martedì 1 settembre 2020

Concorso a premier. - Marco Travaglio


Avete presente la sofferenza di Nanni Moretti (Aprile, 1996) mentre guarda Porta a Porta con D’Alema e B.? “D’Alema reagisci, di’ qualcosa, rispondi, dài, non ti far mettere in mezzo sulla giustizia proprio da Berlusconi! Di’ una cosa di sinistra, di’ una cosa anche non di sinistra, di civiltà. D’Alema di’ qualcosa!”. Ecco, da quando mi son preso un po’ di ferie dalla tv e càpito sui talk show popolati di rottweiler antigovernativi che mettono in mezzo (anzi, sotto) i rari e afasici esponenti della maggioranza, mi domando sempre perché nessuno di questi dia la risposta più semplice e definitiva: “Voi, al posto nostro, cosa avreste fatto esattamente?”. Ora va di moda inventare gialli sui nuovi “documenti segreti” (regolarmente sui giornali) che proverebbero come il governo già a febbraio, o a gennaio, o forse a novembre-dicembre (prima della Cina), sapesse tutto e non facesse nulla: l’ultimo l’ha svelato Repubblica (noi ne scrivemmo il 28 marzo e il ministro Speranza ne riferì al Copasir il 28 aprile).
È uno studio sui possibili impatti del contagio in Italia, richiesto dal ministero della Salute il 22 gennaio a un ricercatore della fondazione Kessler, che ne consegnò una bozza il 12 febbraio e la stesura definitiva di 55 pagine il 4 marzo con vari scenari: da 1 milione a 2 milioni di contagiati, da 200mila a 400mila ricoverati, da 35mila a 60mila morti. Ovviamente fu tenuto riservato per non scatenare il panico, visto che gli scenari erano tutti da verificare e non c’erano due esperti che facessero la stessa previsione. Basti pensare che il 14 febbraio l’Agenzia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie dava “bassa probabilità” di contagio in Europa. Che, in tutto, contava 46 infetti (e l’Italia 3). Ma il governo prese sul serio il rapporto Kessler là dove segnalava un dato oggettivo: il drammatico deficit di posti letto nelle terapie intensive. Infatti, già tre giorni prima della consegna definitiva, ordinò alle Regioni (che non ne volevano sapere) di raddoppiarli da 5 a 10mila. Ma tutto questo gli aspiranti premier e ministri da divano che infestano i media non lo sanno. E strillano contro il governo che “sapeva tutto” (falso), ma “non fece nulla” (falso), “non informò le Regioni” (falso) e anzi “spedì 18 tonnellate di mascherine e guanti alla Cina” (l’unico Paese allora massicciamente colpito dall’epidemia che poi, quando toccò a noi, ci ricambiò per tre mesi con 25 milioni di tonnellate di mascherine alla settimana). Ma il bello degli attacchi al governo che non dispose il lockdown il 12.2 (con 3 positivi, tutti cinesi) è che vengono dagli stessi che lo contestarono quando lo dispose un mese dopo (con 12.462 positivi e 827 morti).
Gli stessi che non volevano saperne della zona rossa in Val Seriana e ora accusano il governo di non averla disposta. Gli stessi che accusano Conte di aver chiuso troppo e troppo tardi, ma anche troppo poco e troppo presto. Gli stessi che negano il virus contro gli “allarmisti” e attaccano il governo per averlo sottovalutato, cioè per non essere stato abbastanza allarmista. Ieri La Verità titolava: “Sapevano tutto dal 12 febbraio. Ma non hanno fermato l’epidemia” . E Libero, invece: “Conte ha insabbiato il report sull’emergenza Coronavirus e continuato a spedire camici in Cina”. E il Giornale, viceversa: “Sapevano tutto il 12 febbraio. Il report segreto inguaia Conte. L’opposizione: ‘Incapaci’”. A parte che non è vero niente, chissà come avrebbero titolato Sallusti, Feltri e Belpietro se Conte avesse chiuso tutto il 12.2, con tre contagiati cinesi in tutt’Italia: se dopo il lockdown dell’11.3 gridavano alla dittatura e paragonavano Conte a Maduro, Chávez, Stalin e Hitler (a Mussolini no perché per loro è un complimento), che avrebbero fatto se fosse arrivato un mese prima, senza un solo italiano infetto? Si sarebbero messi a sparare: non le solite cazzate, ma proiettili veri.
Infatti un mese fa, quando Conte prolungò lo stato di emergenza fino a metà ottobre, tornarono a strillare al golpe, sventolando le scemenze di Cassese sullo “stato di emergenza senza emergenza” (a proposito: che dice ora Cassese con oltre mille contagi al giorno?). E quando s’è scoperto che il Cts, ai primi di marzo, suggerì la zona rossa ad Alzano, mentre il governo era già orientato a chiudere tutta la Lombardia e poi tutta l’Italia, partiti e giornali di destra han ricominciato a contestare il lockdown. Poi se la son presa con Conte per i divieti estivi. Il Giornale: “Conte paralizza l’estate”, “Fermano pure i treni per dispetto a Zangrillo”, “Ganasce all’Italia”. La Verità: “Regime sanitario”, “Il virus è sotto controllo, l’allarmismo meno” . Libero: “Il Covid arma il governo per avere più potere e sospendere la democrazia: nuovi divieti, balli vietati, obbligo di mascherina di sera”, “Sfrutta la pandemia per fottere il popolo”. Salvo poi accusarlo di avere riaperto le discoteche (sono state le Regioni), ma anche di averle richiuse. Ciliegina sulla torta: la Verità che ieri tuonava contro “il governo dei misteri” che “sapeva tutto già dal 12 febbraio ma ha fatto finta di nulla”, il 25.8 esaltava i tre governi più fallimentari contro il Covid, quelli che hanno fieramente evitato il lockdown: “Non siamo come Usa e Brasile. Purtroppo”, “I numeri assolvono il modello Svezia”. Quindi, per tornare a bomba: gentili signori Tutto-e-il-contrario-di-tutto, voi esattamente cosa avreste fatto?

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