giovedì 24 settembre 2020

Lotta a difesa del clima: non abbiamo più scuse. - Luca Mercalli - 17 settembre 2020












Alla prossima emergenza climatica non si dica, come per la pandemia da coronavirus, che non si erano fatti per tempo piani di intervento e valutazioni dei rischi. È da decenni che se ne producono in tutto il mondo da parte dell’Onu-Ipcc (Intergovernmental Panel on climate change), della Banca Mondiale, dell’Unione europea. E pure qui da noi con la presentazione del rapporto “Analisi del rischio cambiamenti climatici in Italia” del CMCC di Lecce (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici), abbiamo ora una fotografia aggiornata sugli impatti che il riscaldamento globale imporrà alla nostra società e alla nostra economia.

È un lavoro che ha coinvolto trenta ricercatori, basato sulla miglior conoscenza scientifica disponibile. Il clima italiano entro metà secolo si riscalderà, ma possiamo ancora decidere di quanto: da un paio di gradi in più, con danni moderati a cui possiamo far fronte, a cinque gradi in più se non si farà nulla, con calamità straordinarie e irreversibili.

Avremo più siccità estive, minore produzione agricola, più incendi boschivi, più ondate di calore soprattutto nelle zone urbane, meno neve d’inverno, più eventi meteorologici estremi (che negli ultimi vent’anni sono già cresciuti del 9 per cento), un aumento del livello dei mari con rischio di inabitabilità delle zone costiere. Recita il rapporto che “i cambiamenti climatici hanno un imponente costo economico. Il loro impatto da qui a fine secolo può arrivare fino all’8 per cento del prodotto interno lordo pro capite. Senza interventi per arrestare la marcia del riscaldamento climatico aumenterà anche la diseguaglianza economica Nord-Sud e tra fasce di popolazione più povere e più ricche”. Turismo, agricoltura e infrastrutture saranno i settori più colpiti, ma non bisogna sottovalutare che non tutto è monetizzabile, come la sofferenza delle persone.

Il rapporto CMCC spiega dove investire per diminuire i rischi e dimostra che una politica della prevenzione creerà anche nuove opportunità di lavoro, in sintonia con il Green Deal promosso dalla Commissione Ue.

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