venerdì 25 settembre 2020

Non solo tagli: il referendum ha rafforzato la democrazia. - Gian Giacomo Migone













La maggioranza del popolo italiano, che malgrado la pandemia, è andata a votare, ha conseguito alcuni risultati per la democrazia, non soltanto nostra. Vediamo quali.

1. In un momento cruciale, il sistema elettorale, che sta scricchiolando in alcune culle della democrazia (Stati Uniti e Regno Unito), ancora una volta ha funzionato in maniera esemplare nel nostro Paese. Non solo l’alta percentuale dei votanti che hanno capito l’entità della posta in gioco – per il contenuto del referendum, l’importanza di alcune elezioni regionali (Puglia e Toscana), la solidità di un governo che ha bene operato – ma il corretto funzionamento, senza contestazioni di rilievo, di oltre 61.000 sezioni a cui aggiungerne 3.000 ospedaliere, in piena pandemia.

2. Finalmente i reiterati tentativi di ridurre il numero prolifico dei nostri parlamentari hanno sortito un risultato concreto che apre la strada alla modifica di una scandalosa legge elettorale, opera di governi multicolori precedenti; che, tra premi di maggioranza e listini, sortisce centinaia di parlamentari nominati che non rispondono se non a centri di potere partitici che li distribuiscono a piacere, senza radicamento territoriale. Una prova ulteriore di serietà, in controcanto rispetto agli stereotipi negativi nei nostri confronti, tuttora circolanti in Europa. Ma attenzione ai Germanicum e ai Brescianum in agguato!

3. Sono stati sonoramente sconfitti i potentati economici, esemplarmente rappresentati dai giornali posseduti dalla famiglia Elkann, a null’altro interessati se non a continuare a puppare soldi pubblici italiani ed europei, magari con l’aiuto di qualche cambiamento di governo o, quantomeno, rimpasto compiacente. È ripreso un balletto osceno di dichiarazioni da parte di presunti vincitori, ingrandito e stimolato da giornali i cui editori sfruttano il bisogno di visibilità dei politici per ottenerne dei vantaggi con un gioco di bastone e carota.

4. Sono stati egualmente sconfitti Salvini, Renzi e altri protagonisti minori di una pseudosinistra, pariolina e di vocazione aretina, premiando coloro che con coerenza hanno sostenuto il molto di buono conseguito dal governo in carica, la sua politica antipandemica ed europeista. Non soltanto Conte, ma il prudente e sagace Zingaretti che, contrariamente a quanto sostenuto in prima pagina da Repubblica (22.09) e dal G7, ha rifiutato di lasciarsi tentare dai bocconi avvelenati che gli sono stati lanciati in diretta, quali il Mes e richieste ultimative, in grado di minare la necessaria alleanza tra Pd e un M5S, in evidente difficoltà, in cui con fatica ha prevalso una gestione responsabile.

Invece, Recovery Fund a tutta birra, come occasione per riformare e rilanciare un’economia più giusta e più sana; sostenere una sanità non più a sostegno di profitti privati, incapaci di gestire la pandemia; eliminare ingenti sprechi di denaro pubblico (cosa fece il prof. Cottarelli, quando presiedeva alla spending review, se non parole?) in modo da legittimare e investire nella scuola e nella ricerca come nella semplificazione delle procedure pubbliche e nel rafforzamento della giustizia civile.

Come ovvio, nulla è scontato. Per uscire, più liberi e forti, da una situazione di grande sofferenza sociale, aggravata dalla crescita mondiale della pandemia e da crescenti minacce alla sopravvivenza del pianeta, la strada è lunga, irta e piena d’insidie. Occorrerà anche il valido contributo di molte persone oneste e intelligenti che si sono lasciate ingannare dalla propaganda avversaria. Ma, come diceva Rhett Butler, domani è un altro giorno.

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