martedì 9 maggio 2023

Scoperta antica tomba in Oman contenente dozzine di scheletri preistorici. - Lucia Petrone

 


Gli archeologi hanno trovato i resti di decine di persone sepolte fino a 7.000 anni fa in una tomba di pietra in Oman, nella penisola arabica. La tomba, vicino a Nafūn, nella provincia centrale di Al Wusta, è tra le più antiche strutture realizzate dall’uomo mai trovate in Oman. L’area di sepoltura è vicino alla costa, ma per il resto è un deserto pietroso. “In questa regione non si conoscono tombe dell’età del bronzo o più antiche”, Alžběta Danielisová, ha dichiarato un archeologo dell’Istituto di archeologia della Repubblica Ceca a Praga. “Questo ritrovamento è unico.” Una relazione sul progetto afferma che le pareti della tomba erano realizzate con file di sottili lastre di pietra, dette conci, con all’interno due camere sepolcrali circolari suddivise in singoli scomparti.

L’intera tomba era coperta da un tetto, ma è parzialmente crollato, probabilmente a causa delle annuali piogge monsoniche. Nelle camere funerarie sono stati rinvenuti diversi “ammassi ossei”, a indicare che i morti erano stati lasciati in decomposizione prima di essere deposti nella tomba; i loro crani erano posti vicino al muro esterno, con le loro lunghe ossa rivolte verso il centro della camera. Resti simili sono stati rinvenuti in una tomba più piccola accanto alla tomba principale; gli archeologi pensano che sia stato costruito leggermente più tardi. Danielisová ha detto che ci sono prove che i morti sono stati sepolti lì in tempi diversi, e tre tombe di persone della cultura Samad, vissute migliaia di anni dopo, sono state trovate nelle vicinanze. La fase successiva sarà quella di effettuare valutazioni antropologiche e biochimiche dei resti umani – come l’analisi degli isotopi, uno sguardo ai diversi neutroni nei nuclei di vari elementi chiave – per saperne di più sulle diete, la mobilità e la demografia delle persone che furono sepolti nella tomba. Il team spera anche di trovare un antico insediamento nelle vicinanze dove le persone potrebbero aver vissuto.

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domenica 7 maggio 2023

Göbekli Tepe.

 

Göbekli Tepe ("collina panciuta")in turco, Portasar in armeno, Xerabreşkê, "sacre rovine" in curdo) è un sito archeologico, situato a circa 18 km a Nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente forse all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico.

Vi è stato rinvenuto un complesso di costruzioni in pietra datato al X millennio a.C.[2]. La datazione sarebbe stata ricavata da un esame col metodo del carbonio-14 sullo stucco organico (composto da fango impastato con paglia e fibre di fogliame) che ricopre alcuni muri del sito[3]. Esso potrebbe anche essere stato applicato, o riapplicato, in un momento successivo, anche a grande distanza di tempo dall'edificazione e, quindi, l'edificio potrebbe essere anche più antico; successivamente sono stati analizzati altri resti organici che hanno confermato le datazioni e in particolare si sono ottenute date dai vari reperti dal 9700 a.C. al 8200 a.C. . La sua costruzione avrebbe interessato centinaia di uomini in un arco fra tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note sono le ziqqurat sumere, datate 5.000 anni più tardi. Secondo i suoi fautori, è la più antica testimonianza di una antica civiltà, assieme al sito "gemello" Karahan Tepe.

La datazione al X millennio a.C. ovverosia 12.000 anni fa, metterebbe in discussione la storia delle civiltà umane, così come finora conosciuta. I manufatti artistici, in pietra scolpita, rivoluzionerebbero la dottrina che definisce tale era come quella di popolazioni nomadi dedite alla caccia ed alla raccolta di frutti selvatici. Non si è ancora scoperto il modo in cui i blocchi di pietra, gli obelischi, i monoliti e soprattutto le figure in altorilievo possano essere state scolpite (la metallurgia ufficialmente è iniziata circa 5 millenni dopo). Né si ha un'idea precisa sul modo di trasporto dei giganteschi monoliti, estratti da una cava situata ad un chilometro di distanza; pertanto l'ipotesi ufficiale, che si basa sulle conoscenze che sono attualmente certe per quell'epoca, è che i blocchi siano stati scolpiti con utensili di pietra e trasportati facendoli rotolare su tronchi.

Inizialmente non si era trovata traccia di insediamenti umani nei pressi del sito, pertanto lo scopritore Klaus Schmidt aveva ipotizzato si trattasse di un luogo monumentale assimilabile ad un tempio. L'agricoltura, ritenuta indispensabile per superare il nomadismo, è sorta sì in questa area del mondo, ma sicuramente dopo la costruzione del sito. Pertanto resta tuttora inspiegato quali fossero le risorse utilizzate per l'edificazione, che avrebbe impiegato un gran numero di persone per un periodo di secoli.

Intorno all'8000 a.C. l'intero complesso, per motivi a oggi ancora sconosciuti, fu abbandonato. Secondo l'ipotesi iniziale di Schmidt, poi scartata in seguito a più recenti scoperte, fu deliberatamente occultato coprendolo con terra di riporto. Il sito, una collina in mezzo ad una vasta pianura, è oggi chiamata Göbekli Tepe che, in turco, significa "collina panciuta".

La stratigrafia ha inizialmente suggerito che il luogo fosse stato intenzionalmente riempito con terra di riporto, ossa di animali ed umane, frammenti di attrezzi in selce e suppellettili, ciottoli e materiale calcareo, per un ammontare di almeno 500 metri cubi[4]. Un'ipotesi era che fosse stato interrato per proteggerlo, forse dai cambiamenti climatici, cosi da poter essere utilizzato dalle future generazioni, in quanto il sito non è stato abbattuto o smantellato, ma semplicemente "nascosto"[5]. In seguito il direttore dei lavori Lee Clare ha trovato indizi che suggeriscono possa essersi trattato di eventi naturali o catastrofici, come appare evidente in almeno due delle costruzioni finora portate alla luce, nelle quali si riscontrano segni di inondazione e frane.

Gli edifici scoperti inizialmente sono stati denominati con le lettere dell'alfabeto da A ad H, e gli edifici C e D infatti mostrano evidenze di frane e allagamenti con conseguenti riparazioni. Dal 2017 ad oggi sono state anche rinvenute decine di abitazioni domestiche, alcune piccole ma anche a due piani, circolari e rettangolari, con resti di magazzini, focolari, attrezzi in selce e persino un sistema di condutture per la distribuzione dell'acqua nelle abitazioni. Tutti gli edifici, sia monumentali che abitativi, nel corso dei due millenni in cui sono stati utilizzati mostrano un susseguirsi di modifiche, spostamenti di muri, aggiunte o sottrazioni di monoliti, riciclo degli stessi monoliti, cambiamenti di decorazioni e bassorilievi, riparazioni, demolizioni, rifacimenti dei pavimenti ed opere di ampliamento, evidenziando come il complesso abbia avuto una presenza umana continuativa per un lungo lasso di tempo.


continua qui: https://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe

venerdì 5 maggio 2023

E' strano vagare nella nebbia! - Herman Hesse


 E' strano vagare nella nebbia!

Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.
Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.
In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli .
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.

Herman Hesse

SPAZIO DEMENZA: L'UOMO EROTICO NON FA IL LETTO. L'opinione Contro - Gioacchino Musumeci


C'è in corso una polemica perfetta per lo spazio demenza della mia pagina da cui derivano alcune riflessioni per nulla scontate.
Laura Chiatti, attrice, ospite di Mara Venier ha affermato: " Io non tollero l’uomo che si mette a fare il letto, dare l’aspirapolvere. Io proprio non lo posso vedere, sono all’antica in questo senso con certi ruoli. Mi abbassa l’eros, me lo uccide”,
L'affermazione ha suscitato lo sdegno social e sono intervenuti in difesa dell'attrice i cavalieri Gedi dell'antica bigotteria Simone Pillon e Mario Adinolfi, il quali in linea con le posizioni medioevali caratterizzanti i loro numerosi interventi pubblici, hanno manifestato stima all'attrice. Secondo il binomio Adinofli /Pillon la Chiatti non fa altro che sottolineare gli opposti che naturalmente si attraggono, le differenze tra uomo e donna, cioè pardon tra maschi e femmine.

Francamente posso dire che tanta avanguardia televisiva mi ha letteralmente stupito, certe perle non si sentivano da decennni, e per un momento ho provato il desiderio di correre ad un centro commerciale e uscirne felice con un maxischermo da 7mila pollici per non perdere mai più le mirabilie della rete ammiraglia nazionale. Merda rarissima!
Sarà per caso che dall'insediamento del governo Meloni si ricorra a personaggi noti per ricordare che l'ordine naturale delle cose è quello di almeno 150 anni fa, anche 200. Ma l'impeto è durato un attimo, un coito interrotto dalla coscienza che impietosa mi ha ricordato la sua presenza. Toc toc, ricordati che non sei l'uomo di Laura Chiatti e la tua compagna ti stimerà se avrai rispetto del tuo letto come minimo.😁
E la coscienza m'ha suggerito, nel pieno rispetto di Laura Chiatti, che la differenza tra sessi, sempre che poi sia un fatto importante, non sia contenuta nei ruoli canonici della bibbia o sue interpretazioni maschiliste se non misogine.
Men che meno se certi postulati e modelli educativi da cui derivano grottesche fisime comportamentali riducono la donna a un contenitore di ormoni che ribolle se il partner lascia le mutande sgommate sopra il letto sfatto.😆
E mentre il maschio dissemina peli ovunque si guarderà bene dal raccoglierli nel timore che la propria " femmina" delusa per la femminilizzazione dilagante tra le mura di casa, non voglia più trombare con lui. Trattasi di equilibratissime e tradizionali dinamiche di coppia.
Oggi so molte cose! Che a 16 anni ero strano perché non tolleravo che mia madre raccogliesse le mie robe, le lavasse e stirasse, ci pensavo da me. Anche perché a parte i 9 figli da rincorrere col battipanni, detto tra noi, mia madre non stirava, bruciava le cose.
Inoltre so che un uomo ordinato e indipendente, che si rifà il letto e ramazza la stanza, uccide l'eros di Laura Chiatti. Spiace per i militari che obbligati a pulire camerate e fare cubi nelle brande, perdono l'appeal del maschio "tarzanesco."
Nella vita ciascuno è come è, ma non sarebbe troppo male domandarsi perché siamo come siamo se le nostre fissazioni condizionano perfino la sfera sessuale😁😁. Voglio dire che se fossi donna e mi piacesse l'uomo cinghiale forse vorrei capire perché dato che in casa dovrei farmi il culo anche per lui. Esattamente come vorrei capire, se mi piacessero le 90 enni, il perché.
Allo stesso modo non sarebbe male chiedersi perché proprio oggi, cioè con la Meloni al governo, la Tv debba proporre certi stereotipi o diversamente anticaglie, quasi a voler delimitare l'altezza della siepe oltre la quale una donna non può sporgersi.
Pare che l'emancipazione femminile, in Italia piuttosto astratta, presso le frange dei conservatori sia interpretata come pericolosa deriva destabilizzante le regole della sacra famiglia.
In definitiva la domanda è sempre la stessa: si può accudire la famiglia senza diventare serve? " Sai nessuno mi obbliga a fare la serva, io faccio le cose spontaneamente per la famiglia..." Ma che vorrà significare! E che vorranno significare le frasi compiaciute dei maschietti sul profilo della Chiatti, una per tutte: " Bellezza d'altri tempi". Ah le bellezze di cro magnon😁😁
In foto donna di Neanderthal.

giovedì 4 maggio 2023

Arabia Saudita: scoperta rara incisione raffigurante l’ultimo re di Babilonia. - Lucia Petrone

Il reperto risale al VI secolo a.C e contiene il testo in scrittura cuneiforme più lungo mai rinvenuto fino ad oggi.

Il petroglifo, una pietra di basalto raffigurante Nabonide è stato scoperto nelle Penisola Araba. L’iscrizione è stata trovata ad Al Hait, nella regione di Hail, nel nord dell’Arabia Saudita. Conosciuto come Fadak nei tempi antichi, Al Hait detiene numerosi siti antichi, tra cui i resti di fortezze, arte rupestre e impianti idrici, ha affermato la commissione. “[Essa] ha un grande significato storico dal primo millennio [aC] fino all’inizio dell’era islamica”. Resta da vedere quali nuove informazioni fornirà questa iscrizione sul re Nabonedo (regno 555–539 aC).

L’ impero babilonese si estendeva dal Golfo Persico al Mar Mediterraneo, e all’inizio del regno di Nabonedo conquistò parte dell’attuale Arabia Saudita e alla fine scelse di vivere a Tayma, una città nell’attuale Arabia Saudita, fino al 543 circa a.C. Il motivo per cui Nabonedo scelse di vivere in quella che oggi è l’Arabia Saudita per un lungo periodo di tempo è oggetto di dibattito tra gli storici, con alcuni esperti che affermano che i conflitti tra Nabonedo e i sacerdoti e funzionari di Babilonia sono una probabile ragione. Alla fine del regno di Nabonedo, l’impero babilonese fu attaccato dall’impero persiano, guidato dal re Ciro il Grande; La stessa Babilonia fu conquistata dai persiani nel 539 a.C. e l’impero babilonese crollò. Il destino di Nabonidus dopo il crollo non è chiaro.

https://www.scienzenotizie.it/2023/05/02/arabia-saudita-scoperta-rara-incisione-raffigurante-lultimo-re-di-babilonia-1847547?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

"Cappella Sistina degli Antichi": i ricercatori scoprono migliaia di pitture rupestri dell'era glaciale in Amazzonia. - Madeleine Muzdakis

Nel profondo della fitta foresta pluviale amazzonica nell'odierna Colombia, i primi coloni umani della regione avevano registrato l'ambiente circostante nell'arte rupestre. Ora, un tratto di scogliera di 8 miglia decorato con migliaia di disegni è stato scoperto nelle profondità del sito remoto noto come Serranía de la Lindosa. La raccolta di illustrazioni dettagliate risale a un periodo compreso tra 11.800 e 12.600 anni fa, proprio mentre il mondo si stava riscaldando dopo l'era glaciale. Trovato nel 2017 da ricercatori britannici e colombiani, il pubblico sta solo ora dando una prima occhiata a questo sito preistorico, che apparirà nella produzione di Channel 4 Jungle Mystery: Lost Kingdoms of the AmazonQuesto straordinario esempio di arte preistorica è stato soprannominato la "Cappella Sistina degli antichi" e promette di rivelare importanti informazioni sui sudamericani preistorici.

Per studiare le scogliere di Serranía de la Lindosa, gli archeologi dovevano chiarire la loro missione sia con il governo colombiano che con le forze ribelli non alleate nella regione. Per raggiungere il sito è stato necessario anche un viaggio di cinque ore a piedi. I ricercatori sono rimasti sbalorditi dall'enorme numero di singoli dipinti: non ancora contati, si contano decine di migliaia. Disegnati in rosso-ocra (un pigmento naturale di argilla), gli esseri umani preistorici sono raffigurati tra la flora e la fauna che un tempo popolavano la regione amazzonica. Pesci, lucertole e istrici sono riconoscibili dallo spettatore moderno. L'area vanta anche creature preistoriche estinte come paleolama , mastodonti e bradipi giganti. Queste creature vagavano per una savana e un paesaggio di cespugli che era molto diverso dalla moderna foresta pluviale.

Nell'antica opera d'arte sono raffigurati anche esseri umani preistorici. Ballano, indossano maschere e cacciano. L'archeologo Mark Robinson ha dichiarato in una dichiarazione : "I dipinti danno uno sguardo vivido ed emozionante [nella] vita di queste comunità". I ricercatori che studiano i dipinti possono solo indovinare il significato di alcune scene al momento. Tuttavia, sono sicuri che i dipinti della Serranía de la Lindosa forniranno una conoscenza critica del comportamento umano preistorico e delle interazioni uomo-animale. Tra i comportamenti raffigurati ce n'è uno curioso: umani sospesi o che saltano da torri di legno. I ricercatori ritengono che strutture come queste possano spiegare come gli antichi artisti dipingessero scene ben al di sopra dell'altezza di un tipico essere umano sulla parete rocciosa.

L'arte rupestre preserva un mondo che era in mutamento ambientale. La foresta pluviale amazzonica come la conosciamo oggi iniziò a svilupparsi alla fine dell'ultima era glaciale , all'incirca il periodo in cui fu creata l'arte rupestre. Per Ella Al-Shamahi , l'archeologa ed esploratrice che è anche conduttrice di Jungle Mystery , l'arte rupestre è una scoperta entusiasmante che richiederà anni agli studiosi per documentarla e ricercarla. Dice _, “Una delle cose più affascinanti è stata vedere la megafauna dell'era glaciale perché è un indicatore del tempo. Non credo che la gente si renda conto che l'Amazzonia è cambiata nel suo aspetto. Non è sempre stata questa foresta pluviale”. Sebbene la ricerca sul sito sia stata interrotta a causa della pandemia, il team ritiene che la vicina foresta pluviale nasconda altre meraviglie preistoriche da scoprire.

Continua qui: https://mymodernmet.com/serrania-la-lindosa-paintings/

Scoperto il più grande segreto dei costruttori Maya. - Angelo Petrone

 

La robustezza degli edifici, in piedi da millenni, è dovuta alle malte di calce realizzate con estratti vegetali e ispirate alle conchiglie dei molluschi o alle spine dei ricci di mare.

Situato nell’Honduras occidentale, vicino al confine con il Guatemala, si trova il giacimento di Copán. Considerata la culla della civiltà Maya, Oxwitik (il suo nome Maya, che significa ‘tre radici’) era una potente città-stato che governò uno dei suoi regni più importanti tra il IV e il IX secolo d.C. Ma, nonostante siano passati mille anni e mezzo da allora, molti dei suoi edifici e pale d’altare hanno resistito alla prova del tempo in modo straordinario, un fenomeno che ha incuriosito gli scienziati per secoli. Ora, un team di ricercatori dell’Università di Granada (UGR) ha appena svelato il segreto: i suoi costruttori hanno ideato malte di calce a cui hanno aggiunto estratti vegetali. I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista ‘Science Advances‘. ”Finora non si sapeva quale fosse il segreto per cui i monumenti costruiti dagli antichi costruttori Maya presentano attualmente un ottimo stato di conservazione, nonostante siano stati esposti per più di mille anni a un clima tropicale molto aggressivo”, spiega il autore principale di questo lavoro, il professore del Dipartimento di Mineralogia e Petrologia dell’UGR Carlos Rodríguez-Navarro. La squadra di Rodríguez-Navarro non è la prima a cercare di svelare il mistero. Altri gruppi hanno effettuato tutti i tipi di test, ma non sono state raggiunte conclusioni sufficientemente solide. Ora, grazie a tecniche moderne come la microscopia elettronica a trasmissione (TEM) e la diffrazione di raggi X ad alta risoluzione utilizzando la radiazione di sincrotrone, i ricercatori dell’UGR hanno rivelato la “ricetta segreta” dei costruttori Maya.

Lo studio dei testi antichi ha permesso di datare con precisione le eruzioni vulcaniche che hanno innescato la Piccola Era Glaciale in Europa. Nello specifico, le antiche malte e stucchi di calce di Copán comprendevano composti organici e un cemento di cristalli di calcite (CaCO3) con caratteristiche nano e mesostrutturali (struttura di detti cristalli dalla scala atomica e molecolare fino al micrometro) simili a quelle dei biominerali da calcite come quelli usati dai molluschi per costruire i loro gusci, dove le particelle sono note per rendere i cementi più duri e più plastici. Molte antiche civiltà utilizzavano pratiche come il riscaldamento, l’aggiunta di acqua o l’inclusione di ingredienti naturali nel calcare per produrre intonaci di calce più durevoli, consentendo loro di sopravvivere per millenni. Gli antichi Maya svilupparono una strategia simile indipendentemente intorno al 1100 a.C. con aggiunta di estratti vegetali per migliorare ulteriormente le prestazioni. Ma non solo: alcune di queste pratiche sono ancora utilizzate dalle popolazioni locali discendenti di quei paesi, che mescolano la calce con certe linfe prelevate dalla corteccia degli alberi. Per dimostrare che entrambe le pratiche corrispondevano, gli autori hanno raccolto campioni di intonaco e stucco da antiche rovine Maya e li hanno confrontati con altri creati nello stile degli attuali locali, che hanno ereditato la tradizione. “Abbiamo preparato repliche di malta di calce dosata con estratti ricchi di polisaccaridi dalla corteccia di alberi comuni nell’area Maya, come il chukum (Havardia albicans) e il jiote (Bursera simaruba) – spiega Rodríguez Navarro. I nostri risultati analitici dimostrano che le repliche hanno caratteristiche simili a quelle delle antiche malte e stucchi Maya che contengono composti organici“. Inoltre, hanno dimostrato che sia i materiali Maya che quelli attuali presentano “un cemento di calcite che include composti organici intercristallini e intracristallini (polisaccaridi) che conferiscono alla matrice della malta un marcato comportamento plastico e una maggiore tenacità e resistenza alla rottura, aumentando al contempo la loro resistenza alla alterazione chimica, in quanto riducono il loro tasso di dissoluzione”. In altre parole, questo cemento di calcite, simile a quello dei gusci dei molluschi o delle spine dei ricci di mare, rende il materiale enormemente resistente, anche se ha dovuto resistere alle dure condizioni esterne. Gli autori sottolineano che queste pratiche potrebbero aiutare a creare materiali perfetti per la conservazione del patrimonio storico e artistico e l’edilizia moderna e sostenibile.

https://www.scienzenotizie.it/2023/05/01/scoperto-il-piu-grande-segreto-dei-costruttori-maya-2368797?fbclid=IwAR0Qgi48QHgXrDv8-4IF8VsNZtObN3Af8_pRXTuv2vg0g_PE0yCTMrKThs8