Arrestato Francesco Muncivì, considerato il "consulente" della famiglia mafiosa guidata da Daniele Emmanuello (nella foto)
di Grazia La Paglia
Terreni agricoli trasformati in edificabili con una delibera ad hoc. Tangenti imposte agli imprenditori che volevano cimentarsi nella costruzione di una cittadella residenziale da 170 alloggi. Alle spalle la sicurezza di essere coperto dalla famiglia mafiosa degli Emmanuello.
Un affare da milioni di euro quello che ha portato agli arresti Francesco Muncivì, ex consigliere comunale di Forza Italia a Gela. Secondo l'accusa Muncivì sarebbe stato un sorta di consulente” per la famiglia Emmanello, ma anche per quattro cooperative edilizie impegnate nella costruzione della cittadella: “Città Futura”, “Casa Nostra”, “Giada” e “Halley”.
Le 170 residenze sarebbero state costruite nei terreni dello stesso Muncivì che, grazie a una delibera apposita firmata dal commissario straordinario (insediatosi a Gela dopo le dimissioni del sindaco Franco Gallo del Pd), si sono trasformati in edificabili. L'affare avrebbe consentito a Muncivì di estorcere denaro ai soci delle cooperative e alle imprese costruttrici, imponendo una tangente del 2% da versare alla famiglia del boss Daniele Emmanuello, ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia nel 2007. Inoltre, imponeva l'utilizzo dei materiali più costosi fuori catalogo e da acquistare in determinate ditte, come la “Sandro Missuto” per il calcestruzzo e la “Orazio Pirro” per la sabbia, entrambe facenti capo a Cosa Nostra. Muncivì avrebbe anche imposto l'assunzione fittizia di uomini del clan. Compreso nel prezzo c'era anche la realizzazione di lavori straordinari e gratuiti per la famiglia Emmanuello e per altri affiliati del clan.
Chi non ubbidiva e rifiutava le condizioni imposte da Muncivì sarebbe stato costretto a pagare una tangente più alta, pari al 5%. Questa serie di estorsioni avevano portato diversi imprenditori, interrogati nel 2009, a definirsi sull'orlo del fallimento. Muncivì, oltre a dichiararsi “uomo” degli Emmanuello, partecipava alle riunioni con gli imprenditori spalleggiato da un esponente mafioso.
I suoi rapporti con gli Emmanuello non si fermavano solo agli affari edilizi. Oltre a riservare una delle 170 costruzioni alla famiglia del boss, avrebbe partecipato insieme al figlio Paolo (anche lui consigliere comunale delPdl dal 2007 al 2010) alla cresima della figlia di Emmanuello e si sarebbe mobilitato per cercare un'abitazione aRoma al figlio del mafioso, studente universitario presso la Luiss.
http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=203
Una delle tante prove che tra mafia e politica c'è un patto di ferro.
RispondiEliminaA proposito delle cooperative, quella denominata "Casa nostra" è solo un lapsus linguae?