giovedì 4 aprile 2019

Ancora incendi a Borgo Mezzanone: nessun ferito, secondo rogo in pochi giorni. Gip Foggia: «Manca fogna, demolire».

A fuoco baracche a Borgo Mezzanone, nessun ferito: terzo rogo in pochi mesi

Le fiamme provocate forse da un corto circuito hanno distrutto due baracche.

Due baracche sono state distrutte da un incendio la scorsa notte nel 'ghetto' di Borgo Mezzanone, l'agglomerato abusivo in cui vivono numerosi migranti, sorto a pochi chilometri da Foggia. Non ci sono feriti e le fiamme sarebbero state causate da un corto circuito. Questo è il secondo incendio che si verifica in pochi giorni: il primo è avvenuto nella notte tra sabato e domenica. Altri due incendi nel ghetto sono divampati il 30 ottobre e il primo novembre scorsi: in quest’ultimo perse la vita un migrante.

Le fiamme, la notte scorsa, hanno investito anche alcuni cumuli di rifiuti accatastati accanto alle baracche che si sono incendiate. Le costruzioni avvolte dalle fiamme si trovavano nella parte opposta alla zona interessata dalle operazioni di abbattimento di 11 manufatti abusivi, avvenuta la scorsa settimana. Il ghetto è interessato da una serie di azioni programmate dalla Procura di Foggia e dalla Prefettura che porteranno, nel corso dei mesi, ad un progressivo smantellamento dell’insediamento abusivo.

Secondo quanto riportato nel decreto di sequestro preventivo a firma del Gip del Tribunale di Foggia, Manuela Castellabate, occorre demolire la baraccopoli anche per l'assenza di servizi fognari, una condizione che «accrescerebbe il rischio già allo stato allarmante di un danno ambientale».

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/foggia/1128072/ancora-incendi-a-borgo-mezzanone-nessun-ferito-secondo-rogo-in-pochi-giorni.html

Risarcimento danni a Formigoni, l’aula boccia la mozione M5S. Schiaffo ai lombardi da Lega, Forza Italia e PD.

Risarcimento danni a Formigoni, l’aula boccia la mozione M5S. Schiaffo ai lombardi da Lega, Forza Italia e PD

Il Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato una mozione del M5S Lombardia che avrebbe impegnato la regione a chiedere i danni in sede civile all’ex Presidente Roberto Formigoni.
Luigi Piccirillo, consigliere regionale del M5S Lombardia dichiara: “Questo voto è uno schiaffo agli italiani e ai lombardi onesti. In Consiglio regionale la casta ha mostrato il suo vero volto e ha difeso un ex presidente condannato in via definitiva rifiutandosi di chiedere i danni in sede civile.
Chi ha difeso e continua a difendere Formigoni è complice di un sistema che per vent’anni ha danneggiato i lombardi.
Non c’è nessuna dignità nel corrompere e nel togliere risorse pubbliche ai cittadini e alla sanità. Un amministratore che si macchia di gravissimi reati contro la pubblica amministrazione non merita elogi, difese d’ufficio o manifestazioni di rimpianto.
Ci attendevamo che la nostra richiesta di danni fosse approvata all’unanimità, al contrario i partiti hanno espresso nostalgia per Formigoni piagnucolando sui bei tempi andati dell’eccellenza lombarda. Non esiste eccellenza dove c’è corruzione. Non c’è politica dove si intascano i soldi pubblici. Non c’è onestà nell’incapacità di prendere le distanze dall’amministrazione Formigoni che ha trascinato nel fango la nostra regione.
La Lombardia ha funzionato nonostante i Formigoni e i partiti che l’hanno amministrata che hanno perso l’ennesima occasione per fare gli interessi dei lombardi e cioè quello per cui sono stati votati”.

Torre di Belém - Lisbona - Portogallo.





La torre di Betlemme o, più correntemente, torre di Belém o "torre di San Vincenzo" è una torre fortificata situata nella freguesia di Santa Maria de Belém, nel comune di Lisbona, in Portogallo. Si tratta di un patrimonio mondiale dell'UNESCO, simbolo e memoria del ruolo importante che il Portogallo giocò nell'era delle grandi esplorazioni. La Torre fu commissionata dal re Giovanni II come parte di un sistema di difesa alla foce del fiume Tago e come porta cerimoniale di Lisbona. La torre fu costruita nei primi anni del XVI secolo ed è un esempio lampante dello stile manuelino portoghese, ma incorpora anche accenni di altri stili architettonici. La struttura è composta da un bastione di 30 metri con quattro torri.

https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Belém

M5S, ecco i 12 comandamenti per il “manuale anti-Lega”. - Stefano Feltri



NEL MOVIMENTO CIRCOLA LA LISTA CON TUTTI GLI ARGOMENTI DA USARE CONTRO L’ALLEATO TRA GLI ALTRI CI SONO REDDITO, TRIVELLE, VITALIZI, FAMIGLIA, CINA.

La campagna elettorale per le Europee è davvero partita: almeno per un paio di mesi, Lega e Movimento Cinque Stelle saranno avversari, oltre che sodali di governo. Per riprendere la scena, però, Luigi Di Maio e i suoi devono tentare un’impresa ardua: ribaltare la percezione diffusa che in questi mesi i Cinque Stelle abbiano pagato i costi dei compromessi mentre la Lega otteneva soltanto vittorie. Dentro il M5S circola in questi giorni un documento strategico che verrà studiato da tutti i parlamentari da talk show e riletto prima di ogni intervista ai giornali. Sono i dodici comandamenti della riscossa grillina, i “temi su cui il M5S ha imposto la linea alla Lega”.

Il primo comandamento, come ovvio, riguarda il reddito di cittadinanza. Non si tratta di rivendicare l’abolizione della povertà, quanto del fatto che Matteo Salvini si è dovuto piegare: prima considerava “culturalmente sbagliato pagare la gente per stare a casa”, alla fine ha dovuto votarlo. Anche il decreto Dignità è passato “nonostante gli scossoni per la Lega, criticata in estate dal ceto imprenditoriale del Nord”.

Poi ci sono le trivelle, punto delicato nei rapporti Lega-M5S ma anche tra M5S e territorio: “La Lega è pro-trivellazioni. Con l’operazione M5S aumentano di 25 volte i canoni per le concessioni delle trivelle. Sospese per 18 mesi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi”.

I due comandamenti successivi del manuale anti-Salvini dovrebbero aiutare i parlamentari pentastellati a scalare gli specchi più scivolosi. Perché sul Tav Torino-Lione il M5S ha poco da rivendicare, visto che l’opera non è stata cancellata e la società costruttrice ha fatto partire i bandi per i lavori. La linea è dunque questa: “La Lega avrebbe fatto ripartire i cantieri senza discussioni, il M5S ha imposto una sospensione senza penali”. Anche sulla riforma della prescrizione per ora c’è poco di concreto, tutto è stato rimandato. Linea ufficiale: “Sulla prescrizione il M5S è arrivato a un’intesa con la Lega, inizialmente ostile”.

Molto più battaglieri i due comandamenti sui temi di bandiera per il Movimento. I tagli alle pensioni d’oro e ai vitalizi sono avvenuti anche se “la Lega era contraria”. E Salvini si è piegato perché “Il M5S ha fatto leva sulle risorse che servivano alla Lega per finanziare quota 100”. Stessi toni sulla legge “Spazzacorrotti”, passata “nonostante non sia nel dna della Lega, includendo anche le norme per la maggiore trasparenza rispetto ai finanziamenti ai partiti”. Viene omesso il dettaglio che subito dopo, però, la Lega ha ottenuto che gli appalti fino a 150.000 euro possano essere assegnati senza gare e certificazioni antimafia.

I comandamenti anti-Salvini invitano a rileggere anche episodi recenti. La cittadinanza italiana assegnata a Rami, il ragazzino egiziano che ha contribuito a salvare i 51 studenti sul bus dirottato a Milano, viene presentata come una vittoria del M5S: la proposta è partita da Di Maio e Salvini era ostile, “poi però la Lega si piegata sulla posizione del Movimento”. Stessa rivendicazione sul congresso delle famiglie di Verona: il M5S e il premier Giuseppe Conte hanno fatto “pressing” così da revocare il patrocinio di Palazzo Chigi all’iniziativa, in contrasto con il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, leghista.

Non poteva mancare la Cina. Con la visita di Xi Jinping tutti gli schemi si sono ribaltati: gli anti-globalisti Cinque Stelle si sono scoperti filo-cinesi, i filo-russi leghisti sono diventati anti-cinesi per provare a essere filo-americani, il tutto mentre pure i Cinque Stelle tentavano agganci con gli Usa. Un pasticcio che ora il M5S riassume così: “La Lega aveva sollevato dubbi sul dossier. Alla fine – grazie alla spinta propulsiva del M5S – i protocolli sono stati firmati, sono stati fugati i dubbi sulla sicurezza nazionale (golden power), l’Italia ha anticipato tutti. E i ministri della Lega hanno dovuto ammettere la bontà dell’accordo spinto da Di Maio-Conte”.

La strategia di comunicazione è pronta. Ora resta la parte più difficile: convincere gli elettori.


https://infosannio.wordpress.com/2019/04/04/m5s-ecco-i-12-comandamenti-per-il-manuale-anti-lega/

Bertolesso - Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano del 4 Aprile

Guido Bertolaso, l'uomo delle emergenze in attesa di giudizio - Fotostoria

Da un po’ di tempo non si avevano notizie di Guido Bertolaso, indimenticato capo della Protezione civile e commissario straordinario multiuso per terremoti, inondazioni, giubilei, frane, slavine, valanghe, visite papali, smottamenti, incendi boschivi, mondiali di ciclismo, emergenze rifiuti, eruzioni vulcaniche, aree marittime, relitti navali, grandi eventi, rischi bionucleari, aree archeologiche, G8, epidemie di Sars e tutte le calamità naturali possibili e immaginabili, tranne la più perniciosa: lui. Le ultime cronache, dopo la sfortunata autocandidatura a sindaco di Roma (respinta persino dai compari forzisti), lo davano impegnato in Africa, con gran sollievo per il popolo italiano, meno per quelli africani. Ieri l’ha intervistato Radio Capital, gruppo Espresso, al TgZero (così chiamato per il suo livello di credibilità) in veste di aspirante salvatore della Capitale. È lo stesso gruppo che ai bei tempi pubblicava inchieste sui disastri di Bertolaso: tipo quella di Fabrizio Gatti sui 400 milioni buttati nelle grandi opere alla Maddalena, in vista di un G8 che non si tenne mai perché proprio 10 anni fa venne dirottato fra le macerie dell’Aquila appena terremotata.
TgZero chiede a Bertolaso cosa ne pensi di due frasi che io non ho mai né pensato né pronunciato: “C’è un complotto dietro a tutti i disservizi, come sostiene Travaglio?”. “Travaglio dice che per le scale mobili della metro guaste c’è un sistema criminale spaventoso che sta reagendo perché non è più padrone come in passato”. Io non ho mai parlato di “complotti dietro i disservizi” né di poteri criminali dietro le scale guaste. Ho risposto su La7 a una domanda di Giletti che un conto sono gli errori della giunta Raggi e gli scandali nella Capitale, un altro sono gli strani incendi agli impianti di smaltimento rifiuti (i due maggiori dati alle fiamme in tre mesi), i falò di cassonetti (oltre 600 in due anni), gli autobus anche nuovi in fiamme (60 in un anno e mezzo), i guasti concomitanti alle scale mobili in svariate stazioni della metro (20 in pochi mesi). Ma soprattutto i tre bandi di gara per la raccolta rifiuti andati deserti (due nel 2018, da 105 e 188 milioni, uno nel 2019 da 225 milioni): mentre gli imprenditori chiedono investimenti per lavorare, com’è che nessuna impresa concorre a quelle lucrose commesse? Non il presunto complottista Travaglio, ma l’Antitrust ipotizza “un accordo tra le parti volto ad astenersi dalle gare, con la conseguenza che i medesimi servizi sono stati acquisiti da Ama a trattativa privata e a condizioni economiche più onerose” per la municipalizzata e più vantaggiose per i privati.
Non il complottista Travaglio, ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa definisce “avvertimenti che conosco bene dalla Terra dei Fuochi” gli incendi agli impianti dei rifiuti. E non il complottista Travaglio, ma la Procura di Roma ipotizza un unico disegno criminale dietro i roghi ai Tmb del Salario e di Rocca Cencia. L’ha scritto proprio Repubblica (stesso gruppo di Radio Capital) il 28 marzo: “Ama, pochi dubbi dei pm: unica regia dietro i due roghi”, “Emergenza rifiuti, verso l’unificazione dell’inchiesta su Tmb Salario e Rocca Cencia”, “C’è una regia unica per gli incendi Ama. I tecnici: sono dolosi”. Ma evidentemente a Radio Capital, oltre all’Espresso, non leggono neppure Repubblica. E preferiscono attribuirmi cose mai dette per regalare un assist a Bertolaso. Questo impunito, nel senso etimologico del termine, mette tutto insieme – errori, colpe, inefficienze, disservizi e sabotaggi criminali – per darmi del “buffone” (lui a me!) e alla Raggi della “totale incapace”. Il che è possibile, forse probabile. Ma non spiega l’impressionante catena di eventi dolosi, difficili da ascrivere alla sindaca. E poi: da qual pulpito. Se c’è un amministratore indubitabilmente più disastroso della Raggi, è proprio Bertolaso: tutti ricordano Napoli sommersa da cumuli di rifiuti ad altezza uomo, ma forse dimenticano – almeno a Radio Capital – chi era il commissario straordinario: Bertolaso, nominato da Prodi, fuggito per flop e richiamato da B. con una maleodorante scia di scandali e arresti.
Dall’alto di quella e di molte altre catastrofi, questo bel tomo sfodera l’intero repertorio dei luoghi comuni: perfino i topi, che lui pensa siano arrivati a Roma con i 5Stelle, invece fanno parte del paesaggio da secoli (“non c’è trippa per gatti” è una frase di Ernesto Nathan, mitico sindaco tra il 1907 e il 1913, che tagliò i fondi comunali del cibo per gatti, nella speranza che andassero a caccia dei topi, i quali spadroneggiavano pure in Campidoglio rosicchiando i documenti in uffici e archivi). Poi annuncia la sua panacea per tutti i mali: “Appena questi si toglieranno di torno, vedrete che Roma tornerà ad essere la bellezza che era un tempo”. Magari col bollito Bertolaso sindaco, che ce la restituirà più bella e più superba che pria. Tipo la Maddalena con le grandi opere inutili di Bertolaso e della nota Cricca di Balducci, Anemone&C. che cadono a pezzi fra le sterpaglie. Tipo Napoli con la monnezza più alta del Maschio Angioino. Tipo L’Aquila, in macerie a 10 anni dal sisma. Ora voi capirete che prendersi del “buffone” da un simile soggetto, quello che andava con la scorta a farsi “massaggiare” gratis al Salaria Village dell’appaltatore personale Anemone mentre il Tevere esondava, è un po’ troppo. Dunque Bertolaso verrà denunciato, come lui provò a fare con me e il Fatto tentando di spillarci 100 mila euro, invano. In quella causa, oltre a stabilire che avevo “riportato fedelmente alcuni fatti” e “notizie vere”, il giudice ritenne “temeraria” la sua lite e lo condannò a risarcire me, Padellaro e il Fatto con 6 mila euro, più 5 mila di spese. Visto che ha nostalgia del tribunale, ci rivediamo lì.

Minacce ai sindaci e sabotaggi agli impianti pubblici. Chi sta perdendo i privilegi sta alzando il tiro. - Davide Manlio Ruffolo



Il pacco bomba alla sindaca di Torino è solo l’ultima intimidazione di una serie infinita per i sindaci M5S. A Roma non c’erano mai stati tanti incendi e sabotaggi. Così verrebbe da dire che l’onestà e il cambiamento presentano il conto. Il sistema che si è nutrito per decenni nell’illegalità sta alzando il tiro, e non ci vuole certo un detective per capire che quello che sta succedendo da Nord a Sud è una rivolta, e non solo della criminalità organizzata, ma anche di imprenditori senza scrupoli e di quel malaffare che vede in bilico i suoi interessi. Un sistema marcio fino al midollo che non intende arrendersi al nuovo, alla rivalsa popolare, alla promessa di pulizia che un manipolo di consiglieri comunali e alcuni sindaci – con la Raggi e l’Appendino a fare da parafulmine su tutti – stanno provando a mantenere. Una partita non facile.
A Roma basti vedere la questione rifiuti con le sue pesanti carenze infrastrutturali. Naturale che qualcuno pensasse di risolvere il problema con i soliti modelli: discariche e inceneritori. tutto l’opposto della sindaca Virginia Raggi che mira al riciclo e all’economia circolare. Un nuovo modo di guardare al futuro che si è schiantato sullo strano incendio di entrambi gli impianti dell’azienda pubblica Ama, quello di via Salaria e quello di Rocca Cencia, sicuramente di origine dolosa, come accertato dalla Procura. E per rendere il messaggio più chiaro, anche 600 cassonetti dell’immondizia sono stati dati alle fiamme.
Numeri troppo grandi per credere nella casualità. Così mentre la vecchia politica risolveva ogni problema con gli affidamenti diretti, ossia senza passare per una gara pubblica, M5S ha scelto di fare l’esatto opposto mirando a togliere i privilegi acquisiti da pochi e in modo opaco, aprendo alla concorrenza e al benessere. Un discorso logico che fatica ad imporsi nella realtà. E non per incapacità delle amministrazioni, come qualcuno imputa ai grillini, quanto perché si vanno a toccare interessi privati. E questi fanno in modo che le gare vengano disertate così da creare una situazione emergenziale che fa tornare agli affidamenti diretti. Ma tutto ciò non può e non deve succedere.
Parliamo di sistemi di potere incancreniti che pur di opporre resistenza al cambiamento, manipolano l’informazione e gli stessi cittadini. Basti pensare alle manifestazioni pro Tav che, in barba ad un’analisi costi benefici che giudica il progetto disastroso, sembrano convocate per perseguire interessi di pochi anziché quello generale della nazione. Miliardi di euro che il Movimento Cinque Stelle vorrebbe spendere per cose concrete come l’edilizia scolastica o la lotta al dissesto idrogeologico. E invece no, qualcuno, tanto in Italia quanto nell’Unione europea, vuole che la pioggia di denaro si riversi sulla Torino-Lione. Forse non si può parlare di una regia unica dietro ai tanti sabotaggi subiti da M5S ma siamo in presenza di un sistema di potere che sta reagendo.
Fenomeni che non risparmiano neanche la politica dove capita che qualche manina spunti dal nulla per alterare una legge e favorire specifici interessi. Senza dimenticare le minacce ricevute da Virginia Raggi, specie nel periodo degli sgomberi dei Casamonica, o, peggio, i pacchi bomba indirizzati alla sindaca di Torino Chiara Appendino. Insomma basta unire i punti per rendersi conto che M5S è sotto assedio per il suo voler imporre una rivoluzione culturale che a qualcuno non va giù. Un cambiamento epocale che solo tenendo la barra dritta, nonostante il mare in tempesta, potrà portare, anzi porterà, ai risultati sperati.

Virtus Italia, procedure entro 96 ore e poi il ragazzino finiva in strada: così la onlus incassava i 118 euro previsti dal contratto. - Vincenzo Bisbiglia e Marco Pasciuti

Virtus Italia, procedure entro 96 ore e poi il ragazzino finiva in strada: così la onlus incassava i 118 euro previsti dal contratto

LE CARTE - Il comune di Roma aveva aggiudicato all'associazione un appalto triennale da 2,7 milioni perché questa accogliesse i minori e li identificasse, prima di smistarli in case famiglia. Tutti gli interventi dovevano essere realizzati in 96 ore e l'associazione incassava il compenso per ogni ospite anche "se il giorno di uscita coincide con quello di entrata". Quindi ai gestori conveniva avere posti liberi da riempire per incassare nuove rette.

Il cancello carrabile che dà su Via Maria Annibale di Francia è chiuso e non può essere aperto perché “ci sono le videocamere”. Per questo la ragazzina, arrivata pochi minuti prima, deve scavalcare. “Ma io ho paura”, risponde lei. “Dai, che non tu succede niente”, risponde l’operatrice. Quella si fa coraggio, scavalca e se ne va. La onlus denunciava, poi, falsamente l’allontanamento volontario e incassava illecitamente gli 84 euro di quota fissa (33 euro di quota variabile) per ciascun “ospite”. Quindi dichiarava la disponibilità di un nuovo posto e il giro ricominciava. Operavano così i dipendenti della Virtus Italia secondo la Procura di Roma, che questa mattina ha emesso un provvedimento cautelare nei confronti di 22 persone nell’ambito dell’indagine che coinvolge i vertici della onlus, centro di primissima accoglienza per minori non accompagnati in zona Villa Spada, a Roma.
Il Campidoglio aveva aggiudicato alla Associazione “Virtus Italia Onlus – Consorzio di solidarietà sociale” un appalto triennale da 2,68 milioni di euro, perché questa accogliesse i minorenni e provvedesse alla loro identificazione e alle prime cure, prima di smistarli in case famiglie. In questo contesto, scrive il Gip, “il Centro si obbliga a garantire una continua disponibilità di posti, assicurando che tutti gli interventi siano realizzati in 96 ore, al termine delle quali il minore deve essere indirizzato verso una sistemazione caratterizzata da maggiore stabilità”. Per questo motivo “il servizio residenziale deve avere durata molto breve, essendo volto a garantire l’identificazione, l’accertamento della sua situazione personale e familiare e il soddisfacimento dei bisogni primari del minore stesso”.
Il Comune, da parte sua, corrispondeva all’associazione che gestiva il centro “un compenso giornaliero per singolo ospite (per un totale di 30 posti) pari ad € 118,50, suddivisa in una quota fissa di € 84,87 ed una quota variabile – riferita ad ogni giorno di effettiva presenza nel Centro – pari ad € 33,63. “E’ significativo – prosegue il Gip – che l’importo giornaliero di € 84,87 – per ciascuno dei trenta posti – è corrisposto in maniera fissa e con cadenza mensile, indipendentemente dalla presenza di ospiti o meno, mentre la quota giornaliera di € 33,63 è corrisposta soltanto in ragione dell’effettiva presenza di un minorenne presso detta struttura, sin dal momento dell’accesso”. Il contratto prevede addirittura che “se il giorno di uscita coincide con quello di entrata, indipendentemente dall’orario di entrata/uscita, viene riconosciuto il corrispettivo per una giornata“.
E’ qui che risiede il guadagno della Virtus, secondo gli inquirenti: alla onlus conveniva avere posti liberi da riempire continuamente: per raggiungere questo obiettivo gli operatori lasciavano andare via gli ospiti, in modo da poterne accogliere altri e incassare altre rette. Sono stati 58 i ragazzini non accompagnati, tutti compresi tra i 9 e 17 anni, di cui i pubblici ministeri hanno accertato l’allontanamento tra il 2017 e il 2018. Gli operatori aprivano il cancello carrabile che dà sulla stradina a pochi passi dalla via Salaria, zona nord della Capitale, e poi li facevano uscire il più in fretta possibile. In altri casi facevano scavalcare loro il cancello. In uno di questi casi un ragazzino era caduto riportando una contusione polmonare ed è stato ricoverato in ospedale con una prognosi di 15 giorni.
I ragazzi, prosegue l’accusa, “vengono lasciati allontanare persino qualche minuto dopo il loro ingresso. In tal modo, tuttavia, il Centro lucra non solo la quota fissa, ma anche la quota variabile giornaliera per ciascuno dei minori, che viene incamerata da parte del Centro senza avere di fatto gli operatori fornito alcuna prestazione, che non sia quella di aprire il cancello carrabile, di voltarsi dall’altra parte in occasione della fuga dei minori o; talvolta, di fingere una rincorsa del fuggitivo nella poco riuscita imitazione del bravo operatore”. In questo modo il contratto firmato con il Campidoglio veniva disattesa e la onlus veniva pagata per servizi che non erogava. Di qui le accuse dei pm di piazzale Clodio: abbandono di minori, falso e frode in pubbliche forniture.