martedì 30 giugno 2020

Fondazioni, cda e scuole: i politici hanno due vite. - Lorenzo Giarelli

Fondazioni, cda e scuole: i politici hanno due vite

Da Maroni a Mogherini - Seconda occasione.
L’ultimo a indicare la via è stato Roberto Maroni, ex presidente della Regione Lombardia, leghista per una vita, che nel 2018 rinunciò a ricandidarsi a governatore – era l’epoca in cui a destra ci si sfregava le mani in vista delle elezioni politiche – e che adesso trova fortuna in consigli d’amministrazione, banche, studi legali. È notizia recente il suo arrivo nel cda del Gruppo San Donato, uno dei maggiori gruppi della sanità privata italiana, dopo essere già entrato nel board dello studio di avvocati Gatti Pavesi Bianchi ed esser diventato senior advisor in Mediobanca, oltreché presidente del consiglio d’amministrazione di SGB Humagnest Holding, specializzato in consulenza alle imprese. Niente male, ma la seconda vita – quella fuori dalle istituzioni – è spesso lastricata di sorrisi per parecchi ex parlamentari ed ex ministri, magari usciti dal giro e in attesa di tempi migliori per riproporsi in politica.
Per informazioni chiedere ad alcuni reduci del governo gialloverde o a qualche ex volto noto dell’ultima legislatura. Federica Mogherini, per esempio, ha concluso l’anno scorso il mandato da Alto Rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione europea (ci perdoni se banalizziamo: una sorta di ministero degli Esteri della Ue) ma non ha corso il rischio di annoiarsi: a maggio di quest’anno è stata scelta per diventare Rettore del College of Europe, incarico che diventerà effettivo da settembre. Non si tratta di un istituto qualunque, perché il College – che ha sede a Bruges e a Varsavia – è finanziato direttamente dall’Unione e, oltre a offrire master in Studi europei, è un granaio di futuri leader e funzionari. Peraltro, la scelta ha provocato parecchi malumori, dato che il consiglio amministrativo guidato dall’ex presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, ha accolto l’indicazione del suo nome dopo aver scartato illustri pretendenti che avevano partecipato al bando, tanto che alcuni professori del College si sono lamentati del presunto favoritismo (“Inizierà il suo mandato con una nuvola sopra la testa”, ha scritto Jon Wort).
Erede dell’epopea renziana è anche Ernesto Carbone, ex deputato che salutò con un “Ciaone” su Twitter il mancato raggiungimento del quorum al referendum sulle trivelle. Era il 2016 e il Giglio magico sembrava dover durare vent’anni. Oggi, dopo aver fallito la rielezione in Parlamento nel 2018, Carbone ha dovuto attendere l’ultimo giro di nomine pubbliche per avere soddisfazione, finendo nel consiglio d’amministrazione di Terna, una società di Cassa Depositi e Prestiti che gestisce la rete elettrica nazionale.
Più bucolica la destinazione di Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Esteri dell’era Salvini-Di Maio, la cui esperienza politica è – al momento – tramontata con la surreale estate del Papeete. Se non altro, Moavero avrà di che occuparsi: a gennaio è diventato presidente di Filiera Italia, un insieme di aziende e associazioni del settore agroalimentare che promuove il Made in Italy e le coltivazioni sostenibili.
Era ministro gialloverde anche Alberto Bonisoli, ex titolare della Cultura (prima e dopo di lui, Dario Franceschini). Chiuse le porte del governo, è però sempre dalla politica che Bonisoli ha trovato una missione, perché alla fine del 2019 la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone (anche lei M5S) lo ha indicato come presidente di Formez PA, una associazione che si definisce “centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle pubbliche amministrazioni”. Auguri.
È invece tornato a Milano il suo ex collega Marco Bussetti, all’epoca voluto dalla Lega come ministro dell’Istruzione: dal settembre scorso è presidente dell’Ufficio Scolastico del territorio, quel che è più noto come Provveditorato. Ritorno al passato che ha in comune con Cécile Kyenge, ministra dell’Integrazione ai tempi del governo Letta ed eurodeputata fino al maggio del 2019. Lo scorso anno, fallita lo ricandidatura, si è rimessa il camice (è medico chirurgo specializzata in oculistica) tornando a Padova per far parte delle Unità speciali di assistenza create per il Covid-19.

lunedì 29 giugno 2020

Il crack Wirecard arriva in Italia: bloccate almeno 325mila prepagate per oltre 20 milioni di euro. - Piaerangelo Soldavini

Reuters

Sono almeno 325mila la carte di debito emesse in Italia da Wirecard che sono state bloccate, con fondi attorno a 20 milioni di euro, dopo lo stop operativo imposto dalla Fca alla fintech tedesca finita nell’occhio del ciclone per l’ipotesi di falso in bilancio. SisalPay|5 è intervenuta subito assumendosi direttamente l’onere finanziario e impegnandosi a restituire i fondi congelati ai propri clienti, per lo più ignari di essere finiti nel mezzo dello scandalo Wirecard.
Non è chiaro al momento quanti siano altri clienti italiani che abbiano in tasca carte prepagate emesse dalla fintech tedesca dei pagamenti. Anche Soldo si trova nella stessa situazione. Sarebbero una settantina in tutta Europa le fintech e milioni gli utenti coinvolti nel crack.
Alla pari di altre fintech SisalPay|5 si trova ad avere Wirecard come “issuer” delle proprie carte prepagate: i 325mila possessori hanno visto le loro carte congelate senza alcun preavviso dopo che venerdì l’authority finanziaria inglese, la Fca, ha imposto lo stop operativo a Wirecard. Sulla base di una giacenza media attorno a 60-65 euro, SisalPay ha previsto una copertura finanziaria pari a 20 milioni di euro per l’intervento.
L’intervento di SisalPay|5, effettuato con il supporto degli azionisti Cvc Capital Partners e Banca 5 del gruppo Intesa Sanpaolo, punta a sostenere nell’immediato i propri clienti, molti dei quali colti di sorpresa dal blocco mentre erano in viaggio o in vacanza. Già sabato i clienti e gli esercizi convenzionati erano stati informati e rassicurati sul rimborso delle somme bloccate.
Nello specifico ai possessori della carta prepagata a brand SisalPay verrà data la possibilità di trasferire il saldo direttamente su una nuova carta, emessa in partnership con Banca 5, per permettere al cliente di tornare velocemente a effettuare pagamenti in tutta tranquillità oppure di ricevere l'accredito o rimborso del saldo presente sulla carta.
Ma SisalPay|5 non è l’unica società italiana ad essersi appoggiata per l’emissione delle proprie carte prepagate alla soluzione di Wirecard, istituto di moneta elettronica che ha accesso ai paesi dell’area euro. Anche Soldo, fintech italiana con base a Londra specializzata nella gestione delle spese aziendali.
Al momento non è stato possibile avere i numeri delle carte di debito di Soldo in circolazione in Italia. In un messaggio mandato immediatamente ai propri clienti la società afferma che sta accelerando il processo di migrazione degli account da Wirecard, per assicurare un ripristino tempestivo dell'operatività.
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Decreto Semplificazioni, appalti senza gara fino a 5 milioni di euro e procedure accelerate per le opere di rilevanza nazionale.


Decreto Semplificazioni, appalti senza gara fino a 5 milioni di euro e procedure accelerate per le opere di rilevanza nazionale

La bozza in 48 articoli punta a sbloccare i contratti pubblici e sburocratizzare il Paese. Previsti un fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche e l'accelerazione della Valutazione di impatto ambientale. Modifiche alle norme su responsabilità erariale e abuso d'ufficio per far sì che i funzionari rischino di più in caso di omissioni che quando mettono la firma per far partire i lavori. All'interno della maggioranza restano dubbi, martedì vertice a Chigi.
Fino al 31 luglio 2021 niente gare per affidare i lavori su opere piccole e medie fino alla soglia comunitaria, 5,3 milioni di euro. E possibilità di deroga all’iter ordinario del Codice appalti, con procedure a trattativa ristretta, anche per le opere di rilevanza nazionale individuate dalla presidenza del Consiglio. Mentre solo per gli interventi infrastrutturali più complessi e con alto tasso di difficoltà attuativa arriveranno uno o più commissari straordinari. Sono alcune delle novità previste nella bozza del decreto Semplificazioni, che punta a sbloccare i contratti pubblici e sburocratizzare il Paese per spingere la ripresa post Covid. I 48 articoli, per ora solo abbozzati a grandi linee, dispongono anche l’accelerazione delle Valutazioni di impatto ambientale e modificano le norme su responsabilità erariale e abuso d’ufficio per far sì che i funzionari pubblici rischino di più in caso di omissioni e inerzie che quando mettono la firma per far partire i lavori.
Martedì è in agenda un vertice politico di maggioranza e il decreto dovrebbe approvare in consiglio dei ministri entro la fine della settimana. Ma in seno al governo ci sono diversi dubbi sul capitolo appalti, sulla certificazione antimafia, sulle norme per l’edilizia e sulla Via semplificata. La senatrice di Leu Loredana De Petris parla di “testo per molti versi inaccettabile se dovessero essere confermate le indiscrezioni”, perché “dietro l’alibi della semplificazione non possono nascondersi passi indietro sulla tutela dell’ambiente, deregolamentazioni sul consumo di suolo o ennesime sanatorie“. Il riferimento è all’articolo con misure in materia edilizia, che prevede solo sanzioni – ed esclude la demolizione – nel caso di abusi edilizi “leggeri”.
Deroga al Codice per un anno per i lavori sotto soglia europea – I primi due articoli sono dedicati alle procedure per “incentivare gli investimenti pubblici durante il periodo emergenziale”. Per quanto riguarda i lavori sotto soglia, viene introdotta una norma transitoria – fino al 31 luglio 2021 – che prevede solo due modalità di affidamento: diretto o in amministrazione diretta per lavori, servizi e forniture di importo inferiore a 150.000 euro e procedura negoziata senza bando con consultazione di almeno cinque operatori per tutte le altre procedure. Oggi l’articolo 36 del Codice appalti, più volte modificato negli ultimi anni (l’ultimo intervento risale allo sblocca cantieri del governo gialloverde) prevede procedure differenziate in base alle soglie e alla tipologia di contratto. Fino a 40mila euro affidamento diretto; tra 40mila e 150.000 euro o fino alle soglie comunitarie affidamento diretto previa valutazione di tre preventivi per i lavori; tra 150.000 e 350.000 procedura negoziata previa consultazione di almeno 10 operatori economici; per lavori tra 350.000 e 1 milione di euro procedura negoziata previa consultazione di almeno quindici operatori e infine per lavori tra 1 milione e le soglie comunitarie procedura aperta, cioè gara.
Procedure veloci per opere “di rilevanza nazionale” – Per i contratti pubblici sopra soglia e di rilevanza nazionale, la norma prevede sempre entro il 31 luglio 2021 l’applicabilità, “salva motivata determinazione di ricorso alle procedure ordinarie”, della procedura ristretta o, nei casi previsti dalla legge, della procedura competitiva con negoziazione prevista dal decreto legislativo 50 del 2016 per i settori ordinari, e per i settori speciali, ovvero ricorrendone i relativi presupposti con le procedure sempre previste dallo stesso provvedimento in ogni caso con i termini ridotti, per ragioni di urgenza. Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro delle infrastrutture, sarà individuato l’elenco delle opere di rilevanza nazionale la cui realizzazione è necessaria per il superamento della fase emergenziale o per far fronte agli effetti negativi del Covid-19 e per i quali vi è una situazione di estrema urgenza tale da non consentire il rispetto dei termini, anche abbreviati, previsti dalle procedure ordinarie. In quei casi sarà applicabile la procedura negoziata di cui all’articolo 63 del decreto legislativo 50 del 2016, per i settori ordinari, e di cui all’articolo 124 per i settori speciali.
Nasce il fondo prosecuzione opere pubbliche – Viene poi istituito un fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche per evitare che la mancanza temporanea di risorse pubbliche possa costituire un ostacolo alla realizzazione dell’opera. Beneficiari del fondo sono le stazioni appaltanti. E fino al 31 luglio 2021 sarà obbligatoria sia per appalti di valore superiore alle soglie comunitarie sia per opere di interesse nazionale la costituzione del collegio consultivo tecnico. Il collegio ha “funzione di assistenza per la rapida risoluzione delle controversie o delle dispute tecniche” di ogni natura.
Previsto poi il controllo concomitante della Corte dei conti per accelerare la realizzazione delle spese di investimento: le sezioni di controllo possono nominare, previo contraddittorio con le amministrazioni e gli altri soggetti interessati, un commissario ad acta per la rimozione dell’inerzia.
Procedura d’urgenza per il rilascio della certificazione antimafia – Per un anno si prevede anche la procedura d’urgenza per il rilascio della certificazione antimafia, con specifico riferimento alla consultazione della banca dati nazionale unica e revoca del beneficio o dell’agevolazione al privato nel caso in cui in seguito emerga la sussistenza di una delle cause interdittive. Si introduce, quindi, all’interno della legislazione antimafia, l’istituto dei protocolli di legalità, delimitandone il contenuto e l’ambito di applicazione.
Modifiche alla responsabilità erariale e all’abuso d’ufficio – La responsabilità dei funzionari pubblici sarà limitata ai casi di dolo , solo per le azioni e non anche per le omissioni, mentre l’abuso d’ufficio sarà circoscritto attribuendo rilevanza alla violazione, da parte del pubblico ufficiale, di “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge”.
Corsia veloce per la Valutazione di impatto ambientale – In arrivo anche una serie di semplificazioni in materia di attività d’impresa, comprese quelle per i lavori necessari alla realizzazione della banda larga, e di ambiente e green economy. In particolare sono previste semplificazioni per progetti o impianti alimentati da rinnovabili e per punti e stazioni di ricarica di veicoli elettrici e viene accelerata la procedura di Via che oggi richiede fino a 10 anni nei casi peggiori. Si propone, tra l’altro, la “previsione dell’obbligo di presentazione sin dall’avvio del procedimento da parte del proponente del progetto di fattibilità o del progetto definitivo (in luogo degli attuali elaborati progettuali)”, la riduzione dei termini previsti in capo all’amministrazione e l’esercizio del potere sostitutivo in caso di inerzia nella conclusione del procedimento. Il titolare del potere sostitutivo (attualmente il Capo Dipartimento del ministero dell’Ambiente) deve provvedere all’adozione del provvedimento entro un termine prefissato. Prevista anche una procedura speciale accelerata (fast-track) dedicata all’espletamento delle procedure Via delle opere ricomprese nel Programma Nazionale Integrato Energia e Clima: sarebbero affidate all’istruttoria di una Commissione speciale composta da dipendenti pubblici.

Arisen, - Sara Sapienza



Sempre lei, la mitica Sara, mia figlia.

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

Incongruenze e dubbi | Amoremare - la community del Canottaggio ...
Casta News/1. “Perché bisogna dire No al referendum sul taglio dei parlamentari” (Marco Damilano, Espresso, 28.6). Mo’ me lo segno.
Casta News/2. “Via i tagli ai vitalizi. I partiti: schiaffo inaccettabile” (Corriere della sera, 26.6). Sta’ a vedere che i vitalizi si son ripristinati da soli.
Calta News. “Il ritorno degli anti-casta quando erano già al tappeto” (Mario Ajello, Il Messaggero, 27.6). Giusto: il problema non è la casta che riarraffa i vitalizi, ma la gente che potrebbe ricordare chi aveva ragione sulla casta.
Asta News. “Io metterei in Costituzione il vincolo di mandato. Non è che se sei eletto da una parte poi passi a quella opposta!” (Matteo Salvini, segretario Lega, Twitter, 7.12.2017). “Diamo il benvenuto nella grande famiglia della Lega ai senatori Grassi, Urraro e Lucidi che sul Mes e su tanto altro sono rimasti coerenti con i propri ideali, rinnegati e traditi dai 5Stelle ormai al rimorchio del Pd” (Salvini, Twitter, 12.12.2019). “Benvenuta alla senatrice Alessandra Riccardi, che da oggi lascia i 5Stelle ed entra nella grande famiglia della Lega” (social Lega, 23.6). “Ci saranno nelle prossime settimane altri ingressi nella Lega, dai 5Stelle ma non solo” (Salvini, 26.6). “Arrivi dal M5S? Se qualcuno bussa, le porte della Lega sono aperte” (Salvini, 28.6). Quindi il vincolo di mandato vale solo per chi esce dalla Lega. Sul percorso inverso vale la regola del circo: più gente entra, più bestie si vedono.
Pisapippe. “Dopo il Covid diritti più deboli. La pandemia acuirà povertà e diseguaglianze. Per contrastare lo scivolamento delle garanzie serve una riforma bipartisan che renda la giustizia più celere ed efficiente. E tuteli i diritti. Cancelliamo lo stop alla prescrizione grillina: non ha né capo né coda” (Giuliano Pisapia, eurodeputato Pd, Riformista, 25.6). Invece il nesso tra Covid e prescrizione è pura logica cartesiana.
L’intenditore. “Palamara accende i riflettori sul Cav perseguitato dai pm. Il magistrato in tv invita ad approfondire il tema dei processi all’ex premier” (Luca Fazzo, il Giornale, 23.6). Ah beh allora.
Maremma Maiolo. “1995, io e Sgarbi accusati di mafia. Ci difesero tutti, a parte Travaglio” (Tiziana Maiolo, Riformista, 23.6). Ora vuole proprio farmi arrossire.
Mercante in Fiera. “L’ospedale in Fiera realizzato per obbedire a Palazzo Chigi” (Attilio Fontana, Lega, presidente Regione Lombardia, La Verità, 22.6). Questo ormai sente le voci come Giovanna d’Arco.
Gaia dei Valori. “Il voucher datelo a vostra sorella. Vogliamo essere pagate per ciò che valiamo. Quanto valiamo” (Gaia Tortora, Twitter, 22.6). Ottima idea, così nel suo caso si risparmia.
Briabonus. “Questi ministri sono i peggiori mai visti. Lancerò una petizione per chiedere loro i danni: stanno distruggendo il Paese” (Flavio Briatore, La Verità, 22.6). Quale Paese? Ah, Montecarlo.
Comitato tecnico-scientifico. “La mascherina non serve a un cazzo. Le distanze poi, sono legate al mondo omosessuale, perché se tu lo prendi da dietro, chini avanti uno, e sei a un metro di distanza: è stato fatto apposta per inclinare le persone a prenderlo nel culo” (Vittorio Sgarbi, deputato FI, La Zanzara, Radio24, segnalato da @nonleggerlo, 11.6). “Se una scoreggia riesce ad attraversare senza problemi mutande e jeans, come può una mascherina di carta proteggerci dal virus?” (Alessandro Meluzzi, ex deputato FI, Twitter, 22.6). “Dal Covid danni anche per il cervello” (il Giornale, 27.6). Prima o poi tutto si spiega.
Tempismo perfetto. “I grillini e le ragioni del declino” (Giovanni Orsina, La Stampa, 27.6). “Il M5S in ripresa a quota 18%” (Nando Pagnoncelli, Corriere della sera, 27.6). Orsù, Orsina, è andata così. Ritenta, sarai più fortunato.
Nave scuola. “Ho visto una nave ormeggiata, significa che qui arrivano turisti, ci sono prospettive” (Giancarlo Cancelleri, M5S, viceministro Trasporti, a proposito della nave da crociera Moby Zazà coi migranti in quarantena, Porto Empedocle, 23.6). La prospettiva che il viceministro si informi.
Traduzione simultanea. “L’Italia dovrebbe avvalersi delle offerte del Mes?”. “Questa è una decisione italiana… Tutti possono utilizzare questi strumenti. Non li abbiamo messi a disposizione perchè restino inutilizzati” (Angela Merkel a La Stampa, 27.6). “Merkel: l’Italia utilizzi tutte le risorse Ue” (titolo de La Stampa, 27.6). Serve un interprete dall’italiano all’italiano?
Cazzullate. “Se nello studio di Einaudi fosse entrato Di Maio a proporgli un reddito universale e garantito, temo che sarebbe stato messo alla porta” (Aldo Cazzullo, Corriere della sera, 24.6). Se poi Einaudi avesse saputo che fino al 2019 tutta Europa aveva una forma di reddito minimo tranne l’Italia, non avrebbe messo alla porta Cazzullo solo perchè non l’avrebbe fatto proprio entrare.
Il titolo della settimana. “Arrestano Fede, non i camorristi” (Libero, 24.6). Ma non si vede perchè l’una cosa debba escludere l’altra.

domenica 28 giugno 2020

Todo cambia. - Marco Travaglio

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Ci avevano giurato che, dopo la pandemia, nulla sarebbe stato come prima e tutto sarebbe cambiato. Detto, fatto.
Il Senato resuscita il vitalizio, privilegio che definire medievale è offendere un’epoca seria come il Medioevo. E tutti quelli che 13 anni fa tuonavano e scrivevano articoli e libri contro la casta ridacchiano soddisfatti perché i 5Stelle sono stati sconfitti con la loro antipolitica, mentre la Politica con la P maiuscola è riempire le tasche finché morte non ci separi a vecchi arnesi mantenuti da noi dalla notte dei tempi. Fra le migliori esultanze degli incassatori per lo scampato pericolo, vince “Dalla politica ho avuto solo svantaggi”: parola di Francesco Speroni, leghista della prima ora, pensionato baby Alitalia a 50 anni, in politica dal 1986, parlamentare italiano e/o europeo dal 1989 al 2014 e financo ministro, sempre grazie alle leggendarie campagne contro “Roma ladrona”. Seguita da quest’altra: “Il taglio dei vitalizi fu una decisione pessima che ha messo alla fame alcuni ex parlamentari”: parola di un pesce di nome Zanda, già consigliere del gruppo Espresso, poi portaborse di Cossiga, poi presidente del Mose, di Lottomatica, del Giubileo2000, consigliere Rai, senatore del centrosinistra per appena 5 legislature, tesoriere del Pd (sua l’idea, l’anno scorso, di aumentare un po’ i magri stipendi dei parlamentari) dimissionario ma ancora in carica, perché nominato di fresco, alla tenera età di 78 anni, presidente della fondazione di Carlo De Benedetti (85 anni) che sta per dare alle stampe un nuovo giornale-ossimoro: Domani. Ridateci Storia Illustrata.
La Camera intanto espelle Vittorio Sgarbi perché dice dei magistrati e di chiunque lo contraddica (“vaffanculo stronza troia”) quel che diceva 30 anni fa su Canale5, prima che B. lo mandasse a spasso per non pagargli più le querele perse (tutte). Ma continuerà a essere invitato in tutti i salotti di Rai, Mediaset e La7, intervistato da tutti i giornaloni e giornalini e candidato a parlamentare, sindaco, assessore, ministro, viceministro, sottosegretario perché è tanto colto (sul fatto). Ridateci Sgarbi quotidiani.
Angela Merkel sul Mes dice un’ovvietà (“può essere usato da tutti”, ma quella dell’Italia “è una decisione italiana”), Conte risponde un’ovvietà (“A far di conto per l’Italia ci siamo io e i ministri italiani”) e tutti i giornali italiani titolano sul “gelo”, lo “scontro”, la “lite” Merkel-Conte e La Stampa su una frase mai detta dalla cancelliera (“L’Italia utilizzi tutte le risorse Ue”). Perché ovviamente ha ragione la Merkel: come osa l’Italia di non prendere ordini dalla Germania (che peraltro non s’è mai sognata di dargliene)?
Ridateci l’asse Roma-Berlino-Tokyo e la Repubblica di Salò.
Il ministro Gualtieri ha un nuovo consulente: il giovane millennial Franco Bassanini, classe 1940, una dozzina di cattedre, 7 legislature, mezza dozzina di partiti dal Psi al Pci Pd, un ministero, una decina di Cda, banche, assicurazioni (la lista completa di poltronissime è a pag.4). Ridateci i dinosauri.
Aria nuova anche nei servizi segreti: pare che Conte e altri nel governo pensino, per la vicedirezione dell’Aise, a Marco Mancini. Che non è omonimo del Marco Mancini arrestato due volte nel 2006, quand’era capo del Controspionaggio del Sismi, per concorso nel sequestro dell’imam di Milano Abu Omar e per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla rivelazione di segreto d’ufficio per aver passato dossier segreti alla Security Telecom, poi condannato a 9 anni per la prima accusa e infine salvato sia per la prima sia per la seconda dal segreto di Stato apposto dai governi di destra e di sinistra: è sempre lui. Eppure la Corte dei diritti umani di Strasburgo nel 2016 ha stabilito che il Sismi e la Cia, sequestrando Abu Omar e mandandolo a torturare in Egitto, e i governi italiani, coprendoli, hanno violato ben cinque principi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e “applicato il legittimo principio del segreto di Stato in modo improprio e tale da assicurare che i responsabili del rapimento, della detenzione illegale e dei maltrattamenti ad Abu Omar non dovessero rispondere delle loro azioni”. Ridateci Pollari&Pompa.
Salvini, noto leader del futuro visto che politicamente è più vecchio di B., non perde occasione per guardare all’avvenire con la strenua difesa dei pagamenti in contanti fino ad almeno 3mila euro a botta, in tandem con l’altro giovane vecchio che porta il suo stesso nome, ma ha un dodicesimo dei suoi voti. E, siccome il Matteo maior chiede a gran voce il condono tombale per gli evasori, il Matteo minor per non essere da meno lancia l’ideona di una “voluntary disclosure”, cioè di un bel condono sui contanti in nero. Poi, per essere ancora più moderno, rilancia sul Ponte sullo Stretto. Ridateci il decreto Biondi, i lodi Schifani e Alfano, la Cirami, la Cirielli e l’immunità parlamentare.
La gara di modernità fra i due Matteo prosegue sulla campagna acquisti di parlamentari. Salvini annuncia “altri 5Stelle pronti a passare alla Lega” e l’Innominabile risponde che “nel centrodestra c’è una miniera” di voltagabbana sul mercato. Ridateci Scilipoti, Razzi e De Gregorio.
Si attende ad horas il ritorno del borsello a tracolla, del telefono a gettoni, degli scubidù, delle pastiglie Valda e dell’Amaro Medicinale Giuliani.

Erano davvero gli hacker: Tridico rifiata. - Patrizia De Rubertis

Erano  davvero gli hacker: Tridico rifiata

Inps. Fu un attacco informatico a mandare il sito in tilt (anche se i ritardi restano tutti).
Dàgli al presidente dell’Inps Pasquale Tridico. La richiesta di dimissioni è all’ordine del giorno, ma le accuse sono ora infondate. Da quattro mesi è sulla graticola per i ritardi nel far arrivare gli ingenti aiuti stanziati dai diversi decreti perché incanalati in procedure farraginose. La cassa integrazione ne è diventata l’esempio più drammatico su cui il governo ha deciso di intervenire, seppure in ritardo, con una nuova procedura. Difficile sostenere che le complesse procedure e la macchina organizzativa messe in atto siano state efficienti (sono ben 25mila i lavoratori ancora in attesa della Cig ai quali vanno aggiunte 130mila domande presentate a giugno), così come non si possono addossare tutte le colpe al presidente Tridico. Sicuramente non è il responsabile del disastro del primo aprile, il tumultuoso click day per la presentazione delle domande da parte dei lavoratori autonomi e delle partite Iva per accedere all’indennità di 600 euro, con il sito andato in tilt e migliaia di account violati.
A provocare il blocco fu un attacco hacker, così come conferma il Report dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sui rischi di infiltrazione della criminalità organizzata, la struttura del Viminale creata per monitorare le infiltrazioni delle mafie durante l’emergenza coronavirus. L’intrusione sul portale del primo aprile è ora scritto nella pietra. La stessa versione che Tridico ha dato il pomeriggio del primo aprile quando, presentandosi in tv, s’è scusato per i problemi. Stessa versione ripetuta il 21 aprile in audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Ma una dalle polemiche più accese durante il lockdown era già andata in scena con molti esponenti politici di maggioranza e opposizione (da Forza Italia al Pd, da Fratelli d’Italia ad Azione di Carlo Calenda) che da allora hanno chiesto la cacciata di Tridico per “le sue menzogne spudorate”, come detto dal forzista Maurizio Gasparri. A giudicarlo “un disastro” è da sempre il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. “Tridico – ha detto – non dovrebbe essere richiamato: dovrebbe essere licenziato”. Del resto la poltrona al vertice dell’Inps è da sempre un pallino dei renziani. Mentre per il leghista Claudio Durigon, Tridico ha incolpato gli hacker “per non ammettere le sue gravi mancanze. Anche la lettura data dal presidente Inps sull’attacco aveva lasciato più di qualche dubbio anche tra gli esperti informatici che avevano escluso che i disservizi registrati potessero derivare esclusivamente da pirati informatici adducendo tra le ipotesi più probabili un errore nella configurazione del sistema delle rete del sito”.
E poi c’è l’attacco della stampa. A ridosso del 1º aprile i titoloni si sono susseguiti. Per La Verità “Il sito in tilt e la privacy violata” sono la “Waterloo giallorosa” e l’attacco hacker era solo “la possibilità di smarcarsi parzialmente dalla figuraccia”. “Gli hacker? Ci sono, ma non c’entrano nulla”. Il Giornale in uno dei tanti titoli ha scritto: “Dalla colpa degli altri agli hacker: le ridicole scuse dei 5 Stelle per il flop”. E poi per il capitolo risiko delle nomine, Tridico è diventato “un boiardo grillino a rischio per il disastro bonus” a cui “nessuno crede più”. Insomma, il collasso dell’Inps per il Sole 24 Ore è stato “una falsa partenza per chi voleva mostrare la presenza efficace dello Stato”, ma che ora sappiamo aver ribadito la fragilità della Rete.
Io, intanto, alla luce dei nuovi fatti, indagherei sull'origine dell'attacco informatico per individuare i mandanti dello stesso, e non escluderei tra questi i leader dell'opposizione.