mercoledì 27 novembre 2019

Prescrizione: ecco il ddl. Ma il M5S avverte i dem. - Ilaria Proietti

Prescrizione: ecco il ddl. Ma il M5S avverte i dem

E ora Forza Italia prova a stanare il Pd. Perché domani nella conferenza dei capogruppo alla Camera verrà messa ai voti la proposta degli azzurri di calendarizzare con procedura di urgenza il disegno di legge Costa, che punta a sterilizzare l’entrata in vigore a gennaio delle norme che prevedono lo stop alla prescrizione dalla sentenza di primo grado, voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede nella legge Spazzacorrotti. Norma difesa ieri da un post del capo politico dei 5Stelle, Luigi Di Maio: “Sulla prescrizione non si può dire no come Salvini”. E dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che in un Forum all’Adnkronos si mostra ottimista: “Non c’è nessun allarme in relazione al fatto che c’è una norma vigente con cui scatta la prescrizione con la sentenza di primo grado”.
Eppure anche i dem chiedono di posticipare la nuova prescrizione. L’altro giorno Andrea Orlando che è vicesegretario del partito oltre che ex ministro della Giustizia, l’ha detto chiaro: “Senza un accordo con i 5 Stelle su come accelerare il processo diventa inevitabile il rinvio della legge sulla prescrizione”. Però non è affatto certo che il Pd voterà l’idea di Forza Italia di accordare l’urgenza al ddl Costa. che per approdare in aula con questa procedura ha bisogno di un voto all’unanimità in capigruppo. Che, dem o meno, non ci sarà comunque. “Noi dei 5 Stelle non la voteremo” spiega Eugenio Saitta, maggiorente grillino in commissione Giustizia di Montecitorio dove nel frattempo proseguono le audizioni sul testo. Ma anche se si decidesse per l’urgenza, il ddl non arriverebbe in aula comunque prima dell’11 dicembre, ossia dopo il via libera ai provvedimenti in un calendario intasato. Solo questa settimana sono previsti l’ok al decreto terremoto, l’esame del dl scuola, una mozione e il decreto fiscale. “La procedura di urgenza è un falso problema: perché il testo di Costa arriverà comunque in aula prima della fine dell’anno” dice il capogruppo dem Alfredo Bazoli. Che mette le mani avanti: “Non so come ci regoleremo in capigruppo ma dieci giorni non cambiano le cose, anche perché poi dopo la Camera (che potrebbe discuterne il 23 dicembre), servirebbe il via libera del Senato”.
Ma dieci giorni fanno la differenza, eccome. Perché il ddl è composto di un solo articolo. E se l’aula la prossima settimana decidesse di incardinarlo nei lavori, ribaltando la probabile decisione della capigruppo di non accelerare, potrebbe votarlo in poche ore. Con effetti da terremoto per la maggioranza se il Pd lo appoggiasse. Per questo Fi spinge il disegno di legge, forte dell’appoggio di Fratelli d’Italia e della Lega. Anche se lo Spazzacorrotti con annessa prescrizione, il Carroccio lo aveva votato quando era alleato con il M5S. “Ma il patto era quello di fare la riforma del processo penale prima dell’entrata in vigore delle nuove norme” dice il capogruppo del Carroccio in commissione Roberto Turri. Insomma nessun imbarazzo dalle parti di Salvini. E infatti Costa chiede non solo a tutto il centrodestra ma pure a Leu e a Italia Viva di Matteo Renzi una mano per affossare la legge Bonafede. Continuando a mettere sotto pressione il Pd. “Se pure il nostro tentativo andasse a vuoto in capigruppo – sostiene il forzista – sulla questione del calendario si dovrà esprimere l’aula, dove puntiamo a far emergere le contraddizioni nella maggioranza. Non si sono messi d’accordo sulla riforma per velocizzare i processi e mi pare difficile che riescano a farlo in 37 giorni, prima che le norme sulla prescrizione entrino in vigore. E allora delle due l’una: o cede Bonafede, o a perdere la faccia sarà Zingaretti. Vedremo se i dem avranno il coraggio di dire che la questione non è urgente”. Ma il M5S fa muro a difesa della riforma Bonafede. Così dopo un lungo silenzio sul tema ecco Di Maio, su Facebook: “A battersi contro questa norma di assoluto buon senso c’è la Lega che, dopo averla approvata, ha cominciato a dire ‘no, aspettate un attimo”.
Ora, però, punge il ministro, “mi aspetto che la musica sia cambiata. Il Pd, anche all’inizio della scorsa legislatura, diceva di interrompere la prescrizione ancor prima della sentenza di primo grado, già al rinvio a giudizio. Possiamo fare questo passo importante insieme”. Ignorando il ddl Costa, innanzitutto.

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