Tour de force a Montecitorio per approvare in tempi rapidi il processo breve. Il premier Berlusconi spinge infatti perchè il provvedimento diventi legge al più presto. Un pressing, riferiscono esponenti del Pdl, che ha causato anche alcuni momenti di fibrillazione nella stessa maggioranza, costretta a fare i conti con la necessità di accelerare i tempi e un calendario dei lavori non favorevole. Tutti i deputati della maggioranza vengono precettati in Aula, nessuna defezione è concessa e si va avanti ad oltranza, con l'opposizione che rallenta i lavori e fa ostruzionismo. La discussione va avanti fino a notte e, per evitare 'incidenti' che possano compromettere il voto finale del processo breve, anche il Consiglio dei ministri subisce il 'contingentamento' dei tempi. Giovedì la riunione è stata convocata dalle 13,30 alle 15, recita la nota ufficiale di palazzo Chigi. Giusto il tempo della necessaria pausa pranzo. I ministri così potranno partecipare alla riunione dell'esecutivo senza far mancare il loro voto alla Camera,come era successo giovedì scorso, quando si è scatenata una vera e propria bagarre. Nonostante il lavoro dello stato maggiore del Pdl per reclutare nuove forze continui a dare i suoi frutti, la maggioranza, per essere effettivamente tale, ha infatti ancora la necessità di chiamare a raccolta tutti i parlamentari, ministri compresi. Martedì, con il voto sul conflitto di attribuzione, è stata ancora una volta raggiunta quota 314: 12 voti in più rispetto all'opposizione e, soprattutto, tre nuovi voti - due dei liberaldemocratici Melchiorre e Tanoni, e uno dell'autonomista Aurelio Misiti. Ma, anche se dall'Mpa sono in arrivo un paio di altri possibili deputati, la fatidica quota 330, necessaria alla maggioranza per navigare tranquilla a Montecitorio, non è ancora raggiunta.
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