giovedì 10 agosto 2023

PILLOLA AOH1996: curerà tutti i TUMORI? Vediamo cosa sappiamo ad ora, i dettagli.

 

Potrebbe essere una delle più importanti novità sul campo della medicina. Dopo forse 20 anni di continue ricerche siamo quasi arrivati al traguardo, ovvero potremo avere una sola pillola per sconfiggere tutti i tumori.

Le aspettative sono molto alte dopo l’annuncio dei risultati promettenti del farmaco contro il cancro chiamato ‘AOH1996', pubblicati da un gruppo di oncologi ricercatori del City Hope di Los Angeles, sulla rivista Cell Chemical Biology.

Gli scienziati, così come riporta anche il Corriere della Sera, hanno sviluppato tale farmaco potenzialmente miracoloso in grado di distruggere il cancro ma, a differenza della chiemio, di lasciare intatte le altre cellule. La pillola si chiamerà AOH1996 proprio perché richiama le iniziali e la data di nascita di Anna Olivia Healy, una bambina morta nel 2005 a soli nove anni, per un cancro infantile. La dottoressa Linda Malkas, che ha guidato la ricerca, ha incontrato il padre di Anna poco prima che morisse ed è stata ispirata dalla storia. Al momento è stato testato in laboratorio su 70 diverse cellule tumorali ad iniziare dal seno, alla prostata, al cervello, alle ovaie e così via, ed è risultato efficace contro tutti.

Insomma, le aspettative della comunità scientifica sono altissime. Inutile dire che lo sono anche quelle di chi è malato di tumore e non trova beneficio in chemio o immunoterapie. Ma ovviamente ci vuole ancora tempo prima che possa debuttare sul mercato dei farmaci oncologici, almeno sei anni. Quello che più interessa ad oggi è che, oltre a spezzare i meccanismi di sviluppo delle cellule cancerogene, la pillola è in grado di ridurre gli effetti collaterali delle terapie di oggi, lasciando intatti gli altri tessuti.

Un disco in marmo di 2.500 anni fa è stato scoperto in Israele. - Angelo Petrone

Secondo gli archeologi, questo oggetto fungeva da amuleto per proteggere dal malocchio e dall’invidia e aiutava le navi da guerra e le navi mercantili a navigare.

Un disco di marmo a forma di occhio di 2.500 anni è stato trovato nel mare vicino alla spiaggia di Palmachim, in Israele, da un bagnino che stava facendo snorkeling. A renderlo noto sabato è il portale Arkeonews. Secondo gli specialisti, questo raro oggetto veniva utilizzato come amuleto contro il malocchio per le navi tra il V e il IV secolo a.C. Il disco è di marmo bianco e misura 20 centimetri di diametro. Uno dei suoi lati è piatto, ma l’altro è convesso e presenta una cavità centrale con tracce di vernice che formano due cerchi attorno al centro. In archeologia sono identificati con il motivo di un occhio, o ‘ophtalmoi‘ in greco. Tali dischi ornavano le prue di antiche navi da guerra e mercantili, e venivano fissati al legno con chiodi di piombo o di bronzo. “Attraverso disegni su ceramica, mosaici e monete antiche, oltre a fonti storiche del V secolo a.C., sappiamo che questo disegno era comune sulle prue delle navi e serviva a proteggere dal malocchio e dall’invidia, aiutava nella navigazione e fungeva da un paio di occhi che guardano avanti e avvertono del pericolo“, spiega Yaakov Sharvit, direttore dell’Unità di archeologia marina dell’Autorità israeliana per le antichità. L’esperto ha spiega, inoltre, che tali decorazioni sono ancora comuni sulle navi moderne in Portogallo, Malta, Grecia ed Estremo Oriente.

Nonostante il fatto che questi talismani fossero diffusi ai loro tempi, gli esempi reali sono molto difficili da trovare e fino ad oggi nel Mediterraneo sono stati scoperti solo quattro oggetti così antichi. Allo stesso tempo, le indagini archeologiche in questo territorio dimostrano che era un centro attivo di attività commerciali, come attestato dal numero di naufragi di navi mercantili.

https://www.scienzenotizie.it/2023/08/08/un-disco-in-marmo-di-2-500-anni-fa-e-stato-scoperto-in-israele-1871996?fbclid=IwAR1R_eMzzSKiCtLeaeXchBjib-cxef2a9w8iGuStUxXqhbZIkid86ehCHFY

Cuzco, Perù. - Palazzo dell'Arcivescovado.


I nostri avi possedevano tecnologie di gran lunga superiori alle nostre. Questi muri ne sono la dimostrazione: quello del centro è datato 30.000 anni ed ancora resiste, quelli laterali sono molto più recenti.

Palazzo dell'Arcivescovado



C'è chi suggerisce che le pietre venivano assemblate con l'intento di comporre delle figure; ad esempio, quella raffigurata sul portale dell'entrata del palazzo potrebbe rappresentare una chiave.
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Ora d’aria. - Marco Travaglio

 (Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano - 9-8-2023) – La legge Severino, che estendeva ai parlamentari condannati in via definitiva le regole di decadenza e incandidabilità già previste dal Testo unico degli enti locali del 1990 per gli amministratori locali e regionali, fu approvata da tutti i partiti nel dicembre del 2012. Erano gli ultimi respiri del governo Monti, l’ammucchiata inventata da Napolitano dopo la débacle del terzo tragico Berlusconi per impedire agli italiani di votare in massa per i 5Stelle, nati nel 2009 e favoriti dai sondaggi. Il calcolo di Re Giorgio rivelò tutta la sua miopia quando, scaduta la legislatura, si dovette votare per forza nel febbraio del 2013: infatti il M5S balzò da zero al 25.5%, alla pari del Pd. Ma due mesi prima la Casta ancora s’illudeva che bastasse scimmiottare gli odiati “grillini” per farli sparire. Così, siccome Grillo, dal VDay del 2007, mieteva consensi con la campagna Parlamento Pulito e i vaffa ai 21 deputati e senatori pregiudicati, i partiti finsero di convertirsi alla legalità stabilendo, con la Severino, che almeno i condannati definitivi a pene superiori a 2 anni restassero fuori dalle Camere, come già avveniva da 22 anni in Comuni, Province e Regioni. Votò Sì persino FI, senza sapere che il primo a farne le spese sarebbe stato B., condannato a 4 anni per frode fiscale ed espulso dal Senato nel 2013.

Dieci anni dopo, la Casta non s’è ancora riavuta dallo choc e, dopo avere smantellato o sventato quasi tutte le riforme targate 5Stelle (Rdc, Dl Dignità, Superbonus, Pnrr, taglio dei vitalizi, cashback e pezzi di Spazzacorrotti), si accinge a dare il colpo di grazia alla Severino. Anzi alla legge del ‘90 che questi somari confondono con quella del ‘12. Da anni il Pd chiede di abolire la decadenza di sindaci, presidenti di Regione e assessori arrestati o condannati in primo o secondo grado, lasciandola solo per i definitivi (come per i parlamentari). Ora il governo Meloni accontenta i dem, ma li mette pure in imbarazzo. Delle due l’una: o appoggiano per coerenza una controriforma della destra; o cambiano idea e difendono una norma che finora avversavano (come per l’abuso d’ufficio, che fino a ieri volevano abolire, e il Rdc, contro cui votarono nel 2018). Se la porcata passerà, resterà da risolvere un problemuccio applicativo, non per gli amministratori condannati in via provvisoria e a piede libero, ma per quelli arrestati in custodia cautelare: destino rarissimo per i parlamentari, quasi sempre salvati dalle Camere che negano l’autorizzazione alla cattura, ma piuttosto frequente per gli inquilini di Comuni e Regioni, sprovvisti di immunità. Se un sindaco o un presidente finisce in galera e non decade più dalla carica, la giunta dove la riunisce: nel parlatorio o nel cortile del penitenziario durante l’ora d’aria?

mercoledì 9 agosto 2023

Il mago all'incontrario. L' Uomo Boomerang. - Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano 4 AGOSTO 2023

 

Guai a sospettare che Fassino abbia sventolato il misero cedolino da 4.718 euro mensili (che poi sono il triplo), mentre il Pd tenta di sembrare credibile in difesa del reddito e del salario minimo, per fare un dispetto alla Schlein e un favore al suo leader Bonaccini. Si teme anzi che abbia pianto miseria e votato pro vitalizi pensando di giovare alla Causa. Sette legislature e una sindacatura parlano per lui: l’autogol gli viene naturale come al mitico Comunardo Niccolai, la gaffe sfolla-elettori gli sgorga dal cuore, la profezia menagramo è un moto spontaneo a fin di bene. Tutto si può imputare all’Uomo Boomerang, incrocio tra Fantozzi e Tafazzi, fuorché la malafede. Nel 2000, ministro della Giustizia, per combattere meglio B., fa la legge contro i pentiti che B. non era riuscito a fare e promette pure di “depenalizzare i reati finanziari”. Nel 2001 teorizza la mancata legge sul conflitto d’interessi con l’esigenza di evitare che B. “facesse la vittima”: così B. vince altre due elezioni facendo la vittima grazie alla mancata legge sul conflitto d’interessi. Nel 2005, leader Ds, difende i furbetti che scalano banche e giornali contro la “puzza sotto il naso” di chi obietta. E, sempre per sintonizzarsi col popolo, va dalla De Filippi a C’è posta per te e piange con la vecchia tata. Siccome il centrosinistra rischia di vincere le elezioni del 2006, si fa beccare al telefono con Consorte sulla scalata Unipol a Bnl (poi ovviamente fallita): “Allora, siamo padroni della banca?”. Per scaldare vieppiù i cuori dei compagni, si dice “pronto ad allearmi con Marchionne: lui sì che è un vero socialdemocratico”. E completa l’opera issando Craxi nel “Pantheon del Pd con Pertini e Nenni”.
Le sue profezie sono meglio delle Centurie di Nostradamus. “L’Ulivo darà una mano a Ségolène Royal”: 13 giorni dopo la Royal perde rovinosamente con Sarkozy. “Se Grillo vuol far politica, fondi un partito e vediamo quanti voti prende”: Grillo, che non ci aveva pensato, ringrazia e fonda i 5Stelle, che prenderanno parecchi voti. “Se Padellaro e Travaglio vogliono scrivere ciò che gli pare sull’Unità, fondino un giornale e vediamo chi lo legge”: nasce il Fatto e l’Unità muore (o rinasce con Sansonetti, che è lo stesso). “Se la Appendino vuol fare il sindaco, si candidi al mio posto e vediamo chi la vota”: subito eletta al suo posto. “Il referendum (di Renzi, ndr) non può fallire”: fallisce. “Non prevedo l’invasione dell’Ucraina, per Putin sarebbe un azzardo”: 48 ore dopo Putin invade l’Ucraina. Ora urge una robusta museruola, anche perché un anno fa Fassino riuscì a dichiarare: “Putin sul nucleare bluffa”. E, per la prima volta, non successe nulla. Non vorremmo che gli venisse l’idea di ripeterlo per non rovinarsi lo score.

Gli esperti ricreano un profumo mesopotamico di 3.200 anni fa. - Lucia Petrone

 

Una fragranza mesopotamica di 3.200 anni è stata recentemente ricreata a Diyarbakır, in Turchia, sulla base di una formula lasciata su un’antica tavoletta di argilla.

La formula del profumo è stata scoperta dagli archeologi su una tavoletta cuneiforme durante gli scavi ad Assur, la capitale dell’antica città-stato assira nell’odierno Iraq. La tavoletta indicava i passaggi che venivano usati per produrre i profumi. La tavoletta apparteneva a Tapputi, descritta come una produttrice di raffinati profumi mesopotamici. L’area in cui furono scoperte le tavolette faceva parte della Mesopotamia babilonese nel secondo millennio a.C. e le tavolette risalgono al 1200 a.C. Un’ampia indagine è stata condotta sulle metodologie di produzione di profumi mesopotamici di Tapputi da un team di scienziati turchi in collaborazione con la Turkey’s Smell Academy e Scent Culture Association. 

Oltre agli specialisti dei profumi, anche altri esperti di vari campi hanno preso parte ai processi di ricreazione di uno dei profumi di Tapputi in un ambiente di laboratorio. Lo scopo principale degli scienziati era quello di comprendere inizialmente ciò che il creatore di profumi ha fatto e quindi possibilmente duplicare il suo lavoro nel modo più dettagliato possibile. Sebbene il team abbia ora parzialmente raggiunto l’obiettivo di ricreare il profumo , continuano gli sforzi per tradurre il contenuto della tavoletta e interpretare il lavoro di Tapputi. Tapputi si è guadagnata l’orgoglio di essere la prima donna produttrice di profumi al mondo. Secondo le iscrizioni sulle tavolette recuperate, è stato rivelato che Tapputi usava una combinazione di diversi tipi di fiori, olio, calamo, cipero, mirra , rafano, spezie e balsamo tra gli altri ingredienti per creare il suo antico profumo. Il merito va agli studiosi che conoscevano a sufficienza la lingua usata sulle tavolette, rendendo così possibile tradurre ciò che aveva scritto. Inoltre, Tapputi mescolava i suoi vari intrugli con acqua o altri solventi, li distillava e quindi filtrava il suo prodotto liquido numerose volte per creare una formula di profumo mesopotamico.

Sebbene tutti gli ingredienti utilizzati in uno dei profumi di Tapputi siano stati identificati, procedere oltre questo punto potrebbe essere una sfida. Secondo Cenker Atila, professore associato e archeologo della Sivas Cumhuriyet University , ci sono due problemi che il suo team ha dovuto affrontare nel tentativo di saperne di più su Tapputi e sul suo lavoro. Disse: “Uno di questi è che le tavolette si sono rotte e alcune parti importanti sono andate perdute”. “La seconda difficoltà”, ha aggiunto, “è che alcune piante e contenitori usati 3.200 anni fa non hanno l’esatto equivalente. Ad esempio, non sappiamo esattamente cosa sia la parola “hirsu”. Si può presumere, tuttavia, che poiché veniva utilizzato nel processo di distillazione dei profumi, si riferisca probabilmente a un contenitore simile a un vaso di fiori. Inoltre, il fatto che non conosciamo i nomi attuali di alcune spezie e fiori utilizzati nella produzione di profumi sembra essere un problema cruciale”.

https://www.scienzenotizie.it/2023/08/07/gli-esperti-ricreano-un-profumo-mesopotamico-di-3-200-anni-fa-4571979?fbclid=IwAR2AhjjSJb4VWtQm0uH1fRG8bufGWl-20xiNeC3FwQsKR_amwUO6OQGuni8

Coltello Gebel El-Arak - Un collegamento con i lontani inizi dell'antico Egitto. - ALEKSA VUČKOVIĆ

 

Le antiche e lontane civiltà del mondo sono per molte persone una continua fonte di ispirazione. I miti antichi e senza età e le meraviglie delle società emergenti e delle tecnologie arcaiche non sono solo straordinari, ma spesso anche sconcertanti. Dalle strutture megalitiche dell'Europa neolitica, alle misteriose statue dell'isola di Pasqua, fino all'antico Egitto, le conquiste dell'uomo antico sono spesso difficili da comprendere appieno. Mentre esploriamo all'infinito le innumerevoli meraviglie emerse dall'antica civiltà egizia, ci imbattiamo in molte magnifiche creazioni: oggetti antichi realizzati con estrema precisione. Uno di questi oggetti che è una delle prime meraviglie dell'Egitto emergente è il cosiddetto coltello Gebel el-Arak. Un oggetto rituale dal design grande ed elaborato, questo coltello proviene da un periodo molto antico e formativo di quello che sarebbe diventato l'antico Egitto come lo conosciamo oggi. Ci mostra gli importanti primi collegamenti della regione e ci dà uno sguardo ai principali eventi del periodo.

Alla scoperta del coltello Gebel el-Arak

Per i pionieri egittologi del XIX e XX secolo, il periodo predinastico dell'antico Egitto era spesso l'era più sconcertante e misteriosa della sua storia. Una varietà di culture emergenti e in via di estinzione ha confuso la coesione e la mancanza di reperti archeologici definitivi ha portato a un difficile compito di mettere insieme quel puzzle e imparare di più sugli anni formativi di una civiltà così sontuosa. Ma con la scoperta del coltello Gebel el-Arak, quel quadro di vasta portata sarebbe cambiato immensamente.

Durante i primi anni del 1900, gli egittologi dovevano spesso fare affidamento sugli squallidi vicoli del Cairo , antiquari privati, suggerimenti sussurrati e molte altre fonti alquanto losche, il tutto nella speranza di acquistare nuove e definitive reliquie dell'antico Egitto. In un'ambientazione che ricorda in gran parte un emozionante film di Indiana Jones , questi devoti studiosi e archeologi si sono fusi con la società del Cairo e hanno scandagliato il mercato nero alla ricerca di oggetti di valore.

Si può tranquillamente affermare che molte delle antiche reliquie egiziane provenienti da tali venditori ambulanti del Cairo e altrove sono state saccheggiate: gli uomini che hanno riconosciuto il valore degli oggetti antichi hanno sempre ignorato la magnificenza della storia antica. E così non hanno esitato a rubare tombe e setacciare luoghi antichi noti per oggetti di valore. Durante quel periodo, qualsiasi turista avrebbe potuto acquistare una vera e propria mummia di un animale o addirittura di una persona, per le somme di denaro più basse immaginabili.

Ma trovare un manufatto veramente rivoluzionario era spesso quasi impossibile. Tuttavia, un egittologo francese lo trovò. Quell'uomo era Georges Aaron Bénédite, uno degli uomini di spicco nel suo campo. Nel febbraio 1914 acquistò un coltello in avorio e selce immacolato e molto decorato: lo scoprì in due pezzi presso un antiquario del Cairo di proprietà del signor Nahman.

I mercatini del vicolo del Cairo polveroso e i tesori che custodivano.


Bénédite riconobbe subito che un oggetto così sontuoso aveva un significato e capì dallo stile della sua manifattura che proveniva certamente dal periodo predinastico. L'antiquario del Cairo non ha riconosciuto l'oggetto come un coltello. Stava vendendo il manico e la lama come due pezzi separati. L'uomo ha affermato di aver scoperto la parte del manico in un luogo che ha chiamato Gebel el-Arak (جبل العركى), un altopiano storico che si trova a circa 25 miglia (40 km) dall'importante città dell'antico Egitto di Abydos.

Ma quando ha presentato a Bénédite molti oggetti - tra cui la lama di selce - il commerciante ha detto di averli scoperti di recente proprio ad Abydos. Così Bénédite ha potuto concludere che il coltello completo apparteneva certamente ad Abydos ed è stato scoperto lì, poiché un oggetto così significativo non avrebbe avuto posto nel sito di Gebel el-Arak.

Bénédite acquistò subito l'oggetto per il museo del Louvre di Parigi . Eccitato, scrisse immediatamente della sua scoperta al capo del dipartimento delle antichità egizie del Louvre, Charles Boreux. Datata 16 marzo 1914, la lettera sopravvive – e dallo stralcio che segue possiamo capire il peso che la scoperta aveva all'epoca.

“[...] un arcaico coltello di selce con manico d'avorio di grandissima bellezza. Questo è il capolavoro della scultura predinastica [...] eseguito con notevole finezza ed eleganza. Si tratta di un'opera di grande dettaglio [...] e l'interesse di quanto rappresentato va ben oltre il valore artistico del manufatto. Da un lato c'è una scena di caccia; dall'altra una scena di guerra o di razzia. Nella parte alta della scena di caccia [...] il cacciatore indossa una grande veste caldea: ha il capo coperto da un cappello come quello della nostra Gudea [...] e afferra due leoni che gli stanno contro. Potete giudicare l'importanza di questa rappresentazione asiatica [...] possederemo uno dei più importanti monumenti preistorici, se non di più È, in definitiva, in forma tangibile e sommaria, il primo capitolo della storia dell'Egitto. "

La passione con cui Bénédite scrive e l'acuto riconoscimento degli stili e delle influenze presentate sul manufatto, ci mostrano chiaramente che lui e altri egittologi avevano una buona comprensione delle prime influenze sul periodo predinastico. E attraverso i dettagli e le scene raffigurate sul coltello, possiamo sicuramente capire molto di più sull'epoca.

Il coltello Gebel el-Arak ha una ricchezza di intricati dettagli.

Il coltello Gebel el-Arak è vecchio, molto vecchio. È datato tra il 3450 e il 3200 a.C., anticipando di quasi un intero millennio la costruzione della Grande Piramide. In totale, il coltello è lungo circa 28 centimetri (11 pollici) ed è costituito da una lama di selce ricurva lunga circa 19 centimetri (7,5 pollici). Il manico in avorio è lungo 9,5 centimetri (3,7 pollici).

Uno sguardo al design estremamente elaborato e ricco ci dice che questo non era un coltello da usare in combattimento, ma piuttosto un pezzo rituale e cerimoniale da esibire. Un lato del manico in avorio riccamente scolpito mostra apparenti scene di caccia piene di animali, mentre il lato opposto mostra uomini in combattimento e in guerra.

La lama di selce è stata creata con il tradizionale metodo di scheggiatura del Neolitico, ma con immensa precisione e attenzione ai dettagli. Un lato è increspato con dettagli così minuti da essere nitidissimo. Il lato opposto è levigato liscio. È anche sorprendentemente sottile, essendo spesso solo 6 millimetri (0,24 pollici).

Il lato "posteriore" del manico in avorio è la prima parte su cui dovremmo concentrarci. Al centro è presente un pomello rialzato attraverso il quale poteva essere inserita una corda per portare il coltello. A dominare l'elaborata scena scolpita è il cosiddetto "Maestro degli animali", un simbolo che compare frequentemente nell'arte mesopotamica . Gli studiosi a volte identificano questa figura come il dio mesopotamico El.

La figura è mostrata nel consueto abbigliamento in stile mesopotamico, affiancata da due leoni rampanti e una varietà di animali diversi. Sebbene sia corretto usare il termine mesopotamico, una descrizione più precisa dello stile è sumero. È probabile che la figura non sia in realtà El, ma il re sumero di Uruk, che indossa il tradizionale simbolo della sua regalità: un berretto da pastore.

L'altro lato del coltello Gebel el-Arak ha una scena diversa: una rappresentazione a più livelli della guerra. Due gruppi di soldati si danno battaglia in queste scene: gli uomini con la testa rasata sono molto probabilmente sumeri, mentre gli uomini dai capelli lunghi sono egizi. Tutti sono nudi tranne che per le guaine del pene. Questa scena di battaglia è anche una delle prime rappresentazioni di guerra navale al mondo: le navi da battaglia sono raffigurate in azione.



Sotto l'influenza di civiltà più grandi.

Ora, probabilmente ti starai chiedendo: se questo è un coltello egiziano predinastico, perché mostra un significativo stile mesopotamico/sumerico? Bene, per rispondere a questa domanda, dobbiamo capire le prime relazioni tra la Mesopotamia e le prime culture dell'Egitto.

Apparentemente le relazioni commerciali si svilupparono tra i due già nel IV millennio a.C., con il periodo Uruk della civiltà mesopotamica che ebbe influenze significative sull'emergente cultura Naqada II che è il predecessore chiave della successiva antica civiltà egizia. Durante questo periodo c'erano abbondanti scambi commerciali tra la regione dell'Egitto e il Vicino Oriente. Le possibili rotte commerciali dalla Mesopotamia avrebbero potuto essere completamente via mare o anche attraverso la terra.

Questo periodo ha un significato come fase importante nello sviluppo dell'antico Egitto, sotto l'influenza della Mesopotamia più avanzata. È durante questa fase che si sono verificati importanti parallelismi tra i due e la protoalfabetizzazione è entrata in Egitto. L'influenza mesopotamica sull'Egitto predinastico durò per circa 250 anni, fino all'emergere della I dinastia e di un'arte e uno stile culturale egiziani più corposi e unici.

È interessante notare che il coltello Gebel el-Arak non è l'unico del suo tipo ad essere scoperto e associato all'Egitto predinastico. Sono stati scoperti diversi pugnali cerimoniali simili e si può concordare sul fatto che fossero un importante simbolo di potere per l'epoca. Seguono tutti gli stessi elementi di design, con selce e avorio come materiali dominanti in uso.

Una delle più belle di queste scoperte - che sta per eclissare la maestosità del coltello Gebel el-Arak - è il coltello rituale chiamato semplicemente. Questo oggetto è stato portato alla luce da un archeologo francese, Jean-Jacques de Morgan durante il XIX secolo, in una tomba nella località di Abu Zeidan vicino all'antica città egiziana di Edfu. Attualmente esposto al Brooklyn Museum, questo coltello ha una straordinaria attenzione ai dettagli. Il manico, realizzato in avorio di elefante, è completamente ricoperto da animali finemente intagliati: 227 di essi sono disposti ad arte in 10 file separate. La complessità sbalorditiva ci dice che molte ore sono state impiegate nella sua creazione da artigiani altamente qualificati dell'epoca.

Imitare è imparare.

Un coltello simile a quello è il coltello Pitt-Rivers. Come nel caso del coltello Gebel el-Arak, fu acquistato nel XIX secolo dal reverendo G. Chester, che viaggiò attraverso l'Egitto e acquistò il coltello da un antiquario locale. Quest'ultimo ha riferito di averlo trovato in un luogo chiamato Sheikh Hamada, vicino alla città egiziana di Sohag. La lama di selce immacolata è quasi identica al coltello Gebel el-Arak, solo un po' più grande. Il manico in avorio del coltello Pitt-Rivers mostra una selezione di animali egiziani organizzati in sei file, tra cui alcuni animali unici come l'ibis, l'alcelafo, la pecora berbera e gli sciacalli.

Il coltello Gebel el-Arak, fin dalla sua scoperta casuale in qualche negozio arretrato del Cairo, è stato ampiamente considerato dagli studiosi e dagli appassionati della civiltà egizia come uno dei maggiori monumenti dell'arte predinastica egiziana. Intricato, immacolato e molto influente, questo coltello è un'importante visione dello sviluppo predinastico - una cosa molto importante in una fase in cui non esistono testi scritti. Ci racconta di un legame evidente e molto importante tra l'Egitto e la Mesopotamia, che ha superato il commercio e l'economia, ed è penetrato in profondità nello sviluppo culturale di una civiltà emergente che avrebbe superato i suoi contemporanei e sarebbe salita alle vette dello sviluppo umano.

E non solo questo: il coltello Gebel el-Arak ci offre importanti spunti sullo sviluppo delle civiltà umane nel loro insieme. Fornisce la prova che le civiltà più avanzate hanno attivamente influenzato e aiutato altre culture a raggiungere standard tecnologici uguali. Una teoria suggerisce che artigiani e artigiani mesopotamici lavorassero attivamente in Egitto e insegnassero e influenzassero gli artigiani egiziani che crearono il coltello Gebel el-Arak .

Accettare e imitare lo stile artistico dei costruttori più avanzati è un percorso sicuro verso grandi risultati - e il successivo Egitto emergente lo ha certamente dimostrato: raccogliendo la scrittura e molte altre importanti tecnologie dai Mesopotamici, solo per evolversi in un'identità unica che in seguito sarebbe in mostra nessuna traccia delle loro lontane radici predinastiche e delle influenze dei loro vicini. Ciò dimostra come le genti vicine al Nilo fossero sempre destinate a gesta importanti.

L'alba di una nuova era.

Il periodo predinastico della lunga storia dell'Egitto rimane un'era enigmatica. Ma anche così, ha fornito alcuni dettagli cruciali su come si è sviluppata una delle più belle civiltà del mondo, passo dopo passo, secolo dopo secolo. Ed essere sotto l'influenza diretta dei progenitori della civiltà umana come i Mesopotamici ha certamente contribuito a collocare gli abitanti delle fertili valli del Nilo su una traiettoria destinata al successo.

https://www.ancient-origins.net/artifacts-other-artifacts/gebel-el-arak-knife-0013972?fbclid=IwAR2gLTx2PEzBat5nJ4gIQI89GnjqsBNgkEjY9oq9qrRspWKgG5GsGP_gbu8