Soldi usciti dalle casse della Lega Nord e finiti sui conti di un fornitore. Lo stesso fornitore grazie al quale, proprio in quel periodo, il commercialista salviniano Alberto Di Rubba ha realizzato una plusvalenza da oltre 1 milione di euro. È questo, in estrema sintesi, il contenuto di un documento della Uif (Unità di informazione finanziaria) di Banca d’Italia. Le carte raccontano un nuovo capitolo delle trame finanziarie leghiste, e per la prima volta collegano il partito a un importante imprenditore: Marzio Carrara, l’uomo che i giornali di settore descrivono come “the king of print”, colui che sta trasformando Bergamo nella capitale italiana della stampa su carta. “Le mie aziende non sono riconducibili, né direttamente né indirettamente, ad alcuna organizzazione politica”, tiene a precisare al Fatto Carrara.
Partiamo dalla fine della storia. È il 6 Settembre 2018. Il Tribunale del Riesame di Genova quel giorno conferma il sequestro dei 49 milioni di euro della Lega. Secondo i giudici, il denaro è sequestrabile in “tutti i conti correnti riconducibili” al partito. È il game over definitivo per Salvini, che solo in seguito otterrà l’ok dalla Procura di Genova per la rateizzazione del debito in quasi 80 anni. Il documento di Banca d’Italia racconta cosa è successo alle finanze leghiste da settembre 2017 ad agosto 2018. Cioè pochi giorni prima della sentenza del Riesame.
In quell’anno i detective della Uif ricevono parecchie segnalazioni di operazioni sospette. Denaro che dai conti della Lega finisce su quelli di un’azienda bergamasca. Si chiama Cpz e fa capo a Carrara, 45 anni, erede di una storica famiglia di stampatori. In meno di un anno, la Lega effettua dodici bonifici sui conti della Cpz, per un totale di 837mila euro. Quei bonifici, spiega Carrara, si riferiscono ai servizi di stampa forniti alla Lega per le elezioni politiche e regionali del marzo 2018. Gli investigatori, però, considerano le operazioni sospette per via di un altro giro di denaro che nello stesso periodo corre parallelo. Perché se da una parte Carrara incassa soldi dalla Lega, dall’altra paga una cifra molto simile a uno dei commercialisti più importanti del partito.
Il 10 maggio 2018 Di Rubba – oggi indagato dalla Procura di Milano per peculato nella vicenda della Lombardia Film Commission – riceve infatti sul suo conto due bonifici da Carrara, per un totale di 1,1 milioni di euro. Motivo? “Pagamento per la cessione delle quote di Dirfin Srl”.
La faccenda è complicata, bisogna stare attenti a nomi e date. Dirfin è una società di consulenza fondata nel novembre del 2017 e posseduta interamente da Di Rubba, già allora professionista con incarichi di spicco nella Lega. Poco dopo essere stata costituita, Dirfin sarà protagonista di un colpaccio finanziario. L’affare va sotto il nome di Arti Group Holding, società fondata a Bergamo nel dicembre del 2017 con tre azionisti. C’è Carrara, proprietario del 45 per cento delle quote attraverso la finanziaria Cafin. C’è il manager Alessandro Bulfon, titolare del 49 per cento delle azioni tramite la Advancy Holding Srl. E infine Di Rubba, che detiene il restante 6 per cento via Dirfin.
Un mese dopo essere stata fondata, a gennaio del 2018, Arti Group Holding compra NIIAG, una grande società che stampa libri e cataloghi. La acquista dal Fondo Bavaria per 5 milioni di euro. E solo quattro mesi dopo, a maggio, la rivende alla Elocograf del gruppo Pozzoni, altri imprenditori del settore, per 29 milioni di euro. Insomma, una plusvalenza di 24 milioni.
Il documento di Banca d’Italia fa notare cosa succede subito dopo la vendita di NIIAG. Sì, perché una volta terminata l’operazione, finanziata interamente da Carrara, lo stesso fornitore della Lega liquida i suoi soci della Arti Group Holding. Per il suo 6 per cento, che aveva pagato 10 mila euro, Di Rubba incassa da Carrara 1,1 milioni di euro.
Niente di strano, spiega l’imprenditore, che descrive Di Rubba come un professionista di sua “assoluta fiducia”, della cui consulenza si è servito per alcune operazioni di ristrutturazione aziendale: “Al fine di dividere gli utili realizzati senza dover attendere la chiusura del bilancio, decisi di acquistare le partecipazioni degli altri due soci”. Dunque, il milione incassato da Di Rubba è il profitto che il commercialista della Lega avrebbe comunque ottenuto come azionista della Arti Group Holding. Tutto regolare, è insomma la tesi di Carrara. Che annuncia però di voler tagliare i ponti con la Lega e con tutti gli altri partiti con cui finora ha lavorato: “Tenuto anche conto del particolare contesto di crisi che stiamo affrontando e delle negative ripercussioni mediatiche che l’attività di stampa in favore di partiti politici sta avendo, abbiamo deciso di non offrire più i nostri servizi di stampa a nessun partito politico”.
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