Uno dei motivi per cui il M5S ha deciso di sostenere il governo Draghi è difendere le sue battaglie, a partire da quella sul Reddito di cittadinanza. Al termine delle consultazioni col premier incaricato di formare il nuovo esecutivo, la preoccupazione di Vito Crimi e Beppe Grillo è stata quella di rassicurare che il “Reddito di cittadinanza non si tocca”.
Al momento di congedarsi, l’ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo (nella foto), ha ribadito che è “necessario assicurare piena continuità e realizzazione al Reddito di cittadinanza. Se l’Italia è riuscita a contenere l’impatto sociale ed economico della pandemia è anche grazie a questa riforma il cui ruolo è e sarà determinante per garantire la ripresa del nostro Paese”.
E adesso è dall’Europa che arriva il riconoscimento al lavoro fatto dal M5S a sostegno dei più fragili. “Un riconoscimento che ci rassicura che la strada intrapresa sin qui è lungimirante, una misura che permette inclusione e giustizia sociale, e allo stesso tempo immette liquidità nell’economia”, scrive la pentastellata Paola Taverna.
La novità di oggi è che il regolamento di istituzione del Recovery fund, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, spiega che il rispetto delle ultime raccomandazioni dell’Ue all’Italia è tra i principali parametri di cui la Commissione terrà conto nel valutare i Recovery plan nazionali. E che, viceversa, la mancata adesione a quei “suggerimenti” potrebbe comportare la bocciatura del documento necessario a ottenere le ingenti risorse provenienti da Bruxelles.
Ebbene, una delle raccomandazioni inviate a maggio all’Italia è stata quella di “fornire redditi sostitutivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici” e “attenuare l’impatto della crisi sull’occupazione”. La Commissione Ue si è soffermata sul reddito di cittadinanza e ha rilevato che “si potrebbe migliorarne la diffusione tra i gruppi vulnerabili”, ricordando che il governo ha dovuto introdurre un ulteriore reddito di emergenza temporaneo per le fasce di persone non raggiunte dal Rdc, come lavoratori in nero ed extracomunitari residenti in Italia da meno di 10 anni.
Gli ultimi dati disponibili ci dicono che nel mese di gennaio hanno percepito il Reddito di cittadinanza 1,2 milioni di nuclei familiari, con 2,8 milioni di persone coinvolte e un importo medio a nucleo pari a 573 euro. I nuclei percettori di Pensione di cittadinanza sono stati invece 115 mila, con 129 mila persone coinvolte e un importo medio di 240 euro. Complessivamente, quindi, a gennaio hanno ricevuto il beneficio 1,3 milioni di nuclei, con un importo medio pari a 543 euro.
La regione che a gennaio ha avuto più nuclei beneficiari di reddito o pensione di cittadinanza (266mila, pari al 21% del totale) è stata la Campania, a seguire la Sicilia (231mila, pari al 18% del totale). Nel solo mese di gennaio, ha indicato inoltre l’Inps, è stato revocato il beneficio a 15 mila nuclei, per mancanza di uno dei requisiti; nello specifico, prevalentemente per dichiarazioni non conformi rispetto ai redditi da attività lavorativa e al patrimonio mobiliare.
E che l’area della povertà e dell’esclusione sociale in Italia si sia ridotta anche grazie al Reddito di cittadinanza lo dicono i dati Eurostat. Al netto dei furbetti. Secondo i dati Eurostat, riferiti al 2019, la percentuale di popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale, ovvero coloro che hanno un reddito disponibile inferiore al 60% del reddito mediano nazionale, o sono in una situazione di deprivazione materiale o vivono in famiglie con bassa intensità di lavoro, è scesa al 25,6% dal 27,3% del 2018. In pratica le persone in questa situazione di disagio nel 2019 erano 15.388.000, in calo di oltre un milione rispetto alle 16.441.000 del 2018 (erano quasi 18,2 milioni nel 2016).
Ma soprattutto il Rdc ha fatto da argine al dilagare del disagio sociale ed economico in piena crisi Covid. L’Eurostat conferma – ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico – che in Italia c’è stato “un calo importante del numero di coloro che sono in povertà o a rischio di povertà ed esclusione sociale nel 2019, primo anno di introduzione del Reddito di cittadinanza. La pandemia nel 2020 ha ridotto i redditi degli italiani, ma grazie al Rdc e alle politiche sociali di contenimento messe in atto tempestivamente, il calo del reddito nel 2020 è stato inferiore del 51% rispetto a quello che sarebbe potuto essere in assenza di politiche anti Covid”.
“Il 2021 – ha concluso il numero uno dell’Inps – dovrà essere l’anno del rilancio anche delle politiche attive e degli investimenti, sfruttando al massimo le capacità del Paese e le opportunità del Recovery fund”. E oggi non è solo il M5S a chiederlo. è l’Europa che chiede di rafforzare il Reddito di cittadinanza. E il Recovery plan ne dovrà tener conto.