lunedì 18 maggio 2020

I grandi editori (impuri) dietro i media. - Lorenzo Giarelli

I grandi editori (impuri) dietro i media
Elkan, Caltagiorne, Berlusconi, Cairo, Angelucci.


Poco puri - Dal colosso degli Agnelli a Urbano Cairo fino a una vecchia conoscenza: Silvio.
I soldi “fanno gola a molti”, e in particolare a “centri economici e dell’informazione” che possono esercitare pressioni sulla politica fino a condizionarla. L’attacco di Andrea Orlando non è casuale, soprattutto quando collega potere economico e mediatico: la gran parte dei gruppi editoriali italiani è in mano a editori impuri, ovvero imprenditori che fanno utili milionari altrove (con le cliniche, le auto, l’immobiliare, la finanza) e che hanno nei giornali una proprietà magari poco redditizia, ma certo utile.
Di recente è tornato attuale il cambio di proprietà in casa Repubblica: nel 2016 il Gruppo L’Espresso della famiglia De Benedetti (che editava tra gli altri Repubblica, l’Espresso, Huffington Post e parecchi giornali locali) ha incorporato Italiana editrice (Stampa, Secolo XIX), proprietà degli eredi della famiglia Agnelli, quindi Fca. Tre anni dopo, John Elkann e la sua Exor hanno acquistato la maggioranza del gruppo (denominato Gedi), diventando dunque azionisti principali del nuovo colosso (che comprende anche, tra l’altro, Radio Deejay, Radio Capital e m2o). Un cambiamento che ha portato al recente domino dei direttori e alla decisa virata anti-governativa di Repubblica.
Fanno invece capo alla holding di Franco Caltagirone il Messaggero, il Mattino e il Gazzettino. Quotidiani con forte radicamento nei rispettivi territori (Roma, Napoli e Venezia) che dipendono da una delle famiglie più influenti nell’edilizia (Cementir, Vianini) e nella finanza.
Più diretto il coinvolgimento in politica di Antonio Angelucci, deputato di Forza Italia alla terza legislatura e proprietario de Il Tempo e, attraverso una fondazione, anche di Libero. Il fulcro delle sue attività è però altro: la holding di Angelucci gestisce infatti decine di cliniche private e case di cura in giro per l’Italia, soprattutto nel Lazio. Settore delicato, visto il periodo.
Ben noti sono poi i casi del Sole 24 Ore, espressione di Confindustria, e della famiglia Berlusconi, che attraverso Fininvest controlla Mediaset, Il Giornale, decine di riviste e diverse radio, tra cui R101 e Radio 105. Da tempo pare che Urbano Cairo, editore di La7 e di Rcs (Corriere della Sera) debba seguire le orme di B., cercando fortuna in politica dopo averla trovata sui media e nel mondo del calcio. L’idea potrebbe tornare di moda.

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