mercoledì 27 maggio 2020

L’inciucio dei due Matteo: altro “pizzino” al premier. - Luca De Carolis

L’inciucio dei due Matteo: altro “pizzino” al premier

Senato. Per Salvini il salvataggio di Renzi.
Lo hanno fatto e a occhio lo rifaranno, gli ufficialmente garantisti di Italia Viva. Già pregustano l’Aula, “il luogo dove ognuno si assumerà le sue responsabilità” come scandisce pugnace il Gennaro Migliore che un tempo fu rosso antico. Perché non smetteranno mai di fare la guerra a Giuseppe Conte, i renziani che ieri hanno contribuito in misura significativa (ma non decisiva) a salvare Matteo Salvini nel voto nella giunta delle elezioni del Senato: nel nome del diritto, ma con in testa sempre quella consegna, logorare il governo, seminare rumore per ricordare che esistono in carne, sangue e parlamentari. Lanciando anche segnali al Carroccio e a vari e eventuali, perché non si sa mai arrivasse un incidente in Parlamento, portando in dote quel governissimo che ha tanti tifosi pure fuori dei Palazzi.
Di sicuro sono tre quelli di Iv in giunta, Francesco Bonifazi, Giuseppe Cucca e Nadia Ginetti, e tutti e tre ieri hanno disertato la sala dove si votava sull’autorizzazione al processo per l’ex ministro dell’Interno, accusato dal tribunale dei ministri di Palermo di sequestro di persona plurimo aggravato e rifiuto di atti d’ufficio per il caso della nave Open Arms. Il resto lo hanno fatto una grillina, Alessandra Riccardi, e un ex 5Stelle espulso di fresco, Mario Michele Giarrusso, specchio fedele della costante frana dentro il Movimento. Sarebbero bastati loro all’ex alleato di governo, ma con l’assenza di Iv è stata apoteosi: 13 sì per la relazione del presidente Maurizio Gasparri, ovviamente contraria all’autorizzazione, e solo 7 no, quelli di 4 grillini su 5, dell’ex 5Stelle Gregorio De Falco di Pietro Grasso di Leu e dell’unica dem sopravvissuta alla scissione in Giunta, Anna Rossomando.
Certo, a dire la parola decisiva dovrà essere l’Aula. Ma Salvini può sperare in questo fiorire di garantisti, e nell’attesa ringrazia. Innanzitutto Riccardi e Giarrusso, con appositi sms. Poi l’intera Giunta: “Ha votato liberamente stabilendo che tutto il governo era d’accordo, anche Conte e Di Maio”. E il renziano Bonifazi gli fa eco: “Dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno dei fatti contestati. Pare che le determinazioni assunte abbiano sempre incontrato l’avallo governativo”.
C’è profumo d’intesa tra i due Matteo, nel comune tirare in ballo Conte. Lo notano e ne chiacchierano tutti. Anche ai piani alti del M5S, dove la lettura è unanime: “Renzi strizza l’occhio a Salvini perché alla fine spera di tirare giù Conte”. E l’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo traduce così sui social: “Renzi è l’assistente civico del capo della Lega”. Da Iv negano, parlano e riparlano della necessità di “un’istruttoria ulteriore”, giurano di “non voler fare di Salvini un martire”. E anche la grillina Riccardi, che il capo politico reggente Vito Crimi aveva provato fino all’ultimo a far recedere, giustifica il sì “in punta di diritto”.
Nel M5S sospettano che voglia passare alla Lega. Ricordano che giorni fa si era dimessa dal Direttivo, e che per il voto in Aula sulla mozione di sfiducia al Guardasigilli Bonafede non si era presentata. Lei nega traslochi: “Sono nel Movimento”. Giarrusso anche: “Non andrò nel Carroccio”. Tutti e due rammentano che sul caso della nave Diciotti il M5S votò no al processo per Salvini. Rivendicano coerenza, quella di cui non abbonda il Renzi che il 23 gennaio twittava: “Voterei sì al processo per Salvini per la nave Gregoretti”. Nel frattempo a Palazzo Chigi osservano, preoccupati.
Così attivano i canali con i partiti, mentre Salvini giura: “Con Renzi siamo il giorno e la notte”. E già il doverlo precisare racconta lo stato delle cose, che dalle parti di Conte alimenta cattivi pensieri. “Dicono che Renzi chiarirà sulle agenzie” filtra nel pomeriggio da ambienti di governo. La attendono anche a Chigi, quella nota. Invocano spiegazioni. Così invece del comunicato arriva un contatto diretto, con Maria Elena Boschi e altri dirigenti di Iv. Compatti nel giurare che non c’è alcuna volontà di tendere imboscate al premier. Ma l’aria resta cupa. “Io spero nel voto di tutti i senatori, a patto che Iv non faccia le bizze” riassume la grillina Elvira Evangelista.
Mentre Crimi precisa che Riccardi non verrà deferita ai probiviri, anche se lei già annuncia che in Aula confermerà il no al processo. Non se lo può permettere il M5S, perché i numeri della maggioranza sono già sottili a Palazzo Madama. Teatro perfetto per agguati, in punta di diritto.

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