Identica linea quella adottata dal ministro per la Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, dopo la brutta doccia fredda rimediata questa mattina al termine di una strombazzata conferenza stampa. ”La decisione di Napolitano non è un messaggio politico” e osserva “quello che il Capo dello Stato ha dichiarato tre giorni fa a Bergamo sulla volontà di proseguire nel cammino delle riforme e in particolare il federalismo, rende il presidente al di sopra di ogni sospetto: è chiaro che ha dato una interpretazione, una cautela che porta ad essere più realisti del re”. Poi l’esponente della Lega Nord precisa che “il testo del decreto non cambierà e sono certo che avrà il giudizio positivo dei cittadini e in primis dei sindaci che hanno già espresso un parere” e aggiunge “l’unica cosa che prevede la legge è che il governo dia comunicazioni alle Camere, può esserci un voto rispetto alle comunicazioni, ma il testo è quello e non è più suscettibile di modifiche” infine afferma “se i gruppi parlamentari decideranno di presentare dei testi da mettere al voto dell’aula sulle comunicazioni che farò sul federalismo municipale, allora io chiederò il voto di fiducia”.
Questa mattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo che lo stesso Calderoli in conferenza aveva dichiarato che “il Quirinale aveva sostenuto la riforma sul federalismo”, ha inviato la lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui viene rilevato “che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione” del decreto legislativo sul federalismo. Pertanto, il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo”.
“Il Presidente della Repubblica” precisa inoltre “che in relazione al preannunciato invio, ai fini della emanazione ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera, come risulta dal relativo comunicato, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall’art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l’obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. Pertanto – conclude il Colle – il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo”.
Il leader del Carroccio ha immediatamente telefonato a Napolitano. Bossi ha preso il duplice impegno di andarlo a trovare al Quirinale, la prossima settimana e, come annunciato dal MinistroRoberto Calderoli in conferenza stampa, si presenteranno nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale.
La bocciatura di Napolitano è “un atto ineccepibile”, secondo Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd. ”Era evidente fin da ieri che sarebbe andata a finire così, ma come al solito una maggioranza e un governo che arrivano a ignorare le più elementari regole istituzionali solo per rispondere ai ricatti della Lega sono dovute arrivare all’ennesima e vergognosa brutta figura”. Dopo la bocciatura della Commissione bicamerale, prosegue Finocchiaro “tutti sapevano, anche quelli che nella maggioranza hanno fatto finta di niente, che il provvedimento sul federalismo non avrebbe potuto proseguire il suo iter. Da Napolitano, garante come sempre assoluto delle nostre istituzioni, è venuto un atto ineccepibile che blocca una norma illegittima”.
Per il presidente della Corte costituzionale da poco eletto Ugo De Siervo, il federalismo municipale è addirittura “una bestemmia”: ”Se nascesse, in ipotesi, un conflitto giuridico, non politico, arriverebbe davanti alla Corte e quindi la Corte sta zitta. Quello che si può dire tranquillamente, ma non riguarda il conflitto, è che quello di cui si sta parlando non è federalismo, perché dire federalismo municipale è una bestemmia: è come dire che un pesce è un cavallo, sono due cose che non stanno insieme” – ha detto De Siervo, anticipando ai giornalisti il contenuto del suo intervento al convegno di Eunomia dal titolo “Il titolo V della Costituzione: lo Stato dell’arte nella giurisprudenza costituzionale”. ”Si chiama autonomia finanziaria – ha proseguito il presidente della Consulta parlando ancora di federalismo municipale così come si profila in Italia -, anche la lingua ha il suo valore. Il federalismo è un processo di unificazione progressiva di Stati che erano sovrani verso un unico Stato gestore. Che c’entra questo con l’autonomia finanziaria dei Comuni decisa dal Parlamento nazionale? Quello che un pochino turba è che ogni abuso linguistico è indice di una scorretta rappresentazione della realtà”.
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