sabato 10 ottobre 2020

Il primo aereo passeggeri alimentato a idrogeno.

 

Nel 2035, il primo aereo passeggeri al mondo a emissioni zero potrebbe prendere il volo. Per portare questa visione alla realtà, il gruppo produttore di aeromobili Airbus sta esplorando un concetto rivoluzionario di aerei – chiamato ZEROe – alimentato a idrogeno, il “propellente” del futuro, a emissioni zero, con il potenziale per ridurre le emissioni degli aerei fino al 50%.

Tre sono i progetti presentati da Airbus: un velivolo con motore a turbogetto, uno con motore a turboelica e una vera e propria ala volante (come nella foto che segue). Uno dei tre progetti diventerà realtà e la scelta verrà fatta attorno al 2024-2025.

I primi due – da 120 a 200 passeggeri e da 100 passeggeri – mostrano sagome familiari. Il terzo, invece, è un’ala volante con una capacità di 200 passeggeri, le cui ali sono integrate nella fusoliera.

“Non più di cinque anni fa, la propulsione a idrogeno non era nei nostri piani come percorso tecnologico praticabile per la riduzione delle emissioni”, spiega Glenn Llewellyn, Vicepresidente di Airbus, Zero-Emission Aircraft. “Ma i dati convincenti di altre industrie di trasporto hanno cambiato rapidamente lo scenario. Oggi siamo entusiasti dell’incredibile potenziale che l’idrogeno offre al trasporto aereo in termini di riduzione delle emissioni”. Questo è davvero l’obiettivo.  Airbus stima che l’idrogeno abbia il potenziale per ridurre le emissioni di CO 2  del trasporto aereo fino al 50%.

Negli aerei, ci sono due grandi tipi di propulsione a idrogeno: combustione a idrogeno e celle a combustibile a idrogeno. I tre “concept” di Airbus a emissioni zero, noti come ZEROe, sono tutti aeromobili ibridi a idrogeno. Ciò significa che sono alimentati da motori a turbina a gas modificati che bruciano idrogeno liquido come combustibile. Allo stesso tempo, usano anche celle a combustibile a idrogeno per creare energia elettrica che integra la turbina a gas, ottenendo un sistema di propulsione ibrido-elettrico altamente efficiente. Tuttavia, ciascuna opzione ha un approccio leggermente diverso per l’integrazione del sistema di stoccaggio e distribuzione dell’idrogeno liquido. Gli ingegneri di Airbus hanno concettualizzato soluzioni di integrazione che tengono attentamente conto delle sfide e delle possibilità di ogni tipo di aeromobile.

Si stima che nei prossimi mesi saranno lanciati formalmente diversi programmi dimostrativi sull’idrogeno, che testeranno rispettivamente le celle a combustibile a idrogeno e le tecnologie di combustione dell’idrogeno.

https://www.beppegrillo.it/il-primo-aereo-passeggeri-alimentato-a-idrogeno/?fbclid=IwAR3MzOiO4ushL0kL9Gfya2vAujjbxGtdu0YNe0mxmL7TLQzFrYzWOzog58U

L’illusione di una destra responsabile. - Gaetano Pedullà

 

Ad azzeccare le previsioni col senno di poi sono bravi tutti, ma sull’impennata dei casi di Covid non c’erano mai stati dubbi, tanto che sentivamo parlare da mesi di seconda ondata della pandemia. Lo stato d’emergenza prorogato dal Governo e gli inviti a comportamenti prudenti, a partire dall’uso delle mascherine, dunque erano ovvi, così come il livello dei contagi che ieri ha superato quota cinquemila.

Eppure un cospicuo gruppo di opinionisti e apprendisti virologi, con ambulatorio fisso negli studi delle tv, minimizza il problema, negando i rischi del Coronavirus (è poco più di un raffreddore) e la diffusione del problema (poca roba rispetto alla popolazione), mentre si avallano tesi fantasiose, tipo l’invenzione del virus per dare ai governi poteri speciali, col sostegno dell’informazione mainstream, corrotta e complice. Roba che al confronto i terrapiattisti sono dilettanti. E oggi qualche decina di questi sedicenti furbi, che non si fanno ingannare dalle notizie dei tg, marceranno con in testa l’attore Enrico Montesano, quello del film “febbre da cavallo” autopromosso a medico del C… ovid.

L’obiettivo di questi negazionisti è aprirci gli occhi sull’incombente dittatura sanitaria, che oggi ci costringe a mascherarci e domani chissà, magari ci renderà schiavi di un Governo che non sta bene all’opposizione di Centrodestra e ai suoi cantori – ma guarda la coincidenza! – incredibilmente tutti di quella stessa area politica, con Porro, Sgarbi, Briatore, Capezzone, Cruciani e non mi dilungo perché sono una quaresima.

Ovviamente a conferma delle loro tesi non c’è uno straccio di prova, men che meno scientifica, ma tutto va bene pur di buttarla in caciara contro chi si è preso l’onere di provvedimenti gravosi. Invece di collaborare, almeno di fronte alla salute dei cittadini, questi signori non fanno altro che criticare e non dire mai che farebbero se fossero loro al Governo, premesso che quando lo dicono, la mattina parlano di chiudere tutto, il pomeriggio di aprire e la sera di richiudere. Zero idee e confuse, insomma, che però spingono i loro ascoltatori ad allentare le difese e contagiarsi. Mentre chi ragiona guarisce dall’illusione di una destra responsabile e capace di guidare il Paese.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/lillusione-di-una-destra-responsabile/

Dietro al complottismo negazionista. - Tommaso Merlo

 

Dietro al complottismo vi sono delle ragioni più profonde. Non si tratta solo di persone ignoranti che farneticano o di fanatici della domenica. Ormai il complottismo dilaga ovunque nella nostra società e non potevano certo mancare i negazionisti della pandemia e i partigiani della dittatura sanitaria. Già, il complottista si ritiene più furbo e intelligente degli altri e si discosta da quella massa d’ingenui che si bevono le versioni ufficiali e rispettano le regole. Si crede cioè superiore agli altri e l’unico che ha capito davvero come stanno le cose. In una parola. Ego. Ma c’è dell’altro. Il complottista ha una visione malvagia del mondo. Crede vi siano cricche occulte sedute in qualche stanza dei bottoni a complottare contro di lui e l’intero pianeta. Il fatto che il mondo sia così sporco, fa sentire il complottista più pulito di quello che è in realtà. Il complottista imbratta cioè il mondo per giustificare se stesso e per lavarsi la coscienza. Per assurdo, sono infatti proprio coloro che vedono complotti ovunque che spesso nella vita complottano a danno degli altri. I complottisti proiettano sul mondo le proprie storture personali e temono di finire vittime delle trame che frullano a loro nel cervello. In una parola. Ego. Ma c’è di più. Il complottista è spesso una persona frustrata e arrabbiata col mondo contro cui quindi si sfoga. Invece cioè di assumersi la responsabilità delle proprie sconfitte o delusioni o traumi, il complottista scarica tutta la colpa del suo malessere sul mondo che lo circonda e lo fa infamandolo di chissà quali oscuri complotti. Si tratta di complottisti che accampano scuse e infangano il mondo per ripicca. In una parola. Ego. Ma c’è ancora di più. Non tutti i complottisti sono autentici e cioè credono davvero ai castelli complottistici che costruiscono per aria. Vi sono anche molti complottisti per convenienza. Quelli che cioè millantano complotti al misero scopo di conquistare il centro dell’attenzione. Per finire sui giornali o in televisione o conquistare la scena al bar o nella tavolata tra amici. Complottisti che si mettono controvento solo perché gli rende in popolarità. In una parola. Ego. Poi ci sono i complottisti a fini politici. Quelli che si rendono perfettamente conto delle fregnacce complottistiche che raccontano, ma lo fanno lo stesso allo scopo d’infangare la reputazione ai loro avversari. Se comanda il loro partito allora il mondo è lindo e trasparente. Se comanda il partito dei loro nemici allora il mondo intero è vittima di uno sporco complotto. Sfacciata ipocrisia e odio che calpesta anche il semplice buonsenso. In una parola. Ego. Già, a sentire il complottismo imperante perfino il coronavirus sarebbe una mezza bufala o un’operazione studiata a tavolino mentre le misure per contenerlo avrebbero secondi fini. Nemmeno migliaia di morti e la scienza mondiale schierata hanno scoraggiato i partigiani della dittatura sanitaria. La drammaticità della pandemia e la sua persistenza ne stanno però fiaccando le resistenze. Alla lunga molti complottisti stanno capendo che l’unico vero complottista che li perseguita è dentro di loro. E si chiama ego.  

https://repubblicaeuropea.com/2020/10/10/dietro-al-complottismo-negazionista/

E l’Eni fa causa alla Nigeria: “Rivogliamo i nostri pozzi”. - Gianni Barbacetto

 

L’accusa dei pm: l’affare in Africa grazie a tangenti.

Mentre a Milano va verso la conclusione il processo per corruzione internazionale a Eni e ai suoi manager, accusati di aver pagato una supertangente in Nigeria, altre vertenze sul contenzioso nigeriano si accendono in giro per il mondo, a Washington e nel Delaware. Il 3 settembre si è chiusa la causa promossa dallo Stato nigeriano presso la Corte di Giustizia di Londra, che si è detta non competente per motivi di giurisdizione. Ora la compagnia petrolifera italiana ha avviato a Washington un arbitrato contro la Nigeria presso l’Icsid (International Centre for the Settlement of the Investment Disputes), l’organizzazione della Banca mondiale che giudica sulle contese contrattuali internazionali. Il 14 settembre, Eni ha chiesto all’Icsid di valutare il comportamento della Nigeria, che sulla base di accuse di corruzione che Eni ritiene infondate, non ha rispettato il contratto firmato nel 2011 che concedeva a Eni (e alla sua alleata Shell) il diritto di esplorazione sul gigantesco campo petrolifero denominato Opl 245. La Nigeria non ha mai revocato a Eni e Shell la licenza d’esplorazione petrolifera, non l’ha però mai trasformata in licenza estrattiva, bloccando dal 2011 a oggi l’investimento delle due compagnie.

Eni e Shell avevano ottenuto la licenza pagando su un conto a Londra del governo africano 1 miliardo e 92 milioni di dollari, poi subito girati a Malabu, una società riferibile all’ex ministro del petrolio Dan Etete, e infine dispersi in una serie di conti di politici, faccendieri, ministri ed ex ministri nigeriani e di alcuni mediatori internazionali. Una gigantesca corruzione internazionale, secondo la Procura di Milano, un caso di tangente che non è, come di solito, una percentuale dell’affare realizzato, ma addirittura l’intero importo dell’affare. Un normale contratto, secondo Eni, che ripete di aver versato i soldi su un regolare conto del governo, di non essere responsabile di quello che è successo dopo il suo bonifico e di voler tornare quindi in possesso del giacimento, che ritiene di aver regolarmente pagato, prima che la licenza scada, nel maggio 2021.

L’ipotesi dell’accusa formulata dai pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro è però condivisa dagli attuali governanti nigeriani, che accusano di corruzione i loro predecessori, rifiutano di dare a Eni e Shell il giacimento e anzi chiedono di tornare in possesso di quel miliardo di dollari che ritengono strappato al popolo della Nigeria.

A pronunciarsi sulle accuse penali sarà, tra qualche mese, il Tribunale di Milano. Intanto però a Washington è al lavoro anche l’Icsid, che dovrà valutare gli argomenti contrattuali presentati contro lo Stato della Nigeria, per conto di Eni, da due studi legali, Three Crowns di Londra e Aluko & Oyebode di Lagos. “Si tratta di un atto dovuto a tutela dei nostri investimenti e nei confronti dei nostri investitori”, dichiara Eni, “ma confidiamo che si possa comunque arrivare a una soluzione soddisfacente per entrambe le parti”.

Al lavoro anche il Tribunale distrettuale del Delaware, negli Usa, dove Eni ha chiamato in causa la Drumcliffe Partners Llc, una società americana di gestione degli investimenti che si è impegnata a finanziare le azioni legali della Nigeria, in cambio di una percentuale su quanto riuscirà a recuperare. Drumcliffe sostiene di gestire un portafoglio mondiale di richieste di risarcimenti per un valore complessivo di 14 miliardi di dollari che riguardano frodi commerciali, insolvenze, recupero crediti. Nel caso della Nigeria, Drumcliffe ha garantito finanziamenti per 2,75 milioni di dollari da impegnare nelle azioni legali del Paese africano in giro per il mondo, con l’obiettivo di recuperare la cifra di oltre 1 miliardo di dollari che la Nigeria potrebbe ottenere come risarcimento da Eni e Shell .

La vicenda nasce nel 2016, quando il procuratore generale e ministro della Giustizia della Nigeria, Abubakar Malami, dà mandato allo studio legale nigeriano Johnson & Johnson di recuperare i fondi di Opl 245 acquisiti illecitamente, secondo il governo, dalla società Malabu controllata dall’ex ministro Etete. In cambio di un compenso del 5 per cento sulle somme recuperate. Nel 2018, lo studio Johnson & Johnson stipula un accordo con una società del Delaware collegata a Drumcliffe, Poplar Falls Llc, riconoscendole un compenso del 35 per cento sui fondi che riuscirà a recuperare. Sul miliardo ipotizzato, sarebbero tra i 300 e i 400 milioni di dollari. Una “commissione” abnorme, secondo Eni, che chiede al tribunale del Delaware di fare chiarezza. Secondo un report commissionato dalla compagnia petrolifera, il fondatore di Drumcliffe, James “Jim” Christian Little, nel suo profilo Linkedin conferma di aver lavorato per una azienda, la Sra International, che ha fornito servizi tecnologici alle agenzie d’intelligence Usa; un suo collaboratore, Christopher Camponovo, ha lavorato per il Dipartimento di Stato americano e per il National Security Council Usa.

(foto ilFQ)

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/e-leni-fa-causa-alla-nigeria-rivogliamo-i-nostri-pozzi/5961226/

Confindustria, Paese al bivio cruciale tra risalita e declino. Si stimano -410mila occupati nel 2020, -230mila nel 2021.

 

Pil 2020 -10% poi parziale recupero. In 2 anni -640mila posti di lavoro.


L'Italia affronta una "difficile risalita dopo il crollo", indica il Centro studi di Confindustria che, con una "lieve revisione al ribasso", stima un profondo calo del Pil italiano del 10% nel 2020 ed un recupero parziale del 4,8% nel 2021". E' una contrazione che porta i livelli di quest'anno "indietro a quelli di 23 anni fa" e che risente di un impatto della crisi Covid "leggermente più negativo di quello atteso alcuni mesi fa". La stima del Pil 2021 non incorpora gli effetti della manovra che varerà il Governo e dell'impatto di risorse Ue come Recovery Fund e Mes, al momento non stimabili; considerando anche la prossima manovra come delineata dalla Nadef, in base alle stime del Governo, "potrebbe salire al +5,7%".

Gli strumenti Ue per contrastare l'impatto economico dell'emergenza Covid, Sure, Mes e Next Generation Ue, per Confindustria offrono "una opportunità unica"; "per l'Italia l'utilizzo degli strumenti europei costituisce un bivio cruciale: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l'effetto, portando avanti riforme troppo a lungo rimaste ferme, allora si sarà imboccata la strada giusta per risalire la china. Altrimenti - avvertono gli economisti di via dell'Astronomia - l'Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico".

Il numero degli occupati - stima ancora il CsC- registrerà un -1,8% nella media del 2020 (-410mila persone)": una emorragia che non si arresterà nel 2021 quando, "con un recupero incompleto del Pil, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata e il numero degli occupati si aggiusterà verso il basso: -1% (-230mila persone)". Il "ricorso importante a strumenti come la Cig" sta ammortizzando un impatto dell'emergenza Covid pari nel 2020 a 2,45 milioni di Ula (-10,2%), il dato statistico che indica il numero di 'unità'' equivalenti a posti di lavoro a tempo pieno. 

(foto ANSA)

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/10/10/confindustriapaese-al-bivio-cruciale-tra-risalita-e-declino_f439348e-e932-46db-94f4-e1d9f99a9477.html

Alitalia: firmato il decreto per la NewCo.

 
























Quattro i ministri coinvolti. Gualtieri: 'Gettate le basi per il rilancio del trasporto aereo'.

Prende corpo la nuova Alitalia. Con un decreto firmato da quattro ministri, da quello dell'Economia, Roberto Gualtieri alla titolare dei trasporti, Paola De Micheli, il responsabile del ministero dello sviluppo, Stefano Patuanelli e del lavoro, Nunzia Catalfo, nasce la NewCo, la nuova società, per il quale è stato sciolto anche il nodo delle nomine: il cda sarà composto da nove componenti e sarà guidato da Francesco Caio come presidente e da Fabio Maria Lazzerini nel ruolo di amministratore delegato.

Finisce così la gestione commissariale di Alitalia, ma non gli ostacoli da superare. Ora il dossier passa a Bruxelles, sotto la lente della commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestage. Dovrà valutare se le scelte fatte possono essere considerate aiuti di Stato, illegali per la normativa europea. Sarà quindi valutata la discontinuità rispetto alla vecchia compagnia ma anche gli asset, i dipendenti, la composizione aziendale. 

"La Newco - afferma il ministro Gualteri - rappresenta il primo passo verso la costituzione di un vettore di qualità capace di competere sul mercato internazionale. Poniamo le basi per il rilancio del trasporto aereo italiano, attraverso la scelta di manager di primo livello e grande competenza in grado di elaborare e attuare un piano industriale solido e sostenibile". "Sarà ITAliana perché dovrà portare l'Italia nel mondo". Così la ministra De Micheli in un post su Facebook fa riferimento alla nuova Alitalia che prende vita con la newco. La società per azioni è infatti denominata Italia Trasporto Aereo, Alitalia Ita. "Nasce oggi la nuova compagnia aerea di bandiera, in netta discontinuità con il passato e che dovrà giocare un ruolo da protagonista sul mercato europeo e internazionale - aggiunge la ministra - Si tratta di una grande operazione industriale al servizio del Paese, a sostegno della competitività delle nostre imprese e per il rilancio del turismo italiano". 

Nel nuovo Cda, oltre a Caio e Lazzerini saranno anche i consiglieri Alessandra Fratini, Angelo Piazza, Lelio Fornabaio, Frances Vyvyen Ouseley, Simonetta Giordani, Silvio Martuccelli e Cristina Girelli.

(foto ANSA)

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/10/09/alitalia-firmato-il-decreto-per-la-newco_2887ed49-966d-4abc-9a7f-f3f3c927736f.html

“Ora il proporzionale con sbarramento al 5% e doppia preferenza di genere”. - Silvia Truzzi

 

Valerio Onida. Il costituzionalista sulla legge elettorale: “ridurre la frammentazione”.

L’ultima volta che abbiamo parlato con Valerio Onida era la vigilia del referendum sul taglio dei parlamentari. Ci aveva detto: “Vorrei sottolineare, per coloro che sono preoccupati per le sorti del principio di rappresentanza, che da anni quando si discute di legge elettorale si sente parlare di correttivi che favoriscano la governabilità, i quali incidono sul principio di rappresentanza assai più del numero di parlamentari”. Oggi spiega: “Il numero dei parlamentari non era questione di grande importanza. Il fatto che il referendum sia passato con un risultato così netto significa che c’è stata sintonia tra i parlamentari e i cittadini; e che la maggioranza di coloro che hanno votato non avevano timori per le sorti della democrazia”. E dunque, acquisito il taglio, parliamo della legge elettorale.

Professore, attualmente la legge in discussione è di impianto proporzionale, ma qualcuno torna a parlare di maggioritario. Lei che ne pensa?

Se maggioritario significa solo collegi uninominali, sul modello della legge inglese per intenderci, le rispondo che non è pensabile introdurlo in questo momento in un sistema politico come il nostro che non è bipartitico e nemmeno bipolare. Potrebbe portare a gravi distorsioni, e cioè ad attribuire la maggioranza dei seggi in Parlamento ai candidati di un partito o di una coalizione diversa da quella che ha la maggioranza dei voti nel Paese. Se si vuole un sistema maggioritario, bisognerebbe adottare altri accorgimenti, come il doppio turno (alla francese) nei collegi nei quali al primo turno nessun candidato ottenga il 50% dei voti: il ballottaggio consentirebbe forme di convergenza o di ‘desistenza’.

O liste bloccate o preferenze: entrambi i meccanismi hanno controindicazioni.

Qui parliamo allora di un sistema elettorale fondamentalmente proporzionale di lista. Le liste bloccate, se sono molto corte (3-4 candidati), possono anche essere accettate. Infatti cosa vuol dire che l’elettore deve poter scegliere il deputato o il senatore? Quando il cittadino va a votare la prima scelta che normalmente fa è quella del partito che ha presentato la lista o il candidato. Un sistema di liste corte, come nel caso dei collegi uninominali, consente agli elettori di valutare le scelte che il partito ha fatto nella formazione della lista (o nella presentazione dell’unico candidato). In un sistema proporzionale di lista con liste non brevissime, si può introdurre il voto di preferenza, che nel nostro sistema è stato previsto per molto tempo. Le preferenze, ricordiamolo, dovrebbero essere almeno due in modo da consentire un equilibrio di genere (che nei sistemi uninominali o di liste bloccate dovrebbe essere assicurato imponendo un equilibrio nelle candidature). Il problema sono le possibili degenerazioni, con la compravendita di voti o pacchetti di voti, specie se gli elettori che usano il voto di preferenza sono pochi.

L’altro grande tema di scontro è la soglia di sbarramento.

È chiaro che una soglia, anche significativa, è utile per ridurre l’eccessiva frammentazione politica, che non giova al buon funzionamento del Parlamento. In un sistema politico articolato e fluido come il nostro attuale – si pensi al numero abnorme di liste che vengono di solito presentate – lo sbarramento incentiva la convergenza delle forze politiche più piccole. Con un proporzionale puro o con una soglia molto bassa, ogni piccola formazione tende a presentarsi da sola. Con la soglia al 5 si cambia musica: è un incentivo alla presentazione di liste di coalizione.

Cosi si sacrifica la rappresentanza.

Il problema è sempre l’equilibrio fra rappresentanza e governabilità. Il cosiddetto ‘diritto di tribuna’ consentirebbe peraltro alle formazioni politiche più piccole, ma che abbiano un certo consenso solo in alcune aree del Paese, di eleggere dei loro rappresentanti, equilibrando l’effetto di una soglia di sbarramento alta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/ora-il-proporzionale-con-sbarramento-al-5-e-doppia-preferenza-di-genere/5961197/