Domenica sera su La7, nel nuovo programma di Massimo Giletti “Non è l’Arena: è Salvini”, è andato in onda il prototipo del nuovo talk show modello governissimo. Dopo tre mesi di teledibattiti luttuosi e pallosi che issavano sul podio il virologo di turno all’insegna del “ricordati che devi morire” e del “noi siamo scienza, non fantascienza”, si è deciso che il virus non esiste più, i contagiati neppure, i morti sono un trascurabile effetto collaterale e il diritto costituzionale alla salute è un optional, anzi la fisima di un premier dittatore che ci dice di tenere le distanze ed evitare assembramenti per loschi scopi di potere. Il dibattito sulla fase 2 al netto del virus funziona così. Il conduttore strilla, tutto sudato come l’ossessa de L’Esorcista, che i negozi devono riaprire, le scuole pure, le fabbriche (quasi tutte aperte) pure (e lui ne sa qualcosa perché “ho un’azienda”), le chiese (mai chiuse) pure (e anche noti mangiapreti, puttanieri e mignottoni anelano a tutti e sette i sacramenti). E gli ospiti, fra cui manca purtroppo Panzironi, rimpiazzato però dalla Chirico che ha il pregio di parlare di tutto senza mai sapere nulla (ora vuole assolutamente “fare la messa”), hanno due opzioni: unirsi agli alti lai e dunque parlare liberamente; oppure, come il rassegnato Pregliasco, obiettare che riaprire tutto mentre si festeggiano “solo” 260 morti (più di quanti se ne piangevano l’11 marzo, giorno del lockdown), coi contagi in aumento in Piemonte e Lombardia, è un filino azzardato, e dunque venire subissati dalle urla belluine del conduttore e dei riaperturisti.
Giletti deve dimostrare che la gente sta organizzando la sommossa e trasmette, per la seconda domenica consecutiva, lo stesso video delinquenziale di un “imprenditore” che minaccia in veneto stretto i “pezzi di merda” al governo: “Veniamo a prendervi a casa, vi buttiamo fuori di lì, pezzi di merda!”. E lo spaccia per l’emblema di milioni di italiani arrabbiati, senza spiegare perché manda in onda sempre quello. Sallusti commenta che Conte non riapre non perché morti e contagi a Nord-Ovest restano altissimi, ma “per evitare che la gente scenda in piazza contro di lui”. La Chirico, che pensa sempre quel che pensano i due Matteo ma un minuto dopo, innesta la modalità indignazione sull’occhio vitreo: “Mica possiamo chiuderci in casa per il virus”. Giletti, per riequilibrare, chiede alla redazione se Salvini non stia per caso parlando: guardacaso Salvini sta parlando e per combinazione – essendo un giorno pari – vuole riaprire tutto con lo stesso cipiglio con cui, nei giorni dispari e con meno morti, voleva chiudere tutto.
Poi si volta pagina: Feltri e i meridionali. Sallusti spiega che Littorio non è razzista, anzi adora i meridionali perché “da 50 anni ha la stessa moglie e un solo amico: un prete”. Ah beh. La Chirico, fissando un punto nel vuoto, trova che ’sti meridionali sono “un popolo debole che vive di reddito di cittadinanza e non fa intrapresa”, ergo “moralmente inferiori”. Giletti fa il piromane-pompiere, come quando invita Sgarbi e finge di stupirsi se quello fa Sgarbi: “Inferiori non te lo permetto!”. Telese ricorda alla vitrea che lei è pugliese: quella non l’aveva considerato e ci rimane male. Fin qui però il programma si attesta sugli standard d’ignominia degli ultimi due mesi: per battere il record mondiale di tutti i tempi ci vuole uno scatto di reni. Giletti infatti si collega con un pm napoletano e annuncia con labbro tremante che dopo la pubblicità dirà “cose molto forti sui boss scarcerati”, perché ha “perso tanti amici per mano della mafia”, fra cui “un carabiniere che metteva una cimice tramite una scogliera”. Ce l’ha col capo del Dap Francesco Basentini, a suo dire responsabile della scarcerazione del boss Zagaria perché i giudici di Sassari che l’han messo fuori “scrivono nella sentenza (che poi è un’ordinanza, ndr) che il Dap non ha mai risposto”.
Basentini chiama in diretta per dire che il Dap ha risposto, e comunque la scarcerazione è avvenuta per altri motivi, ma c’è un’ispezione a Sassari e non può fornire dettagli. Senza contare che da un paio di secoli (Tocqueville, la separazione dei poteri, quelle cose lì), arresti e scarcerazioni li decidono i giudici, non i governi. Il Dap ha gestito il caso Zagaria troppo burocraticamente. Ma Giletti e il pm interrompono Basentini senza fargli finire una frase e lo scherniscono perché non ha Skype e non si mostra in video. Come se la legge obbligasse il capo del Dap (che gestisce i 41-bis ed è piuttosto a rischio) a mettere la faccia in tv la domenica a mezzanotte. Giletti, occhi fuori dalle orbite e bava alla bocca, gli legge la lista dei boss scarcerati, compreso Cutolo (mai uscito), come se li avesse scarcerati lui. Il pm, da “uomo delle istituzioni”, deride il funzionario perché “è facile scaricare tutto sui giudici di sorveglianza” (cioè sui responsabili delle scarcerazioni). Giletti conclude che “qualcuno non dice la verità” e (indovinate chi). La Chirico, che fino all’altroieri voleva fuori pure il mostro di Rostov, si associa allo sdegno generale. E Mastella assicura che, quando al posto di Bonafede c’era lui, certe cose non succedevano (a parte l’indulto Mastella che scarcerò 30mila delinquenti). Da TeleSalvini è tutto: a domenica prossima.
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