A beneficiare dell’aiuto sono state le società, come Mediaset S.p.A. che, all’epoca, diffondevano contenuti in tecnica digitale terrestre gratuitamente e a pagamento.
Ad essere pregiudicate le società come Sky Italia che, al contrario, diffondevano i propri contenuti esclusivamente su piattaforma satellitare.
La Sentenza, con la quale la Corte di Giustizia ha respinto l’ennesimo ricorso con il quale Mediaset S.p.A. aveva impugnato le precedenti decisioni della Commissione Ue e del Tribunale di Primo grado, stabilisce, inoltre, che toccherà ora allo Stato italiano provvedere, senza ritardo, al recupero dalle imprese beneficiarie dell’aiuto di Stato indebitamente percepito e che spetterà ai giudici italiani stabilire l’importo che Mediaset dovrà restituire all’Erario.
E’, dunque – e qui l’italico ed irrisolto conflitto d’interessi assume contorni inquietanti – a Silvio Berlusconi, Capo del Governo che spetta, a questo punto, domandare a Silvio Berlusconi & Famiglia, proprietari di Mediaset S.p.A. di restituire il tesoretto incassato tra il 2004 ed il 2005.
Berlusconi contro Berlusconi. Chi vincerà? Ma soprattutto sentiremo mai il fischio di inizio di questa partita?
Sarebbe una partita che rischia di pesare sulla già critica situazione di casa Berlusconi, finanziariamente indebolita dall’affaire Mondadori, centinaia di milioni di euro.
Con le due finanziarie [n.d.r. 2004 e 2005], oggetto della decisione dei Giudici della Corte di Giustizia, infatti, lo Stato Italiano aveva stanziato 110 milioni di euro all’anno per l’acquisto dei decoder digitali terrestri.
Un fiume di soldi che, dicono oggi i Giudici della suprema Corte Europea, hanno avvantaggiato alcune imprese – Mediaset S.p.A. tanto per fare nomi e cognomi – in danno di altre, in maniera del tutto illegittima e che, per questo, deve essere recuperato dallo Stato a norma di quanto disposto dalla disciplina europea della materia [ndr art. 14, Regolamento 659/1999/UE].
La vicenda – quella del super finanziamento di Stato per l’acquisto dei decoder digitali terrestri [n.d.r. sebbene in relazione al finanziamento contenuto nella successiva finanziaria 2006 e relativo anche all’acquisto di decoder satellitari] – è la stessa che nel dicembre del 2005 aveva indotto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ad avviare un procedimento per sospetto conflitto di interessi nei confronti del premier, Silvio Berlusconi per verificare se con il superfinanziamento disposto attraverso la legge finanziaria, quest’ultimo avesse favorito la Mediaset e la Solari.com – società del fratello, Paolo Berlusconi, attiva nella produzione e distribuzione di decoder digitali terrestri.
In quell’occasione, tuttavia, l’Autorità, pur ritenendo che la scelta politica del superfinanziamento fosse da imputare al presidente del Consiglio e che questi si trovasse, in astratto, in una posizione di conflitto di interessi, escluse che ricorresse l’ipotesi di violazione della vigente disciplina della materia in assenza, a suo dire, di “un vantaggio patrimoniale specifico e preferenziale e per assenza di un danno al pubblico interesse”.
In altre parole, il conflitto di interessi, secondo l’Autority c’era ma nessuno se ne era avvantaggiato e lo Stato non aveva sofferto alcun pregiudizio.
Ora però, i Giudici europei, dicono che non è stato esattamente così e chi ha beneficiato di quel super-aiuto deve restituire tutto allo Stato che, dal canto suo, ha l’obbligo – e non solo il diritto – di chiedere indietro il maltolto.
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