CRONACA – A Misterbianco quasi tutto il gruppo dirigente del Pd va verso le dimissioni. A Motta Sant'Anastasia quasi. Sono i due Comuni in cui il matrimonio con il partito di Luca Sammartino e Valeria Sudano non va giù. Questione di valori. E di persone. «È inconcepibile per chi ha fatto della battaglia alla discarica una ragione di vita».
Se c'è un luogo dove il matrimonio tra Pd e Articolo 4 non unisce ma lascia ferite sanguinanti è Motta Sant'Anastasia. La scorsa primavera per giorni i deputati Valeria Sudano e Luca Sammartino si sono fermati nella cittadina del Catanese, per sostenere il loro candidato sindaco, Anastasio Carrà, poi risultato vincitore per una manciata di voti. Un impegno notevole per una cittadina diventata di strategica importanza per la presenza della discarica Tiritì-Valanghe d'inverno. Impianto di proprietà della famiglia Proto, storicamente vicina proprio ai Sudano. Finora Pd e Articolo 4 si sono trovati sulle due parti opposte della barricate. Valori antitetici che ora si chiede di far convivere in un unico contenitore. Differenze da sacrificare sull'altare della capitalizzazione dei voti.
«Per chi come me ha fatto della battaglia alla discarica Tiritì una ragione di vita,è inconcepibile che Articolo 4 prenda la tessera del Pd, è come se fosse la stessa discarica a tesserarsi nel mio ormai ex partito». Massimo La Piana, militante democratico di Misterbianco e candidato a sindaco (sconfitto) del Pd alle ultime elezioni comunali, mastica amaro mentre annuncia le proprie dimissioni dal partito. Ieri nella cittadina del Catanese si è svolta una riunione per decidere cosa fare dopo il matrimonio, sancito dalla direzione regionale, con Articolo 4. «La stragrande maggioranza del gruppo dirigente si dimetterà», annuncia La Piana. A Motta Sant'Anastasia, paese che con Misterbianco condivide la battaglia contro l'impianto, i malumori sono gli stessi, mentre le decisioni al momento si limitano alla stesura di un documento che invita il Pd regionale a tornare sui suoi passi. Seguiranno chiarimenti con la segreteria provinciale. Ma se queste mosse non avranno l'effetto sperato, anche in questo caso si profila l'ipotesi di dimissioni di massa.
I militanti democratici di Misterbianco e Motta non saranno gli unici a consegnare le tessere. La protesta dal basso si allarga, soprattutto nell'ala che fa riferimento a Pippo Civati. In più di 600 tra amministratori, dirigenti locali e semplici militanti hanno sottoscritto una lettera scritta da Valentina Spata, a capo dell'area siciliana che fa riferimento a Civati. Si pone in attesa il sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, anche lui del Pd. «Confido nella saggezza del mio partito e do per scontato che la nostra politica sulla discarica non cambierà. In caso contrario - continua - se dovesse cedere a eventuali ricatti, non sarebbe più il mio partito. Resta il fatto che l'adesione al Partito Democratico di esponenti politici come Sammartino e Sudano, non è affatto una bella notizia. È noto, infatti, il sostegno che gli stessi hanno profuso per mantenere in vita la discarica di Motta Sant'Anastasia».
Un nome su tutti non va giù ai militanti antidiscarica: Valeria Sudano, deputata regionale di Articolo 4, tra i principali artefici insieme a Luca Sammartino dell'ingresso nel Pd, ma soprattutto nipote dell'ex senatore Mimmo Sudano. La famiglia Sudano è legata a doppio filo ai Proto, titolari della ditta Oikos, a sua volta proprietaria dell'impianto. Il capostipite, Domenico Proto, è sotto processo a Palermo, proprio per le vicende legate alla discarica. «I legami tra le due famiglie sono storici, il Pd ha deciso di assumere una precisa identità nella quale non possiamo riconoscerci», afferma La Piana. Il cugino di Valeria Sudano, Salvatore detto Chicco, figlio dell'ex senatore di Forza Italia Mimmo Sudano, è uno degli avvocati della Oikos. La sede della ditta si trova nello stesso appartamento dello studio legale di Sudano. Il suo nome compare (da non indagato) negli atti del processo Terra Mia, alle prime battute a Palermo. Tra i rinviati a giudizio ci sono il numero uno della Oikos, Domenico Proto e Gianfranco Cannova (dipendente dell'assessorato regionale Territorio e ambiente) che avrebbe rilasciato autorizzazioni alle attività di diversi impianti senza i relativi controlli, accettando denaro, regali e viaggi, agevolando gli iter per gli impianti amici.
È proprio Chicco Sudano, per conto della Oikos, come scrive il gip nell'ordinanza per l'applicazione delle misure cautelari in carcere, a pagare due soggiorni presso l'Hotel Baia Verde di Aci Castello a Cannova. «La disinvolta confidenza tra i due indagati (Cannova e Proto ndr) - scrive ancora il Gip - è avvalorata dagli altri elementi in atti a partire dai contatti intrattenuti dal Cannova anche con l’avvocato Sudano Salvatore (Chicco), il quale ha anche inviato una sua memoria intercettata con e-mail. Un documento di notevole rilevanza dal momento che contiene, in pratica, la risposta che il Cannova a nome dell’ufficio che rappresentava quale funzionario dell’assessorato al Territorio, avrebbe dovuto fornire alla richiesta della Provincia Regionale di Catania di parere sulla chiusura della discarica di contrada Valanghe d’Inverno e sull’annullamento del decreto Aia già emesso». Danilo Festa, esponente del Pd di Motta, ricorda come, quando nel 2013 i comitati sono stati ascoltati alla commissione Rifiuti e ambiente dell'Ars, «Valeria Sudano si mostrò ostile verso le criticità da noi spiegate e quando arrivò Mimmo Proto si abbracciarono calorosamente».
Di certo se qualcosa nella politica del Pd rispetto alla discarica Tiritì cambierà si vedrà a breve. «Entro Pasqua l'impianto verrà chiuso, sono questi i tempi previsti e che vogliamo fare rispettare», spiega il sindaco Di Guardo. «A novembre - aggiunge Festa - dissero che, in base al programma di chiusura fissato della Oikos che prevede il riempimento della struttura, a marzo avrebbero chiuso. Poi si passerà alla fase di bonifica che sarà sempre a carico della Oikos. Vedremo se quanto promesso sarà effettivamente rispettato».
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