Ieri le telecamere di Presa diretta hanno raccontato i "nuovi acquisti" del Pd siciliano. Mentre la Procura, dopo un esposto del Movimento cinque stelle, ha aperto un fascicolo su possibili "favori" del governo ai deputati pronti a passare in maggioranza. Al di là delle indagini, il Parlamento siciliano è l'immagine del trasformismo. Tutte le storie.
PALERMO - L'inchiesta televisiva. E quella della Procura. Il vortice dei cambi di casacca e i dubbi sugli incarichi del governo. La Sicilia è terra di trasformismo, di geometrie politiche che piegano le leggi stesse della geometria, di impasti originalissimi e impensabili.
Su Rai Tre, ieri sera, è andata in scena la rappresentazione plastica della rottamazione siciliana. Tramutatasi in inciucio, calcolo, persino paradosso. Il Pd accoglie tutti. Come fosse la Democrazia cristiana, commentano in tanti, facendo persino torto, forse, al partito di De Gasperi. I renziani prendono tutto. E la trasformazione genetica del partito è eticamente giustificata dai numeri. Cioè dai voti. Non è importante, in fondo, da dove vengano. Da quali storie. Da quali tradizioni.
Ma insieme all'inchiesta giornalistica, ecco profilarsi un'altra indagine, dai contorni ancora non del tutto definiti. Una indagine senza indagati, insomma. Che nasce, però, dalle parole di un deputato regionale, Pippo Sorbello (al momento “in panchina” in seguito all'ennesima pronuncia dei giudici sul ricorso del primo dei non eletti nell'Udc, Edi Bandiera) durante la seduta d'Aula del 4 aprile scorso. Secondo Sorbello, i cambi di casacca all'Ars altro non sarebbero che un metodo scientifico per ottenere in cambio dal governo incarichi per “parenti, amici e amici degli amici”. Frase “raccolta” dai parlamentari grillini che hanno presentato un esposto in Procura. “Pochi giorni dopo – racconta il capogruppo grillino Giorgio Ciaccio – sono stato convocato dalla Digos. Hanno avuto mandato dalla Procura di Palermo di approfondire quell'esposto”. In pratica, un fascicolo è stato aperto. Si vedrà.
Al di là delle responsabilità penali eventualmente da verificare, a unire le due inchieste è il riferimento ai “saltafosso” dell'Assemblea regionale. Tanti. Così tanti da rendere complicata persino la ricostruzione dei loro movimenti. Movimenti in qualche modo favoriti dalla nascita in seno a Sala d'Ercole di gruppi che non esistevano al momento delle elezioni: da Articolo 4 al Pdr, per giungere a Sicilia democratica.
Chi salta dentro il Pd
Ieri, le telecamere di Presa diretta hanno puntato i propri obiettivi verso il Partito democratico. Il “nuovo” Pd, quello che ha cambiato verso con Renzi. Quello, per intenderci, che avrebbe dovuto rottamare e ha preferito, alla fine, rivolgersi all'usato sicuro. Scegliendo, ad esempio, la “Leopolda sicula” voluta da Davide Faraone per dare il benvenuto al partito agli ex di Articolo 4. Si tratta, lo ricordiamo, di Luca Sammartino eletto tra le fila dell'Udc, di Valeria Sudano nipote di Mimmo Sudano big democristiano a Catania e soprattutto eletta col Cantiere popolare dei cuffariani di Saverio Romano. Democristiano si definisce Nello Dipasquale che fu sindaco a Ragusa col Pdl, negli anni in cui il Pd “gli faceva schifo”. L'altro Pd, ovviamente, perché adesso quel partito ha “cambiato verso”, nella direzione di Dipasquale, pronto a cambiare casacca dopo essere stato eletto nel Megafono di Rosario Crocetta ed esser transitato nel gruppo “Territorio”. Alice Anselmo, invece, è riuscita a cambiare cinque gruppi in meno di tre anni dopo essere stata eletta nel listino di Rosario Crocetta. Nell'ordine: Megafono, Territorio, Drs, Udc e appunto Pd. Pippo Nicotra, invece, è stato eletto con l'Udc, poi ha deciso di seguire Lino Leanza in Articolo 4, infine ecco l'approdo a quel Pd che oggi, ha ammesso ai cronisti di Raitre, “somiglia tanto alla Dc”. Il trapanese Paolo Ruggirello viene da una esperienza con l'Mpa di Lombardo e persino da un breve innamoramento per il “nuovo Berlusconi”, quel Luca Samorì che fondò il Mir: i Moderati in rivoluzione. Un paradosso già in partenza, quella forza politica dei moderati rivoluzionari, ma in un certo senso anche un segno premonitore. Il moderato Ruggirello, che verrà eletto addirittura con la Lista Musumeci, quella che faceva capo allo sfidante di Crocetta, giungerà al Pd, dopo aver già sposato la rivoluzione crocettiana col passaggio ad Articolo 4.
I nuovi aspiranti renziani
Ma il Pd della rottamazione trasformista non è riuscito ovviamente ad accaparrarsi l'esclusiva dei cambiacasacca. Dovunque ti volti, vedi deputati seduti su uno scranno dal colore diverso da quello originario. Una mano di vernice e voilà, chi è di destra diventa di sinistra. I moderati diventano “compagni”. È quello che sta accadendo al'interno di due movimenti che – tra polemiche interne e speranze – hanno già deciso di sposare la causa renziana. Movimenti che abbiamo già descritto in un articolo di qualche giorno fa, citato proprio ieri sera dai giornalisti di Presa Diretta. Ci limitiamo a ricordare qui il contenuto di quel servizio. Secondo il capogruppo di Sicilia democratica Totò Lentini, nei giorni della festa dell'Unità, il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, in occasione della sua partecipazione alla kermesse palermitana, darà la sua “benedizione politica” (e quindi quella del Pd) alla federazione tra il Pdr di Totò Cardinale e, appunto, il movimento che rappresenta uno dei due tronconi in cui si è spezzato Articolo 4. Ma chi fa parte, oggi, di questi gruppi? A chi insomma, il Pd “metterà il bollino” (per usare le parole dello stesso Lentini) di nuovi renziani? C'è intanto lo stesso Lentini, eletto con l'Udc dopo un passato nell'Mpa di Lombardo e transitato da Articolo 4, c'è la vicecapogruppo Luisa Lantieri eletta addirittura con Grande Sud il movimento dell'ex plenipotenziario di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Micciché, c'è un cuffariano storico come l'agrigentino Totò Cascio non a caso eletto col Cantiere popolare di Romano e transitato da Articolo 4, c'è Giamabattista Coltraro eletto col Megafono prima di lasciarlo in polemica con Crocetta e infine ecco Pippo Currenti. E qui dobbiamo fermarci un attimo. Il deputato messinese infatti, giunto alla terza legislatura, è riuscito a farsi eleggere più o meno da tutti i partiti di centrodestra che in questi anni hanno “comandato” in Sicilia. La prima elezione è tra le fila di Alleanza Nazionale, la seconda col Pdl, la terza con la Lista Musumeci. In mezzo, una militanza con Futuro e Libertà, il movimento politico fondato, senza troppo successo, da Gianfranco Fini. Se passi al Pdr di Cardinale, poi, puoi imbatterti in Michele Cimino, un berlusconiano della prima ora non a caso finito dentro la prima giunta di Raffaele Lombardo insieme agli ex compagni dell'Udc di Cuffaro, dei berluscones, dei miccicheiani. Con Grande Sud in effetti Cimino verrà eletto a Sala d'Ercole, per poi prenderne le distanze e transitare ai Drs (poi Pdr) di Cardinale appunto. Dove milita un altro ex miccicheiano come Edi Tamajo. Salvo Lo Giudice decise di cambiare casacca prima ancora dell'inizio della partita: pochi giorni dopo le elezioni aveva già deciso di lasciare la Lista Musumeci e passare al movimento “Territorio” di Dipasquale, poi l'approdo appunto al Pdr. Lo stesso capogruppo Beppe Picciolo, che eppure ha un trascorso col Pd, è stato eletto con l'Mpa di Raffaele Lombardo, a sostegno del candidato governatore Gianfranco Micciché.
Dal grillino pentito al deputato "contromano"
Una valzer infinito. Che ha finito per coinvolgere persino il Movimento cinque stelle. Antonio Venturino, una volta messosi in tasca l'elezione a vicepresidente dell'Ars, ha deciso di lasciare i pentastellati, scoprendosi “socialista”. Oggi fa parte di un gruppo “composito” insieme al Megafono di Crocetta. Il Nuovo centrodestra di Alfano, nato ovviamente in seguito alla scissione del Pdl, ha accolto Giovanni Lo Sciuto, eletto tra le fila dell'Mpa di Lombardo. In Forza Italia, invece, finirà l'esperto deputato Riccardo Savona, giunto alla quarta legislatura di fila. Per lui, inizialmente eletto tra le fila di Grande Sud (nonostante avesse lanciato un proprio movimento alleatosi, senza conquistare seggi, col Fli di Fini), il passaggio al Pdr di Totò Cardinale. Per lui si deve parlare di una trasmigrazione “contromano”. Uno dei pochi, insomma, a passare dalla maggioranza all'opposizione. E il motivo è legato a un intervento di Crocetta a una convention del Pdr: il governatore di fatto cacciò Savona prendendo spunto da una vecchia inchiesta sull'Eolico nella quale si era fatto riferimento ai rapporti del deputato con un imprenditore compromesso. E se il “cambio di casacca” di Santi Formica, eletto col Pdl e passato alla Lista Musumeci, è solo tecnico (utile per garantire, numericamente, la sopravvivenza del gruppo parlamentare), paradossale è il cambio di casacca più prestigioso. Quello del governatore. Crocetta, in seguito a feroci polemiche nel Pd, ha lasciato il gruppo Megafono passando a quello dei democratici. E così, a Sala d'Ercole, per mesi potevi imbatterti in una “Lista Crocetta”. Ma senza Crocetta.
Su Rai Tre, ieri sera, è andata in scena la rappresentazione plastica della rottamazione siciliana. Tramutatasi in inciucio, calcolo, persino paradosso. Il Pd accoglie tutti. Come fosse la Democrazia cristiana, commentano in tanti, facendo persino torto, forse, al partito di De Gasperi. I renziani prendono tutto. E la trasformazione genetica del partito è eticamente giustificata dai numeri. Cioè dai voti. Non è importante, in fondo, da dove vengano. Da quali storie. Da quali tradizioni.
Ma insieme all'inchiesta giornalistica, ecco profilarsi un'altra indagine, dai contorni ancora non del tutto definiti. Una indagine senza indagati, insomma. Che nasce, però, dalle parole di un deputato regionale, Pippo Sorbello (al momento “in panchina” in seguito all'ennesima pronuncia dei giudici sul ricorso del primo dei non eletti nell'Udc, Edi Bandiera) durante la seduta d'Aula del 4 aprile scorso. Secondo Sorbello, i cambi di casacca all'Ars altro non sarebbero che un metodo scientifico per ottenere in cambio dal governo incarichi per “parenti, amici e amici degli amici”. Frase “raccolta” dai parlamentari grillini che hanno presentato un esposto in Procura. “Pochi giorni dopo – racconta il capogruppo grillino Giorgio Ciaccio – sono stato convocato dalla Digos. Hanno avuto mandato dalla Procura di Palermo di approfondire quell'esposto”. In pratica, un fascicolo è stato aperto. Si vedrà.
Al di là delle responsabilità penali eventualmente da verificare, a unire le due inchieste è il riferimento ai “saltafosso” dell'Assemblea regionale. Tanti. Così tanti da rendere complicata persino la ricostruzione dei loro movimenti. Movimenti in qualche modo favoriti dalla nascita in seno a Sala d'Ercole di gruppi che non esistevano al momento delle elezioni: da Articolo 4 al Pdr, per giungere a Sicilia democratica.
Chi salta dentro il Pd
Ieri, le telecamere di Presa diretta hanno puntato i propri obiettivi verso il Partito democratico. Il “nuovo” Pd, quello che ha cambiato verso con Renzi. Quello, per intenderci, che avrebbe dovuto rottamare e ha preferito, alla fine, rivolgersi all'usato sicuro. Scegliendo, ad esempio, la “Leopolda sicula” voluta da Davide Faraone per dare il benvenuto al partito agli ex di Articolo 4. Si tratta, lo ricordiamo, di Luca Sammartino eletto tra le fila dell'Udc, di Valeria Sudano nipote di Mimmo Sudano big democristiano a Catania e soprattutto eletta col Cantiere popolare dei cuffariani di Saverio Romano. Democristiano si definisce Nello Dipasquale che fu sindaco a Ragusa col Pdl, negli anni in cui il Pd “gli faceva schifo”. L'altro Pd, ovviamente, perché adesso quel partito ha “cambiato verso”, nella direzione di Dipasquale, pronto a cambiare casacca dopo essere stato eletto nel Megafono di Rosario Crocetta ed esser transitato nel gruppo “Territorio”. Alice Anselmo, invece, è riuscita a cambiare cinque gruppi in meno di tre anni dopo essere stata eletta nel listino di Rosario Crocetta. Nell'ordine: Megafono, Territorio, Drs, Udc e appunto Pd. Pippo Nicotra, invece, è stato eletto con l'Udc, poi ha deciso di seguire Lino Leanza in Articolo 4, infine ecco l'approdo a quel Pd che oggi, ha ammesso ai cronisti di Raitre, “somiglia tanto alla Dc”. Il trapanese Paolo Ruggirello viene da una esperienza con l'Mpa di Lombardo e persino da un breve innamoramento per il “nuovo Berlusconi”, quel Luca Samorì che fondò il Mir: i Moderati in rivoluzione. Un paradosso già in partenza, quella forza politica dei moderati rivoluzionari, ma in un certo senso anche un segno premonitore. Il moderato Ruggirello, che verrà eletto addirittura con la Lista Musumeci, quella che faceva capo allo sfidante di Crocetta, giungerà al Pd, dopo aver già sposato la rivoluzione crocettiana col passaggio ad Articolo 4.
I nuovi aspiranti renziani
Ma il Pd della rottamazione trasformista non è riuscito ovviamente ad accaparrarsi l'esclusiva dei cambiacasacca. Dovunque ti volti, vedi deputati seduti su uno scranno dal colore diverso da quello originario. Una mano di vernice e voilà, chi è di destra diventa di sinistra. I moderati diventano “compagni”. È quello che sta accadendo al'interno di due movimenti che – tra polemiche interne e speranze – hanno già deciso di sposare la causa renziana. Movimenti che abbiamo già descritto in un articolo di qualche giorno fa, citato proprio ieri sera dai giornalisti di Presa Diretta. Ci limitiamo a ricordare qui il contenuto di quel servizio. Secondo il capogruppo di Sicilia democratica Totò Lentini, nei giorni della festa dell'Unità, il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, in occasione della sua partecipazione alla kermesse palermitana, darà la sua “benedizione politica” (e quindi quella del Pd) alla federazione tra il Pdr di Totò Cardinale e, appunto, il movimento che rappresenta uno dei due tronconi in cui si è spezzato Articolo 4. Ma chi fa parte, oggi, di questi gruppi? A chi insomma, il Pd “metterà il bollino” (per usare le parole dello stesso Lentini) di nuovi renziani? C'è intanto lo stesso Lentini, eletto con l'Udc dopo un passato nell'Mpa di Lombardo e transitato da Articolo 4, c'è la vicecapogruppo Luisa Lantieri eletta addirittura con Grande Sud il movimento dell'ex plenipotenziario di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Micciché, c'è un cuffariano storico come l'agrigentino Totò Cascio non a caso eletto col Cantiere popolare di Romano e transitato da Articolo 4, c'è Giamabattista Coltraro eletto col Megafono prima di lasciarlo in polemica con Crocetta e infine ecco Pippo Currenti. E qui dobbiamo fermarci un attimo. Il deputato messinese infatti, giunto alla terza legislatura, è riuscito a farsi eleggere più o meno da tutti i partiti di centrodestra che in questi anni hanno “comandato” in Sicilia. La prima elezione è tra le fila di Alleanza Nazionale, la seconda col Pdl, la terza con la Lista Musumeci. In mezzo, una militanza con Futuro e Libertà, il movimento politico fondato, senza troppo successo, da Gianfranco Fini. Se passi al Pdr di Cardinale, poi, puoi imbatterti in Michele Cimino, un berlusconiano della prima ora non a caso finito dentro la prima giunta di Raffaele Lombardo insieme agli ex compagni dell'Udc di Cuffaro, dei berluscones, dei miccicheiani. Con Grande Sud in effetti Cimino verrà eletto a Sala d'Ercole, per poi prenderne le distanze e transitare ai Drs (poi Pdr) di Cardinale appunto. Dove milita un altro ex miccicheiano come Edi Tamajo. Salvo Lo Giudice decise di cambiare casacca prima ancora dell'inizio della partita: pochi giorni dopo le elezioni aveva già deciso di lasciare la Lista Musumeci e passare al movimento “Territorio” di Dipasquale, poi l'approdo appunto al Pdr. Lo stesso capogruppo Beppe Picciolo, che eppure ha un trascorso col Pd, è stato eletto con l'Mpa di Raffaele Lombardo, a sostegno del candidato governatore Gianfranco Micciché.
Dal grillino pentito al deputato "contromano"
Una valzer infinito. Che ha finito per coinvolgere persino il Movimento cinque stelle. Antonio Venturino, una volta messosi in tasca l'elezione a vicepresidente dell'Ars, ha deciso di lasciare i pentastellati, scoprendosi “socialista”. Oggi fa parte di un gruppo “composito” insieme al Megafono di Crocetta. Il Nuovo centrodestra di Alfano, nato ovviamente in seguito alla scissione del Pdl, ha accolto Giovanni Lo Sciuto, eletto tra le fila dell'Mpa di Lombardo. In Forza Italia, invece, finirà l'esperto deputato Riccardo Savona, giunto alla quarta legislatura di fila. Per lui, inizialmente eletto tra le fila di Grande Sud (nonostante avesse lanciato un proprio movimento alleatosi, senza conquistare seggi, col Fli di Fini), il passaggio al Pdr di Totò Cardinale. Per lui si deve parlare di una trasmigrazione “contromano”. Uno dei pochi, insomma, a passare dalla maggioranza all'opposizione. E il motivo è legato a un intervento di Crocetta a una convention del Pdr: il governatore di fatto cacciò Savona prendendo spunto da una vecchia inchiesta sull'Eolico nella quale si era fatto riferimento ai rapporti del deputato con un imprenditore compromesso. E se il “cambio di casacca” di Santi Formica, eletto col Pdl e passato alla Lista Musumeci, è solo tecnico (utile per garantire, numericamente, la sopravvivenza del gruppo parlamentare), paradossale è il cambio di casacca più prestigioso. Quello del governatore. Crocetta, in seguito a feroci polemiche nel Pd, ha lasciato il gruppo Megafono passando a quello dei democratici. E così, a Sala d'Ercole, per mesi potevi imbatterti in una “Lista Crocetta”. Ma senza Crocetta.
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