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mercoledì 5 luglio 2017

Parlamento, condannati sì ma sempre riabilitati: così gli onorevoli si riprendono il vitalizio. - Sergio Rizzo

Parlamento, condannati sì ma sempre riabilitati: così gli onorevoli si riprendono il vitalizio

La Camera restituisce assegno e arretrati a tre ex deputati. Lo prevede il regolamento quando, assai spesso, il tribunale concede il ravvedimento.

GIANSTEFANO Frigerio lo deve sapere: non tutto è perduto. Magari si tratterà di aspettare qualche anno, ma la sentenza di riabilitazione prima o poi arriverà. E allora il vitalizio da 2.200 euro netti al mese che il Parlamento gli ha revocato ieri, dopo l'ultima condanna definitiva a tre anni e 4 mesi per le tangenti dell'Expo 2015 che ha patteggiato a fine 2014, tornerà a correre. Con tanto di arretrati. Per avere conferma, chiedere ai tre che si sono visti restituire l'assegno mentre la Camera lo toglieva all'ex collettore delle tangenti Dc che fu in seguito ascoltato consigliere di Silvio Berlusconi.

Massimo Abbatangelo, per esempio. Deputato missino per quattro legislature fu accusato della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984, quando sedeva a Montecitorio ormai da cinque anni. Da questa gravissima imputazione venne assolto dalla Corte d'Assise di Firenze in appello nel 1994, dopo che in primo grado aveva preso l'ergastolo. Ma si beccò comunque sei anni per detenzione di esplosivo: e il conto la Camera glielo ha presentato nel 2015. Il 9 luglio di due anni fa l'ufficio di presidenza di Montecitorio gli ha revocato un vitalizio che secondo i dati rivelati da Primo Di Nicola sull'Espresso ammontava nel 2013 a 4.676 euro netti al mese. A ben ventuno anni di distanza dalla condanna e anche dopo ventuno anni di assegni: i vecchi regolamenti stabilivano infatti che un deputato con quattro legislature alle spalle potesse incassare senza limiti di età. E allora Abbatangelo, che si presentò con Alleanza nazionale alle politiche del 1994 per la quinta volta risultando però il primo dei non eletti, non aveva che 51 anni. Due primavere di astinenza e adesso per lui torna il vitalizio, nel frattempo pure lievitato a 5.600 euro: il 27 gennaio 2016 ha presentato istanza di riabilitazione, che gli è stata ovviamente concessa, e la sanzione è improvvisamente evaporata. E insieme al vitalizio, tornano anche gli arretrati. Il conto è facile. Basta moltiplicare 5.600 per 17: tanti sono i mesi trascorsi dalla domanda presentata al tribunale di sorveglianza alla decisione presa ieri dall'ufficio di presidenza della Camera.

Per l'ex democristiano Giuseppe Astone, che si era visto anch'egli revocare nel luglio 2015 il vitalizio cresciuto oggi fino a 5.200 euro netti al mese (causa una condanna a 5 anni e 10 mesi) gli arretrati ammontano invece a circa metà, considerato che la domanda di riabilitazione è partita solo il 4 ottobre 2016. Mentre il terzo ex onorevole al quale è stato ieri restituito il vitalizio, Massimo De Carolis (condanna a 2 anni e 8 mesi), si dovrà accontentare di una somma prossima ai 40 mila euro: l'assegno al quale ha nuovamente diritto è nel suo caso di poco superiore a 3.000 euro netti mensili, e l'istanza al tribunale è del 16 maggio 2016.

Inutili le proteste del grillino Riccardo Fraccaro, che di quell'ufficio è segretario. Le stesse elevate in occasione del precedente dell'ex Dc Gianmario Pellizzari, già condannato per bancarotta fraudolenta a sei anni e mezzo, al quale il vitalizio era stato sterilizzato per sei mesi e prontamente restituito per intervenuta riabilitazione. Le regole parlano chiaro: l'assegno viene tolto ai parlamentari condannati in via definitiva a pene di oltre due anni. Ma lo stesso regolamento che il Parlamento ha approvato nel maggio del 2015 prevede una via d'uscita che lo rende di fatto inutile. Il comma 3 dell'articolo 1 dice che le "disposizioni non si applicano qualora sia intervenuta riabilitazione in base agli articoli 683 del codice di procedura penale, 178 e 179 del codice penale". È un istituto, questo, previsto dal nostro sistema giudiziario, con il quale a fine pena il tribunale di sorveglianza può certificare il "ravvedimento" del condannato. Una certificazione raramente negata a qualcuno: figuriamoci a chi ha occupato per anni un seggio in Parlamento. Il che però finisce per rappresentare una sanatoria generalizzata.

La circostanza era stata denunciata senza mezzi termini dagli esponenti del Movimento 5 stelle, ma senza esito. Già far passare un regolamento così blando, e che esclude per giunta chi è stato condannato per reati quali abuso d'ufficio e finanziamento illecito ai partiti, non era stata una passeggiata. La dice lunga il fatto che quell'argomento fosse stato affrontato con un ritardo di almeno due decenni da Tangentopoli e non per iniziativa delle Camere. Il Parlamento si era infatti mosso dopo la revoca dell'assegno della Regione siciliana all'ex governatore Salvatore Cuffaro. E la cosa aveva scatenato un putiferio. Per arrivare a quel regolamento si erano dovute superare resistenze di ogni tipo, a partire da quella del centrodestra che pretendeva l'approvazione di una legge in Parlamento: con la certezza del naufragio. Camera e Senato avevano mobilitato un esercito di consulenti. Ben otto costituzionalisti, ognuno dei quali aveva dato una propria versione. Un colpo di qua, un altro colpo di là, il risultato finale eccolo.

Soltanto, per carità di patria si sarebbero dovuti usare i termini appropriati. Perché agli ex parlamentari condannati in via definitiva a più di due anni e sempre con esclusione di alcuni reati il vitalizio non viene affatto revocato. Ma soltanto sospeso.


http://www.repubblica.it/politica/2017/07/05/news/parlamento_condannati_si_ma_sempre_riabilitati_cosi_gli_onorevoli_riprendono_il_vitalizio-169993834/