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venerdì 6 febbraio 2015

Acqua, rifiuti e crac finanziario: è guerra tra Comuni e Regione. - Giulio Ambrosetti

Acqua, rifiuti e crac finanziario: <br>è guerra tra Comuni e Regione

Lunedì prossimo, alla stessa ora, si riuniranno tutti i consigli comunali della Sicilia per avviare un dibattito sui temi che, oggi, la politica non riesce a risolvere e, in alcuni casi, nemmeno ad affrontare: la gestione del servizio idrico, dello smaltimento, dei consorzi, dei servizi sociali e, ovviamente, in primo piano ci sarà anche la questione della sostenibilità economica.

L’appuntamento è per lunedì prossimo, quando tutti i consigli comunali della Sicilia si riuniranno, alla stessa ora, per avviare un dibattito sui temi che, oggi, la politica non riesce a risolvere e, in alcuni casi, nemmeno ad affrontare: acqua, rifiuti, consorzi di Comuni, servizi sociali e, ovviamente, la questione finanziaria.
“Ci stiamo sostituendo a una politica regionale che non dà più risposte - dice Paolo Amenta, vice presidente dell’Anci Sicilia e sindaco di Canicattini Bagni, provincia di Siracusa -. Dalla Regione, fino ad oggi, abbiamo avuto solo problemi. Incredibile quello che è successo con i consorzi di Comuni, lasciati a metà. Per non parlare dell’acqua, dei rifiuti e dell’assistenza ai disabili”. La Regione ha annunciato nuovi tagli ai Comuni. Ma non ha ancora onorato gli impegni finanziari dell’anno passato. Non ha ancora erogato circa 300 milioni di euro del fondo delle autonomie locali. E deve ancora erogare circa 180 milioni di euro per il pagamento del personale precario.
“A questo – sottolinea Pasquale Amato, sindaco di Palma di Montechiaro, provincia di Agrigento – dobbiamo aggiungere i tagli del governo nazionale. Al mio Comune, quest’anno, Roma erogherà 573 mila euro in meno. Per noi è un problema serio. In queste condizioni, o aumentiamo le tasse ai cittadini, o non eroghiamo i servizi. A Palma, aumentando di un punto l’Imu, l’introito è pari a circa 350 mila euro. Tasso i cittadini che sono già stremati e non risolvo nemmeno il problema”.
Spiega Paolo Garofalo, sindaco di Enna: “I Comuni contribuiscono per il 2 per cento circa all’indebitamento italiano. Il restante 98 per cento di debiti è prodotto dallo Stato, dalle Regioni e dal parastato. Ebbene, con la spending review il 70 per cento delle penalizzazioni viene caricato ai Comuni. I quali, oggi, vengono chiamati a coprire debiti che altri hanno provocato. Il risultato è che siamo costretti ad aumentare le tasse e a ridurre i servizi. Ne vanno di mezzo strade, scuole, cultura, sport, anziani e, in generale, servizi sociali”.
Due questioni saranno, in particolare, al centro dei dibattito in tanti consigli comunali dell’Isola: la gestione dell’acqua e quella dei rifiuti. “Sull’acqua – precisa Pasquale Amato – assistiamo a una contraddizione da parte della Regione. Da una parte c’è la legge regionale numero 2 del 2013, che consente ai Comuni di gestire il servizio idrico. Di fatto, una legge che agevola la gestione pubblica. Dall’altra parte c’è il governo regionale, e in particolare il dipartimento per l’Energia, che diffida gli stessi Comuni intimandogli di consegnare le reti idriche ai privati. Su questo punto – aggiunge il sindaco di Palma di Montechiaro – siamo stupiti che l’assessore Vania Contraffatto stia, di fatto, lasciando diffidare i Comuni dai propri uffici per affidare la gestione dell’acqua a chi, fino ad oggi, ha solo peggiorato il servizio idrico facendo lievitare i costi” (abbiamo provato a contattare l’assessore Contraffatto per una replica, ma senza fortuna).
Amato racconta di un paradosso che si sta verificando in questi giorni in provincia di Agrigento.Dove Girgenti acque, la società privata che gestisce il servizio idrico (non in tutta la provincia, ma solo in una parte) vorrebbe acquisire le sorgenti e gli acquedotti del consorzio Tre Sorgenti verso il quale ha un debito di circa 17 milioni di euro. “Invece di pagare il debito di 17 milioni di euro al consorzio – sottolinea Amato – Girgenti acque si vorrebbe prendere le infrastrutture. Con l’avallo di qualche amministratore distratto. Come il sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo. O come il commissario del Comune di Licata, Maria Grazia Bandara, che, senza avere alle spalle un mandato popolare, aveva adottato un atto amministrativo favorevole a Girgenti acque. Che poi, per fortuna, ha ritirato dopo le proteste del consiglio comunale della città”.

Sulla gestione dei rifiuti si sofferma ancora il sindaco di Enna, Garofalo. “Già è un errore imperniare il sistema di raccolta dei rifiuti sulle discariche. Ma ancora più assurdo è tenere chiuse le discariche pubbliche, costringendo i Comuni a trasportare i rifiuti presso discariche private in alcuni casi molto distanti. Con costi aggiuntivi che gravano sugli stessi Comuni. L’esempio di quanto avviene nella nostra provincia è emblematico. C’è la discarica di Cozzo Vuturo per la quale sono già stati spesi circa 20 milioni di euro. Servirebbe un altro milione di euro per metterla in funzione, forse meno con l’eventuale ribasso d’asta. Ma i soldi non si trovano. Così una discarica che potrebbe servire tutta la provincia di Enna, in attesa di potenziare la raccolta differenziata dei rifiuti, rimane chiusa. Costringendo i Comuni a portare i rifiuti a molti chilometri di distanza. Con un incredibile aumento dei costi”.

mercoledì 11 settembre 2013

Bologna, la Regione paga tre stipendi per un solo seggio da consigliere. - Annalisa Dall'Oca

Bologna, la Regione paga tre stipendi per un solo seggio da consigliere

L'Assemblea ha ridotto gli emolumenti del 50% a Giampaolo Lavagetto, condannato per peculato. Ora, oltre a quest'ultimo, sono altri due gli eletti stipendiati con soldi pubblici per ricoprire lo stesso seggio: l'ex capogruppo Villani, sospeso dopo gli arresti domiciliari per l'inchiesta Public Money e Cinzia Camorali, nominata dopo l'entrata in vigore del decreto anti corruzione.

Un consigliere regionale al prezzo di tre. A luglio il pacchetto “anti – casta” proposto all’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna dal Movimento 5 Stelle era stato bocciato quasi all’unanimità. Eppure, fosse passato, il provvedimento avrebbe risparmiato a centrodestra e centrosinistra più di qualche “imbarazzo”, e un rapido dietrofront. Perché oggi, successione dopo successione, e condanna dopo condanna, sono 3 i consiglieri stipendiati dalla Regione con soldi pubblici per ricoprire lo stesso seggio in viale Aldo Moro: l’ex capogruppo Pdl Luigi Villani, sospeso dopo gli arresti domiciliari seguiti all’inchiesta Public Money di Parma, il suo successore, l’ex assessore della giunta guidata da Pietro Vignali, Giampaolo Lavagetto, condannato in primo grado per peculato nell’uso del cellulare di servizio, e infine Cinzia Camorali, recentemente nominata a svolgere l’incarico rimasto vacante dopo che il decreto “anti corruzione” ha imposto a Lavagetto, subentrato in maggio, un passo indietro.
“Il problema – spiega Andrea Defranceschi, unico consigliere a 5 Stelle della Regione – è che secondo la normativa vigente i consiglieri sospesi hanno diritto a un’indennità pari al 50% del loro stipendio”. Quindi, sempre sulla base del regolamento votato a luglio dall’Assemblea legislativa, quello che il pacchetto “anti casta” del Movimento 5 Stelle intendeva modificare, Villani e Lavagetto, pur sospesi, percepiscono ancora il 50% del loro stipendio, cifra che si somma al compenso che viene regolarmente riconosciuto al nuovo consigliere, l’unico che effettivamente ricopre l’incarico in viale Aldo Moro. Insomma, “un consigliere al prezzo di tre”. “Noi avevamo chiesto di ridurre quell’indennità dal 50% al 10% non potendola eliminare in toto per legge – continua Defranceschi – ma con me, allora, aveva votato a favore solo Gian Guido Naldi, presidente di Sinistra, Ecologia e Libertà”.
Tuttavia oggi, a quanto pare, la situazione è cambiata e, almeno in viale Aldo Moro, l’asse Pd – Pdl si è spaccato. La Regione, in seguito alla sospensione di Lavagetto, ha richiesto al consigliere di restituire quanto percepito a partire dal 21 maggio 2013, data del suo insediamento in Assemblea, trattenendo il 50% dell’indennità che gli spetta. Ma la questione, come precisa Defranceschi, “è difficile da spiegare all’opinione pubblica”. Così, durante la prima seduta autunnale dell’Assemblea gli eletti hanno optato per un rapido cambio di rotta, votando un ordine del giorno, passato a larga maggioranza – favorevoli Pd, Lega Nord, Udc, il consigliere ex ‘grillino’ Giovanni Favia e il Movimento 5 Stelle – per ridurre, non al 10%, come proposto dai 5 Stelle, ma a ‘zero’ quell’indennità, e modificare così la legge approvata a luglio.
“Finalmente ci hanno dato ragione – chiosa Defranceschi – spero che l’impegno sia portato avanti dall’Assemblea come preannunciato in aula, e che già entro settembre l’indennità sia eliminata”. I tempi tecnici, infatti, richiedono circa 3 settimane e un paio di passaggi in Commissione, ma la forza politica questa volta c’è. Anche perché l’unico partito contrario al cambio di rotta è il Pdl. Che in aula, per bocca del capogruppo Gianguido Bazzoni, ha letto una lettera di Villani, scritta a bocciare “quell’esborso caritatevole” che sarebbe il taglio al 10% dell’indennità, etichettandolo come una proposta “giustizialista e ipocrita” che non considera “la presunzione di innocenza”.
“Mi sembra che le leggi regionali parlino sufficientemente chiaro su quanto si debba assegnare ma avverto un’aria giustizialista e ipocrita – ha scritto Vignali – intendo rinunciare a qualunque forma di indennità per la mia situazione di sospeso fino a quando non potrò rientrare nelle mie funzioni di consigliere regionale. Sono infatti a conoscenza – continua la missiva – che si vorrebbe ridurre tale emolumento dalla metà dell’indennità di carica fino ad ora prevista, al 10%, nella pratica un esborso caritatevole. Preciso, infatti, a scanso di equivoche e superficiali notizie diffuse anche da alcuni media, che ricevo un assegno di circa 1.560 euro netti e che quindi se passasse la linea dell’ulteriore drastica riduzione, ammonterebbe in tutto a circa 310 euro. Come hanno sottolineato recentemente e pubblicamente alcuni consiglieri di diverse sensibilità politica – prosegue Villani – si dovrebbe stare attenti a non cadere nell’arbitrio verso una persona che non ha ancora subito alcun tipo di condanna. Mi preme peraltro ricordare che il nostro ordinamento giuridico è formalmente garantista, anche se lo dovrebbe essere molto di più sostanzialmente, proprio grazie a quella Costituzione che per molti anche nella nostra Assemblea legislativa regionale è una specie di bibbia intangibile e appunto stabilisce la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva”.