Il potenziamento dello scalo fiorentino risale all’inizio della corsa di Renzi per Palazzo Vecchio. La sentenza è un brutto colpo anche per il consigliere del premier Marco Carrai.
La corsa a Palazzo Vecchio di Matteo Renzi, primo atto della sua scalata verso Palazzo Chigi, era cominciata nel 2008 mettendo mano ad un progetto fermo da venti anni: il potenziamento dell’aeroporto di Firenze, a Peretola, con una pista parallela all’autostrada che lo rendesse più efficiente e lo portasse da 2 a 4 milioni di passeggeri. L’obiettivo era creare un city airport che favorisse le imprese (a due passi c’è il colosso General Electric) e creasse nuovi posti di lavoro: ma in realtà, dietro le quinte, si giocava anche la sfida per limitare lo strapotere del Galilei di Pisa con i voli low cost.
Renzi era riuscito a vincere tutte le opposizioni, a partire da quelle che dagli Anni 90 avevano bloccato tutto, in Toscana, da parte degli ex ds che guidavano all’epoca ancora il Pd. Ma lunedì 8 agosto, a un passo dal traguardo, è arrivata la doccia fredda: il Tar ha annullato in blocco la delibera della Regione guidata da Enrico Rossi, sfidante di Renzi per il rinnovo della segreteria pd (ma che su questo punto aveva trovato un’intesa con l’allora sindaco), che autorizzava il potenziamento dell’aeroporto. I motivi? Troppe lacune nelle soluzioni proposte per limitare l’impatto dell’opera. In altre parole, i giudici del Tar affermano che prima di decidere se costruire o meno la nuova pista bisognava approfondire molto di più i problemi e trovare le soluzioni adeguate.
La sentenza è una brutta tegola anche per Marco Carrai: l’amico e fidatissimo consigliere del premier, dato per mesi in corsa come consulente del governo sulla cyber intelligence, fu nominato presidente di Aeroporto di Firenze (Adf) già nel 2013. Con Renzi sindaco iniziò a gestire politicamente l’iter per lo sviluppo dello scalo, fino a quando entrò in contatto con Eduardo Eurnekian, magnate argentino che ha scommesso sullo scalo di Firenze e relativa fusione con Pisa sotto un’unica società di gestione: Toscana Aeroporti, presieduta dal luglio 2015 dallo stesso Carrai.
Lo stop imposto dai giudici scombina però tutto il maxi piano di investimenti di Corporacion America (braccio operativo di Eurnekian), che si regge su un importante aiuto dello Stato: potenziare Peretola costa infatti circa 320 milioni, di cui la metà dovrebbero arrivare dal governo (per ora ne sono stati erogati solo 50 milioni) ed il resto dai soci privati. Intanto gli oppositori del progetto, dai comitati al M5S passando dal sindaco di Sinistra italiana di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi, che ha sconfitto clamorosamente il Pd due mesi fa, brindano: «Una notizia strepitosa». Ma il governo, per scongiurare uno scivolone nella città del premier, sta già preparando una contromossa: la firma del ministero dell’Ambiente sulla Valutazione d’impatto ambientale, atto che potrebbe aggirare lo stop del Tar.
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