giovedì 25 novembre 2010

Pluralismo tv, sfiduciamo Berlusconi in Parlamento.




“Votino quello che gli pare, tanto da qui non me ne andrò”, più o meno con queste parole l’attuale direttore generale della Rai e la sua piccola compagnia di giro di ferventi berlusconiani ha liquidato il clamoroso voto con il quale la stragrande maggioranza dei giornalisti lo ha sfiduciato; per non parlare delle decine di miglia di cittadine e di cittadini che hanno voluto partecipare all’iniziativa promossa da Valigia Blu, da articolo 21 e da Reporter senza rete.

Le stesse parole le ha usate, anticipatamente, nei confronti delle mozioni sul pluralismo informativo, presentate da diversi gruppi e che saranno votate questa settimana.
Una sorta di “Me ne frego anticipato”, una ricercata esibizione di toni muscolari per segnalare al presidente del consiglio il comune disprezzo per le istituzioni e per la democrazia parlamentare.
Eppure quei modi e quei toni nascondono la paura per un pronunciamento che, comunque vada, non sarà indolore per l’attuale gestione del servizio pubblico.

Per la prima volta, da decenni a questa parte, si profila la possibilità che si formi, dentro il Parlamento, una maggioranza capace di battere Berlusconi dentro casa sua, nel cuore del conflitto di interessi.
Le opposizioni si sono ritrovate tutte, anche questa è una novità, attorno ad un testo, elaborato tra gli altri da Roberto Zaccaria, da Roberto Mastroianni, da Elda Brogi: da sempre collaboratori di articolo 21. La mozione non si limita a criticare l’attuale gestione della Rai, ma si propone di allineare l’Italia agli altri paesi europei in materia di conflitto di interessi, di legge anti trust,di autonomia della Rai dai governi e dai partiti.

Il testo presentato da Futuro e libertà chiede invece, tra le altre cose,la nomina di una autorità garante che vigili sulla corretta applicazione da parte del servizio pubblico delle disposizioni in materia di pluralismo politico. Nelle premesse e nel testo della mozione non sono certo sottaciute le polemiche con il direttore generale e con il Tg1.
Non ci vuole un particolare acume per comprendere che bisognerà produrre il massimo sforzo per arrivare alla approvazione di entrambe le mozioni, lasciando da parte protagonismi e desideri di visibilità politica e mediatica.

Da parte nostra, che pure siamo i primi firmatari della mozione delle opposizioni unite, non avremmo e non avremo esitazione alcuna a far convergere i consensi anche attorno alla proposta di futuro e libertà; sarebbe comunque un evento straordinario e lo sarebbe per due ragioni.
La prima riguarderebbe il futuro della Rai che, in presenza di una mozione approvata, potrebbe rapidamente essere liberata dai molestatori che la stanno insidiando e portando a morte industriale.
La seconda, di sapore squisitamente politico, perché con un simile voto, per la prima volta, si sancirebbe l’esistenza di una possibile maggioranza che, sulle questioni istituzionali, avrebbe manifestato il coraggio di ribellarsi agli ordini del piccolo Cesare.

Non sappiamo come andrà a finire, siamo tuttavia orgogliosi, come associazione, di aver contribuito, come ci ha sempre stimolato a fare il nostro presidente Federico Orlando, a determinare uno schieramento ampio, unitario, potenzialmente maggioritario.
Vedremo quale sarà il voto finale, chi resisterà, chi si sfilerà, chi si fingerà malato, comunque andrà sarà crollato quel muro che, sin qui, persino con maggioranze di centro sinistra, era sempre riuscito ad impedire che questi temi assumessero il rilievo strategico che pure avrebbero dovuto avere.

Per quanto ci riguarda non solo ci impegneremo perché la Camera dei deputati arrivi ad esprimere un voto di maggioranza, ma anche per chiedere che, subito dopo, sia finalmente messa all’ordine del giorno la discussione dei progetti di legge relativi al conflitto di interesse e alla riforma dei criteri di nomina delle autorità di garanzia e del consiglio di amministrazione della Rai, criteri che affidano ai partiti e solo ai partiti il diretto controllo di quelli che dovrebbero essere gli arbitri, con i risultati che tutti hanno la possibilità di verificare. Forse, su questa strada, non ci seguirà più Futuro e Libertà, ma guai a ripetere il gravissimo errore già commesso di archiviare il tema, di rinviarlo a tempi migliori. Quei tempi non arriveranno mai, se anche la prossima campagna elettorale dovesse svolgersi non solo con la stessa legge elettorale, ma anche con la stessa disparità nell’accesso ai media tra le diverse forze politiche e sociali.

Per queste ragioni non bisognerà fermarsi, e noi di articolo 21 non lo faremo, anzi chiederemo a tutte le forze politiche disponibili di formare un coordinamento, di unificare le proposte, di esercitare una azione congiunta sulle autorità di garanzia affinché, in caso di elezioni, svolgano davvero il ruolo di arbitri, intervenendo duramente durante la campagna elettorale e non dopo, a giochi fatti e a truffe consumate. Per questo vi chiediamo di firmare l’appello “Tutti con tutti”, che porteremo anche alla tante manifestazioni programmate nei prossimi giorni, a cominciare da quella del Cgil fissata a Roma per il prossimo 27 novembre.

Da qui alle elezioni, se e quando ci saranno, saremo ossessivi, anche e soprattutto con noi stessi, affinché questi temi, che poi sono l’essenza di una democrazia parlamentare e della nostra Carta costituzionale, restino centrali nella elaborazione e nell’azione delle opposizioni, affinché non si ripetano gli errori e gli orrori del passato che tanta parte sono stati e sono del disastro politico, culturale, sociale ed etico che ci circonda e ci ammorba.

Giuseppe Giulietti



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