Dopo le dimissioni Marino prepara la vendetta: "Ora farò tutti i nomi. Dirò chi del Pd mi ha proposto Coratti e Odevaine". E medita la possibilità di ricandidarsi con una propria lista.
"Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo della cocaina in tasca".
È l'amaro sfogo di Ignazio Marino. Il sindaco dimissionario l’ha presa malissimo."Cacciarmi? Se lo fate farò tutti i nomi - avrebbe detto ai suoi - chi del Pd mi ha proposto Mirko Coratti e Luca Odevaine (due degli arrestati di Mafia Capitale, ndr) come vicesindaco e come comandante dei vigili. Vi tiro giù tutti". Secondo voci vicine al Campidoglio riportate dal Corriere della Sera, Marino avrebbe ricordato di "avere tutto scritto nei miei quaderni" e di "avere anche degli sms di dirigenti nazionali del Pd".
Marino avrebbe già messo mano alle bozze di quello che sarà un libro "esplosivo". Secondo fonti ben informate l’ex caposegreteria Mattia Stella, dimessosi quest’estate dopo la relazione di Franco Gabrielli, gli starebbe curando tutto l'editing. Pagine scomode per Matteo Renzi e, più in generale, per il Partito democratico che, fino all'ultimo scandalo, ha provato a tenere a galla il sindaco marziano. Che, ora, prepara la vendetta. Nella testa gli ronza anche un'altra idea. "I romani sono con me - dice ai suoi - potrei anche presentarmi con una mia lista contro il Pd". Intanto ha venti giorni di tempo per ritirare le dimissioni. Un periodo abbastanza lungo per far ballare Renzi e tenere sulla graticola il Pd romano. Nonostante la valanga di scandali che lo hanno travolto, resta convinto di essere nel giusto, di non aver sbagliato nulla. Sulle note spese contestate, per esempio, dice di non sapere cosa ci hanno scritto sopra: "Ho consegnato gli scontrini agli uffici, come si fa in questi casi. Non escludo che possa esserci stata qualche imprecisione da parte di chi compila i giustificativi". Quindi, ribadisce di essere "disposto a pagare di persona le mie spese di rappresentanza di questi due anni: 19.704,36 euro. Li regalo al Campidoglio".
In una intervista alla Stampa, Marino rivendica di aver "rotto le uova nel paniere del consociativismo politico" e ricorda che "Roma sarà parte civile nel processo di Mafia Capitale. Noi abbiamo tagliato le unghie a chi voleva mettere le mani sugli affari". E ora si augura che "chi verrà dopo di me non riporti Roma indietro". Afferma poi che nel Pd solo in due gli hanno espresso vicinanza: il ministro Graziano Delrio e Giovanni Legnini, "entrambi molto avviliti per quanto accaduto". Ma il grande assente è Renzi. Che ieri ha dettato la linea da Palazzo Chigi. "Non avendo avuto l’opportunità di parlare col presidente del consiglio - dice Marino - non ho potuto conoscere qual è il suo giudizio".