mercoledì 3 aprile 2024

UNA CIVILTA’ SCOMPARSA 30.000 ANNI FA.

 

Chi è stato il primo popolo a colonizzare le Americhe? Fino a pochissimi anni fa, si riteneva che la prima cultura americana sia stata quella dei Clovis, gli antenati dei Nativi del Nord America. Inoltre, si pensava che gli umani fossero arrivati in quel continente non prima di 14.000 anni fa circa. Quindi, in questa “ricostruzione” della storia, le prime civiltà sarebbero state quelle NordAmericane, mentre Aztechi, Maya e Incas sarebbero venuti molto tempo dopo.
Recenti scoperte, compresa l’analisi del DNA, hanno invece evidenziato come ancora una volta l’archeologia si era sbagliata. Le prime civiltà delle Americhe sono stati i popoli Centro e Sud America, almeno 15.000 – 20.000 anni prima di quanto si credesse. E queste popolazioni provenivano VIA MARE (si, avete letto bene, “via mare”), dalla Siberia e da Sundaland (il continente scomparso a causa del disgelo, che corrisponde all’ attuale Indonesia e isole circostanti).
Infatti, verso il 2020 alcuni ricercatori hanno pubblicato i risultati del ritrovamento di resti umani nella grotta di Chiquihuite, in Messico. Gli scavi sono stati avviati nel 2012. Scavi più estesi sono stati effettuati nel 2016 e nel 2017. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature. Quello che è stato trovato nella grotta ha rivoluzionato completamente l’opinione degli archeologi. Lo studio, presentato da Ciprian Ardelean, archeologo dell'Università Autonoma di Zacatecas (Messico), e dai suoi colleghi, suggerisce che le persone vivevano nel Messico centrale almeno 26.500 anni fa. Il professore dice: “Ci vogliono secoli, o millenni, perché le persone attraversino la Beringia e arrivino nel mezzo del Messico”. In seguito, aggiunge: “Ci vogliono molti anni di presenza precedente per farli arrivare lì se sono venuti via mare o via terra”. Questo vuol dire che gli umani erano verosimilmente in America Centrale molto prima di 30.000 anni fa.
Ma non è tutto. Un altro centro di ricerca ha scoperto che le popolazioni dei nativi del Centro-Sud America non hanno solo un progenitore, ma ne hanno due. Per così dire, hanno un “popolo madre”, che viene identificato come “popolazione Y”, e che sono gli abitanti originari di Sundaland del lontano passato, all’incirca al tempo del Disgelo. Ma hanno anche un “popolo padre”, che sono gli Iñupiat, provenienti dalla Siberia.
Queste scoperte rivoluzionano dalle fondamenta tutte le credenze archeologiche sul passato delle Americhe. A chi appartenevano allore le rovine più antiche ritrovate in quelle terre? Quale civiltà del passato riusciva a creare geopolimeri in cima alle Ande? Chi ha creato i giganteschi disegni dei Nazca, e soprattutto a che scopo? E soprattutto: se 30.000 anni fa la gente era in grado di viaggiare dall’Australia in Centro America, cosa impediva loro di andare dal Centro America in Egitto, come sembrano indicare ormai diverse evidenze? Vi diamo alcune risposte.
L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

lunedì 1 aprile 2024

L'occhio di Smaug.

 

Lo sai che nelle profondità dell'Inghilterra c'è un occhio di drago?

Quello che può sembrare l'occhio di Smaug, in una scena del romanzo di J.R.R. Tolkien, in realtà non è altro che il prodotto dell'esfoliazione di una porzione di roccia presente nella miniera di Hall of Giants nel Lancashire, Regno Unito.

L'esfoliazione è un tipo di degradazione fisica che forma fogli di roccia. In particolare, l'esfoliazione sferoidale forma fogli concentrici di roccia.
Sono soggette a questo tipo di degrado rocce dure e fratturate, come ad esempio i graniti e i basalti.

📸 Underground Explorers C9C 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=1152992172721945&set=a.709086750445825

L'astronauta di Palenque.

Su una pietra tombale maya ritrovata nel Tempio delle Iscrizioni di Palenque, nello stato messicano del Chiapas, è ritratta una figura umana in una posa che ricorda quella di un viaggiatore spaziale intento a pilotare un veicolo a razzo. L'uomo sembra impugnare i comandi di guida, e nella parte posteriore del veicolo compare una struttura (un motore?) da cui fuoriescono quelle che appaiono essere fiamme. Altri dettagli suggeriscono la presenza di un sedile, di un apparato di respirazione e di una struttura esterna affusolata che ben si concilia con l'aspetto di un veicolo a razzo.
L'immagine è stata portata all'attenzione del pubblico dallo scrittore svizzero Erich von Däniken che, a partire dal suo libro Ricordi del futuro (1968), l'ha interpretata come una testimonianza della visita all'umanità da parte di viaggiatori extraterrestri, avvenuta secondo l'autore in tempi remoti e della quale si sarebbe in seguito persa la memoria. Secondo le teorie dello scrittore, riprese ed ampliate anche in Italia da Peter Kolosimo, gli antichi contatti con civiltà aliene avrebbero tuttavia lasciato traccia in alcuni manufatti, dei quali la pietra di Palenque costituirebbe uno degli esempi più convincenti.
Nonostante l'aspetto dell'immagine tombale, in sé piuttosto sorprendente, von Däniken si ferma però all'interpretazione che deriva dalle prime sensazioni, tralasciando di approfondire aspetti decisivi fra cui - ad esempio - l'abbigliamento del "pilota", non certo adatto a un volo spaziale. Ma soprattutto altri studiosi, fra cui l'archeologo statunitense William H. Stiebing, documentano come nella stessa località di Palenque vi siano diverse pietre tombali maya (come nel Tempio della Croce e nel Tempio della Croce Fronzuta) sulle quali compaiono simboli che si ritrovano anche nell'immagine del cosiddetto astronauta. Nel contesto dell'arte maya, tali figure rappresentano il "Mostro della Terra" (un guardiano degli inferi), scambiato per la parte inferiore dell'astronave, un oggetto a forma di croce (che probabilmente raffigura una pianta di mais) un uccello quetzal (un simbolo solare ad indicare la sorgente della vita) e altro ancora. Si suppone quindi che la scena sulla pietra ritragga in realtà un sacerdote o un re raffigurato al momento della morte, durante il passaggio fra il mondo dei vivi e l'aldilà. Conosciamo invece la data della sepoltura, risalente alla fine del VII secolo d.C., che evidentemente non si concilia affatto con l'ipotesi della visita di antichi extraterrestri, sostenuta da von Däniken e dai suoi seguaci.
Fonte: CICAP di Marco Morocutti 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=927283309399168&set=a.634816721979163

Dodicesima tavoletta di smeraldo di Thoth. Anunnaki

 

Quando l'uomo ha conquistato di nuovo l'oceano e volato nell'aria con ali come uccelli; quando imparerà ad imbrigliare i fulmini, allora inizierà il tempo della guerra. Grande sarà la battaglia, forze uguali, grande la guerra tra tenebre e Luce. La nazione si solleverà contro la nazione e tutti useranno le forze oscure per distruggere la Terra.
Armi forti distruggeranno l'uomo terrestre fino a metà delle razze non ci saranno più. Poi appariranno i Figli di
La mattina e rivelerò il loro segreto ai figli degli uomini: Allora l'antica dimora del mio popolo risorgerà dal suo posto sotto le onde oscure dell'oceano. Allora l'Era della Luce si svilupperà con tutti coloro che cercano la Luce dello Scopo. Allora i Fratelli della Luce governeranno il popolo. L'oscurità sarà bandita
della notte.
Sì, i figli degli uomini progrediscono avanti e avanti verso il grande obiettivo. I figli della Luce sorgeranno. La fiamma della fiamma sarà le loro anime per sempre. L'uomo, la fiamma perfetta del Cosmo, si sposterà in un luogo tra le stelle.
A lungo mi avete ascoltato, figli miei, a lungo avete ascoltato la saggezza di Thoth. Ora ti lascio al buio. Ora vado nelle Sale degli Amenti, lì per abitare nel futuro, quando la Luce tornerà all'uomo. Comunque sappiatelo
il mio spirito sarà sempre con te e ti guiderà sulla via della Luce.
Mantieni i segreti che ti lascio, e sicuramente il mio spirito ti proteggerà per tutta la vita. Siate i miei figli in questa vita e nella prossima. Il segreto che devi mantenere per chi cerca la Luce. Sto partendo ora. Accetta la mia benedizione. Prendi la mia strada e segui la Luce.
Mescola la tua Anima con la grande Essenza.
Lascia che la tua coscienza sia tutt'uno con la grande Luce.
Chiamami quando hai bisogno.
Usa il mio nome tre volte di fila:
Checketeth, Arelich, Volmalith. ”

C'è ancora domani.

 

La scorsa sera ho visto, finalmente, "C'è ancora domani" che, definire semplicemente film, è riduttivo, perché è un capolavoro.
Capolavoro per svariati motivi: uno tra tutti, la scena delle botte, non cruenta, nella quale si intravede quasi un rituale scontato, abituale, consueto, ...
Un film pensato, e minuziosamente narrato, senza complicazioni, con una semplicità disarmante.
Dieci e lode alla Cortellesi, che mi fatto sentire fiera di essere una donna, vera come può essere una donna che non ama stereotipi di bellezza esteriore, ma agogna riconoscimento, constatazione della propria dignità di persona.

L'ho amato.

Cetta

venerdì 29 marzo 2024

Il tempio funerario di Hatshepsu.

 

Il tempio funerario di Hatshepsut, noto anche come Djeser-Djeseru ("Santo fra i Santi"), è un tempio situato sotto le scogliere di Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla Valle dei Re in Egitto. Il tempio funerario è dedicato alla divinità solare Amon-Ra, e si trova vicino al tempio di Mentuhotep II, entrambi serviti come fonte di ispirazione e, in seguito, come fonte di materiale edilizio.

Il tempio di Hatshepsut è considerato il punto di maggior contatto tra architettura egizia e architettura classica. Ottimo esempio dell'architettura funeraria del Nuovo Regno, enfatizza il faraone e include santuari in onore degli dèi importanti per la sua vita ultraterrena. Il tutto segna un punto di svolta nell'architettura egizia, che abbandona la geometria megalitica dell'Antico Regno per passare ad un edificio che permetta il culto attivo. La linearità assiale del tempio di Hatshepsut si ritrova negli altri templi del Nuovo Regno.

L'architettura del tempio originario è stata considerevolmente modificata a causa di un'erronea ricostruzione avvenuta all'inizio del XX secolo. 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=925010876293078&set=a.634816721979163

giovedì 28 marzo 2024

Muro degli sconfitti - complesso di Cerro Sechín

 

Cerro Sechín è un sito precolombiano della bassa valle del Casma, sulla costa centrosettentrionale del Perù, dove sono venuti alla luce i resti di un grande complesso templare del periodo formativo. Costruito su una bassa piattaforma di terra, è cinto sui quattro lati da una muraglia con un'unica apertura sul lato nord; il muro è rivestito esternamente da monoliti di granodiorite incastrati nella massa di pietrame e argilla come tessere di un mosaico, che recano incise due file di personaggi convergenti verso l'ingresso. Questi personaggi sono sacerdoti, dignitari, guerrieri con mazza o con scettro e sono separati fra di loro dai corpi di vittime sacrificate e da parti anatomiche, come teste mozze.

Lo stile delle incisioni rivela affinità con quello di Chavín, anche se la datazione cronologica è ancora oggetto di discussione e molti storici propendono per la posteriorità di Cerro Sechín rispetto a Chavín.

All'interno del muro di cinta sorge un edificio sicuramente più antico in mattoni crudi, con le pareti rivestite di argilla e decorate da pitture e bassorilievi dove il tema dominante sono i felini.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=922455496548616&set=a.634816721979163