L'angolo del muro di confine della fortezza di Sacsayhuamán si erge come un notevole esempio di antica abilità ingegneristica. A differenza della muratura contemporanea, le pietre mostrano una notevole flessibilità e precisione, che sembrano piegarsi e fondersi. Ingegneri e architetti moderni sostengono che replicare un tale livello di precisione con la tecnologia attuale sarebbe estremamente impegnativo, potenzialmente richiedendo processi chimici avanzati. Per fabbricare blocchi di questa natura, bisognerebbe sviluppare mattoni "gomma" da una sostanza simile all'argilla, che sarebbe poi modellata, tenuta in posizione e lasciata indurire. Tuttavia, le pietre trovate a Sacsayhuamán sono composte principalmente da andesite dura, suggerendo che gli antichi costruttori possedessero la capacità di manipolare l'andesite in modo simile alla ceramica moderna, una chiara indicazione della loro sofisticata padronanza dei materiali e della chimica. Queste pietre enormi, alcune di diverse tonnellate e situate ad un'altitudine di 11.500 piedi, riflettono una comprensione avanzata dei principi ingegneristici, contribuendo alla costruzione di strutture resistenti ai terremoti. Ciò solleva importanti interrogativi sull'identità di questi ingegnosi costruttori e sull'entità della loro civiltà.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 7 agosto 2024
giovedì 4 maggio 2023
Scoperto il più grande segreto dei costruttori Maya. - Angelo Petrone
La robustezza degli edifici, in piedi da millenni, è dovuta alle malte di calce realizzate con estratti vegetali e ispirate alle conchiglie dei molluschi o alle spine dei ricci di mare.
Situato nell’Honduras occidentale, vicino al confine con il Guatemala, si trova il giacimento di Copán. Considerata la culla della civiltà Maya, Oxwitik (il suo nome Maya, che significa ‘tre radici’) era una potente città-stato che governò uno dei suoi regni più importanti tra il IV e il IX secolo d.C. Ma, nonostante siano passati mille anni e mezzo da allora, molti dei suoi edifici e pale d’altare hanno resistito alla prova del tempo in modo straordinario, un fenomeno che ha incuriosito gli scienziati per secoli. Ora, un team di ricercatori dell’Università di Granada (UGR) ha appena svelato il segreto: i suoi costruttori hanno ideato malte di calce a cui hanno aggiunto estratti vegetali. I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista ‘Science Advances‘. ”Finora non si sapeva quale fosse il segreto per cui i monumenti costruiti dagli antichi costruttori Maya presentano attualmente un ottimo stato di conservazione, nonostante siano stati esposti per più di mille anni a un clima tropicale molto aggressivo”, spiega il autore principale di questo lavoro, il professore del Dipartimento di Mineralogia e Petrologia dell’UGR Carlos Rodríguez-Navarro. La squadra di Rodríguez-Navarro non è la prima a cercare di svelare il mistero. Altri gruppi hanno effettuato tutti i tipi di test, ma non sono state raggiunte conclusioni sufficientemente solide. Ora, grazie a tecniche moderne come la microscopia elettronica a trasmissione (TEM) e la diffrazione di raggi X ad alta risoluzione utilizzando la radiazione di sincrotrone, i ricercatori dell’UGR hanno rivelato la “ricetta segreta” dei costruttori Maya.
Lo studio dei testi antichi ha permesso di datare con precisione le eruzioni vulcaniche che hanno innescato la Piccola Era Glaciale in Europa. Nello specifico, le antiche malte e stucchi di calce di Copán comprendevano composti organici e un cemento di cristalli di calcite (CaCO3) con caratteristiche nano e mesostrutturali (struttura di detti cristalli dalla scala atomica e molecolare fino al micrometro) simili a quelle dei biominerali da calcite come quelli usati dai molluschi per costruire i loro gusci, dove le particelle sono note per rendere i cementi più duri e più plastici. Molte antiche civiltà utilizzavano pratiche come il riscaldamento, l’aggiunta di acqua o l’inclusione di ingredienti naturali nel calcare per produrre intonaci di calce più durevoli, consentendo loro di sopravvivere per millenni. Gli antichi Maya svilupparono una strategia simile indipendentemente intorno al 1100 a.C. con aggiunta di estratti vegetali per migliorare ulteriormente le prestazioni. Ma non solo: alcune di queste pratiche sono ancora utilizzate dalle popolazioni locali discendenti di quei paesi, che mescolano la calce con certe linfe prelevate dalla corteccia degli alberi. Per dimostrare che entrambe le pratiche corrispondevano, gli autori hanno raccolto campioni di intonaco e stucco da antiche rovine Maya e li hanno confrontati con altri creati nello stile degli attuali locali, che hanno ereditato la tradizione. “Abbiamo preparato repliche di malta di calce dosata con estratti ricchi di polisaccaridi dalla corteccia di alberi comuni nell’area Maya, come il chukum (Havardia albicans) e il jiote (Bursera simaruba) – spiega Rodríguez Navarro. I nostri risultati analitici dimostrano che le repliche hanno caratteristiche simili a quelle delle antiche malte e stucchi Maya che contengono composti organici“. Inoltre, hanno dimostrato che sia i materiali Maya che quelli attuali presentano “un cemento di calcite che include composti organici intercristallini e intracristallini (polisaccaridi) che conferiscono alla matrice della malta un marcato comportamento plastico e una maggiore tenacità e resistenza alla rottura, aumentando al contempo la loro resistenza alla alterazione chimica, in quanto riducono il loro tasso di dissoluzione”. In altre parole, questo cemento di calcite, simile a quello dei gusci dei molluschi o delle spine dei ricci di mare, rende il materiale enormemente resistente, anche se ha dovuto resistere alle dure condizioni esterne. Gli autori sottolineano che queste pratiche potrebbero aiutare a creare materiali perfetti per la conservazione del patrimonio storico e artistico e l’edilizia moderna e sostenibile.
martedì 16 agosto 2022
Sacsayhuamán - Wilipedia
La fortezza di Sacsayhuamán o Sacsaihuaman (in quechua: Saksaq Waman) è un sito archeologico Inca nella regione di Cusco. Il nome significa letteralmente "falco soddisfatto". Fu costruita dagli Inca tra il 1438 e il 1500 circa, sotto il dominio di Pachacútec, e si erge in una posizione dominante della collina di Carmenca, che svetta a nord della città di Cusco, antica capitale del Tahuantinsuyo, l'impero incaico.
A ogni solstizio d'inverno vi si festeggia l'Inti Raimi, la festa di Inti, il dio del Sole. In tale circostanza vengono ancora effettuati rituali risalenti all'epoca incaica.
La fortezza cerimoniale è ubicata a circa 2 chilometri da Cusco, capitale dell'antico impero Inca; si trova ad una altitudine di 3700 metri e ha una estensione di 3.093 ettari.
La costruzione di Sacsayhuamán, secondo le informazioni di cui disponiamo, iniziò durante il regno di Pachacútec, fu continuata successivamente da Túpac Yupanqui e conclusa con Huayna Cápac. Durante queste 3 generazioni, secondo Garcilaso de la Vega furono 4 gli architetti che diressero l'opera. Essi furono nell'ordine: Apu Huallpa Rimachi (il principale secondo Garcilaso de la Vega), Inca Maricanchi, Acahauna Inca e Callacunchuy. A questi architetti si deve il disegno di Sacsayhuaman.
I lavori durarono circa 70 anni e furono utilizzati 20.000 lavoratori. Questo almeno prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli, i quali prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa. La rimozione delle pietre di piccole e medie dimensioni è continuata fino ad alcune decine di anni fa. In questa descrizione la testa, unita al complesso della città di Cusco, formava la figura di un puma.
Disegno di Sacsayhuaman.
La zona in cui si trova questa fortezza corrisponde, come già detto, alla testa dell'animale sacro, il puma.
Pachacútec Inca Yupanqui, ridisegnò la città e le diede la forma di un puma coricato (il puma è il guardiano delle cose terrene).
Lo spazio che abbraccia le sue costruzioni è molto grande; quello che principalmente balza agli occhi sono le tre fila di mura in pietra che fanno pensare a una fortezza.
Architettura. La costruzione è così peculiare per via della grandezza di alcune pietre. Le pietre furono incastrate con una precisione inimmaginabile. Risulta quasi inesplicabile per noi capire come gli inca poterono tagliare con tale maestria le pietre, per cui tra una e l'altra non passa la lamina di un coltello.
Il grandioso complesso presenta un triplice ordine di cinte murarie, lunghe trecento metri, realizzate con enormi massi di pietra (porfido e andesite), connessi con grande precisione. La muraglia principale è formata da pietre alte 5 metri, larghe circa 2,5 metri che possono pesare tra le 90 e le 120 tonnellate.
Cronisti e archeologi concordano nell'attribuire al piano della città di Cusco la forma di un puma, di cui la fortezza di Sacsayhuamán rappresenterebbe la testa, com'è facile intuire dalla muraglia che procede a zig-zag ricordandone le fauci. Alla sommità, inoltre, è visibile l'occhio dell'animale. Questo almeno prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli, i quali abbatterono le tre torri e prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa.
Le porte.
Troviamo parecchie porte che mettono in comunicazione, tramite scale, i diversi livelli. Nel muro delle pietre megalitiche troviamo la porta Tiupunco, sugli altri livelli troviamo le porte Acahuana e la Huiracocha Puncu.
Le torri.
Questo complesso militare o religioso era munito di tre torri ("marka" in quechua) di cui rimangono le fondamenta. La torre rotonda di Muyuqmarka ospitava il re Inca e la sua corte durante i periodi di meditazione e digiuno. La sua base a terra è costituita da un cerchio di pietre di una dozzina di metri di diametro e da una struttura a stella il cui significato non è a tutt'oggi chiarito. Secondo la leggenda, la torre era collegata al Tempio del Sole da una rete di gallerie sotterranee. Quella di Paucamarca, di forma quadrangolare, aveva una funzione religiosa ed era dedicata al culto del Sole. L'ultima torre, quella di Suyaqmarka, anch'essa quadrangolare, era riservata alla guarnigione e ospitava depositi di viveri, di armi e di vestiti.
Funzione.
Sacsayhuaman, secondo molti cronisti, aveva funzioni cerimoniali. L'ipotetica funzione militare, suggerita dalla grandezza dell'area, dalle mura sui 3 lati (e dal fatto che la battaglia decisiva con Pizarro si combatté proprio qui, con le torri che assunsero funzione difensiva, resistendo quando tutta la città era ormai stata occupata dagli spagnoli), pare erronea.
Non ultimo, a far perdurare questo errore gli spagnoli la chiamarono "La Fortezza".
Sacsayhuaman pare invece la "Casa del Sole", dedicata appunto al culto del dio Sole. Altre case del sole nella cultura inca furono Coricancha e Poquencancha.
Miti locali.
Secondo la locale tradizione le mura, per la loro imponenza e dimensione furono costruite da dei giganti semi-divini:
«… i gentili avevano sollevato e tagliato quelle moli immense. Dissero che anche al Cuzco il tempio-fortezza di Saqsaywamán, coi suoi blocchi immani, era opera degli auki, gli antenati semidivini che facevano muovere le rocce frustandole, come si riunisce il bestiame.[1]»
martedì 25 luglio 2017
Etna, parte online un primo censimento dei turrizzi «Diventati oggetto di abbellimento, vanno studiati». - Salvo Caniglia
CULTURA E SPETTACOLI – Il museo della Scienza ha avviato la prima raccolta di informazioni sulle strutture piramidali che riempiono il versante centro-orientale della Sicilia. Non è ancora chiaro chi abbia cominciato a costruirle, se una tribù chiamata Shekelesh oppure i Siculi. «In ogni caso, sono straordinarie», dice il direttore Daniele Abate.
martedì 8 gennaio 2013
Nel triangolo della morte dove case, asili e strade sono costruiti con rifiuti tossici. - Antonio Crispino
Così come tutto fermo è a Palma Campania dove un'intera arteria autostradale sarebbe stata costruita intombando rifiuti tossici. Se su wikipedia già si conoscono colpevoli e opere (alla voce "riciclaggio di rifiuti tossici" si legge testualmente: «Antonio Iovino, imprenditore di 48 anni, di San Gennaro Vesuviano, legato al clan camorristico Fabbrocino, specializzatosi in riciclaggio di rifiuti tossici, è stato condannato in primo e secondo grado perché ha costruito la bretella di collegamento tra il Vallo di Lauro e l'uscita di Palma Campania dell'autostrada A30, con materiale misto a rifiuti pericolosi»), nella realtà, da più di due anni si aspetta che qualcuno vada a vedere cosa effettivamente c'è sotto il manto stradale sul quale, al momento del sopralluogo, campeggiavano grossi pezzi di amianto.
La società regionale «Vallo di Lauro Sviluppo s.p.a.»,concessionaria per conto della Regione Campania della realizzazione della strada, si dice bloccata dalla burocrazia e non procede con i carotaggi. Così da due anni il processo è a un punto morto. Nel frattempo sulla strada è cresciuta l'erba. Lì dove invece la magistratura ha proceduto con le perizie tecniche (soprattutto nelle numerose cave presenti in zona e nei pressi dei regi lagni), ecco cosa è stato trovato sotto terra: cromo, rame, zinco, oli minerali e fanghi contenenti i rifiuti di acque reflue industriali il tutto misto a materiali da costruzione o spalmato su terreni destinati all'agricoltura.
«Il pentito Carmine Alfieri durante gli interrogatoriha spiegato con una certa minuziosità il tipo di sversamento che veniva tombato nelle campagne di quella che una volta era la Campania felix - dice l'avvocato Mariafranca Tripaldi- . Eppure nello stesso posto abbiamo costruito un grande centro commerciale (firmato dall'archistar Renzo Piano, ndr). A nessuno pare essere importato che durante gli scavi siano stati rinvenuti bidoni di liquami industriali provenienti dalla Germania, il business criminale del clan Alfieri. Ma ora tutto è stato coperto dal cemento mentre i tumori qui hanno falcidiato intere famiglie».