martedì 9 ottobre 2012

Regioni, lo Stato taglia anche le competenze. Pronta una legge costituzionale.


Regioni, lo Stato taglia anche le competenze. Pronta una legge costituzionale


Oggi in consiglio dei ministri arriverà una prima bozza per modificare i contorni del Titolo V della Costituzione così come cambiato dal referendum del 2001. Al governo centrale dovrebbe tornare l'ultima parola su trasporti, istruzione, energia.

A vederlo controluce sembra un percorso pieno di saliscendi (anzi, più di salite che di discese). Però il governo sembra davvero intenzionato a prendere e scontornare con decisione le modifiche del Titolo V della Costituzione votate nel 2000 dalla maggioranza di centrosinistra in Parlamento e poi confermate da un referendum popolare l’anno successivo. Quella che dieci anni fa, più per moda che per altro, si chiamava devolution finisce sotto il bisturi dell’esecutivo tecnico. Gli scandali e gli sperperi hanno dato l’iniezione di coraggio sufficiente a mettere le mani dei ministri non solo nei portafogli (per alleggerirli), ma anche nella cassetta degli arnesi delle Regioni. Dunque davvero saranno riviste le competenze, le Regioni non dovranno più essere degli “Stati autonomi“, ma dovranno restare legate alle redini dello Stato centrale. Palazzo Chigi, quando il governo alcune sere fa ha presentato il decreto “anti Casta” con il quale faceva a fette milioni di euro e decine di poltrone in tutta Italia, in una nota aveva già posizionato i mortai: “Seguiranno presto altri provvedimenti che comporteranno una proposta di revisione della ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni al fine di assicurare un assetto razionale ed efficiente, con l’eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni burocratiche e chiameranno regioni ed enti locali a concorrere agli obiettivi di finanza pubblica, al consolidamento dei conti e al rispetto del pareggio di bilancio”. Parole che non lasciavano molto margine d’azione. 
Oggi la conferma. Il presidente Mario Monti ha confermato, durante l’incontro con Regioni ed enti locali a Palazzo Chigi, che il Consiglio dei ministri si occuperà anche della riforma del titolo V per riportare alcune competenze delle Regioni a livello centrale. Tra le materie “interessanti” per la riforma porti, aeroporti ed energia. Scuola e sanità rimangono materie concorrenti. Sui bilanci delle regioni c’è anche il controllo della Corte dei Conti.
Repubblica stamani aveva scritto che la “rivoluzione” potrebbe cominciare già oggi, quando il disegno di legge di modifica costituzionale sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Più salite che discese, si diceva: come si sa, alle leggi costituzionali servono un doppio passaggio in Parlamento e pure la maggioranza qualificata (cioè due terzi dei voti). “Dato il breve spazio di legislatura ancora a disposizione – si legge nella relazione che accompagna il disegno di legge, citata da Repubblica – l’obiettivo è quello di apportare modifiche quantitativamente limitate, ma significative dal punto di vista della regolazione dei rapporti tra lo Stato e le Regioni”. 
La chiave sta nella cosiddetta “clausola di supremazia“, spiega il quotidiano di Ezio Mauro. Sulle materie concorrenti è la legge dello Stato a prevalere. Tutto gira intorno al principio “dell’unità giuridica ed economica della Repubblica come valore fondamentale dell’ordinamento”. Invece dal 2001 del decentramento “ulivista” sono aumentati i conflitti davanti alla Corte Costituzionale.
Non solo: alcune competenze torneranno ad essere solo nazionali. Grandi reti di trasporto e di navigazione, l’istruzione, il commercio con l’estero, la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia. E così niente più scuole regionali, niente più barricate contro i rigassificatori. Basta con la visione del turismo porticciolo per porticciolo.

Provincia di Milano, corsi per gatti e mostre di funghi. Podestà: “noi abbiamo tagliato”. - Davide Vecchi


Provincia di Milano, corsi per gatti e mostre di funghi. Podestà: “noi abbiamo tagliato”


Cinque milioni di consulenze esterne. Catering e "pranzi di rappresentanza" da migliaia di euro. Il viaggio nei conti della Provincia di Milano guidata da Guido Podestà, ex coordinatore regionale del Pdl con a carico la richiesta di rinvio a giudizio per le firme false della lista Formigoni alle Regionali 2010.

Oltre 5 milioni di euro assegnati alle consulenze esterne, nonostante i 1800 dipendenti; 100 mila euro in spese di rappresentanza bruciati tra catering della presidenza, banchetti e rimborsi degli assessori senza alcun giustificativo, centinaia di migliaia di euro dispersi per finanziare iniziative varie: dal contributo per costruire un acquedotto in Tanzania al cofinanziamento del premio internazionale di danza Mab Maria Antonietta Berlusconi, in onore della sorella di Silvio e Paolo Berlusconi. Il viaggio nei conti della Provincia di Milano guidata da Guido Podestà, ex coordinatore regionale del Pdl con a carico la richiesta di rinvio a giudizio per le firme false della lista Formigoni alle Regionali 2010, è un percorso a singhiozzo tra opere necessarie e sprechi.
L’ELENCO DELLE VOCI di spesa del 2011 per rifacimenti delle strade, finanziamenti alle scuole e meritorie iniziative per l’inserimento lavorativo dei disabili (attività de-mandate alle province), è intervallato da fondi assegnati alla “mostra di funghi dal vero” o progetti tipo “vivere con la badante”. E ancora: corsi di formazione per “come migliorare il benessere dei gatti liberi in colonia” e contributi per iniziative “bond in fashion” o un più generico “realizzazione eventi Expo 2015”, voce a cui è assegnata una spesa di 379 mila euro.
Fra la documentazione che il Fatto Quotidiano ha potuto leggere c’è anche il prospetto delle spese di rappresentanza per la presidenza della giunta al febbraio 2012. Anche in questo caso non ci sono indicazioni specifiche sul come sono stati spesi i soldi. Complessivamente si tratta di 116.879,86 euro. Podestà è, da presidente, quello che spende di più. Corone d’alloro, lingotti d’oro, acquisto d’orologi, addirittura un cero da 90 euro: 40 mila euro se ne vanno in queste voci. Altrettanti sono destinati alle voci “pranzi di rappresentanza” e “catering” della presidenza. La voce occasione di spesa è genericamente indicata con “incontri istituzionali con personalità e/o delegazioni di enti pubblici e privati” per cifre che vanno dagli 8.324,60 euro ai 12.739. Ma ci sono anche minute di spese di ospitalità (6.700), omaggi istituzionali, visite delegazioni. Il presidente del Consiglio, il pidiellino Bruno Dapei, invece è quasi monovoce: “Rinfreschi di rappresentanza”.
Che sia una presentazione di un libro o l’incontro con l’associazione Moica casalinghe, il rinfresco è un must. Agli assessori, invece, basta un generico “incontri con autorità” per ottenere i rimborsi spese. Che siano pranzi, cene, treni, viaggi, catering. Comunque il rimborso è garantito. Garantito è anche il personale in staff: al 24 giugno i collaboratori di presidenza e giunta erano 119. La sola segreteria di Podestà conta 19 persone, oltre a tre destinate al gabinetto del presidente e cinque per il suo ufficio stampa, con stipendi che vanno dai 34 mila euro di uno dei collaboratori per la comunicazione ai 198 mila del direttore generale Mario Benaglia. Indicati nello staff, inoltre, ci sono tutti i portavoce dei gruppi consiliari, compresi quelli d’opposizione come il Partito democratico indicato però come “esterno”. Ogni assessore, inoltre, ha una propria squadra. Anche qui per lo più “esterni”, con contratti a termine. Cristina Stancari, ad esempio, ex portavoce di Podestà in campagna elettorale e nominata assessore (non eletta) allo sport e con deleghe all’ambiente, ha cinque persone nel suo staff. Quattro invece ne ha Silvia Garnero (altra non eletta), la 28enne nipote di Daniela Santanchè, assessore a Expo con un compenso di 78 mila euro annui, nonostante il tasso di presenza vicino allo zero, ma con una spesa per il proprio assessorato di 453.251 euro di cui 231.270 per il personale. portafoglio di 350 mila euro annuo interamente utilizzato. Quando nel 2009 arrivò in Provincia dichiarava un reddito di 12 mila euro. Ma è una nipote d’arte e palazzo Isimbardi un buon punto di partenza.
LA PROVINCIA a bilancio di previsione 2012 ha un totale generale di 999 milioni di euro con un avanzo di 4,2 milioni. Cifre enormi, fiumi di denaro che per lo più arrivano da trasferimenti dallo Stato e da enti pubblici.
Ieri la giunta ha deciso di collocare Sea e vendere Serravalle per cui Filippo Penati aveva indebitato l’ente per 240 milioni acquistando le azioni a 8,3 euro quando il valore di mercato è stato indicato in circa tre euro. I rivoli degli sprechi spuntano ovunque.
La Provincia di Podestà, contattata, ha risposto ricordando che Penati aveva fatto peggio. “Abbiamo garantito un piano di risanamento dei conti. Dal 2009 a oggi le spese telefoniche sono calate del 69%. E addirittura del 77,78% per la telefonia mobile, passando da 854.000 a 190.000”, ha precisato la Provincia. “Ulteriore taglio netto ha riguardato delle linee telefoniche internazionali, da 50 a una”. E poi parco auto ridotto da 174 a 80 veicoli. Riduzione dei rimborsi chilometrici e del numero di catering. Insomma Penati ha fatto peggio. E infatti non guida più la Provincia.

Cagliari, un frate picchia una mendicante davanti a chiesa di S.Francesco da Paola.


Cagliari, un frate picchia una mendicante davanti a chiesa di S.Francesco da Paola
LA CHIESA DI SAN FRANCESCO DA PAOLA A CAGLIARI
Infastidito dalla donna che da alcuni giorni chiedeva l'elemosina davanti alla chiesa di San Francesco da Paola, in via Roma, a Cagliari, un anziano frate dell'Ordine dei minimi ha infierito su di lei a bastonate.
E' un episodio che sa dell'incredibile non solo perché accaduto davanti a un edificio di culto ma perché l'autore dell'aggressione è un uomo la cui vita è improntata al modello di umiltà e carità di San Francesco. "Un anziano frate che vive nel convento dell'Ordine dei Minimi - raccontano i testimoni - ha colpito la mendicante con un bastone sulle gambe e gettato via il cartello con cui incoraggia all'elemosina". Una versione dei fatti che coincide con quanto riferito dalla vittima della violenza, Giuliana P., 64 anni, di Barisardo. Sull'Unione Sarda in edicola il dettagliato racconto della furia da cui il 'padre' si è lasciato travolgere.




Virtù teologali: fede, speranza e carità.

Nella dottrina della Chiesa cattolica queste virtù, a differenza delle virtù cardinali, non possono essere ottenute con il solo sforzo umano ma sono infuse nell'uomo dalla grazia divina. (wikipedia)


La grazia divina non è stata infusa al fraticello....


Mafia, slot machine truccate: arresti tra le forze dell'ordine.


slotmachine
Avrebbero imposto e gestito ‘slot machine’ truccate e controllate dalla mafia, con un danno di svariati milioni per l’erario. Con questa accusa sei appartenenti alle forze dell’ordine sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Caltanissetta assieme ad altre quindici persone. Diciannove gli arrestati, mentre agli altri due sono stati concessi gli arresti domiciliari. Corruzione, concussione e frode informatica i reati contestati.
Ad altre 21 persone, responsabili dei bar e dei circoli ricreativi dov’erano installati i videogiochi illegali, è stato notificato un provvedimento di interdizione dall’esercizio dell’attivita’ d’impresa a bar e circoli ricreativi coinvolti nell’inchiesta. Le 42 misure cautelari sono state emesse dal gip del Tribunale di Caltanissetta Maria Carmela Giannazzo, su richiesta della Dda.
Tra gli arrestati ci sono un sostituto commissario di polizia, un assistente capo della polizia penitenziaria, un assistente capo della polizia di Stato, due marescialli della Guardia di Finanza e un vigile urbano. Avvisi di garanzia hanno raggiunto altri militari della Guardia di Finanza e alcuni dipendenti civili del ministero dell’Interno.
Il giro d’affari sarebbe gestito da tre fratelli imprenditori, Matteo, Salvatore e Luigi Allegro, arrestati anche con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Dello stesso reato risponde il sottufficiale degli agenti di custodia. Nell’indagine sono coinvolti anche alcuni funzionari di banca per il reato di riciclaggio. Avrebbero omesso di segnalare eventuali operazioni sospette. Già in una precedente operazione, alla famiglia Allegro erano stati sequestrati beni per 5 milioni di euro.
La presunta organizzazione avrebbe monopolizzato il settore dei videogiochi, costringendo gli esercenti a installarli nei loro locali. Con un telecomando o un codice segreto, gli apparecchi si trasformavano in ‘slot machine’ o videopoker, che eludevano il fisco con incassi in nero e nello stesso tempo riducevano l’ammontare della vincita a discapito dei giocatori.

Maxi-liquidazioni ai deputati uscenti all'Ars si rischia un nuovo buco di bilancio. - Antonio Fraschilla


Maxi-liquidazioni ai deputati uscenti  all'Ars si rischia un nuovo buco di bilancio

Un "contributo di solidarietà" a chi non viene rieletto. A Speziale, recordman delle legislature, spettano 180 mila euro. Già prevista da Palazzo dei Normanni una spesa di oltre 730 mila euro.

In questi giorni i ragionieri dell'Assemblea stanno incrociando le dita. Sperano con tutto il cuore che il maggior numero possibile di deputati uscenti venga rieletto, perché in caso contrario le casse di Palazzo dei Normanni, già fragili, andrebbero in frantumi e a rischio sarebbero gli stipendi di tutti gli inquilini dell'Ars. Agli onorevoli dell'Isola in caso di mancata rielezione mamma Assemblea eroga infatti un "assegno di solidarietà ". Proprio così, "di solidarietà ", per chi ha guadagnato nel corso dell'anno almeno 12 mila euro nette al mese. Già alla fine della scorsa legislatura l'Ars si è trovata con un buco da 4 milioni di euro per pagare questa sorta di liquidazione ai non eletti e la stessa scena potrebbe ripetersi il mese prossimo. 

Intanto chi ha scelto di non candidarsi, da Giovanni Barbagallo a Lillo Speziale, frequentatori da diversi lustri degli affreschi di Sala d'Ercole, l'assegno spetta subito, eccome. Secondo il regolamento delle retribuzioni dei deputati, "al termine del mandato parlamentare l'onorevole riceve dal fondo di solidarietà un assegno pari all'80 per cento dell'indennità lorda di una mensilità moltiplicata per il numero degli anni di mandato effettivo". I conti sono presto fatti. Al decano dell'Ars Lillo Speziale, 21 anni di permanenza continua tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, spetta un assegno da 179.844 euro, in parte già incassati perché i singoli deputati possono chiedere un'anticipazione del contributo. Un assegno a sei cifre lo incasserà anche Giovanni Barbagallo, vicino di banco di Speziale, e da 16 anni filati inquilino di Sala d'Ercole: per lui l'assegno ammonta a 137.024 euro. "Ma ho già avuto delle anticipazioni ", dice l'esponente democratico, anche lui non ricandidato. Un assegno di poco inferiore ai 100 mila euro, per la precisione di 94.204 euro, è quello che invece spetta a Carmelo Incardona, deputato di Grande Sud che a sorpresa ha deciso di non presentarsi nuovamente in lista. Al
quarto posso, al momento, tra gli assegni più pesanti da incassare c'è quello di Salvatore Termine del Pd: per lui in arrivo almeno 51.384 euro.

Il contributo spetta, chiaramente, anche a chi ha solo questa legislatura alle spalle. Con differenze di qualche mese: per esempio Bernardo Mattarella è subentrato ad Anna Finocchiaro, candidata governatrice sconfitta da Lombardo, dopo sei mesi dall'insediamento del-l'Ars, così adesso gli spetta un assegno di 34.256 euro. Per tutti gli altri uscenti non ricandidati, con solo questa legislatura alle spalle, l'assegno sarà di 38.256 euro: tra questi Francesco Musotto, Ignazio Marinese, Massimo Ferrara, Roberto Corona e Guglielmo Scammacca Della Bruca. Il conto totale al momento fa 735 mila euro. Cifra, questa, che potrebbe salire a dismisura: considerando i ben 76 uscenti candidati, che sperano in un altro mandato, in caso d'insuccesso di massa l'Ars si troverebbe a dover erogare "assegni di solidarietà" per almeno altri 3 milioni di euro. Soldi che al momento in cassa non ci sono, considerando la grave crisi di liquidità in cui versa Palazzo dei Normanni. Una crisi che al momento ha impedito anche il pagamento degli stipendi, dopo che un gruppo di funzionari ha pignorato l'Ars per ben 28 milioni di euro chiedendo il riconoscimento di scatti di carriera. Piove insomma sul bagnato.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/10/05/news/maxi-liquidazioni_ai_deputati_uscenti_all_ars_si_rischia_un_nuovo_buco_di_bilancio-43934363/

"Dateci tre motivi per non astenerci" Pioggia di adesioni all'appello.




Ridurre a 50 i componenti dell'Ars, abolire il finanziamento ai gruppi parlamentari e ridurre i compensi dei deputati regionali al 50 per cento di quelli dei senatori. Tra i sottoscrittori anche Ivan Lo Bello, Antonello Montante, Franco Battiato, Franco Scaldati, Rosanna Pirajno. Se sei d'accordo registrati sul sito di "Repubblica Palermo" e sottoscrivi l'appello di Giovanni Fiandaca e Cosimo Scordato.

La gravissima crisi della politica, che in Sicilia si è tradotta nel dissennato sperpero di risorse finanziarie enormi, impedisce di considerare le imminenti elezioni regionali una normale tornata elettorale. Come cittadini, non possiamo esercitare col dovuto senso di responsabilità il nostro diritto di voto senza verificare, preventivamente, se sussistano le condizioni minime perché si avvii una inversione di tendenza nel governo politico della Sicilia.

In questa situazione, astenersi dal voto diventa una tentazione irresistibile, come forma di obiezione di coscienza democratica volta a denunciare la necessità di terapie più radicali. Pertanto, l'unica via che riteniamo percorribile per evitare la scelta astensionista consiste in una precisa assunzione, da parte di tutti i candidati a presidente, dei seguenti tre obiettivi programmatici, da realizzare entro il primo anno della nuova legislatura regionale: 
1. ridurre a 50 il numero dei componenti dell'Assemblea regionale siciliana;
2. abolire il finanziamento dei gruppi parlamentari, garantendo il funzionamento degli uffici con dipendenti dell'Assemblea; 
3. ridurre i compensi dei deputati regionali in modo che non superino il 50% delle corrispondenti somme previste per i senatori.

Tra i big che hanno firmato il documento c'è Ivan Lo Bello, vice presidente nazionale di Confindustria, e il presidente regionale Antonello Montante, il cantante Franco Battiato, gli attori Ficarra e Picone, gli scrittori Santo Piazzese e Roberto Alajmo, Pina maisano Grassi, Claudio Barone (segretario regionale Uil), Maurizio Bernava (segretario regionale Cisl). Ma anche intellettuali e artisti, dai registi teatrali Franco Scaldati e Vincenzo Pirrotta all'architetto Rosanna Pirajno. Ci sono Franco Di Maria, decano di Psicologia all'università, Ferdinando Siringo, presidente del Centro per i servizi di volontariato (Cesvop), Antonio Riolo, segretario confederale della Cgil siciliana. C'è padre Francesco Michele Stabile, parroco a Bagheria, e padre Francesco Romano, parroco ad Altarello. E poi medici, docenti, avvocati. "Non è un invito a rinunciare al diritto di voto  -  spiega Scordato, rettore di San Francesco Saverio all'Albergheria  -  ma un modo per scuotere i candidati e indurli a impegnarsi nella lotta contro sperequazioni e latrocini pubblici perpetrati a danno dei cittadini in una regione che vanta le indennità più alte per i deputati, gli stipendi d'oro dei manager e il numero più elevato di onorevoli e impiegati all'Ars". 

Bari, maxi sequestro di taralli pugliesi: “Prodotti con la crusca per cavalli”. - Rosaria Malcangi


Bari, maxi sequestro di taralli pugliesi: “Prodotti con la crusca per cavalli”


Operazione della Forestale. Le confezioni finivano sulle tavole di tutta Italia e anche all'estero come eccellenza del "Madre in Puglia". L'azienda compariva anche tra le 36 accreditate all'Atlante dei prodotti tipici agroalimentari della regione.

Sequestrati nel Barese taralli prodotti con crusca destinata ai cavalli. Gli anelli di pasta di pane non lievitata, prodotti tipicamente pugliesi, finivano sulle tavole di tutta Italia e anche all’estero. A produrre i taralli “taroccati” è la “Fiore di Puglia S.p.A.”. L’azienda vanta tra i suoi clienti Auchan, Carrefour, In’s Mercato, Md Discount, Autogrill. Valica anche i confini nazionali raggiungendo i palati di tutta Europa, nonché i consumatori di Russia, Cina, Giappone e America.
L’azienda figura tra le “eccellenze” del “Made in Puglia”. Visto che compare nell’elenco delle 36 imprese del Tacco d’Italia, produttrici di “prodotti tradizionali” accreditate sul portale www.tipicipuglia.it. A quest’ultimo fa riferimento l’Atlante dei prodotti tipici agroalimentari pubblicato dalla Regione Puglia, in una versione ancora disponibile in rete. Per quanto Dario Stefàno, assessore regionale alle risorse agroalimentari, spieghi: “Quel portale doveva essere da tempo oscurato. L’idea di creare una mappa delle aziende di prodotti tipici è stata abbandonata dalla Regione perché ingestibile”.
Il tarallificio sul proprio sito dichiara una capacità produttiva di cento quintali al giorno di taralli. Ma può sfornare quotidianamente anche 10 quintali di friselle, 25 quintali di pasta secca, 15 quintali di biscotti e pasticceria. Conta 60 dipendenti distribuiti su tre stabilimenti, che occupano una superficie di 12mila metri quadrati. Infine vanta un fatturato annuo di circa 6 milioni di euro. Sotto accusa è finita non tutta la produzione, ma la linea di taralli “integrale” e “multi cereale”.
Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Bari hanno sequestrato 2700 confezioni di taralli, da 250 grammi e 500 grammi. Sui cartoni pronti alla commercializzazione, oltre al logo che recita “La natura in tavola”, è stampato anche l’avviso sulla corretta conservazione. Si legge “contengono ingredienti genuini, privi di conservanti, quindi temono il caldo e l’umidità”. Peccato che i guai iniziano a monte. L’accusa mossa alla ditta dai forestali è proprio quella di spacciare per “genuini” prodotti che non sono tali.
I militari del Nucleo agroalimentare hanno bussato alla porta del tarallificio inseguendo tutt’altro. Dovevano accertare la correttezza dei dati stampati sulle etichette dei prodotti da forno. In particolare l’uso di olio Dop (Denominazione d’origine protetta), così come segnalato sulle confezioni dei taralli. Stando alle fatture, era tutto in regola. L’azienda effettivamente acquista olio Dop da alcuni fornitori. La sorpresa è arrivata però durante l’ispezione ai locali di produzione, dove i forestali hanno trovato quattro sacchi di crusca etichettati come “mangime” provenienti da un’azienda locale. A quel punto gli agenti di polizia giudiziaria sono ritornati a indagare tra le carte. La documentazione presente in azienda ha confermato che il tarallificio si rifornisce regolarmente di mangime per animali da una ditta pugliese.
L’ispezione è stata estesa anche ai magazzini dove vengono stoccate le materie prime. La visita ha aggiunto altri elementi alla presunta frode. Nei depositi è stata trovata crusca, sempre destinata agli animali, invasa da parassiti. I veterinari della Asl competente hanno prelevato alcuni campioni sia dal prodotto imbustato e destinato alla commercializzazione sia dalle materie prime. Sarà l’Arpa Puglia (Agenzia regionale prevenzione ambientale) ad accertare eventuali altre tossicità presenti nei campioni prelevati. L’amministratore unico della ditta è stato denunciato all’autorità giudiziaria. Deve rispondere di “vendita di sostanze non genuine come genuine” e di “commercio di sostanze alimentari nocive”.
Raggiunti al telefono, i proprietari tagliano corto e dichiarano che si tratta di una “bufala inventata dai giornalisti”. Intanto, in attesa degli esiti delle analisi effettuate sui campioni, il fascicolo è finito sulla scrivania del pm Michele Ruggiero, sostituto procuratore della Repubblica al tribunale di Trani. A lui il compito di vagliare anche eventuali altri reati.