venerdì 5 febbraio 2016

Roma, «Casa vista Fori a 23 euro al mese»: Tronca denuncia nuova affittopoli.



Un alloggio a Borgo Pio a 10,29 euro al mese; uno in Corso Vittorio Emanuele a 24,41 euro al mese; un alloggio con vista Fori Imperiali a 23,36 al mese e in via del Colosseo 25,64 al mese. È quanto emerge dalla «verifica puntuale» del patrimonio immobiliare del Comune di Roma disposta «sin dal suo insediamento» dal commissario Straordinario, Francesco Paolo Tronca.

Il commissario, come spiega una nota del Comune, «si è avvalso della segreteria Tecnica che, nell'ambito di un più vasto controllo teso a pervenire ad un censimento esaustivo, ha fino ad oggi estrapolato 574 dati riferibili alle locazioni in essere nel I Municipio».

«I canoni contrattualizzati - sottolinea la nota - risultano ampiamente inferiori ai valori minimi di mercato. In molti casi trattasi di importi di poche decine di euro/mese».

«Sono in corso ulteriori accertamenti - prosegue la nota - al fine di verificare: se vi siano occupazioni abusive, (frequenti le discrasie fra gli intestatari dei contratti, risalenti nel tempo, e gli attuali occupanti), l'individuazione dei dirigenti che si sono succeduti nella gestione del patrimonio e che hanno stipulato i contratti ovvero hanno omesso l'aggiornamento dei canoni di locazione, le eventuali azioni in corso volte a recuperare la disponibilità dei beni in capo alla Amministrazione. Il lavoro di analisi - conclude la nota - proseguirà sull'intero Patrimonio Immobiliare dell'Amministrazione di Roma Capitale».


http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_colosseo_casa_vista_fori_affittopoli-1521965.html

LE SURREALI E AFFASCINANTI IMMAGINI DELLA PATAGONIA PIÙ SELVAGGIA. - Dominella Trunfio

edge of the world patagonia chile mysteries 9

Con i suoi scatti è riuscito a immortalare la Patagonia più selvaggia, un mix di mistero e magia in dei paesaggi che quasi surreali. E’ l’ultimo progetto del fotografo britannico Andy Lee e si chiama "Patagonia Dreaming-i".
Visitando la parte cilena di questa terra ai confini del mondo, ha scattato queste bellissime foto a raggi infrarossi. Direttore creativo, cineasta, pittore, Lee si è avvicinato alla fotografia una decina di anni fa mentre stava girando un documentario in Etiopia.
Avevo una vecchia fotocamera Hasselblad con pellicola. Tra una scena e l’altra e ho iniziato a fotografare tutto intorno a me. Da quel momento sono stato risucchiato. E’ inspiegabile la gioia che provo quando vedo un’immagine sul vetro smerigliato, spiega Lee sul suo sito

E questo è il risultato:
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Sprechi in sanità Campania, 16 mln danni erariali.

Ospedale © ANSA

La Guardia di Finanza di Napoli sta notificando numerosi provvedimenti giudiziari emessi dalla Corte dei Conti di Napoli a dirigenti delle aziende sanitarie, ospedaliere ed universitarie campane per danno erariale.

NAPOLI - La Guardia di Finanza di Napoli sta notificando numerosi provvedimenti giudiziari emessi dalla Corte dei Conti di Napoli a dirigenti delle aziende sanitarie, ospedaliere ed universitarie campane per danno erariale.
Le indagini hanno permesso di riscontrare somme indebitamente spese a carico del bilancio della Regione Campania pari a circa 16 milioni di euro in ragione dell'assegnazione di incarichi di primario e vice primario negli ospedali campani in esubero rispetto a quanto imposto dal governo in tema di "spending review". I dettagli delle indagini verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà, stamattina, alle ore 10.30 alla Procura regionale della Corte dei Conti di Napoli.

007 REVOLUTION: VIA 86 DIRIGENTI, IL VERTICE DELL’AISE (SICUREZZA ESTERNA) CAMBIA TOTALMENTE. - Franco Bechis



007 REVOLUTION: VIA 86 DIRIGENTI, IL VERTICE DELL’AISE (SICUREZZA ESTERNA) CAMBIA TOTALMENTE- ALL’ORIGINE DEL RIBALTONE UN VIDEO CON LE BANCONOTE CHE SAREBBERO STATE PAGATE PER LA LIBERAZIONE DELLE 2 RAGAZZE RAPITE IN SIRIA E LE DIFFICOLTÀ NEL RISOLVERE UN SEQUESTRO IN LIBIA.

L’operazione avvenuta con l’imprimatur del sottosegretario Minniti, che ha per delega la vigilanza sugli 007 nazionali - Una girandola di posizioni che avrebbe avuto come elemento scatenante la gestione delle operazioni estere sui connazionali rapiti in zone di guerra e la connessa gestione dei fondi riservati..

minniti marco  Marco Minniti

È davvero uno tsunami quello che sta accadendo all’Aise di Alberto Manenti, e assume sempre più le caratteristiche di un maxi-repulisti all’interno del servizio segreto militare italiano avvenuto con tanto di imprimatur del premier Matteo Renzi e soprattutto del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Marco Minniti, che ha per delega la vigilanza sugli 007 nazionali.

Sono state infatti 86 le sostituzioni di dirigenti, capo reparto, responsabili di zona avvenute nelle ultime settimane. È stata cambiata quasi tutta la struttura apicale dell’Aise, sia attraverso una rotazione delle poltrone, sia attraverso un ritorno obbligato ai corpi o alle amministrazioni di provenienza.

Una girandola di posizioni che avrebbe avuto come elemento scatenante, secondo le indiscrezioni filtrate, la gestione delle operazioni estere sui connazionali rapiti in zone di guerra e la connessa gestione dei fondi riservati che al di là dei possibili riscatti (che tutti negano di parlare) servono comunque a spesare le informazioni e le operazioni di intelligence su quei territori. 

Un groviglio di responsabilità difficile da sbrogliare,perché su quel settore sovraintendeva prima ancora dell’arrivo di Manenti (che è stato nominato da Renzi nell’aprile 2014) Nicola Boeri. Con la nuova guida dell’Aise la funzione di Boeri era stata in qualche modo duplicata con la scelta di riportare quel settore a un uomo del nuovo capo del servizio, Giuseppe Bruni.

Alberto Manenti            
Alberto Manenti                                        NicolaBoeri

Proprio per questo è difficile ricostruire con certezza l’origine di diverbi e contrasti interni che hanno causato il grande ribaltone in corso (non è detto che la girandola di sostituzioni si fermi qui).

Se fino alla scorsa estate Boeri era un dirigente considerato assai preparato, ma non di fiducia di Manenti, e Bruni al contrario era il referente diretto del nuovo direttore dell’Aise che aveva anche il compito di controllare Boeri, il ribaltone appena avvenuto sembra avere mischiato tutte le carte. Boeri è stato sì spostato,ma a guidare il delicato settore analisi al posto di Ester Oliva, rientrata nella amministrazione di appartenenza.

Ad uscire dal servizio segreto con una pensione anticipata è invece Bruni, che era l’uomo di fiducia di Manenti. Si sono invertite le parti? O forse è lì che è scoppiato un contrasto insanabile, risolto con il sollevamento di entrambe le posizioni dalle funzioni ricoperte?
Secondo le indiscrezioni,comunque, è su due vicende che quel contrasto sarebbe nato.

La prima, come riferivamo ieri, è la gestione fino alla sua conclusione del rapimento avvenuto in Siria di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Le due ragazze che si erano avventurate clandestinamente in zona di guerra sono state lasciate dai carcerieri dopo una lunga trattativa la cui regia è stata sicuramente dell’Aise.

Non molto dopo la conclusione di quel rapimento, sono iniziate a circolare voci sul pagamento di un possibile riscatto, che era stato ipotizzato in 12milioni di euro. Il governo Renzi, anche per bocca del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ha sempre negato questa indiscrezione.


Gentiloni e Renzi

Nel novembre scorso un video della tv araba Al Jazeera, citando anche fonti di intelligence inglesi e americani, ha ricostruito il pagamento di quel riscatto, e anche di quelli che l’Italia avrebbe pagato per ostaggi negli anni passati (fra gli altri il rapimento dello skipper Bruno Pellizzari e della sua fidanzata da parte di pirati somali).

In quel video erano apparse immagini di banconote sigillate e raccolte in pile di sei mazzette su un tavolo di ufficio sotto la scritta «TaMaHo» e la data del 7 gennaio 2015. Secondo la ricostruzione quella foto sarebbe stata scattata in un ufficio di Forte Braschi, sede dei servizi italiani.

Ed è proprio quel video all’origine della tempesta interna al servizio. Perché la foto era genuina, e non avrebbe dovuto circolare all’esterno. E non è solo questo il problema: la foto sarebbe stata scattata su richiesta di un esponente apicale dell’Aise per evitare quel che era accaduto in passato: nell’eccessiva segretezza dell'operazione, parte di quelle banconote solitamente si perdevano per strada.

E non è mai stato chiaro se finivano nelle mani di improvvisi intermediari o fossero invece state sottratte in modo più “casalingo”. Secondo indiscrezioni attendibili, anche con le banconote lì fotografate, a qualsiasi cosa servissero, alla fine i conti non sarebbero tornati.

Il secondo caso all’origine del ribaltone è quello della gestione di un altro rapimento di connazionali su cui da troppo tempo è sceso il silenzio più assoluto. Si tratta dei quattro tecnici della Bonatti di Parma rapiti in Libia il 19 luglio scorso:Gino Pollicardo, Filippo Calcagno, Salvatore Failla e Fausto Piano. Qui ad essere messa in discussione è la bontà della rete di informazioni dei servizi, che avrebbero seguito per lungo tempo una pista fasulla attivando trattative che ovviamente non hanno portato a nulla. 

Il caso è molto complesso e poco seguito anche dalla stampa perché si era chiesto assoluto silenzio in una fase che sembrava risolutiva della vicenda, e invece non lo è stata. Certo le informazioni erano più complicate anche grazie alla tensione che c’è sempre stata in questi mesi fra le due Libie.

Tanto è che nel novembre scorso Fradj Abu Hachem, portavoce del parlamento di Tobruk, aveva accusato del rapimento Fajir Libya, il raggruppamento di milizie islamiste che aveva conquistato invece il territorio diTripoli. I quattro in ogni caso erano ancora nelle mani dei rapitori, e a quanto sembra chi all’interno dell’Aise si era occupato della loro liberazione, non è venuto a capo di nulla. E ora non dovrà più occuparsene.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/007-revolution-via-86-dirigenti-vertice-dell-aise-sicurezza-esterna-117849.htm

IL LATITANTE AMEDEO MATACENA PUÒ STARE SERENO. - Ferruccio Sansa



L’ITALIA HA FIRMATO IL TRATTATO DI ESTRADIZIONE CON GLI EMIRATI ARABI MA IL PATTO È IN ATTESA (DA MESI) DI ESSERE RATIFICATO - L’EX PARLAMENTARE DI FORZA ITALIA È STATO CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA PER CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA

Amedeo Matacena può stare tranquillo. Per ora nessuno toccherà l’ex parlamentare reggino di Forza Italia e armatore dello Stretto, per il quale finì nei guai l’ex ministro Claudio Scajola accusato di averne favorito il tentativo di fuga in Libano. Come Marcello Dell’Utri. Anche Matacena, del resto, è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, nel suo caso la ‘ndrangheta. Per un attimo ha tremato, quando l’Italia ha firmato il trattato di estradizione con gli Emirati Arabi.


Ma le manette possono attendere: il patto è ancora lì, in attesa da mesi di essere ratificato. Gli Stati arabi restano il paradiso di latitanti che hanno messo su ristoranti. Gente che può contare su amicizie nel centrosinistra come nel centrodestra.

A settembre il ministro Andrea Orlando è volato negli Emirati per firmare l’accordo. Con i soliti toni trionfalistici. Cosa è successo da allora? Niente, l’accordo non è ancora operativo, contrariamente a quanto promesso da Orlando. “Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca alla Farnesina”, rispondono al ministero della Giustizia. Ma se chiami gli Esteri, strabuzzano gli occhi: “Veramente a noi risulta che toccherebbe a loro”. Alla fine si trova una risposta: “La questione deve essere calendarizzata. Toccherà alla Farnesina portarla in Parlamento, ma si farà in tempi brevi”.

C’è una data? Macché. Intanto i latitanti dormono fra due guanciali. A Dubai ha trovato rifugio anche Samuele Landi, inseguito da ordini di arresto e due condanne non definitive a complessivi 15 anni legate al crac di Eutelia, la compagnia telefonica di cui era amministratore delegato. Il più noto però resta Matacena: “Faccio il maître in un ristorante”, ha raccontato l’ex parlamentare. Quale ristorante? Secondo gli investigatori potrebbe essere uno dei locali aperti da Andrea Nucera, re del mattone a Savona, un altro latitante a Dubai.

Tra i suoi clienti c’è anche un ambasciatore italiano. Cin cin, un brindisi alla giustizia. Difensore di Simona Musso, compagna di Nucera e anche lei latitante negli Emirati, è stato Franco Vazio (Pd), vicepresidente della commissione Giustizia della Camera che deve occuparsi della ratifica dell trattato.

“A novembre ho dismesso l’incarico”, assicura Vazio. Ma che dire di Enrico Nan, un passato da onorevole del centrodestra, poi passato a Futuro e Libertà e infine sfilatosi dalla politica? Nan è stato l’avvocato storico di Nucera. Non solo, era anche vicepresidente e consigliere di Carisa, gruppo Carige. Per i finanziamenti della banca ligure a Nucera (quando ormai si apriva la voragine di un crac da 400 milioni) a Savona è in corso un processo (Nan non è indagato).

E ancora: Nucera nel 2006 –quando non era ancora un latitante, ma un imprenditore riverito da tutta Savona, con tanto di aereo privato – vendette un appartamento in un suo palazzo, nella centrale piazza Diaz, a Federico Berruti, commercialista (nonché socio della moglie di Vazio) e soprattutto sindaco della città. Nello stesso palazzo comprò anche Luciano Pasquale, recordman delle poltrone: è stato presidente della Carisa, della Camera di Commercio, nonché direttore dell’Unione industriali di Savona.

Ma l’affare più incredibile lo fece con l’Agenzia delle entrate: nel 2010 – come ha scritto Mario Molinari sul sito Ninin – l’Agenzia delle Entrate siglò un contratto di sei anni (ancora in corso) con una società di Nucera per affittare un immobile di 2.090 metri quadrati da usare come uffici a Genova. Canone annuo 315 mila euro. All’epoca non era ancora latitante, ma già doveva allo Stato milioni di euro (in tutto sarebbero 100). Ammise in parte lui stesso in una lettera del 2011: “Ires anni 2008 e 2009 per euro 5.098.958,00 e Irap anni 2008 e 2009 per euro 1.304.440,00”.

Insomma, l’Agenzia creditrice per milioni pagava il canone all’imprenditore che le doveva una fortuna. “Se Nucera tornasse, potrebbe rispondere a domande sulle sue frequentazioni con politici, banchieri e magistrati che hanno fatto carriera”, sorride Christian Abbondanza della Casa della Legalità, “Forse, per evitare tanti mal di pancia, qualcuno preferisce che faccia il ristoratore”.

giovedì 4 febbraio 2016

Il pericoloso declino del ceto medio. - Carlo Carboni




Nella letteratura socioeconomica internazionale si è ormai diffuso lo scenario di declino/crisi dei ceti medi nel Primo Mondo: un bel guaio dato che, da Aristotele in poi, si è condivisa l’idea che «la comunità politica migliore è formata dai cittadini delle classi medie. Il declino e poi l’aperta crisi hanno conosciuto tempi diversi tra i paesi. 
Negli Usa i mr. Smith sono già sottopressione dagli anni Novanta, tanto che Krugman, nel 2003, scrisse “Requiem per la gloriosa classe media”. 

Cosa era successo? Fondamentalmente che le nuove tecnologie labour saving della new economy avevano iniziato a erodere non solo i posti e le retribuzioni dei blue collar workers, ma anche quelli dei white collars durante il take off della nuova economia. 

Si trattava di classe medie inferiori, ma sempre ceto medio era. 

Al contrario di mr. Smith, il sig. Rossi d'Europa ha conosciuto un processo che è andato più a rilento e ha iniziato a barcollare seriamente (dopo più di un decennio rispetto agli Usa) con la crisi economico finanziaria, con la riduzione dei privilegi per chi dispone di una solida attività lavorativa Gli arretramenti dei welfare e le politiche austere di bilancio, più che la computerizzazione traversale dei settori occupazionali, sono cause delle penalizzazioni subite dai ceti medi europei e, in particolare, dallo strato inferiore di lavoro dipendente e indipendente. 
A esempio, in Italia il Sig Rossi ha visto diminuire l'occupazione dipendente, perdere e poi stagnare le retribuzioni e, infine, la pesante revisione delle pensioni. Anche il sig. Rossi microimprenditore (l'Italia ha un vasto ceto medio produttivo autonomo) è stato fortemente colpito dalla crisi dei consumi e del credito. A conti fatti, i ceti medi europei per ora hanno perso meno di quelli statunitensi, ma il futuro è più impervio visto il vantaggio tecnologico indiscusso degli Usa (occupazione in nuovi settori).

Il declino/crisi dei ceti medi procede pari passo non solo con l'automazione, con l'intelligenza artificiale o con la globalizzazione dei mercati del lavoro, ma anche con l'aumento delle disuguaglianze: più forte è la disuguaglianza, maggiore è la distanza tra upper middle class e la lower middle. Questo si è verificato negli States ben prima della crisi, a causa di un'intensa innovazione tecnologica (connessione e automazione) e un mercato del lavoro che risentiva del clima globale. In Europa la disuguaglianza ha invece conosciuto un aumento solo dal 2008: non ha solo ridotto di un 4-10% l'incidenza delle famiglie di ceto medio negli anni di crisi, ma ha rispecchiato dinamiche retributive stagnanti. In questo scenario, il crollo della percezione delle famiglie di appartenere ai ceti medi (meno 20-30%) dipinge uno stato d'animo peggiore di quel dovrebbe essere.

A dare pensiero, non c'è, dunque, solo la faglia della disuguaglianza socio-economica che spacca a metà i ceti medi, ma c'è anche una percezione di appartenenza - termometro dell'emotività sociale - che indica delusione. Ingannati nelle tradizionali speranze, i ceti medi di oggi hanno più difficoltà forse a sbarazzarsi del proprio glorioso fantasma che a risolvere il loro status di reale deprivazione. Quello che prima andava bene per quel lavoro routinario nella società tecnologica non va più bene: un guaio quasi esistenziale, irreversibile, che non puoi certo tamponare con gli 80 euro o con l'abolizione dell'IMU. Anche perché si aggiunge ad altri guai che il Sig. Rossi ha attraversato con il sistema creditizio prima nella veste di microimprenditore in sofferenza e, poi, come piccolo risparmiatore punito dalla privatizzazione del rischio bancario. Delusi dalla scuola e dall'università che a stento “fanno la differenza” sul mercato del lavoro per i propri figli, i ceti medi, soprattutto nell'Europa meridionale, si sono spinti fino a scaricare i loro umori in piccoli terremoti elettorali, dando nuova linfa all'astensione e all'indignazione, a un certo orientamento ambivalente che premia il radicalismo sia di esperienze come Podemos in Spagna e il M5S in Italia sia di partiti nazionalpopulisti.

Non c'è dubbio che, con la crisi, sia andata peggio agli strati già in precedenza a disagio o ai nuovi esclusi, i giovani. Sta di fatto che i ceti medi hanno le loro melanconiche sofferenze e le loro delusioni da deprivazione. Continuare a ingoiarle produrrebbe risentimento e comportamenti cinici. Sarebbe un guaio per tutti.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-02-02/il-pericoloso-declino-ceto-medio-081908.shtml?uuid=AC5uytLC

Banca Etruria, 25 mila conti sospetti: l'ombra del riciclaggio. - Antonio Castro

Banca Etruria, 25 mila conti sospetti: l'ombra del riciclaggio


Spuntano 25mila conti fantasma - e l' inquietante prospettiva di utilizzare la banca in difficoltà per favorire il riciclaggio - nella vicenda della Banca Etruria. 

L' inchiesta conclusa nel dicembre 2014 degli ispettori della Banca d' Italia - come riporta Il Sole 24 Ore di ieri - spalanca nuovi scenari in una vicenda già complicata dove ora, all' ipotesi che la Procura di Arezzo possa aprire un' inchiesta per truffa aggravata, si aggiunge anche la possibilità che si proceda ad approfondire il «rischio riciclaggio», come suggeriscono nella relazione finale gli ispettori di Via Nazionale.

Gli 007 di Palazzo Koch nella relazione ispettiva finale del 2014 (che porterà nel febbraio 2015 proprio al commissariamento dell' istituto di credito toscano), scrivono chiaramente che «ci sono conti correnti con titolari incerti o inesistenti, o senza adeguate verifiche». Il verbale ispettivo fa i conti di questa "opacità" e mette nero su bianco che «a dicembre 2014 permangono ancora circa 25mila rapporti da regolarizzare (di cui 5mila conti correnti e 5mila dossier titoli), sui quali sono state effettuate, nel secondo semestre 2014, circa 1.200 forzature con 360 operazioni di importo superiore a mille euro».

La normativa sulle movimentazioni bancarie - proprio in chiave antiriciclaggio e antievasione - giusto negli anni precedenti (governo Monti), è diventata sempre più stringente. Le movimentazioni consistenti e sospette vengono monitorate costantemente, così come la risultanza anagrafica dei titolari e degli intestatari dei conti.  Il problema è che secondo gli ispettori in BancEtruria se ne sarebbero infischiati. Tanto che le operazioni "sospette" saltano all' occhio e neppure gli ispettori riescono a capire da dove arrivino i contanti sul alcuni di questi 20mila conti fantasma.  Sarà pure un certo lassismo di provincia, dove procedure e verifiche lasciano il passo alle conoscenze personali e di famiglia, però gli uomini di Visco scrivono chiaramente che «non sempre è corretto l' utilizzo della forma semplificata di verifica... anche l' individuazione del titolare effettivo presenta anomalie: a dicembre scorso i rapporti continuativi per i quali il titolare effettivo è stato dichiarato inesistente ammontano a più di 20mila; peraltro da un esame campionario su circa 700 posizioni è emerso che nel 20% dei casi tale condizione era errata».

Non proprio la migliore delle premesse per la famigerata trasparenza bancaria tanto ventilata quanto - nei fatti - poco attuata.
Che gli uomini di via Nazionale abbiano scovato ben 25mila conti fantasma in BancEtruria - e migliaia di operazioni sospette - fa sorgere il dubbio che qualcuno, allentando dall' interno la griglia dei controlli obbligatori, possa aver favorito l' ingresso di clienti non proprio immacolati al fine di racimolare capitali anche in ambienti non proprio raccomandabili.
Non sarebbe la prima (e certamente non sarà l' ultima), che associazioni malavitose scelgono un piccolo istituto di credito di provincia e fuori dai circuiti più alla ribalta, per sciacquare i soldi sporchi. Sembra un giallo di provincia ma il sospetto è legittimo, e robusto se ha attirato anche l' attenzione dell' Ispettivo di Bankitalia.

Certo tra il 2013 e il 2014 le cose in banca non vanno benissimo. Tanto che (con in pancia oltre 2 miliardi di crediti deteriorati e 8 miliardi in titoli di Stato per mascherare i problemi), la dirigenza della banca toscana decide di spendere e spandere per premiare i dipendenti che collocano più titoli e pagare consulenze. Per una banca già in difficoltà, con gli ispettori ormai di casa da anni, è un po' bizzarro che vengano deliberati (il 27 settembre 2013) premi ai dipendenti per oltre 2 milioni. Nella relazione ispettiva 2014 di Bankitalia si parla di «2,1 milioni di premi per il conseguimento di importanti traguardi». Di quali importanti traguardi non si parla.
Insomma, non c' è un collegamento diretto con vendita di obbligazioni subordinate allo sportello, che soprattutto «nell' ultima tranche furono emesse però proprio nel 2013», ricorda sempre il quotidiano di Confindustria.

È proprio per le «carenze di governo, gestione e controllo dei rischi e connessi riflessi sulla situazione patrimoniale» è la «politica di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari», che 15 ex membri dell' ultimo cda della banca aretina, presieduto da Lorenzo Rosi, potrebbero essere sanzionati. E tra tra questi c' è anche il vicepresidente Pierluigi Boschi, padre della ministra Maria Elena Boschi. Pierluigi Boschi già nel 2012 (come gli altri consiglieri) fu sanzionato con 144mila euro di multa. Ora - dopo aver assunto il ruolo di vicepresidente - Boschi padre rischia una seconda e forse più pesante sanzione che, secondo indiscrezioni, potrebbe ammontare per i 15 consiglieri a 2,5 milioni (come la prima comminata nel 2012).