mercoledì 1 maggio 2013

Borsellino/quater. Il mistero della valigetta: l’agente di scorta di Ayala: ''Il giornalista Cavallaro non c’era''.


Lunedì era stato ascoltato proprio il giornalista del Corriere della Sera Felice Cavallaro, ieri è stata la volta di Rosario Farinella a quel tempo caposcorta di Giuseppe Ayala che quel giorno era con l'ex magistrato. Fu Farinella a prendere la valigetta del giudice Borsellino dall'auto. "Siamo andati in via D'Amelio in auto –ha raccontato ai pm della procura di Caltanissetta – e quando è scoppiata la bomba, in casa il giudice era solo.". Notizia che differisce da quanto raccontato da Cavallaro che ha detto di aver chiamato in casa di Ayala dopo avere sentito il botto e che al telefono rispose la sua compagna.
Ma non solo in questo differiscono le dichiarazioni. L'ex agente della scorta continua il suo racconto: "Eravamo vicini all'auto del dottore Borsellino; il giudice Ayala ha visto la borsa. Io l'ho presa e l'ho tenuta in mano per circa 5 minuti. Poi il giudice ha individuato un ufficiale in borghese e mi ha detto di darla a lui e così ho fatto. Quell'uomo era in abiti civili e non aveva distintivi". Poi ha aggiunto che Felice Cavallaro, in quel frangente, non era presente.
Altri scenari si sono aperti oggi. I pm hanno mostrato a Farinella delle foto del momenti successivi alla strage e l'ex capo scorta, sorpreso ha riconosciuto un uomo, che il giorno della strage, nella confusione, non aveva visto sul luogo: Roberto Campesi. Un uomo – spiega Farinella – che Ayala voleva "infiltrare" tra gli agenti della scorta e che non apparteneva all'arma. "Dopo la strage, tornato dalle ferie, appresi che Campesi era entrato a far parte della scorta – racconta – mi opposi immediatamente a questa cosa, soprattutto perché si trattava di un civile e chiesi informazioni. Mi dissero che addirittura era consuetudine che salisse sulla blindata con Ayala" .
Farinella, in quanto capo scorta, si oppose con forza alla novità fino a rivolgersi al capo ufficio scorte ma senza esito positivo: "Mi rispose che Campesi era persona di fiducia di Ayala e che quindi avrebbe viaggiato con loro. Nacque dunque un contrasto sulla pretesa del giudice che si concluse però con l'allontanamento di Farinelli dalla scorta.
Poi è stata la volta di Giovanni Adinolfi a quei tempi capitano dei Ros a Palermo che ha raccontato di aver parlato con Borsellino pochi giorni prima della strage . Il giudice gli disse di aver saputo dell'arrivo del tritolo ma di essere preoccupato più per la sua famiglie e la sua scorta che non per la sua stessa vita. Il colonnello ha poi riferito di quando il pm De Francisci gli raccontò che il giudice Borsellino aveva saputo che il pentito Mutolo e Marchese avevano detto che Contrada e Signorino erano vicini ad ambienti mafiosi.
Sul pretorio è poi salito il colonnello Marco Minicucci, che allora comandava il nucleo operativo dei carabinieri di Palermo. Ha detto che il capitano Giovanni Arcangioli (l'uomo della foto con la valigetta in mano), la mattina dopo o le ore successive (non ricorda con precisione) gli disse di avere prelevato lui la borsa dalla macchina. Circostanza che ricorda solo nel 2005, interrogato dalla Dia di Caltanissetta.
Il colonnello non si trovava vicino alla blindata quando fu presa la valigetta, che, infatti,  non vedrà mai.
Ad essere ascoltato poi è stato il caposquadra dei vigile del Fuoco Giovanni Farina, che ha dichiarato alla Corte di aver provato ad aprire la portiera dell'auto ma non vi riuscì. "Era impossibile. Mi sono accorto in seguito che era stata aperta da alcuni miei subordinati ma grazie all'intervento della Polizia – racconta – . A mio avviso l'hanno potuta aprire solo con la chiave ".
La prossima udienza è fissata per il 6maggio. Saranno ascoltati il maggiore Carmelo Canale e il magistrato Diego Cavaliero amico di Paolo Borsellino.

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