sabato 23 novembre 2019

Approva, firma e poi si lamenta: i casi del "Salvini a sua insaputa". - Marco Franchi

Approva, firma e poi si lamenta: i casi del “Salvini a sua insaputa”

Chissà se a Matteo Salvini, periodicamente, viene comodo svestire i propri panni ed essere Matteo Salvini a sua insaputa. Il leader della Lega ogni tanto pare essere colpito dal morbo di Scajola e nelle piazzate televisive e social tira fuori critiche, attacchi, demolizioni a carico di provvedimenti approvati in sua presenza o in presenza dei suoi. Quasi a dire: “Io non c’ero e se c’ero dormivo”.
Le adozioni. Gli era già capitato quando ad esempio al Congresso delle famiglie di Verona aveva sollecitato l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora, “a rendere più veloci le adozioni” dimenticandosi però che le deleghe erano in capo all’allora ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana.
Mes. Più recente è invece la confusione sulla riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità (il vecchio fondo salva-Stati) che sarà approvata in dicembre. La riforma conferma e chiarisce i meccanismi che portano un Paese a dover ristrutturare il debito per accedere ai prestiti, e a patto che sottoscrivano pesanti condizioni. Il testo poi autorizza il Mes a concedere linee di credito a Paesi colpiti da choc esogeni il cui debito sia, a suo giudizio, “sostenibile”. Una novità che sembra pensata per circoscrivere il rischio Italia. Al Consiglio Ue di giugno Conte e il ministro del Tesoro Tria hanno dato l’ok alla riforma a nome del governo. Il voto finale ci sarà in dicembre. Salvini ora accusa il premier di “tradimento”, eppure da giugno non ha mai pubblicamente preso posizione sul tema. I paletti della riforma, peraltro, erano stati fissati dal dicembre del 2018. La linea della Lega è sempre stata contraria, come quella dei 5Stelle, stando agli atti parlamentari (c’è pure una risoluzione parlamentare che invitava il governo a mettere il veto). Salvini era vicepremier, ma se ne accorge solo ora.
Proroga Imu. In questi giorni, poi, Salvini ci è ricaduto. La maggioranza avrebbe bocciato un emendamento della Lega al decreto Fiscale con la proroga delle esenzioni del pagamento dell’Imu per gli immobili resi inagibili dal terremoto. “Ennesima vigliaccata ai danni dei cittadini” ha detto. Peccato che l’emendamento sia solo stato respinto perché ripresentato, e approvato, nel decreto Sisma alla Camera. Tutto nel giro di un’ora.
Retelit. Un mese fa, a fine ottobre, il leghista ha accusato Conte di conflitto d’interessi per il parere legale fornito alla società Fiber 4.0, controllata dal finanziere Raffaele Mincione, gestore di un fondo di investimento finito al centro di una delicata indagine del Vaticano. Nel suo parere, dato prima della nomina, Conte si esprimeva sul possibile utilizzo da parte del governo italiano dei suoi poteri di “golden power” sulla società Retelit, che la cordata guidata da Mincione si contendeva con altri azionisti libici e tedeschi. I secondi hanno vinto e il governo, guidato da Conte, ha poi effettivamente esercitato il golden power (così come ipotizzato dal Conte-avvocato nel parere). Salvini è andato all’attacco, ma a presiedere il Consiglio dei ministri che varò il golden power non c’era Conte bensì Salvini. E la pratica fu istruita dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti.
Pignoramenti. Non poteva mancare l’allarmismo. L’ex vicepremier ha commentato il via libera in legge di Bilancio alla possibilità da parte dei sindaci di rivalersi sui conti di chi non è in regola con Imu, Tasi o altre imposte locali. “Se non riesci a pagare una multa ti pignorano i risparmi” è stata la sintesi. In realtà le multe non c’entrano, cambia la riscossione degli enti locali che se finora avevano come principale strumento l’ingiunzione fiscale regolata da un Regio decreto del 1910, ora invieranno atti di accertamento che – se il contribuente non paga né fa ricorso entro i termini – diventeranno immediatamente esecutivi.


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