"Bottiglie di vino". Erano queste le utilità che il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, avrebbe ricevuto dall’imprenditore Diego Anemone in questi anni. O meglio: questo ha raccontato ai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi il 12 aprile quando è stato interrogato. Nessuna traccia, nel verbale, dei 130 mila euro guadagnati da suo cognato Francesco Piermarini, nei lavori alla Maddalena con la società Cogecal, riconducibile agli Anemone. Nessuna traccia della consulenza da 99 mila euro per sua moglie Gloria, per il verde del Salaria Sport Village, riscossi soltanto in parte, e cioè per 25 mila euro. Alcun cenno della ristrutturazione nell’appartamento in via Simon Saint (...). Né, infine, dei lavori effettuati, sempre in appalti gestiti dagli Anemone, per la sede dei servizi segreti in via Zama. Troppi buchi, nella sua deposizione, ed è per questo che la Procura di Perugia sta valutando di convocare nuovamente Bertolaso.
Troppe omissioni. Sciolto ieri il nodo fondamentale della competenza – l’inchiesta rischiava di essere trasferita a Roma – i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi stanno pianificando i passi successivi dell’indagine. Tra questi, convocare Bertolaso, per coprire le falle dell’interrogatorio che potrete leggere, in parte, nelle righe che seguono. “Ha mai ricevuto utilità da Anemome?”, chiedono gli inquirenti il 10 aprile. “In occasione delle festività natalizie ho ricevuto delle bottiglie di vino, dell’azienda degli Anemone, che ho condiviso con i miei dipendenti. I regali mi sono sempre arrivati in ufficio. Diego Anemone ha sempre manifestato la sua disponibilità a soddisfarmi per qualsiasi mia richiesta. Mi chiedete se ero a conoscenza dei rapporti economici tra Angelo Balducci e Diego Anemone e ne sono venuto in qualche modo a esserne informato solo con gli articoli di stampa. Ho chiesto spiegazioni a entrambi, che mi hanno negato qualsiasi loro cointeressenza comune”.
Amici da dieci anni. Bertolaso, spiegando il suo rapporto con Anemone, racconta: “Ho conosciuto Dino Anemone una decina di anni fa e in quel contesto ho conosciuto anche Diego Anemone, cioè per i lavori del Giubileo”. “Quando ha saputo che Diego Anemone era uno degli imprenditori dei lavori?”, domandano i pm. “Diego Anemone m’è venuto a trovare a Roma, nel mio ufficio, per una visita di amicizia per informarmi che stava lavorando alla Maddalena. Con Diego Anemone ci davamo del “tu”. (...). Sapevo che Anemone e Angelo Balducci erano amici”. Dal verbale emerge anche il nome dell’ex ministro Claudio Scajola. “Nella previsione della contabilità speciale”, chiede l’accusa, “viene coinvolto il dipartimento dello Sviluppo economico?” “Sì”, risponde Bertolaso. “Faccio presente che il capo del dipartimento dello Sviluppo economico era Mancurti, mentre il ministro di riferimento di questo dipartimento è Scajola”. “Sa se Anemone conosce il ministro Scajola?” “Non sono a conoscenza di questo”, risponde il capo della Protezione civile, “però sono a conoscenza che effettuato numerosi lavori con il ministero dell’Interno”.
La Cogefal e Piermarini. Come abbiamo anticipato, la Cogecal, lavora nell’ambito delle bonifiche alla Maddalena, per i lavori del “G8”. E dalla Cogecalottiene una consulenza da 130mila euro il cognato di Bertolaso, il quale, però, dichiara di non aver conosciuto prima l’azienda in questione. Non fa alcun riferimento, invece, ai lavori effettuati da Piermarini con Anemone per l’appalto di piazza Zama, ottenuto dai servizi segreti nel 2004. Domandano i pm: “Vediamo tra i destinatari della nota di nomina del Rup nella persona di Calvi alcune società. Quali conosceva personal-mente?”. Risposta: “Allora non sapevo che fosse la Cogecal, mentre, invece, ho conosciuto per la Giafi, sul posto, Valerio Carducci. (...). All’epoca non avevo riferimenti per le altre società”. I pom insistono sul cognato: “In Abruzzo ha lavorato suo cognato Piermarini?” “No”, risponde Bertolaso, “non è mai venuto in Abruzzo, neppure a trovarmi”. “Con suo cognato ha mai parlato dei lavori alla Maddalena?”. “Sì che ne abbiamo parlato”, risponde il capo della Protezione Civile, “anzi a volte mi dava utili informazioni sull’andamento dei lavori, visto anche il rapporto di parentela che c’è tra noi”.
Infine, i rapporti a pagamento al Salaria sport village. Conferma di aver avuto rapporti sessuali a pagamento?”, chiede l’accusa. “Nego tale circostanza. (...). Preciso che sono stato acompagnato dalla scorta che mi è stata assegnata. (...). Voi credete che io sarei andato da una prostituta con il rischio di essere interrotto nella mia intimità da un membro della scorta? (…). In quella circostanza è stata l’unica volta che ho incontrato Monica e, per quanto mi rigiuarda, il massaggio è stato identico agli altri, anche se secondo me Francesca è più qualificata ed efficace. (…). Non ho consumato alcun rapporto sessuale all’interno del centro (...). Mi contestate la telefonata tra Morandi e Rossetti delle ore 23.59 in cui si parla di ‘armadietti e pulizia’ nonchè di preservativi e in effetti io avevo un armadietto personale. Mi contestate la telefonata del 17 febbraio 2009 dove si parla di ‘pacchettini’ all’interno dell’armadio che sarebbero stati predisposti per me. Non so cosa si intenda per pacchettini, anche se ricordo che una volta ho trovato un accappatoio nuovo del centro. In fondo si trattava di gadget con prodotti da bagno. Ripeto che in nessuna occasione ho visto pacchettini, men che meno di natura sessuale”.
Il generale e il costruttore: guarda il fumetto di Emanuele Fucecchi
Da il Fatto Quotidiano del 15 maggio
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