lunedì 19 febbraio 2018

Roche-Novartis, lo Stato pagava mille euro il farmaco che ne costava 80. - Antonio Massari e Valeria Pacelli

Via del Tritone  –  La sede  dell’Agenzia  del farmaco a Roma

Il cartello dei due colossi farmaceutici - Sondaggi finti e “avvertimenti”: così i due colossi, secondo l’accusa dei pm, imbrogliavano medici e pazienti.

Questa è la storia dell’uso di una molecola – il bevacizumav – che ha portato prima i due colossi farmaceutici Roche e Novartis a risarcire le casse pubbliche italiane per un danno da 180 milioni di euroE poi i loro rappresentanti legali a essere indagati dalla Procura di RomaLa stessa molecola, secondo le accuse, veniva utilizzata in due diversi farmaci, perfettamente sovrapponibili – l’Avastin della Roche e il Lucentis della Novartis – a prezzi enormemente diversi tra loro. Le due multinazionali avrebbero spinto l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) scegliere, per il mercato del Servizio Sanitario Nazionale, quello più costoso: Lucentis. Il punto è che i medici oculisti avevano scoperto, da parecchi anni, che l’Avastin, inizialmente utilizzato solo per le malattie del colon, aveva un’ottima resa per le malattie oftalmiche. Un affare enorme, poiché la maculopatia colpisce un anziano su tre, sopra i 70 anni.
Secondo le accuse, così, i due colossi s’accordano per spingere il costosissimo Lucentis al posto del più economico Avastin. La differenza di prezzo tra i due è abissale: dai circa 80 euro dell’Avastin, si passa ai circa 900 del Lucentis. Nella vicenda, come vedremo, avrà un ruolo persino laFederanziani, che attiva un call center e che, secondo gli investigatori, finisce per taroccare i dati sull’Avastin a vantaggio della politica sul Lucentis.
L’intervento dell’Aifa sugli ospedali.
L’intervento dell’Aifa, che nei fatti obbliga gli ospedali a utilizzare il Lucentis al posto di Avastin, arriva nel 2012. Due anni dopo l’Antitrust punisce Roche e Novartis multandoli per 180 milioni di euro: secondo il garante della concorrenza, “i due gruppi si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione” di Avastin “nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio del più costoso Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti”. In che modo? Presentando “il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari”. L’intesa tra Roche e Novartis secondo l’Antitrust è costata, nel solo 2012, un esborso aggiuntivo per il Servizio sanitario nazionale di oltre 45 milioni di euro, “con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni l’anno.
Il caso finisce anche sotto la lente della magistratura. Nel settembre 2017 la procura di Roma chiude l’inchiesta (atto che di norma prelude a una richiesta di rinvio a giudizio) nei confronti degli amministratori delegati di Roche e Novartis Farma Spa, Maurizio De Cicco e Georg Schrockenfuchs, accusati di rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato, per aver messo in atto “manovre fraudolente” finalizzate, secondo il pm Stefano Pesci, a turbare il mercato e realizzare ingiusti profitti patrimoniali. “Tale manovra anticoncorrenziale – è scritto nel capo di imputazione – portava all’ingiustificata esclusione del prodotto (Avastin, ndr) dall’elenco dei farmaci rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale”, influenzando le scelte dell’Aifa e degli oculisti. De Cicco ha chiesto di farsi interrogare la prossima settimana. Poi la procura deciderà se chiedere il processo o archiviare.
Tra Palazzo Chigi e Consiglio di Stato.
Nella vicenda, dopo la multa dell’Antitrust, viene coinvolto anche il governo. In un’informativa del Noe, del giugno 2015, si legge che gli uffici legali di Novartis contattano l’entourage del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, per informarlo che “Palazzo Chigi potrebbe essere interpellato dalla Commissione europea”. “Contatti normali”, spiegano al Fatto dallo staff di Lotti, “per chi svolge il ruolo di sottosegretario. In ballo c’era la multa che le case farmaceutiche hanno pagato. In quel momento la Presidenza del Consiglio doveva gestire la questione”.
Agli atti però ci sono anche alcuni incontri del legale della Novartis, Ovidio D’Ovidio (non indagato), con Antonio Catricalà, ex sottosegretario ed ex consigliere di Stato che, per questa inchiesta, finirà indagato, in un filone a parte, per corruzione in atti giudiziari. I pm volevano verificare se vi fossero state influenze sul Consiglio di Stato che doveva emettere una sentenza sul caso. Non è stata trovata alcuna prova e per Catricalà è stata chiesta l’archiviazione.
Le mail dell’ad e i comunicati falsi.
Intanto in Roche si raccolgono dati sui problemi che l’Avastin sta registrando, secondo i suoi dirigenti, nelle cure oftalmiche: “Caro Maurizio, stiamo parlando di una ventina di casi – scrive Andrea Lanza all’ad De Cicco – (…) Dire se venti casi siano pochi o tanti è difficile perché il problema è che non conosciamo la popolazione esposta, quindi non abbiamo il dato di incidenza”. Nella mail si legge che Roche due anni prima ha “avvisato” gli oculisti italiani “dei pericoli associati all’utilizzo di Bavacizumap nella maculopatia degenerativa dell’anziano”.
In sostanza, a giudicare dalla lettera, è come se Roche avesse informato gli oculisti sui presunti pericoli dell’Avastin nelle cure oftalmiche. Eppure, stando alle accuse, Lucentis e Avastin sarebbero sovrapponibili. La tesi dei problemi creati da Avastin viene sposata anche dalla FederanzianiLaGuardia di finanza s’insospettisce dopo aver letto il comunicato dell’associazione dell’8 ottobre 2014. Federanziani ha messo in piedi un call center che, da luglio a novembre del 2014, riceve 1523 telefonate da malati di maculopatie. Nel comunicato si affermava, scrive la Finanza, che “in soli 40 giorni sono arrivate oltre 245 chiamate con il 46% di questionari completi. Sul totale dei rispondenti si è riscontrato che ben il 17,8 per cento ha dichiarato di aver avuto reazioni avverse, tra cui gravissime emorragie per il 25%, perdita della vista per il 15% e infine reazioni avverse non gravi di cui rossore, bruciore e fastidio sino al 60% dei casi”. Gli investigatori però rilevano delle incongruità in questi dati che potrebbero non esser state riportate correttamente.
Vengono così interrogate alcune persone che si sono rivolte al call center. Si scopre che i signori Del Pesce e Brunzo, ad esempio, “sono stati curati sia con iniezioni di Avastin che Lucentis”. E che ai signori Esposito e Marinelli sono state “somministrate iniezioni di Lucentis”. Il signor Collella è “stato sottoposto a un ciclo di iniezioni di Macugen e successivamente a uno di Lucentis”. Eppure nel comunicato della Federanziani, scrive la Finanza, “non è mai stato fatto alcun riferimento a Lucentis e Macugen”. Inoltre, “nessuna delle persone” interrogate “ha avuto dei reali effetti collaterali” tali “da considerarli gravi a seguito delle cure con Avastin”. La Gdf sospetta che il tutto sia stato creato ad hoc per “avvalorare la tesi della scarsa sicurezza dell’uso oftalmico dell’Avastin”. Il comunicato sembra sortire il suo effetto. Roberto Messina (non indagato), presidente della Federanziani, viene intercettato mentre ne parla direttamente con l’ex direttore generale dell’Aifa Luca Pani (estraneo alle indagini): quest’ultimo lo consiglia sulla futura diffusione dei dati. Di lì a poco, l’Aifa autorizzerà il servizio sanitario nazionale a utilizzare il Lucentis per le malattie oftalmiche. Revocando la possibilità di acquistare l’Avastin. Il che crea enormi problemi di budget nelle casse sanitarie regionali.
“Io intimidita dalle case farmaceutiche”.
Dagli atti si scopre anche altro. Gli investigatori sentono come persona informata sui fatti Emilia Chiò, all’epoca funzionario del settore acquisti della Regione Piemonte, nell’Assessorato Tutela e Salute. La Chiò nel 2011 prende parte a un gruppo di lavoro che si occupa delle “linee di indirizzo” per “i trattamenti farmacologici” sulle maculopatie. Manca un anno al documento di Aifa. Ormai sul mercato, Lucentis, in base alla legge Di Bella, dovrebbe essere utilizzato in quanto farmaco specifico per le maculopatie, ma le Regioni possono in alcuni casi preferirgli l’Avastin. “L’utilizzo del Lucentis in luogo dell’Avastin – dice Chio – a livello regionale, nel primo semestre 2011, aveva determinato una maggiore spesa di circa 0,67 milioni”. Il gruppo aveva cercato di studiare gli “eventi avversi di Avastin” ma un dirigente della Novartis (non indagato) non è d’accordo. L’uomo, racconta la Chiò, “mi riferiva di non procedere allo studio di Avastin perché la Novartis non gradiva questa iniziativa. (…) Il suo atteggiamento era perentorio a tratti intimidatorio”.

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sabato 17 febbraio 2018

Cup, visite e tempi di attesa: tutto quello che c'è da sapere.


Cup, visite e tempi di attesa: tutto quello che c'è da sapere

Da che cos'è il Cup alle modalità di prenotazione di una visita, fino ai tempi massimi di attesa e le priorità di prestazione. Altroconsumo, l'associazione per la tutela e difesa dei consumatori, in 'Diritti in Salute', elenca e spiega tutto ciò che è opportuno sapere per prenotare visite ed esami. Obiettivo del progetto 'Diritti in salute', nato dalla collaborazione tra Altroconsumo e Acu, associazione consumatori utenti, e finanziato dal ministero dello Sviluppo economico, è dare una risposta ai dubbi più comuni in materia sanitaria.
Ecco, in sintesi, le principali informazioni utili ai cittadini, negli approfondimenti dedicati alla prenotazione e tempi di attesa per visite ed esami con il Ssn:

- COSA E' IL CUP? E' il Centro unico di prenotazioni a cui rivolgersi per prenotare visite ed esami in diverse strutture. Il sistema accentra la prenotazione delle prestazioni ambulatoriali presso strutture pubbliche (e in alcuni casi anche le private convenzionate) di una Asl, città, provincia o Regione; indirizza il cittadino alla struttura che ha la disponibilità di un posto nel minor tempo possibile; permette al cittadino di prenotare direttamente la visita presso la struttura che gli è più comoda o che è in grado di erogare la prestazione nel minor tempo, grazie al fatto che le strutture sono collegate in rete.

- COME SI PRENOTA UNA VISITA O UN ESAME? È possibile farlo in vari modi: telefonando al numero verde dedicato; andando di persona allo sportello nei centri Cup; recandosi in una delle farmacie che offrono questo servizio; tramite il Cup online, attivo solo per alcune Regioni.

- I TEMPI DI ATTESA. Esiste un Piano nazionale di governo delle liste d’attesa, elaborato dall’intesa tra il Governo, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, che stabilisce le priorità e i tempi massimi per l’erogazione di esami, visite specialistiche, ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici da parte del Ssn. 
Le priorità temporali previste sono quattro, contraddistinte dalle lettere U, B, D e P. Il medico compilerà l’impegnativa e indicherà nel campo 'priorità della prestazione' la lettera corrispondente all'urgenza della prestazione:
Lettera U: prestazioni 'urgenti' a cui l’utente ha diritto entro 72 ore. In questi casi, sulla prescrizione sarà apposto il 'bollino verde'. Attenzione: le prestazioni urgenti vanno prenotate entro 48 ore dalla data di prescrizione, altrimenti decade l’indicazione di urgenza.
Lettera B: prestazione da fornire in tempo 'breve' (non più di 10 giorni). Va usata in situazioni in cui è necessario intervenire in tempi rapidi per evitare l’aggravarsi delle condizioni del paziente.
Lettera D: prestazioni 'differibili', che, se fornite in tempi meno celeri, non pregiudicano la salute del paziente. Sono prestazioni di prima diagnosi, da erogare entro 30 o 60 giorni (a seconda che si tratti di visite o di esami diagnostici strumentali).
Lettera P: visite ed esami 'programmati', non urgenti. È il caso delle visite di controllo, per le quali la regola stabilisce un massimo di 180 giorni. Se nella ricetta non sono indicati il sospetto diagnostico o la classe di priorità, la richiesta è collocata in classe P. Tra tutte le prestazioni che il Ssn offre, ne sono state individuate 58 (43 a livello ambulatoriale e 15 in regime di ricovero) il cui tempo massimo d’attesa deve essere garantito al 90% dei cittadini che le richiedono.

- AREE PRIORITARIE. Le malattie del sistema cardiocircolatorio e i tumori sono le principali cause di morte in Italia, pertanto è necessario che i tempi massimi d’attesa per ciascun piano diagnostico terapeutico non siano superiori a 30 giorni per la fase diagnostica e 30 giorni per l’inizio della terapia dal momento dell’indicazione clinica. Bisogna però dire, precisa Altroconsumo, che il rispetto di questi tempi è garantito in linea teorica per il 90% dei cittadini. E' quindi possibile che a un cittadino venga offerto un appuntamento con tempi più lunghi: in questo caso Altroconsumo invita a insistere per il rispetto dei tempi scrivendo direttamente all’azienda sanitaria territoriale.

- VISITE O ESAMI IN UNA REGIONE DIVERSA DA QUELLA DI RESIDENZA. E' possibile prenotare visite ed esami in una Regione diversa da quella di residenza, poiché la ricetta per prestazioni specialistiche e diagnostiche è valida su tutto il territorio nazionale. Una volta che si ha la ricetta del proprio medico di base, è sufficiente chiamare il Cup della Regione in cui si desidera effettuare la visita.

- COSA FARE SE L'APPUNTAMENTO E' TROPPO LONTANO? Nel caso in cui il primo appuntamento disponibile, in qualunque struttura, fosse superiore a 30 giorni per le prime visite specialistiche e 60 giorni per gli esami diagnostici strumentali, il Ssn è comunque tenuto a garantire la prestazione nel rispetto dei tempi regionali previsti ricorrendo a una prestazione in regime libero-professionale (intramoenia) a spese dell’azienda sanitaria locale, riservando al cittadino solo il pagamento del ticket. Lo prevede la legge (decreto legislativo n.124 del 1998), ma questa norma, fa notare Altroconsumo, è spesso ignorata e disattesa. Per richiedere il rispetto dei tempi è possibile compilare la lettera e inviarla all’Urp dell’azienda sanitaria di residenza.

Salute tradita. - Skytg24



http://video.sky.it/news/cronaca/salute_tradita_la_nuova_inchiesta_di_sky_tg24/p3391.pls

Interessante seguirlo fino in fondo per capire come siamo messi male.
E non si tratta solo di salute tradita, ma di come viene ignorata la Costituzione che all'art. 32 recita così:

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti."

Provate a prenotare una visita o un esame specialistico.....bene che vi vada lo otterrete dopo mesi; se non siete troppo fortunati, in un altra regione; male che vi vada, non vi rispondono o vi consigliano di prenotare una prestazione intramoenia.

giovedì 15 febbraio 2018

Grasso, futuro è abolizione del contante. Leader LeU critica flat tax, mette a rischio stato sociale.

 © ANSA

Qui il commento arguto di Luigi Pastorello. (copiato da fb dietro consenso dell'autore)

Il neo partito di Grasso è una formazione utile solo a limitare l'emorragia inevitabile di voti dal centro-sinistra. Serve per tutti coloro che hanno la fede irrazionale e incrollabile per gli ideali di sinistra, ma odiano Matteo Renzi perché sta facendo il lavoro sporco per conto dell' Elite. 
Nemmeno il centro-destra avevano attuato politiche così pesanti di macelleria sociale, il nome del neoliberismo e del turbocapitalismo globalizzante. 
Come dire, per fare un esempio, per coloro che gli piace la bevanda dolce gassata al caramello, ma odiano il marchio coca-cola! quindi i padroni della Coca Cola cosa fanno? Inventano il marchio Pepsi alternativo, fanno credere al consumatore sprovveduto che siano due bibite diverse, due proprietà e marchi diversi, così riescono a conservare il mercato e le quote di clientela. 
Sono strategie di marketing e nulla più. 
Idem la Fiat: quelli che compravano Alfa Romeo Lancia o Ferrari perché la Fiat come marchio gli stava antipatico. 
La Fiat gli ha assorbiti nella proprietà e così non perde più clienti!! 
E la gente è contenta perchè non possiede una Fiat, ma un'alternativa. 
Senza sapere che è lei la gente, quella posseduta dalla Fiat. 
Ahahahah???? Ci sarebbe da ridere per non piangere. 
Il politico di qualunque schieramento ideologico non è altro che il cameriere del banchiere. Se non si comprende questo, se non si comprendono i meccanismi finanziari di schiavizzazione e indebitamento truffa tramite signoraggio bancario saremo destinati a soffrire ed impoverirci sempre più. 
E a diventare sempre più schiavi e sottomessi.
L.P.

PS. L'articolo al quale fa riferimento il titolo è il seguente: 
http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/02/13/grasso-futuro-e-abolizione-del-contante_812d3d43-e327-4848-a9fc-7e69934fed0f.html

Salone del libro, Piero Fassino indagato dalla procura di Torino. Avviso di garanzia anche ad assessore regionale.

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Il filone dell'inchiesta in cui è coinvolta l'esponente della giunta di Sergio Chiamparino è quello relativo all’affidamento dell’organizzazione dell’edizione 2015 del Salone e la preparazione del bando di gara del 2016. I reati ipotizzati sono di turbativa d'asta e falso ideologico in atto pubblico. L'ex sindaco: " Sono assolutamente sereno, avendo sempre operato nell’interesse della città".


L’ex sindaco Piero Fassino è indagato dalla procura di Torino nell’inchiesta sul Salone del Libro. Si tratta della stessa indagine in cui è indagata l’assessore regionale alla Cultura, Antonella Parigi. Il filone dell’inchiesta in cui è coinvolta l’esponente della giunta di Sergio Chiamparino è quello relativo all’affidamento dell’organizzazione dell’edizione 2015 del Salone e la preparazione del bando di gara del 2016. Fassino e Parigi sono accusati di turbativa d’asta.
“Nel pomeriggio di oggi ho ricevuto dalla Procura della Repubblica di Torino un avviso di garanzia con riferimento alle indagini sul salone internazionale del libro di Torino. Sono assolutamente sereno, avendo sempre operato nell’interesse della città di Torino”, ha Fassino, confermando di essere tra le persone indagate dai pm piemontesi. Era stata invece l’assessore Parigi ad annunciare di aver ricevuto un avviso di garanzia, esprimendo “la propria fiducia nell’operato della magistratura, a cui offrirà la massima collaborazione”. Il fascicolo aperto dalla procura ipotizza anche i reati di turbativa d’astafalso ideologico e falso in bilancio.
Nel luglio del 2016, l’inchiesta – dalla quale sono poi nati diversi filoni d’indagine – aveva portato all’arresto di quattro persone. Si trattava di Regis Faure, direttore generale di Lingotto Fiere, Roberto Fantino, direttore marketing di Gl Events, e Valentino Macri, segretario della Fondazione per il Libro. Ai domiciliari era finito Antonio Bruzzone, dirigente di Bologna Eventi. Tra gli indagati, c’era anche l’ex assessore alla Cultura della giunta FassinoMaurizio Braccialarghe, deceduto sei giorni fa.  L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Gianfranco Colace, è incentrata sul modo in cui la multinazionale francese Gl Events, che gestisce Lingotto Fiere, aveva ottenuto lo scorso anno la possibilità di organizzare tra il 2016 e il 2018 il Salone, uno dei principali eventi dell’editoria italiana, con un bando i cui requisiti erano molto simili a quelli offerti dalla società francese.
Nel corso dell’inchiesta era emerso che un funzionario della Fondazione del Libro, componente della Commissione giudicatrice, veicolava informazioni coperte da segreto (quali la presentazione di manifestazioni di interesse, l’identità degli interessati, la presentazione delle offerte) a un dirigente di Lingotto Fiere, così da consentire alla multinazionale francese di modulare la propria partecipazione alle varie fasi della procedura di gara a seconda delle informazioni ricevute e di contattare uno degli altri partecipanti per concordare la sua uscita di scena. L’indagine era partita dall’ipotesi di peculato nei confronti di Rolando Picchioni, ex presidente della Fondazione per il libro, un ente che in questi giorni è tornato al centro della polemica per la volontà dell’Associazione italiana editori di lanciare una nuova fiera dell’editoria a Milano.

Iperbole in eccesso pronunciate in occasione della campagna elettorale del 2018.

Calenda contro Raggi: "Roma immobile, miliardi in fumo"


(l'articolo potrete leggerlo, se volete, su questo link:

Al quale è fin troppo facile rispondere così: 

Il parolaio di turno esprime la sua....iperbole in eccesso.
E dal suo dire si evince come e quanto sia impreparato in materia. 
Per mettere in posa nuove opere non basta avere soldi a disposizione, si deve valutare dove collocarle e se è possibile collocarle senza arrecare altri danni oltre a quelli già provocati dalle amministrazioni precedenti, vedi voragine apertasi a Roma.
Senza questi metri di misura ci si perde nei meandri della mera propaganda elettorale fine a se stessa e diretta a chi non pensa e prende per buone tutte le parole dette senza alcun senso logico solo per attirare l'attenzione.
By C.

mercoledì 14 febbraio 2018

Castellaneta, una città nascosta nelle viscere del colle Archinto. - Angelo Loreto

Castellaneta, una città nascosta nelle viscere del colle Archinto

Di origini antichissime.

CASTELLANETA - C’è un interesse crescente attorno a un aspetto ai più sconosciuti, non solo per la sua posizione logistica, ma soprattutto perché finora nessuno, prima dell’arrivo dell’associazione Amici delle Gravine, aveva mai provato a riscoprirlo. È la Castellaneta sotterranea, l’insieme di grotte, ipogei, camminamenti, fogge e cisterne per il quale appassionati, studiosi, studenti di archeologia e semplici curiosi stanno contattando e partecipando alle iniziative degli Amici delle Gravine che si sono già fatto un nome, in Puglia e non solo, per l’organizzazione di escursioni negli affascinanti canyon pugliesi. E che ora puntano alla valorizzazione prima e alla promozione poi della città che si nasconde nelle viscere del colle Archinto.
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È infatti sotto l’abitato del centro storico che sorge una città dalle origini antichissime, sepolta nel mistero di una realtà che da millenni giace nel più assoluto silenzio. «Da circa due anni – raccontano da Amici delle Gravine - quelle leggende che sin da piccoli ci parlavano di un centro storico basato su una fitta rete di camminamenti sotterranei, hanno iniziato a prendere vita, quella città definita morta oggi sta tornando alla luce. Un sottosuolo prevalentemente tufaceo, cosparso quasi interamente di sotterranei naturali, in alcuni tratti fino al margine della gravina. Tante le domande che ci poniamo e che ci pongono ogni qualvolta entriamo all’interno di questi angoli di vita sotterranea. Camminamenti, cisterne per l’acqua, fogge per la conservazione del grano e derrate, antichi trappeti con le grandi macine e poi magazzini e neviere».
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Tra i più particolari oggi resi fruibili, l’esempio degli ambienti ipogei del Palazzo Viscardi, il primo caratterizzato da una grande cisterna per la raccolta delle acque piovane e varie fogge dove su una in particolare, a calce, restano ancora visibili tre croci. Scendendo nel secondo livello attraverso un scalinata scavata nel tufo, si raggiungono due ambienti, utilizzati come deposito, ed in fine il terzo livello, sicuramente il più particolare, dal quale si accede a una cava per l’estrazione del tufo. Insomma, il centro storico di Castellaneta presenta una struttura urbanistica ben organizzata con strade, scalinate, case popolari e padronali, chiese e monasteri. «Ma è dietro una vecchia porta chiusa da chissà quanto tempo – concludono dall’associazione - che si nasconde la città sotterranea: luce alla mano, si inizia a scende nel ventre del centro storico. Una meraviglia, subito risalta un’architettura “rupestre”, che ricorda quella dei villaggi ancora abitati della Cappadocia in Turchia, una stratificazione millenaria».
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