martedì 20 settembre 2011

L’altro Gianpaolo e il festino finito male. di Ferruccio Sansa







Tra i testimoni di Silvio Berlusconi spunta Gianpaolo Traversi,

condannato in primo grado nel 2002 per violenza a carico di una


minorenne e poi assolto in Cassazione.

Chissà se Silvio Berlusconi lo sapeva: tra i suoi testimoni a difesa nel processo Ruby, per prostituzione minorile, è stato indicato Gianpaolo Traversi, condannato in primo grado nel 2002 per violenza a carico di una minorenne (poi assolto in Cassazione).
Per i legali del premier rischia di essere uno scivolone: per testimoniare quanto fossero caste le feste di Arcore hanno chiamato quello che i magistrati di Milano indicarono come protagonista di un fatto di cronaca che scosse la “Milano bene”, svelando festini a base di sesso, coca e minorenni: al centro della vicenda Maja, modella slovena quindicenne, che dopo aver assunto droga era stata convinta a partecipare a un’orgia.

Traversi è stato inserito dai legali di Berlusconi nella lista dei 28 testimoni della difesa: si va dalle onorevoli Licia Ronzulli e Daniela Santanchè, a Nicole Minetti, passando per il giornalista Carlo Rossella. Pochi si erano soffermati su quel nome: Traversi, amico del Cavaliere e frequentatore delle sue feste, nonostante la grande differenza di età. Secondo Lele Mora sarebbe stato Traversi ad accompagnare Ruby alle feste: “L’ho conosciuta ad Arcore nel 2009. Ruby arrivò con due ragazzi, uno di cognome Traversi”. Il giovane imprenditore nega: “Non ho mai conosciuto Ruby”.

Ma Traversi è anche uno dei protagonisti delle intercettazioni del premier, un uomo di 75 anni che si intrattiene con giovani che potrebbero essere suoi figli, parlando di donne in termini tali da costringere i pm a omissare gli atti. Colloqui dai toni quasi comici, in cui il premier, evidentemente confondendo sulla rubrica telefonica i due Gianpaolo, entrambi ospiti delle sue feste, chiama Tarantini credendolo Traversi. “Ho avuto un po’ di guasti, ho dovuto cambiare telefono – dice Berlusconi – perché come al solito me l’avevano messo sotto controllo… ogni tanto succede… ce ne siamo accorti allora ho cambiato… il numero”.

I contatti tra il Cavaliere e Traversi (che non è indagato a Bari) devono essere stati frequenti. Come appare dalle chiacchierate Berlusconi -Tarantini: “Al Bagaglino, di ragazze ce ne sono credo sei, otto. Porterei un po’ delle mie. E quindi facciamo una cena per ventiquattro. E abbiamo fino a ventiquattro possibilità. Però non andrei sulla Arcuri. E non andrei nemmeno sulle altre perché è una cosa da gente nuova. L’altro giorno sono arrivato a mezzanotte da Parigi, ho telefonato a quel Gianpaolo Traversi e gli ho detto. “Senti, io sto un po’ carico perché…”. Il resoconto della conversazione con Traversi prosegue, ma la Procura di Bari decide di coprirlo di omissis.
Ancora: Tarantini e Peter Faraone si lamentano dell’organizzazione delle serate: “La prossima volta che lui lo fa a Milano io mi faccio invitare… poi quel c…. di Traversi che secondo me è un c…. che non ha capito niente, perché gli porta sempre queste cazzo di modelle alte due metri che a lui (Berlusconi, ndr) gli fanno cagare”. Telefonate dai toni boccacceschi, ma utili alle indagini. I due Gianpi, confusi dal Premier, alla fine si incontrano. Tarantini racconta al telefono: “C’era un ragazzo che si chiama come me, Gianpaolo di Milano, che fa l’immobiliare, uno grosso… tu immagina che ha lo studio di 700 metri quadri in via Montenapoleone”.

Sì, perché Traversi è agente immobiliare. Si occupa di case dai prezzi a sei zeri per esempio in Dubai, una delle destinazioni delle ragazze frequentatrici di Arcore. Ma quando Traversi sarà sentito come testimone della difesa, per dimostrare che le feste di Arcore erano a base di Coca Cola Light, forse i magistrati gli chiederanno dello scandalo di cui fu protagonista nove anni fa. Dalla testimonianza di Maja, modella slovena di 15 anni, emergeva il ritratto in nero della Milano da bere. Giovani a bordo di Porsche che aspettavano le ragazze all’uscita delle agenzie per modelle. Maja finisce la sua avventura in ospedale, raccontando di essere stata violentata da un americano. Ma gli uomini della Squadra Mobile non sono convinti. E lei alla fine racconta.

Prima l’arrivo a Milano con il sogno di fare la modella, con le porte delle agenzie che si aprono davanti alla sua bellezza statuaria. Maja presto, però, finisce su quella Porsche grigia che stava sempre parcheggiata sotto l’agenzia. Il primo passo è l’invito a cena, poi la discoteca e quindi la cocaina. E infine la violenza sessuale di gruppo. Maja non si era opposta, ma era minore e poi, come spiegò il pm Ghezzi, gli accusati abusarono “delle sue condizioni di inferiorità psicologica”: era poco più che bambina, non conosceva l’ambiente, la lingua. Ed era imbottita di cocaina, fatta sniffare, secondo il pm, per “limitare” la capacità di intendere e di volere della minorenne. Il giudice Claudio Castelli condannò a dieci anni il presunto capo del gruppo (scappato in Brasile) e a tre anni il suo amico (anche lui, ricordano le cronache, scappato e poi arrestato in Sud America con 2 chili di coca). Due anni e otto mesi a Traversi. Ma la famiglia ricorda: “In Cassazione è stato assolto”.


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