mercoledì 4 maggio 2011

Lo scippo del Primo Maggio. - di Carlo Cornaglia


Piazza San Pietro. C’è una grande scritta:
“Siano a Cristo le porte spalancate”,
ma dovesse Gesù scendere in ditta
caccerebbe i mercanti a gran nerbate.

Nel giorno che beatifica Wojtyla
il suo volto si trova su ogni cosa:
sulle bottiglie d’olio messe in fila,
sui post it da parete, con ventosa,

su magneti da frigo e cartoline,
su accendini, orologi e medagliette,
sui portapillole, sulle tazzine,
su portachiavi e penne, su magliette

con le scritte che inneggiano al beato,
su specchi fatti a cuore e calendari,
su poster, ceri, immagini e rosari,
sugli adesivi in lingua d’ogni stato,

sui ditali e gli oggetti più pacchiani.
C’è Karol su milioni di patacche
per la gioia dei farisei nostrani,
degli scout, delle monache polacche.

C’è un Wojtyla con testa ciondolante,
Gongolo detto dal bancarellista
e ce n’è un altro con la voce orante,
se gli schiaccia la pancia chi lo acquista.

A tutti scendon grandi lacrimoni
fra il salmodiar dei canti e dei rosari,
ma, ahimé, si sente, più delle orazioni,
il fruscio del maneggio dei denari…

In questo Primo Maggio, a noi scippato,
santità si respira tutto in giro
e tanto se ne inebria l’arrapato
che, a testa china, dorme come un ghiro.


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