martedì 13 aprile 2021

Se la transizione ecologica cambia anche il sindacato. - Giorgio Pagano

 

- In Italia si vorrebbero chiudere le centrali a carbone nel 2025 per approdare non alle fonti rinnovabili ma al gas, che è solo meno inquinante del carbone e resta una fonte fossile: si stanno progettando o sono in fase di autorizzazione 15 nuove centrali a gas, per un totale di 14 MW di nuova potenza installata, in sostituzione di 8 MW a carbone. Tra queste, due sono in Liguria: alla Spezia (ENEL) e a Vado Ligure (Tirreno Power). In Liguria, sul tema “quale energia” e “quale transizione ecologica”, si stanno dunque giocando partite importanti.

Il rapporto del think tank indipendente Carbon Tracker spiega molto bene, confrontando rinnovabili e gas, che la scelta del gas è sbagliata: sia perché inquina, aggiungendo 18 milioni di tonnellate di emissioni in un Paese che deve tagliarne il 55% nel corso di questo decennio, sia perché è antieconomico per i cittadini, che con il gas pagherebbero bollette più care, fino al 60% in più, e per gli stessi investitori, che rischiano di finanziare nuovi impianti già non competitivi. Inoltre il rapporto dimostra nel dettaglio che il gas non è più sicuro delle rinnovabili e che non è abbondante, ma esposto a molta “volatilità”. Sia alla Spezia che a Savona è forte l’opposizione ai due nuovi impianti. Ma deve svilupparsi la proposta alternativa. Un esempio positivo viene dal movimento popolare sorto a Civitavecchia, altro sito in cui Enel intende riconvertire a gas una centrale a carbone. Un gruppo di ricercatori e tecnici ha messo a punto un progetto che prevede la produzione di elettricità esclusivamente da fonti rinnovabili, stabilizzate nella loro intermittenza da stoccaggi di idrogeno verde prodotto sempre da fonti rinnovabili. Sul progetto si è aperta una discussione, sono state coinvolte le associazioni e -fatto straordinario- si sono mobilitati i lavoratori, che hanno scioperato a più riprese, ed è entrata in campo la Camera del Lavoro, insieme a UIL e USB.

La transizione energetica non è di proprietà di ENEL o di Tirreno Power, perché riguarda il futuro di tutti e della natura. Deve vedere protagoniste le istituzioni e le comunità locali. E il mondo del lavoro: Civitavecchia rappresenta una svolta perché dimostra che questo mondo può uscire da una posizione vetero produttivistica e difensiva e diventare punto di riferimento essenziale dei movimenti sociali che si battono per il cambiamento del modello di sviluppo. Maurizio Landini, segretario della CGIL, ha affermato nei giorni scorsi:
“Io sono certo di una cosa: di fronte alla portata della crisi che stiamo vivendo non si può tornare a fare, come pure qualcuno pensa, le stesse cose di prima. C’è bisogno di un cambiamento radicale: di pensare a un diverso modello di società. E anche il sindacato deve cambiare. È cresciuto in un mondo nel quale i termini crescita, sviluppo, progresso
tecnologico, diffusione del benessere coincidevano. Oggi siamo di fronte a un quadro radicalmente nuovo: si è spezzato quel rapporto che sembrava scontato quanto lineare tra sviluppo e benessere. Inoltre la crescita deve misurarsi con un tema nuovo per il sindacato e non solo: il concetto di ‘limite’, che ci dice che le risorse naturali -aria, acqua, la terra stessa- non sono infinite”. Civitavecchia dimostra, forse, che questo “cambiamento radicale” è cominciato. E il nuovo Ministero della Transizione ecologica? Avrebbe un senso vero se mutasse lo schema finora impostato dal Ministero dello Sviluppo economico, che ostacola le rinnovabili e offre sovvenzioni alle centrali a gas: nel 2020 è stato infatti introdotto il capacity market, che prevede 20 anni di generosissimi incentivi per nuove centrali a gas, giustificati da ragioni di sicurezza del sistema, quando per la flessibilità e la sicurezza del sistema esistono, come dimostra lo studio di Carbon Tracker, alternative più economiche, efficienti e con ridotte o zero emissioni di gas serra. La necessità di un “cambiamento radicale” si pone anche per il governo di Mario Draghi.

Città della Spezia

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