Cos’è un ologramma? Un ologramma è un oggetto tridimensionale che sembra solido ma non lo è, in quanto è privo di solidità anche se è visibile da ogni lato, è una fotografia di luce a 3 dimensioni, proiettata da due rubini.
Un rubino è un cristallo di corindone con cromo, una struttura di silicio e ossigeno i cui elettroni hanno una trama molto debole. Se si agita un cristallo o lo si riscalda, esso scioglie il suo cuore, passando dallo stato solido a quello liquido, e in ciò cede elettroni. Questi non sono materia, ma luce, energia… La proprietà di cedere elettroni si chiama proprietà piezoelettrica.
Il rubino possiede un po’ di silicone, il silicone è un semiconduttore cioè può cedere o trattenere elettricità. I conduttori dei computer sono di silicone. E la centrale di produzione di computer IBM in America si chiama SILICON VALLEY. Un cristallo può vibrare in modo ritmico, si accende e si spegne, rilasciando o no energia. A causa di questa vibrazione ritmica, si usano cristalli liquidi per computer o orologi (rubini, quarzi…). I cristalli permettono al computer di lavorare secondo un sistema binario, ON-OFF, immagazzinando informazioni. Secondo la teoria delle energie sottili, i cristalli liquidi permettono anche alle nostre menti di immagazzinare informazioni sotto forma di energia.
Un pranoterapeuta dovrebbe portare a contatto della propria pelle un quarzo ialino o citrino che gli cederà elettroni, rigenerando le energie che la terapia dissipa.
In un rubino appositamente trattato, gli elettroni saltellano, ma ognuno con un movimento ondulatorio diverso. Dopo un certo tempo si sincronizzano e si dispongono tutti in un’onda di un solo tipo, entrando in fase. Allora, accade un fatto straordinario.
Gli elettroni sono particelle di luce, informazioni luminose. La luce è radiante, cioè si irradia da una fonte luminosa a 360°. Ma, quando gli elettroni danzano tutti allo stesso modo, la luce si allinea, si potenzia, diventa mirata e dal rubino nasce un filo sottilissimo di luce pura: il raggio laser. Il laser è una luce amplificata, continua, allineata, dove gli elettroni non balzano su e giù a caso, ma sono tutti in fase e vengono sparati come i proiettili di un fucile. La sua mira è precisissima e può avere un diametro piccolo a piacere, l’onda è coerente, in ogni suo punto i campi elettrici vibrano in fase, esso spara dunque in modo esattissimo il massimo dell’informazione col massimo della potenza. Un raggio laser può fare un foro piccolissimo a piacere in qualunque materiale, può tagliare un velo microscopico di cellule da un occhio, può saldare tra loro materiali diversi, può distruggere cellule tumorali, saldare la retina attraversando il bulbo oculare senza sfiorarlo, o lavorare sulla superficie di un organo senza penetrarlo all’interno, arrestare un’emorragia interna, coagulare uno strappo, perforare una cassaforte. Il laser è usato nelle fusioni nucleari, in elettronica, in chirurgia, può trasmettere informazioni, creare strumenti di precisione ecc…
Con due raggi laser si può creare un ologramma, una proiezione di luce a tre dimensioni. Su una lastra riproduciamo le informazioni luminose di un oggetto, poi, con un laser, possiamo fare il processo inverso e riprodurre l’oggetto, un oggetto che sembra vero e reale, con tutti i suoi punti luminosi e oscuri, perfettamente identico all’originale, in tutti i suoi dettagli, incrinature, sporgenze, rugosità, colori….così perfetto che l’ologramma di uno specchio è ancora uno specchio che specchia.
L’ologramma registra i campi ondulatori della luce e li ricostruisce. È una fotografia di luce nello spazio. L’immagine ha profondità e l’osservatore può anche girarvi attorno per guardarla da dietro. Si ha l’impressione di un oggetto sospeso per aria. L’oggetto da fotografare viene immerso in un raggio laser, un secondo raggio è fatto rimbalzare dal riflesso del primo, il punto di incontro tra i due è impresso su una pellicola, che, sviluppata, appare come un insieme di linee scure e di punti luce. Se un terzo laser la illumina, appare in aria l’immagine tridimensionale dell’oggetto originale.
Per ora abbiamo inventato solo l’ologramma fisso. C’è chi ha visto in una fiera l’ologramma di un rubinetto che versa acqua ed ha allungato la mano per chiuderlo. Nel film Guerre Stellari il protagonista riceve un ologramma della Principessa Bianca, la vede come fosse reale, alta 30 cm, che si muove e parla, e può ricominciare da capo a ripetere il messaggio come una segreteria telefonica tridimensionale. Questo è il nostro futuro. Immaginate un pilota che deve atterrare con scarsa o nulla visibilità di campo…nessuno strumento moderno oggi riesce a fargli vedere il campo di atterraggio così com’è veramente, ma se i piloti ne avessero una immagine olografica potrebbero vedere tutto il campo chiaramente… Un giorno potremo avere schermi per film o tv olografiche che fanno sorgere davanti ai nostri occhi immagini virtuali, una realtà tridimensionale con cui potremmo forse anche interagire. Viene da chiedersi se le famose apparizioni (le visioni mariane) non siano proiezioni di questo tipo. E ci chiediamo anche se i nostri sogni non siano la stessa cosa. Tutto in essi sembra solido, reale, interagente, ma niente è reale nel senso di materiale. Probabilmente il nostro cervello funziona come un ologramma, riceve frequenze e le converte in proiezioni. Il velo di Maia di cui parla la tradizione induista potrebbe essere il corrispondente religioso di un ologramma. Se il sogno fosse l’ologramma di una notte, il mondo potrebbe essere l’ologramma di una vita.
Anche in un sogno vedo le immagini calate in coordinate spazio-temporali, ma dove sono quello spazio e quel tempo? Dove stanno? Semplicemente non esistono, sono un’illusione percettiva soggettiva, una dilatazione della mia percezione, un fenomeno allucinatorio privo di consistenza. Se il mio sogno è un film interiore, allora anche la mia vita da sveglio potrebbe esserlo. Ogni realtà percepita potrebbe essere una realtà virtuale.
Il fisico inglese David Bohm ipotizzò che una realtà oggettiva non esistesse e che l’universo fosse un gigantesco ologramma. (“Ma allora”- chiese Andreina -“se la realtà è una proiezione, chi è che mi sta proiettando?”)
Il neurofisiologo americano Karl Pribam ipotizza una doppia conversione, l’oggetto percepito è convertito in frequenze mentali, che sono convertite in immagini davanti alla coscienza. Dal punto di vista olografico il mondo potrebbe essere un’enorme illusione, la materia non esisterebbe, tutto sarebbe maya, miraggio, come dicono le filosofie orientali, una realtà virtuale di cui faccio parte. È un’illusione che noi siamo persone fisiche che si muovono in un mondo fisico, potremmo essere sogni che si muovono in un sogno e un giorno potremmo svegliarci e scoprire di aver sognato la vita.
Ma se l’universo fosse una proiezione interconnessa, in cui ogni punto ha l’informazione totale, allora ciò che succede altrove potrebbe essere conosciuto qui. E un’esperienza di telepatia o di conoscenza diretta, una visione, un’inferenza della mente sulla materia, un atto di sincronicità diventerebbero spiegabili. L’esperienza mistica sarebbe l’immissione improvvisa in una coscienza olografica, il passaggio da una coscienza personale a una coscienza totale, il frammento che contiene l’intero. Non più una limitata vista periscopica, ma una visione d’insieme (come quella dell’Akasha indiano).
In una realtà unica e interconnessa, l’interazione diventa implicita. Quando ho paura, ho reazioni tanto sul piano organico che mentale che psichico. Corpo, mente, anima interagiscono con simmetrie di senso, isole di significato, picchi di corrispondenza, quello che Calligaris chiamava risonanza.
Allo stesso modo l’organismo olografico universale reagisce in modo sincrono. Risonanza e sincronicità sarebbero le due leggi del reale.
Dal mio libro ‘Introduzione alla radioestesia’: Le energie buone o cattive che influenzano l'uomo”. Pagg. 203. con figure. Euro 15,60 su carta, euro 3 in lettura digitale.