Audace colpo dei soliti noti: i parlamentari salvano le loro pensioni (d’oro). Ieri alla Camera bloccata una norma che metteva in discussione gli onorevoli vitalizi. La questione è semplice: perché i cittadini devono versare contributi per 35 anni per avere una misera pensione e invece i parlamentari dopo 5 anni di “lavoro” (si fa per dire) incassano assegni da nababbi? La semplice domanda non è stata riproposta nell’aula di Montecitorio perché la presidenza l’ha vietato. Abolire i vitalizi? Non scherziamo. Non se ne può nemmeno parlare.
A presentare la mozione (che sarebbe stata immediatamente esecutiva) l’onorevole Idv Antonio Borghesi, lo stesso che ci aveva già provato nel settembre 2010. I lettori di Sanguisughe ricorderanno come finì allora: la mozione fu bocciata, praticamente all’unanimità, in 4 minuti e 49 secondi (poi dicono che il Parlamento è lento…). Ieri la Camera ha fatto ancora prima: la mozione non è stata nemmeno messa in discussione. E’ stata dichiarata “non ammissibile”, cioè rigettata sul nascere in base a norme assai fumose e in parte modificate per l’occasione. Praticamente un colpo di mano che perpetua lo scandalo. Evviva: i vitalizi dei parlamentari sono salvi. Cari italiani, vi tocca continuare a pagarli.
P.S. E’ stato calcolato che in 5 anni da onorevole un parlamentare versa circa 60mila euro di contributi. Da pensionato ne incassa in media 440mila (se maschio) e 550 mila (se femmina). Significa che ogni pensione da parlamentare costa alla collettività dai 380mila ai 490mila euro. E poi mettono il ticket sulla sanità…
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