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venerdì 16 ottobre 2020

Il sindaco Massimo del sovranismo “caciarone” in tv. - Andrea Scanzi

 

II centrodestra sta pensando a Giletti come sindaco di Roma. Si parla pure di un’ipotesi poro Porro. E si candida persino Sgarbi. È tutto straordinario. Giletti è una delle figure mediatiche più odiate da sinistra e grillini. Da un punto di vista prettamente tecnico, Giletti è uno dei conduttori più abili. Sa fare tivù, ha i tempi giusti e – se vuole – è un ottimo intervistatore. La sua conduzione è molto dominante, come quelle di Vespa e Santoro. Essere suoi ospiti non è facile e neanche troppo divertente, perché a casa Giletti comanda solo Giletti e (quasi) tutti gli altri sono pedine. Non conta quel che dici, conta che tu rispetti la partitura ferrea che lui ha in testa (e in scaletta).

Giletti è criticato per la sua conclamata sbornia salviniana, ma è sempre stato un uomo di centrodestra. Una sorta di democristiano 2.0 finto incazzato e senz’altro populista. Quasi sempre filo-governativo, prima garbatamente berlusconiano e poi smodatamente salviniano. Per un po’ semi-grillino (quando lo ha cacciato la Rai), per fortuna mai granché convinto da Renzi.

Due sere fa, a Non è l’Arena, stranamente non c’erano né Salvini né Meloni. Giletti suole “intervistarli” con trasporto messianico. Ascolti discreti (4,8% di share prima parte e 5,7% seconda parte). Lo storytelling (?) era avvincente. Momento Covid con l’immancabile Bassetti, ormai monolite nero di sovranisti e minimizzatori para-negazionisti. Spazio poi al “Momento Cazzata”, al quale Giletti tiene moltissimo e che domenica è stato affidato a Fusaro. Giletti è bravissimo a far dire cose irricevibili (che spesso lui pensa) a facce impresentabili: in questo modo lui si salva, ma il messaggio passa. E il messaggio era che, per Fusaro, la mascherina valesse la camicia nera. Dunque Conte come Mussolini e Speranza nuovo Farinacci. Daje Diego! A far le veci del governo da zimbellare, l’immancabile viceministro 5stelle Sileri, un brav’uomo che da mesi adora interpretare – chissà poi perché – il ruolo del punching-ball.

Giletti ha quindi sdoganato televisivamente l’immacolato Buzzi. Ottima idea! Eticamente sublime, soprattutto. Mentre Bonini e Sabella provavano a ricostruire la realtà, Buzzi faceva il martire, l’avvocato diversamente simpatico di Carminati cercava di dimostrare come il suo assistito fosse una sorta di promoter turistico di Roma e Giletti dichiarava sornione di avere adesso ancora più dubbi sull’ipotesi di candidarsi sindaco.

L’apice è stato però il finale. Dai Caraibi è comparso tal Mirko Scarcella, definito a casaccio “guru di Instagram”. In breve: tal Scarcella lavorava con Vacchi, poi i due hanno litigato e adesso Vacchi attacca Scarcella alle Iene e Scarcella attacca Vacchi da Giletti. (E uno sticazzi non ce lo metti?). In studio c’era Annalisa Chirico, che sfoggiava un sottopancia leggendario: “Direttrice di Chirico.it”. Quasi come se io, domani, andassi a Otto e mezzo e mi facessi presentare così: “Ecco Scanzi, direttore della pagina Facebook di Scanzi”. Roba da Tso immediato. Tal Scarcella era molto su di giri e attaccava tutti. Giletti, un genio nel fingere di scandalizzarsi, un po’ si dissociava per fini legali e un po’ simulava sdegno per la maleducazione dell’ospite. In realtà, ovviamente, godeva come un riccio erotomane. Il dialogo (tra sordi) ha raggiunto l’apice quando tal Scarcella ha inquadrato con la webcam sua moglie (in mutande). Altissimi livelli. In un siffatto Circo Barnum del sovranismo caciarone, ho però avvertito la dolorosa assenza della donna barbuta, di Gasparri vestito da Wonder Woman e di Salvini che fa Tarzan. Sarà per la prossima volta, sindaco Massimo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/13/il-sindaco-massimo-del-sovranismo-caciarone-in-tv/5963966/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=scanziquotidiani&utm_term=2020-10-16

martedì 28 aprile 2020

Virus, governo ladro. - Marco Travaglio

Domenica sera su La7, nel nuovo programma di Massimo Giletti “Non è l’Arena: è Salvini”, è andato in onda il prototipo del nuovo talk show modello governissimo. Dopo tre mesi di teledibattiti luttuosi e pallosi che issavano sul podio il virologo di turno all’insegna del “ricordati che devi morire” e del “noi siamo scienza, non fantascienza”, si è deciso che il virus non esiste più, i contagiati neppure, i morti sono un trascurabile effetto collaterale e il diritto costituzionale alla salute è un optional, anzi la fisima di un premier dittatore che ci dice di tenere le distanze ed evitare assembramenti per loschi scopi di potere. Il dibattito sulla fase 2 al netto del virus funziona così. Il conduttore strilla, tutto sudato come l’ossessa de L’Esorcista, che i negozi devono riaprire, le scuole pure, le fabbriche (quasi tutte aperte) pure (e lui ne sa qualcosa perché “ho un’azienda”), le chiese (mai chiuse) pure (e anche noti mangiapreti, puttanieri e mignottoni anelano a tutti e sette i sacramenti). E gli ospiti, fra cui manca purtroppo Panzironi, rimpiazzato però dalla Chirico che ha il pregio di parlare di tutto senza mai sapere nulla (ora vuole assolutamente “fare la messa”), hanno due opzioni: unirsi agli alti lai e dunque parlare liberamente; oppure, come il rassegnato Pregliasco, obiettare che riaprire tutto mentre si festeggiano “solo” 260 morti (più di quanti se ne piangevano l’11 marzo, giorno del lockdown), coi contagi in aumento in Piemonte e Lombardia, è un filino azzardato, e dunque venire subissati dalle urla belluine del conduttore e dei riaperturisti.
Giletti deve dimostrare che la gente sta organizzando la sommossa e trasmette, per la seconda domenica consecutiva, lo stesso video delinquenziale di un “imprenditore” che minaccia in veneto stretto i “pezzi di merda” al governo: “Veniamo a prendervi a casa, vi buttiamo fuori di lì, pezzi di merda!”. E lo spaccia per l’emblema di milioni di italiani arrabbiati, senza spiegare perché manda in onda sempre quello. Sallusti commenta che Conte non riapre non perché morti e contagi a Nord-Ovest restano altissimi, ma “per evitare che la gente scenda in piazza contro di lui”. La Chirico, che pensa sempre quel che pensano i due Matteo ma un minuto dopo, innesta la modalità indignazione sull’occhio vitreo: “Mica possiamo chiuderci in casa per il virus”. Giletti, per riequilibrare, chiede alla redazione se Salvini non stia per caso parlando: guardacaso Salvini sta parlando e per combinazione – essendo un giorno pari – vuole riaprire tutto con lo stesso cipiglio con cui, nei giorni dispari e con meno morti, voleva chiudere tutto.
Poi si volta pagina: Feltri e i meridionali. Sallusti spiega che Littorio non è razzista, anzi adora i meridionali perché “da 50 anni ha la stessa moglie e un solo amico: un prete”. Ah beh. La Chirico, fissando un punto nel vuoto, trova che ’sti meridionali sono “un popolo debole che vive di reddito di cittadinanza e non fa intrapresa”, ergo “moralmente inferiori”. Giletti fa il piromane-pompiere, come quando invita Sgarbi e finge di stupirsi se quello fa Sgarbi: “Inferiori non te lo permetto!”. Telese ricorda alla vitrea che lei è pugliese: quella non l’aveva considerato e ci rimane male. Fin qui però il programma si attesta sugli standard d’ignominia degli ultimi due mesi: per battere il record mondiale di tutti i tempi ci vuole uno scatto di reni. Giletti infatti si collega con un pm napoletano e annuncia con labbro tremante che dopo la pubblicità dirà “cose molto forti sui boss scarcerati”, perché ha “perso tanti amici per mano della mafia”, fra cui “un carabiniere che metteva una cimice tramite una scogliera”. Ce l’ha col capo del Dap Francesco Basentini, a suo dire responsabile della scarcerazione del boss Zagaria perché i giudici di Sassari che l’han messo fuori “scrivono nella sentenza (che poi è un’ordinanza, ndr) che il Dap non ha mai risposto”.
Basentini chiama in diretta per dire che il Dap ha risposto, e comunque la scarcerazione è avvenuta per altri motivi, ma c’è un’ispezione a Sassari e non può fornire dettagli. Senza contare che da un paio di secoli (Tocqueville, la separazione dei poteri, quelle cose lì), arresti e scarcerazioni li decidono i giudici, non i governi. Il Dap ha gestito il caso Zagaria troppo burocraticamente. Ma Giletti e il pm interrompono Basentini senza fargli finire una frase e lo scherniscono perché non ha Skype e non si mostra in video. Come se la legge obbligasse il capo del Dap (che gestisce i 41-bis ed è piuttosto a rischio) a mettere la faccia in tv la domenica a mezzanotte. Giletti, occhi fuori dalle orbite e bava alla bocca, gli legge la lista dei boss scarcerati, compreso Cutolo (mai uscito), come se li avesse scarcerati lui. Il pm, da “uomo delle istituzioni”, deride il funzionario perché “è facile scaricare tutto sui giudici di sorveglianza” (cioè sui responsabili delle scarcerazioni). Giletti conclude che “qualcuno non dice la verità” e (indovinate chi). La Chirico, che fino all’altroieri voleva fuori pure il mostro di Rostov, si associa allo sdegno generale. E Mastella assicura che, quando al posto di Bonafede c’era lui, certe cose non succedevano (a parte l’indulto Mastella che scarcerò 30mila delinquenti). Da TeleSalvini è tutto: a domenica prossima.