Le parole “emergenza rifiuti”, in Italia, evocano automaticamente il nome di una sola città: Napoli. C’è un’altra città italiana, però, che in un passato nemmeno troppo lontano ha affrontato – e risolto – un’emergenza rifiuti altrettanto grave e invasiva, seppur più breve. È Milano, ed era il novembre del 1995. La storia la racconta oggi sinteticamente Repubblica, ma è ampia e interessante.
Nel novembre del 1995 il sindaco di Milano era Marco Formentini, alla guida di una giunta monocolore leghista. All’epoca i rifiuti prodotti a Milano andavano a finire in una discarica di cui era proprietario Paolo Berlusconi, a Cerro Maggiore. I residenti del comune di Cerro però non volevano la discarica e così il sindaco, leghista, decise di chiuderla, da un giorno all’altro. Il presidente della regione Lombardia – che era già Roberto Formigoni – decise di annullare quella decisione e prorogare di 18 mesi l’apertura della discarica. Gli abitanti di Cerro protestarono, scesero in piazza e bloccarono del tutto l’impianto (che era comunque destinato a chiudere, con polemiche che si trascinavano da mesi sulla sua sostituzione).
Nel giro di poche settimane Milano si riempì di spazzatura: “ventimila tonnellate di sacchi neri ammassati nelle strade”, scrive oggi Rodolfo Sala, “la metà dei quali nel piazzale attiguo alla sede della municipalizzata dei rifiuti, proprio davanti all’ospedale San Raffaele”. Seppure con ritardo, la giunta di Milano e l’allora assessore Walter Ganapini – esperto di smaltimento dei rifiuti e uomo di sinistra, la cui nomina creò parecchi malumori – riuscirono a far partire la costruzione di nuovi impianti e individuare siti per nuove discariche. Rimanevano comunque da rimuovere le tonnellate di rifiuti in città. Era necessario che qualcuno desse una mano alla città. L’assessore Ganapini trovò la disponibilità di quello che allora era il presidente dell’Emilia Romagna. Pier Luigi Bersani. Le agenzie di stampa avrebbero diffuso dichiarazioni di questo tenore.
(Adnkronos) – Il sindaco di Milano, Marco Formentini, in una lettera ringrazia il presidente della Regione Emilia Romagna, Pierluigi Bersani, per la ”straordinaria dimostrazione di solidarietà” e ribadisce l’impegno dell’amministrazione meneghina ”per superare l’intollerabile situazione attuale che vede fluire il nostro carico inquinante, tramite il Po, verso l’Adriatico”. La giunta di Milano, scrive Formentini, ha avviato la realizzazione delle opere di adduzione che consentiranno, ”entro la primavera”, di cominciare a costruire un primo depuratore (capacita’ di quattro metri cubi al secondo, sui nove metri cubi al secondo di reflui della zona meridionale della città).
Le polemiche non finirono lì e ci vollero dei mesi perché a Milano le operazioni di smaltimento dei rifiuti tornassero ad avere una loro normale regolarità. L’emergenza però era stata risolta. Formentini perse le successive elezioni, bocciato al primo turno. Walter Ganapini andò a occuparsi dei rifiuti a Napoli, con esiti peggiori di quelli che ottenne a Milano.
Ieri Pier Luigi Bersani, rispondendo alle dichiarazioni di Bossi sull’ipotesi di portare in Lombardia parte dei rifiuti campani, ha ricordato quanto accaduto in quei mesi del 1995.
«Bossi dovrebbe ricordare che era un suo sindaco quello che ricoprì Milano di rifiuti e fui io a portarli via».
http://www.ilpost.it/2011/06/26/emergenza-rifiuti-milano-bersani-formentini/
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