'archiviazione, giudicando infondate tutte le ipotesi di pretesa diffamazione, dopo aver esaminato i documenti presentati dai giornalisti, illustrati nelle memorie difensive degli avvocati dell'Espresso, Paolo Mazzà e Clara Gabrielli. Il leader della Lega e i suoi fedelissimi, a quel punto, hanno rilanciato le loro accuse con una formale opposizione all'archiviazione, chiedendo ai giudici del tribunale (ufficio gip), questa volta, di rovesciare il verdetto e incriminare i giornalisti. L'udienza decisiva si è tenuta il 7 gennaio scorso. E si è conclusa con una sentenza, depositata questa stamattina, di assoluzione piena dei giornalisti.

Nelle motivazioni, i magistrati riconoscono che tutti gli articoli dell'Espresso «sono il risultato dell'attività d'inchiesta portata avanti dai giornalisti, i quali, come attestato dalla copiosa documentazione depositata in allegato alla memoria difensiva, hanno ricercato le notizie, ripercorso gli eventi e tentato di ricostruire, nei limiti del possibile, la gestione delle finanze del partito politico Lega Nord. Argomento, quest'ultimo, che riveste un indubbio rilievo, stante l'interesse pubblico alla ricerca della verità conseguente agli scandali finanziari che hanno travolto il partito in questione».


https://m.espresso.repubblica.it/attualita/2020/01/24/news/l-espresso-vince-contro-matteo-salvini-e-la-lega-e-giornalismo-d-inchiesta-non-diffamazione-1.343453?fbclid=IwAR2q25VrDgqgPtCFDPslkjEf8efOhV2GV_YiDSk0fKm0b107HJifDpWsJP4