mercoledì 23 ottobre 2019

Il cazzaro nero. - Tommaso Merlo



Più si scava attorno al Metropol, più emerge un sottobosco davvero inquietante. Oligarchi, ideologi, affaristi. Un sottobosco nero come le idee neofasciste che lo impregnano. Un Putin in cima e sotto via di manganello e rosario per ripulire il frociame, il negrume e tutta sta dannata libertà che ci sta portando alla deriva. Già, patria, chiesa e famiglia. 
Credere, obbedire e combattere. Eia, eia, alalà! Salvini ammicca da tempo alle organizzazioni neofasciste italiane, ma non ne ha mai risposto perché nelle urne tutto si riduce a qualche zero virgola. Cosa diversa all’estero, più si scava attorno al Metropol, più emerge una sorta di lobby internazionale neofascista e ultraconservatrice che da Steve Bannon arriva fino a Mosca. Oligarchi, ideologi, affaristi. Un vero e proprio sottobosco nero che mira a sabotare il progetto europeo e più in generale le democrazie liberali per tornare ad un nazionalismo da secolo scorso. Liberticida e autoritario. Come madre Russia insegna. Un nazionalismo che mira ad accentrare il potere nelle mani di qualche Superuomo in nome del popolo ovviamente. Che mira a rilegare le donne ai fornelli e a sfornare nuove reclute di razza. Che mira a rimandare i selvaggi a raccoglier banane e a frustare chiunque osi profanare la famiglia di Betlemme. Che mira a ergere muri per difendersi dal cambiamento, dal diverso e da tutte le trasformazioni sociali e culturali di un mondo che si ostina a girare. Manganello e rosario. Contro le opposizioni, contro i giudici, contro l’informazione, contro le minoranze. Una lobby che se si presentasse alle elezioni per quello che è davvero, si beccherebbe pernacchie e insulti in qualunque paese occidentale. E per questo agisce nelle retrovie infiltrando i partiti esistenti e puntando su uomini politici dalle idee affini che emergono sulla scena dei vari paesi. Ed è qui che entra in gioco Salvini che tra i cavalli su cui ha puntato il sottobosco nero è quello che è partito al galoppo in maniera più dirompente. Da Washington fino a Mosca. Oligarchi, ideologi, affaristi. Tutti sanno benissimo che Salvini è un cazzaro. Se puntano su di lui non è certo perché stimano la sua profondità intellettuale e il suo spessore da statista. Ma Salvini appartiene al loro mondo ideologico ed è riuscito a trovare un format vincente sul mercato elettorale del suo paese, è riuscito a conquistare milioni di italiani impauriti dall’immigrazione, incattiviti dalla crisi ed esasperati dal fallimento della vecchia partitocrazia. Cittadini comuni, in milioni. Non gruppi di esaltati, non sette di fanatici. Tutto grazie ad una accattivante vetrina social di un negozio che vende l’immagine salviniana e nasconde le idee ultraconservatrici nel retrobottega con l’inconfessabile obiettivo di tirarle fuori al momento opportuno e rifilarle in piccole dosi affinché si sdoganino e fioriscano. Tutte le lobby funzionano così. Anche quella del sottobosco nero. Investono soldi, inquinano l’informazione, puntano sui cavalli vincenti. Nell’ombra. Scoppiato il vento sovranista, Salvini si è trovato al momento giusto al posto giusto. A trasformarlo in un fenomeno sono stati quei geni dei cittadini italiani che non appena spunta un ducetto hanno il vizio di correre a prostrarsi ai suoi piedi. La solita cotta politica che negli ultimi anni è però passata molto in fretta. Cosa che Salvini e il sottobosco nero sanno e temono. Fallito il colpo di mano estivo, ci devono riprovare prima che si scavi troppo a fondo intorno al Metropol. Prima che gli italiani capiscano cosa vi sia davvero dietro al cazzaro nero.

https://infosannio.wordpress.com/2019/10/22/il-cazzaro-nero/

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