Nelle democrazie, ciascuno dice quel che gli pare: le opposizioni criticano il governo quando e come vogliono, il capo e i membri del governo rispondono quando e come vogliono; i mass media riprendono le parole di tutti (“notizie”), ne esaminano la rispondenza ai fatti (“analisi”) e le giudicano come pare a loro (“commenti”); i cittadini incamerano tutte le informazioni e si formano le opinioni che vogliono. Nelle dittature, il tiranno parla da solo senza tema di smentite, e gli oppositori e i critici tacciono, perchè imbavagliati, o aboliti per legge, o detenuti, o esiliati, o morti. Quindi non si vede dove stia il problema se il presidente del Consiglio, in conferenza stampa davanti a giornalisti, dopo aver illustrato un decreto e la posizione del governo nelle trattative europee, risponde alle critiche di due oppositori sul nuovo Mes senza condizionalità per spese sanitarie. Anzi, alle loro calunnie che gli attribuiscono crimini tanto gravi (Meloni: “Gualtieri ha firmato per attivare il Mes, niente Eurobond, Italia messa sotto tutela. Hanno vinto i diktat di Germania e Olanda, il governo si è piegato ai dogmi nordeuropei. Un atto di alto tradimento verso il popolo italiano”; Salvini: “Caporetto, drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli. Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus”), quanto inesistenti (né Conte né Gualtieri hanno mai “firmato” né “attivato” alcunché, anzi hanno ribadito che l’Italia non userà il Mes e continuerà a chiedere gli eurobond fino alla fine).
Se Conte non avesse risposto alla prima occasione, la gente avrebbe pensato che quelle accuse fossero vere. Invece sono balle sparate per nascondere i disastri in Lombardia e i veri responsabili del Mes: approvato nel 2011 dal governo B.-3 (Salvini alleato e Meloni ministra) e ratificato nel 2012 dal governo Monti (Pdl con Meloni alleato, ma senza più Lega). Carta canta: “Consiglio dei Ministri n.149 del 03/08/2011. La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica: Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi, ed ha definitivamente approvato su proposta del Ministro degli affari esteri, Frattini: - due disegni di legge per la ratifica e l’esecuzione dei seguenti Atti internazionali: 1)Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE, che modifica l’art. 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità (MES - Mechanism European Stability)…”. Sanguinante per la sbugiardata, Salvini è corso a piagnucolare da mammà Mattarella perchè il premier cattivo gli aveva fatto la bua.
La Meloni, meno petulante, s’è limitata a paragonare Conte al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che però piace tanto a Salvini, che nel 2014 andò in pellegrinaggio da lui con Razzi, elogiando “lo splendido senso di comunità” di quel paradiso di democrazia. E ora, per non contraddirsi, equipara l’Italia di Conte all’Urss. Resta da capire come spieghino, il partigiano Cazzaro e la partigiana Giorgia, i dati Agcom che li vedono onnipresenti su tutte le reti Rai, Mediaset e La7, molto più del premier e dei leader di maggioranza. Ma tutto questo fa parte delle normali polemiche tra governo e opposizione (a cui ormai s’iscrive di diritto la masnada renziana). Non è normale, invece, che insigni verginelle sostengano che Conte non deve replicare alle calunnie dell’opposizione, o lacrimino per la fine dell’agognata “unità nazionale” (con chi dà al premier del “criminale” e del “traditore del popolo”), o invochino interviste riparatrici a Meloni&Salvini in nome del “contraddittorio”: come se a garantirlo, in una conferenza stampa, non fossero le domande dei giornalisti; e come se il premier, ogni volta che nomina Salvini e Meloni, dovesse portarseli appresso.
Persino una persona seria come Enrico Mentana si pente di non aver censurato le parole di Conte su Salvini e Meloni. Fermo restando che ciascun giornalista è libero di trasmettere ciò che vuole, sarebbe curioso se il direttore di un tg – tra l’altro abituato a trasmettere nelle sue “maratone” i flatus vocis di qualunque politico – oscurasse la notizia del giorno perché non gli garba. Le notizie si danno tutte, a prescindere dall’opportunità, e Mentana ce lo insegna (un mese fa anticipò la bozza del decreto che chiudeva la Lombardia, innescando la fuga da Nord a Sud, e fece bene). Poi, se qualcosa non piace, lo si critica e si dà la replica agli interessati. Trattandosi poi di una conferenza stampa e non di un videomessaggio (tipo quelli di B. e di Bin Laden), se Mentana o altri avevano qualcosa da dire, potevano collegarsi e obiettare. Sarebbe comico un direttore di tg che chiedesse al premier: “Ci dica se nominerà Salvini e Meloni invano e, se sì, batta prima tre volte le palpebre, così io la taglio all’istante”. Poi c’è il caso umano del direttore di SkyTg24, Giuseppe De Bellis, altro ex dipendente Mediaset, che costringe i suoi giornalisti a declamare un suo editoriale in cui, mentre accusa Conte di fake news sul Mes, ne racconta una lui, negando che il Mes sia opera del governo B. Dopodiché, si capisce, il Fatto sparisce dalla rassegna stampa perché il titolo non gli piace (W la democrazia). Ancora una volta, come sempre da quando il premier vola nei sondaggi, si sente un gran stridio di unghie sugli specchi: prima Conte doveva parlare di più, anzi di meno; poi non doveva parlare dopo le 23; poi non doveva parlare su Facebook; poi non doveva parlare in ritardo; poi non doveva parlare con videomessaggi; ora non deve parlare in conferenza stampa. Fate la cortesia: dite una volta per tutte che non deve parlare mai. Anzi, non deve proprio esistere, perché ha il grave torto di non essere Draghi. Così la facciamo finita con tutte queste pippe.
Se Conte non avesse risposto alla prima occasione, la gente avrebbe pensato che quelle accuse fossero vere. Invece sono balle sparate per nascondere i disastri in Lombardia e i veri responsabili del Mes: approvato nel 2011 dal governo B.-3 (Salvini alleato e Meloni ministra) e ratificato nel 2012 dal governo Monti (Pdl con Meloni alleato, ma senza più Lega). Carta canta: “Consiglio dei Ministri n.149 del 03/08/2011. La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica: Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi, ed ha definitivamente approvato su proposta del Ministro degli affari esteri, Frattini: - due disegni di legge per la ratifica e l’esecuzione dei seguenti Atti internazionali: 1)Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE, che modifica l’art. 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità (MES - Mechanism European Stability)…”. Sanguinante per la sbugiardata, Salvini è corso a piagnucolare da mammà Mattarella perchè il premier cattivo gli aveva fatto la bua.
La Meloni, meno petulante, s’è limitata a paragonare Conte al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che però piace tanto a Salvini, che nel 2014 andò in pellegrinaggio da lui con Razzi, elogiando “lo splendido senso di comunità” di quel paradiso di democrazia. E ora, per non contraddirsi, equipara l’Italia di Conte all’Urss. Resta da capire come spieghino, il partigiano Cazzaro e la partigiana Giorgia, i dati Agcom che li vedono onnipresenti su tutte le reti Rai, Mediaset e La7, molto più del premier e dei leader di maggioranza. Ma tutto questo fa parte delle normali polemiche tra governo e opposizione (a cui ormai s’iscrive di diritto la masnada renziana). Non è normale, invece, che insigni verginelle sostengano che Conte non deve replicare alle calunnie dell’opposizione, o lacrimino per la fine dell’agognata “unità nazionale” (con chi dà al premier del “criminale” e del “traditore del popolo”), o invochino interviste riparatrici a Meloni&Salvini in nome del “contraddittorio”: come se a garantirlo, in una conferenza stampa, non fossero le domande dei giornalisti; e come se il premier, ogni volta che nomina Salvini e Meloni, dovesse portarseli appresso.
Persino una persona seria come Enrico Mentana si pente di non aver censurato le parole di Conte su Salvini e Meloni. Fermo restando che ciascun giornalista è libero di trasmettere ciò che vuole, sarebbe curioso se il direttore di un tg – tra l’altro abituato a trasmettere nelle sue “maratone” i flatus vocis di qualunque politico – oscurasse la notizia del giorno perché non gli garba. Le notizie si danno tutte, a prescindere dall’opportunità, e Mentana ce lo insegna (un mese fa anticipò la bozza del decreto che chiudeva la Lombardia, innescando la fuga da Nord a Sud, e fece bene). Poi, se qualcosa non piace, lo si critica e si dà la replica agli interessati. Trattandosi poi di una conferenza stampa e non di un videomessaggio (tipo quelli di B. e di Bin Laden), se Mentana o altri avevano qualcosa da dire, potevano collegarsi e obiettare. Sarebbe comico un direttore di tg che chiedesse al premier: “Ci dica se nominerà Salvini e Meloni invano e, se sì, batta prima tre volte le palpebre, così io la taglio all’istante”. Poi c’è il caso umano del direttore di SkyTg24, Giuseppe De Bellis, altro ex dipendente Mediaset, che costringe i suoi giornalisti a declamare un suo editoriale in cui, mentre accusa Conte di fake news sul Mes, ne racconta una lui, negando che il Mes sia opera del governo B. Dopodiché, si capisce, il Fatto sparisce dalla rassegna stampa perché il titolo non gli piace (W la democrazia). Ancora una volta, come sempre da quando il premier vola nei sondaggi, si sente un gran stridio di unghie sugli specchi: prima Conte doveva parlare di più, anzi di meno; poi non doveva parlare dopo le 23; poi non doveva parlare su Facebook; poi non doveva parlare in ritardo; poi non doveva parlare con videomessaggi; ora non deve parlare in conferenza stampa. Fate la cortesia: dite una volta per tutte che non deve parlare mai. Anzi, non deve proprio esistere, perché ha il grave torto di non essere Draghi. Così la facciamo finita con tutte queste pippe.
Nessun commento:
Posta un commento