venerdì 7 ottobre 2011

Tg5, menzogne d’autore. - di Guido SCosrza



E’ uno straordinario esempio di mistificazione della realtà e un gravissimo episodio di disinformazione quello andato in onda nei giorni scorsi in diversi servizi del Tg5 – il telegiornale di punta delle Reti Mediaset – a proposito della recente sentenza con la quale la Corte di Giustizia dell’unione Europea ha definitivamente chiarito che l’artificiosa frammentazione del mercato unico europeo dei diritti tv sulle partite di calcio, realizzata dalle società di gestione dei diritti e dalle emittenti televisive allo scopo di massimizzare i propri profitti, è incompatibile con le regole dell’Unione Europea perché restrittiva della concorrenza.

Un principio semplice, lineare, ovvio, di buon senso prima ancora che di diritto.

L’ammiraglio dell’informazione Mediaset, nei giorni scorsi, ha tuttavia ritenuto di stravolgere i fatti all’origine della sentenza e raccontare ai telespettatori una storia falsa e fuorviante allo scopo di supportare la campagna a difesa del copyright e anti-innovazione che l’editore del biscione sta conducendo in questi mesi. Ecco la trascrizione letterale dei passaggi più salienti del servizio (minuto 22′ 36″):

In un pub inglese si possono vedere gratis le partite di calcio senza che nessuno paghi nulla. Un colpo durissimo per un mercato regolamentato da diritti tv pagati a caro prezzo. La Corte dell’Unione Europea ha dato ragione alla proprietaria del pub che ha trasmesso il match attraverso un decoder greco, saltando la tv inglese che ha comprato i diritti del calcio. Come se chi produce auto trovasse lo stesso prodotto sul mercato non in vendita ma gratis. Sarebbe libertà? No. Sarebbe la fine di un mercato e di un settore industriale. Impossibile ovviamente produrre beni a costo zero;  vale per le auto e vale per le tv, il cinema, la musica, la differenza è che tv, cinema e musica al contrario delle auto sono beni immateriali e si possono replicare”.

Peccato che la storia sia completamente diversa da come, forse per supportare il padrone che, proprio in quelle ore, presentava – con la benedizione del Ministero dei beni e delle attività culturali – uno studio sui danni che Internet produrrebbe all’industria televisiva e cinematografica – viene raccontata nel servizio del Tg5.

Non è vero, infatti – e la decisione della Corte di giustizia è lì a confermarlo – che nell’episodio all’origine della sentenza qualcuno abbia visto la partita di calcio a scrocco ma, è vero, invece, che la gerente del pub anziché pagare all’emittente televisiva inglese l’esoso corrispettivo da quest’ultima richiesto, ha preferito – del tutto legittimamente secondo quanto statuito dalla Corte di Giustizia – stipulare un contratto di abbonamento con una Tv greca che trasmetteva, in maniera legittima, la medesima partita, esigendo, però, dai propri abbonati un corrispettivo sensibilmente inferiore.

Nessun furto, dunque e nessun attentato ai diritti di chicchessia. Semplicemente concorrenza, una parola che, evidentemente, ai vecchi signori oligopolisti della tv di un tempo proprio non piace. Proprio una questione di libertà, quindi, al contrario di quanto sostenuto dal Tg5: libertà di scelta del consumatore circa il soggetto dal quale acquistare l’accesso a taluni contenuti audiovisivi alle condizioni economicamente più vantaggiose. Difficile capire cosa ci sarebbe di strano e/o sbagliato se non il fatto che, ovviamente, la concorrenza sul mercato europeo imporrà alle società titolari dei diritti sul calcio e alle emittenti televisive di ridimensionare le proprie ciclopiche aspettative di guadagno.

La Corte di Giustizia, d’altra parte – ma questo il servizio del Tg5 lo ha opportunamente taciuto – lo ha scritto chiaro e tondo nella propria decisione: il titolare dei diritti su una partita di pallone merita, naturalmente, di essere ricompensato per il proprio investimento, ma questo non significa che possa pretendere di limitare la concorrenza sul mercato europeo allo scopo di garantirsi una montagna di euro. Davvero un peccato che certa informazione continui a mostrarsi così poco libera e così tanto dipendente dal proprio editore da arrivare a mistificare la realtà pur di supportare anacronistiche battaglie di retroguardia contro il progresso, la libertà e la concorrenza.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/07/tg5-menzogne-d%E2%80%99autore/162788/

Nessun commento:

Posta un commento