Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 17 gennaio 2012
Per amore di Cammarata. - di Giampiero Caldarella.
Il sindaco Diego Cammarata si dimette “per amore della città”. Era il sindaco meno amato dagli italiani, l’ultimo dei mohicani rimasto sul trono dopo l’addio della Jervolino che gli contendeva il primato. Lui, il “meno amato”, si dimette “per amore”. Se ne è uscito cornuto e mazziato dopo 10 anni di storia d’amore. E ora che ci farà con quelle corna? Qualcuno gli suggerisce di usarle come tornio per le narici, nel caso periodicamente occorra rifarle per permettere l’ingresso di pulviscolo bianco e polveri sottili. In ogni caso, adesso avrà molto più tempo per pensare ai cazzi suoi. Del resto, Diego è un bell’uomo, a marzo fa 60 anni e pare ancora un giovanotto. Sempre sorridente, bocca larga, sorriso largo, narici larghe e profonde, tasche larghe. E’ la larghezza di vedute che l’ha fottuto.
L’ho conosciuto nel ’94 quando insegnava “Diritto dell’informazione” all’Università di Palermo. Mi ha dato trenta all’esame. Anzi, ora che ci penso, mi pare che ha dato trenta a tutti, tanto a lui che gli costava? Lasciava tutti contenti, pare che si vedeva che era destinato a fare il sindaco. E poi, noi sapevamo che lui aveva studiato in America, che era presidente dello IACP (Istituto autonomo case popolari) dove le graduatorie per gli alloggi non si sono rinnovate per decenni in nome dell’autonomismo e in culo all’automatismo. Sapevamo che gli piaceva il tennis e tante altre belle cose. Perciò quando non veniva a lezione o si faceva un’ora di ritardo su due magari perché erano andati oltre il terzo set, noi non ci stupivamo. Ce la pigliavamo comoda pure noi. Ci facevamo i fatti nostri. E chi parlava? Eravamo quattro gatti e poi lui non si poneva come il professore, faceva il simpatico, era uno di noi. Uno dei libri che portammo all’esame fu “Giudici e telecamere”. A distanza di anni rivedo quel libro e penso ai guai giudiziari del professore Cammarata, tutti vissuti davanti alle telecamere.
Per amore del mare rinunciava all’uso della sua barca “Molla2” (dicono che il nome della barca sia dedicato alla figlia che non brilla per tonicità muscolare) affittandola in nero a sconosciuti che non lo potessero così ringraziare e per lo stesso principio si serviva di un dipendente comunale che durante le ore di servizio faceva lo skipper.
Per amore del verde pubblico fece pulire la strada privata dove si battezzava la figlia dai dipendenti comunali. Non concepiva il concetto di verde privato. Ha fatto bene. Anche il verde come l’acqua dovrebbe essere pubblico. Ci vorrebbe un referendum per difenderlo, ma siccome si finirebbe per aiutare Cammarata, i comunisti, perché sono loro che raccolgono le firme, non lo faranno mai.
Per amore della professione forense creò la “giurisprudenza Cammarata” che gli permetteva di cumulare gli stipendi da parlamentare e da sindaco. Qualcuno si è chiesto se un uomo può amare più di una poltrona. Sembra che lui abbia risposto: “Tranquilli, vedrete che su nessuna delle due poltrone si accumulerà la polvere. Ho narici larghe, io.”
Per amore della giustizia è stato diffamato da alcuni mafiosi che lo accusavano di averlo visto vomitare su un tavolo dell’esclusivo bar della Cuba, con il boss Rotolo che commentava “E’ una cosa schifosa”.
Per amore di Santa Rosalia ha interrotto la tradizione di salire sul carro della Santuzza e dire “Viva Palermo e Santa Rosalia”. Sono anni che Diego non si mette più in mostra perché pensa che l’amore per la città vada consumato più intimamente. Le piazzate non gli piacciono.
Per amore di Silvio, accettò più di cento milioni di euro per salvare il comune di Palermo dalla bancarotta. Lui non li voleva, ma Silvio ha insistito: “Prendili, ti prego, Palermo è la città che amo di più dopo Milano. Marcello mi è testimone”. E lui accettò, per amore della città.
Per amore delle tradizioni riempì il foro italico, la passeggiata a mare, di centinaia di birilli in ceramica realizzati da Parrucca. Qualcuno gli avrà detto che i birilli sono la versione riveduta e corretta dei pupi, solo che sono senza fili, moderni, wireless, moderni. Hanno solo un difetto, come i pupi. Cadono. Anche se sono invisibili.
http://www.santalmassiaschienadritta.it/2012/01/per-amore-di-cammarata.html
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