domenica 8 giugno 2014

Cartelle cliniche truccate per rimborsi Indagato il presidente dell'Inps. - Fabio Tonacci e Francesc Viviano




ROMA
 - Antonio Mastrapasqua è indagato dalla procura di Roma. 

Il presidente dell'Inps, uno degli uomini più potenti d'Italia, è sotto inchiesta per migliaia di cartelle cliniche taroccate e fatture gonfiate all'Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale. In tutto 85 milioni di euro: 14 milioni sarebbero rimborsi "non dovuti" ma richiesti lo stesso alla Regione Lazio. Gli altri 71 sono un presunto "ingiusto vantaggio" conseguito dalla clinica romana dal 2011 al 2013. E al vaglio dei magistrati c'è pure la cessione all'Inps di una parte di questo credito "non esigibile", servita a sanare i conti della struttura romana. Manovra, questa, pensata, avviata e autorizzata da Mastrapasqua, nella doppia veste di debitore e creditore.

L'indagine è delicatissima. Si basa sulla denuncia del Nas di Roma, datata 16 settembre 2013 e consegnata in procura, nella quale si ricostruisce la maxi truffa ai danni dello Stato. E dunque, migliaia di semplici interventi svolti negli ambulatori del reparto di odontoiatria dell'Ospedale Israelitico tra il 2006 e il 2009 si sono trasformati in "operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia". In totale sono state contate 12.164 schede di dimissione falsificate. Ad esempio le estrazioni dei denti sono state classificate in qualche caso come costosissime plastiche gengivali con innesto di osso. In che modo? "Raggirando il sistema di controllo informatico - scrivono gli investigatori - inserendo codici diversi da quelli riportati nelle cartelle cliniche". C'è un "movente", naturalmente. La clinica non risulta accreditata col Servizio sanitario per odontoiatria, quindi non può esigere il rimborso delle prestazioni ambulatoriali erogate in quel reparto. Lo può fare invece per ortopedia. Con questo trucco, ha chiesto alla Regione Lazio 13,8 milioni di euro.

Nel luglio dello scorso anno sulla scrivania del governatore Nicola Zingaretti è arrivato il rapporto dell'Agenzia di controllo della sanità sull'Israelitico che certificava un 94 per cento di ricoveri incongrui e inappropriati. Subito è stato firmato il decreto per bloccare il pagamento degli arretrati. "Non dovuti". Intanto le indagini andavano avanti. Il primo filone si è chiuso con il rinvio a giudizio, lo scorso ottobre, di dieci tra medici e dirigenti richiesto dai pm Maria Cristina Palaia e Sabina Calabretta: il nome di Mastrapasqua non è mai citato. Poi però sono intervenuti i carabinieri del Nas.

 Hanno sequestrato tutte le cartelle cliniche di odontoiatria, hanno letto centinaia di incartamenti, hanno parlato con i responsabili di sala e con i direttori nella sede di piazza San Bartolomeo all'Isola. E a settembre hanno depositato un'informativa molto circostanziata, con allegata la denuncia a carico di Mastrapasqua (truffa, falso ideologico e abuso d'ufficio i reati ipotizzati), del direttore sanitario Giovanni Spinelli e di Ferdinando Romano, ex direttore regionale "programmazione e risorse della sanità". Spinelli perché, in quanto "responsabile delle cartelle cliniche", avrebbe "falsamente attestato l'avvenuta esecuzione di prestazioni diverse da quelle rese". Romano perché, anziché sospendere l'accreditamento provvisorio dell'Ospedale Israelitico, "sottoscriveva con Mastrapasqua un protocollo d'intesa dove si accordavano sulle modalità di espletamento dei controlli, in violazione alla normativa regionale". Favorendo così, annotano i militari, un "ingiusto vantaggio patrimoniale all'ospedale pari a 71,3 milioni di euro" negli anni 2011-2013.

A piazzale Clodio il dossier del Nas viene trattato con la massima cautela e riservatezza, considerato il calibro del personaggio che, alla poltrona di presidente dell'Inps, ne aggiunge almeno un'altra ventina, tra incarichi di vertice (è anche vicepresidente di Equitalia e presidente della società di fondi di investimenti immobiliari Idea Fimit Sgr) e posti nei collegi sindacali di Eur spa, Coni Servizi spa, Autostrade per l'Italia. Solo per citarne alcune. Tant'è che nelle settimane scorse è stato convocato e sentito dai magistrati coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone. Interrogatorio top secret, nel corso del quale ha respinto tutte le accuse.

Mastrapasqua è arrivato alla direzione generale dell'Ospedale Israelitico nel 2001, ha ristrutturato e riorganizzato l'azienda che era in grossa crisi: in quattro anni i ricavi sono passati da 17 a 40 milioni di euro, nel 2011 diventano 54. Struttura privata ma convenzionata, oggi ha 96 posti letto per la degenza ordinaria e 22 in day hospital. Sul suo doppio ruolo di dg e capo dell'Inps si avvita l'ultima delle contestazioni rivoltegli dal Nas: quella di aver "accettato e fatto accettare crediti non certi in favore dell'Istituto di previdenza ovvero dell'ospedale di cui è rappresentante legale". In altri termini, per saldare un debito che la clinica aveva con l'Inps per dei contributi previdenziali del personale non versati, ha ceduto all'ente il credito "non esigibile" vantato con la Regione Lazio fino al saldo di quanto dovuto. Mettendo così a posto i conti dell'Israelitico. Un'operazione che, se riscontrata, renderà difficile per Mastrapasqua sostenere di essere stato all'oscuro di tutto.
 

http://www.repubblica.it/cronaca/2014/01/25/news/cartelle_cliniche_truccate_per_gonfiare_i_rimborsi_indagato_il_presidente_inps_illeciti_per_85_milioni-76875553/

Giusto!




Non si può sputare nel piatto in cui si mangia!

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Arte & ingegno.



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DI COSA E' CAPACE UN SINDACO 5 STELLE



Mentre il PD ruba, il sindaco 5 Stelle investe fondi UE per i cittadini. Le persone oneste amministrano per il bene comune. Questa è la storia di questo ragazzo: 

Ogni elettore cerca un riferimento, tolto il pregiudizio rimane solo l'informazione nuda e cruda che può piacere o non piacere. Ieri la magistratura ha smascherato l'ennesima tangentopoli che coinvolge il sindaco di Venezia del PD, un Ex Ministro e un ex Europarlamentare di FI, un ex generale della GDF e altre centro persone.

Succede a Venezia per l'appalto del MOSE e dei fondi illeciti ai partiti. Ma a pochi passi da Venezia c'è MIRA, un comune dove il sindaco è a 5 Stelle; si chiama Alvise Maniero ed ha 26 anni. Visto il buco di bilancio lasciato dall'amministrazione precedente (PD), senza aspettare soldi della Regione, ottiene dalla UE 550 mila euro di fondi che sono stati reinvestiti per il Comune e i cittadini.

Poi ha avuto un'idea: Perché non mettere a disposizione il comune ed i suoi locali inutilizzati a disposizione di studenti che possano poi aiutare con le loro competenze il comune stesso? Come in tante università anche un Master in turismo dell'Università di Venezia si tiene in aule inadeguate. Ha così offerto gratuitamente dei locali inutilizzati del Comune di Mira e in cambio, gli studenti trai vari progetti si occuperanno anche di accesso ai bandi per fondi europei che potranno poi essere condivisi con tutti i comuni. Questo è solo un'esempio delle migliaia di buone idee che sindaci, consiglieri e parlamentari M5S hanno fatto negli ultimi anni. La differenza è a pochi metri da noi, basta volerla guardare per ‪#‎tornarearespirare‬. 

(Sorial Girgis Giorgio, deputato 5 Stelle, Facebook)

http://www.tzetze.it/redazione/2014/06/mentre_il_pd_ruba_il_sindaco_5_stelle_investe_fondi_ue_per_i_cittadini/?fb_action_ids=10152654957753814&fb_action_types=og.likes

Tangenti Mose: Sequestrati 200 mila euro sotterrati da Spaziante. - Giorgio Cecchetti

  
Alessandro Mazzi 
  
Emilio Spaziante

Banconote in possesso del generale della Finanza. «Elevatissimo tenore di vita» Sigilli a tre Canaletto e a un Tintoretto dell’imprenditore veronese Mazzi.

VENEZIA - Tre Canaletto e un Tintoretto, pittori veneziani, del 18° secolo il primo e del 1500 il secondo. Sono quattro dipinti che i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Venezia hanno sequestrato nella casa, di viale Cortina d’Ampezzo a Roma, di Alessandro Mazzi.
L’imprenditore, veronese d’origine ma da anni trapiantato nella capitale, presidente della «Grandi Lavori Fincosit spa» e vicepresidente del Consorzio Venezia Nuova, è finito in manette per corruzione e altri reati. Le «fiamme gialle», che hanno suonato alla porta del lussuoso alloggio dell’imprenditore all’alba di mercoledì per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, hanno anche compiuto una perquisizione e hanno scovato quattro quadri di notevoli dimensioni, ai quali mancava del tutto la certificazione da parte della Soprintendenza ai Beni artistici e storici: proprio per questo i finanzieri se li sono portati via. Il loro valore si aggira sui trenta-quaranta milioni di euro; il sospetto è che non abbiano alcuna certificazione perché acquistati al mercato nero degli oggetti d’arte.
All’ex numero due della Guardia di Finanza, il generale Emilio Spaziante, anche lui finito dietro le sbarre e come Mazzi residente a Roma, le «fiamme gialle» veneziane hanno sequestrato ben 200 mila euro in contanti, che evidentemente l’alto ufficiale solo da qualche mese in pensione, a causa delle indagini veneziane aveva dissotterrato dal suo giardino da poco perché le banconote erano ancora umide e sporche di terra.
Mentre il veronese Mazzi è accusato di averle consegnate, assieme agli altri imprenditori del Consorzio, Spaziante deve rispondere di averle percepite: per la sua attività di copertura e di controinformazione, Baita gli aveva promesso poco più di due milioni di euro.
Ne aveva già versati 500 mila e non è escluso che quei 200 mila fossero una parte della mazzetta ricevuta. Per alcuni indagati (uno di questi è il generale) i pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini hanno chiesto agli investigatori di compiere accertamenti patrimoniali. Nei documenti si legge che «il nucleo familiare di Spaziante si riduce alla giovane convivente Carmela Clima; hanno complessivamente dichiarato dal 2000 al 2011 entrate per euro 2.029.473,70 e sono state rilevate uscite per 3.791.886,37 euro, manifestando una sproporzione di 1.762.412,67 1. Appare significativo come allo Spaziante non siano ricondotte, anche per evidenti incompatibilità d’istituto, altre situazioni societarie e partecipative. In tale contesto emerge inequivocabile l’elevatissimo tenore di vita rilevabile sia dalla scheda patrimoniale (auto sportive, barche di lusso, villa con piscina, altri prestigiosi immobili) che dalle attività tecniche.
In tale ultimo contesto emergono il possesso di orologi, quadri e arredi di prestigio, nonché la frequentazione di costosissimi alberghi per i suoi spostamenti in Italia (viaggi a Milano con costi del pernotto di circa 1.000 euro a notte) e all’estero (nella fattispecie Dubai, con volo in business class e trasferimento in limousine da e per l’aeroporto)». Intanto, sono arrivati i primi ricorsi al Tribunale del riesame, quelli di Andrea Rismondo (avvocato Andrea Franco), Luciano Neri (Tommaso Bortoluzzi), Stefano Tomarelli (Angelo Andreatta), Federico Sutto (Paolo De Girolami). L’udienza probabilmente sarà fissata dal Tribunale tra una decina di giorni.

sabato 7 giugno 2014

La Luna è nata da uno scontro spaziale: nuovi dati lo confermano. - Emanuela Di Pasqua

La formazione della Luna dopo l’impatto di Theia sulla Terra

Le differenze isotopiche rafforzano lo scenario secondo il quale la Luna sarebbe nata dall’impatto di un altro corpo di dimensioni planetarie contro la Terra.
Circa 4,5 miliardi di anni fa un corpo spaziale che è stato denominato Theia si scontrò contro la Terra e dall’urto nacque la Luna. Dagli studi sulle rocce lunari, a distanza di oltre 40 anni grazie alle nuove tecnologie di analisi, si sta facendo chiarezza sulle origini del nostro satellite naturale, anche se il cammino della conoscenza è ancora lungo. Una minima differenza nella composizione degli isotopi dell’ossigeno tra rocce lunari e terrestri accerta infatti definitivamente la natura «non terrestre» di parte della superficie lunare.

Impatto
Sono stati resi noti su Sciencei risultati delle analisi eseguite dal gruppo dell’Università di Colonia guidato da Daniel Herwartz, che verranno presentati l’11 giugno in California nel corso della conferenza Goldschmidt (la più importante al mondo per la geochimica). La Nasa ha infatti permesso agli studiosi di analizzare i campioni lunari provenienti dalle missioni Apollo 11, 12 e 16 e la misurazione del rapporto tra isotopi di ossigeno, silicio, titanio, calcio, tungsteno e altri elementi conferma una volta per tutte la tesi della collisione chiamando in causa un corpo astronomico di dimensioni planetarie di nome Theia, che nella mitologia greca è la madre di Selene (la dea della Luna). La Luna dunque sarebbe un miscuglio di Theia e della Terra primordiale, anche se ancora non è dato sapere in quali proporzioni.

Teorie precedenti
In realtà nel 2007 nuovi esami dei materiali lunari avevano ipotizzato una tesi molto più soft, sostenendo che la Luna si fosse formata insieme alla Terra. Ma quest’ultima scoperta del team di Colonia riporta in auge la teoria più accreditata dell’impatto, con l’entrata in scena di questo pianeta dal nome mitologico. Un gruppo francese dell’Osservatorio della Costa Azzurra a Nizza stimava recentemente la nascita di Selene 95 milioni di anni dopo la formazione del Sistema Solare e sosteneva appunto che lo scontro con un pianeta grande come Marte sulla Terra avesse originato il nostro satellite, mentre gli studiosi spiegano che le due facce del nostro satellite sarebbero addebitabili a uno scontro tra le due lune che aveva originariamente la Terra, che si sarebbero poi fuse insieme. Ora le carte vengono ulteriormente rimescolate, suggerendo la necessità di molti altri studi sui reperti lunari in profondità (quelli non esposti a tempeste solari o all’urto di meteoriti), che continuano e continueranno a regalarci preziose informazioni da molto lontano.

Potenza: peculato, falso e millantato credito. Arrestato il colonnello della Finanza Zarrillo. - Leo Amato

Potenza: peculato, falso e millantato credito
Arrestato il colonnello della Finanza Zarrillo

Dagli atti viene fuori una fitta rete di rapporti con  figure di primo piano per spingere con un aiutino le richieste che il colonnello riceveva in cambio di denaro.

POTENZA - La «diva» infermiera, l’«ingegnere» in minigonna offerto dall’amico imprenditore, e poi soldi, tanti soldi, per «consulenze» di vario tipo: dall’aiutino per il concorso da maresciallo, a quello per il trasferimento da una struttura sanitaria a un’altra, passando dalle pratiche per i fondi alle imprese. Merito del rango di alto ufficiale della Finanza e dei contatti, veri o presunti, negli uffici che contano: dalla Regione al Ministero.
E’ ai domiciliari da ieri mattina Mario Zarrillo, colonnello 60enne ed ex capo di stato maggiore della Fiamme gialle in Basilicata.
Per lui le accuse parlano di traffico di influenza, millantato credito, falso, peculato e accesso abusivo al sistema informatico.
L’inchiesta è la seconda tranche di quella soprannominata “Vento del Sud” che a febbraio ha portato ad altri 3 arresti, appena confermati dal Tribunale del Riesame, e agli avvisi di garanzia per 20 persone tra cui sindaci, assessori e funzionari di comuni come Avigliano, Brienza, Potenza e Pietragalla. Oltre a diversi imprenditori tra cui il potentino Leonardo Mecca, che da ieri è sottoposto all’obbligo di firma in Questura.
E’ proprio grazie a lui che gli investigatori della Squadra mobile di Potenza sono arrivati a Zarrillo. O meglio grazie al figlio che a  dicembre del 2012 si era accorto di essere pedinato da un auto civetta della polizia e ha avvisato il padre.
Negli atti dell’inchiesta coordinata dal pm Francesco Basentini c’è la trascrizione della telefonata partita un attimo dopo verso «il comandante», in cui Mecca gli detta la targa del mezzo sospetto chiedendogli di verificare a chi appartenesse.
Ma i rapporti tra loro due stando al gip Rosa Larocca sarebbero stati «particolamente “intimi”, al punto che Mecca più volte si prodigava (e verosimilmente lo aveva fatto altre volte in passato) a reperire donne che fossero eventualmente “disponibili” ad intrattenere Zarrillo».
Di più secondo il magistrato «la contestualità della richiesta lascia desumere che le eventuali prestazioni sessuali» della ragazza di turno, che loro chiamano in codice l’«ingegnere», potessero costituire «una sorta di riconoscenza per le informazioni riservate che Zarrillo gli stava dando».
Al riguardo gli inquirenti non parlano di corruzione in senso stretto, ma è chiaro che proprio da questo episodio le indagini nei confronti del colonnello hanno avuto un grosso slancio, con la collaborazione anche dei colleghi del colonnello. Così è venuto fuori che quello di raccogliere informazioni dalle banche dati della Finanza era un vero e proprio vizietto.
Il suo «bersaglio» di solito erano belle signore. Si segnava il numero di targa e poi chiedeva al 117 generalità e indirizzo della proprietaria.
Prima del piacere, però, venivano gli «affari», e in particolare gli amici che avvalevano delle sue «consulenze». Per loro il colonnello si sarebbe mosso anche all’Agenzia delle entrate e su questioni giudiziarie. Poi si dà il caso, sempre in assenza di una contestazione specifica, che in tanti di loro avrebbero contribuito alla sua nuova villa di Policoro. «Una raccolta di beni e servizi - la definisce il gip - ottenuti da Zarrillo grazie alla “disponibilità” di vari imprenditori».
Per esempio «la caldaia» che gli avrebbe offerto Leonardo Mecca. O «il divano» che gli doveva dare «Basile», identificato nel negozio di arredamento di Potenza per cui lavora una dei «clienti» del colonnello, Rossella Capobianco, molto preoccupata per un «controllo» subito. Poi c’è Vito Zaccagnino, per cui il gip ha respinto la richiesta di misure cautelari avanzata dal pm.
Ma è per un’infermiera di Tito Scalo che il colonnello avrebbe mosso mari e monti: Veronica Vasapollo, 26 anni più giovane di lui, e molto bella. Al punto da spacciarsi per suo padre per provare farle cancellare una multa per la Ztl dai vigili di Potenza. O da usare il telefono di servizio per prenotarle il parrucchiere. O ancora da esplodere in accessi di folle gelosia come quando ha scoperto che lo tradiva con un altro, grazie sempre a un repentino controllo sulla targa della Mercedes parcheggiata sotto la sua abitazione.
Al telefono con la cugina lui la chiama la «diva», e per ottenere il suo trasferimento da Lagonegro a Potenza è intervenuto personalmente sul direttore della Asp Mario Marra e quello del San Carlo Giampiero Maruggi, soprannominato «il grande capo». C’è anche la loro voce nei nastri delle intercettazioni. Come l’accordo tra Zarrillo e la sua amante per provare a farsi dare da un’ostetrica 20mila euro per assicurarle il trasferimento a Matera «tramite amicizie a Potenza, al San Carlo». In particolare «tale Maglietta» che non viene identificato ma con ogni probabilità va inteso come l’attuale direttore dell’Asm: Rocco Maglietta.       
Per il gip senza «l’indicazione della persona corrotta, del pubblico funzionario “avvicinabile” o perlomeno la concreta disponibilità di quest’ultimo a farsi corrompere» è soltanto soltanto «vendita di fumo». Millantato credito. Manco traffico d’influenze.
Altra storia l’intervento al Ministero dello sviluppo economico a favore di Zaccagnino. O i buoni benzina intascati da un’imprenditrice del Lazio per aiutare il figlio al concorso per entrare nella scuola sottufficiali della Finanza, che avrebbe ricevuto del «materiale» per prepararsi e «le prime cinque righe» della prova scritta da ricopiare per «consentire ai commissari eventualmente contattati di individuare il compito del candidato».

Visto che gli esami si sono svolti a Palese il gip spiega che della questione «sarà opportunamente informata la Procura della Repubblica di Bari». Un episodio sintomatico «dell’indiscussa sensibilità di Zarrillo per ogni vicenda che si potesse tradurre in un “affare”».