Sono stato un povero illuso, un ingenuo, lo siamo stati tutti noi.
Cosa volevamo credere? Che la magistratura di Firenze riaprisse il caso? Che all’improvviso tutto cambiasse? Che mettessero in dubbio il "suicidio" di Niki? Ma scherziamo? Come potevo credere che tutto si sarebbe messo in discussione, come potevo credere che la Magistratura potesse interrogare di nuovo tutti i probabili testimoni? Magari andando a ritrovare uno dei detenuti compagni di cella, trasferito dopo alcuni giorni la morte in un carcere sperduto della Sicilia? Come potevo credere che avrebbero analizzato il laccio di scarpe che avevano subito restituito alla madre?
No, sarebbe stato troppo. Il maledetto carcere di Sollicciano avrebbe avuto uno stravolgimento, e tutti gli altri familiari delle tante morti sospette avrebbero fatto l’inferno. Ma come potevo sperare che si creasse un precedente?
Maledetto a me e che ancora avevo un briciolo di speranza nella Giustizia.
Di questa archiviazione non se ne occuperà nessun grande giornale, nessun grande mezzo televisivo. Troppo impegnati a parlare delle dimissioni di Scaiola e il suo acquisto dell’appartamento ad un tasso troppo "variabile". Troppo interessati a Fini, D’Alema e alle battute di Berlusconi.
Ma chi se ne frega di Niki, ma chi è? Un ragazzo qualunque che è morto suicidato come tanti altri. Un ragazzo di un piccolo Paese di provincia come Avezzano che ha dato natale ad un Gianni Letta. Ma cosa importa che probabilmente dietro c’è la criminalità organizzata, la collusione con una gran fetta della nostra classe politica, la massoneria e tanto altro? A chi importa?
Ma chi se ne frega che molto probabilmente l’operazione Premium, quella che ha causato l’arresto di Niki e quindi la sua condanna a morte perché era l’unico che voleva parlare, finirà come una bolla di sapone? A chi diavolo interessa?
In questi gironi ricorre l’anniversario della morte di Peppino Impastato e ora tutti ne parlano. Ma prima? Era un ragazzo che si era suicidato, punto e basta. C’è voluto un diavolo di film dopo più di venti anni per svegliare la coscienza civile e la Magistratura.
Dopo la telefonata ricevuta, mi sono recato tutto abbattuto in un bar, la signora barista non trovava quello che le avevo chiesto. Allora le ho detto di lasciar perdere. Ma poi a forza di cercare l’ha trovato e mi ha detto:" Non bisogna mai arrendersi alla prima sconfitta, sennò è finita!"
Inconsapevolmente mi ha risollevato un po’ di morale. Non mi fermerò, e faremo rientrare la storia di Nikidalla finestra e per fortuna ho trovato altra gente in gamba che mi darà una mano.
Loro hanno archiviato? Noi no!
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