II centrodestra sta pensando a Giletti come sindaco di Roma. Si parla pure di un’ipotesi poro Porro. E si candida persino Sgarbi. È tutto straordinario. Giletti è una delle figure mediatiche più odiate da sinistra e grillini. Da un punto di vista prettamente tecnico, Giletti è uno dei conduttori più abili. Sa fare tivù, ha i tempi giusti e – se vuole – è un ottimo intervistatore. La sua conduzione è molto dominante, come quelle di Vespa e Santoro. Essere suoi ospiti non è facile e neanche troppo divertente, perché a casa Giletti comanda solo Giletti e (quasi) tutti gli altri sono pedine. Non conta quel che dici, conta che tu rispetti la partitura ferrea che lui ha in testa (e in scaletta).
Giletti è criticato per la sua conclamata sbornia salviniana, ma è sempre stato un uomo di centrodestra. Una sorta di democristiano 2.0 finto incazzato e senz’altro populista. Quasi sempre filo-governativo, prima garbatamente berlusconiano e poi smodatamente salviniano. Per un po’ semi-grillino (quando lo ha cacciato la Rai), per fortuna mai granché convinto da Renzi.
Due sere fa, a Non è l’Arena, stranamente non c’erano né Salvini né Meloni. Giletti suole “intervistarli” con trasporto messianico. Ascolti discreti (4,8% di share prima parte e 5,7% seconda parte). Lo storytelling (?) era avvincente. Momento Covid con l’immancabile Bassetti, ormai monolite nero di sovranisti e minimizzatori para-negazionisti. Spazio poi al “Momento Cazzata”, al quale Giletti tiene moltissimo e che domenica è stato affidato a Fusaro. Giletti è bravissimo a far dire cose irricevibili (che spesso lui pensa) a facce impresentabili: in questo modo lui si salva, ma il messaggio passa. E il messaggio era che, per Fusaro, la mascherina valesse la camicia nera. Dunque Conte come Mussolini e Speranza nuovo Farinacci. Daje Diego! A far le veci del governo da zimbellare, l’immancabile viceministro 5stelle Sileri, un brav’uomo che da mesi adora interpretare – chissà poi perché – il ruolo del punching-ball.
Giletti ha quindi sdoganato televisivamente l’immacolato Buzzi. Ottima idea! Eticamente sublime, soprattutto. Mentre Bonini e Sabella provavano a ricostruire la realtà, Buzzi faceva il martire, l’avvocato diversamente simpatico di Carminati cercava di dimostrare come il suo assistito fosse una sorta di promoter turistico di Roma e Giletti dichiarava sornione di avere adesso ancora più dubbi sull’ipotesi di candidarsi sindaco.
L’apice è stato però il finale. Dai Caraibi è comparso tal Mirko Scarcella, definito a casaccio “guru di Instagram”. In breve: tal Scarcella lavorava con Vacchi, poi i due hanno litigato e adesso Vacchi attacca Scarcella alle Iene e Scarcella attacca Vacchi da Giletti. (E uno sticazzi non ce lo metti?). In studio c’era Annalisa Chirico, che sfoggiava un sottopancia leggendario: “Direttrice di Chirico.it”. Quasi come se io, domani, andassi a Otto e mezzo e mi facessi presentare così: “Ecco Scanzi, direttore della pagina Facebook di Scanzi”. Roba da Tso immediato. Tal Scarcella era molto su di giri e attaccava tutti. Giletti, un genio nel fingere di scandalizzarsi, un po’ si dissociava per fini legali e un po’ simulava sdegno per la maleducazione dell’ospite. In realtà, ovviamente, godeva come un riccio erotomane. Il dialogo (tra sordi) ha raggiunto l’apice quando tal Scarcella ha inquadrato con la webcam sua moglie (in mutande). Altissimi livelli. In un siffatto Circo Barnum del sovranismo caciarone, ho però avvertito la dolorosa assenza della donna barbuta, di Gasparri vestito da Wonder Woman e di Salvini che fa Tarzan. Sarà per la prossima volta, sindaco Massimo.