Fumogeni, petardi, bombe carta… Il primato nazionale, giornale online di CasaPound, esulta incorniciando in una foto di scontri di piazza il titolo: “Esplode la rabbia in tutta Italia contro il coprifuoco e i divieti liberticidi”. Ma poi, siccome i fascisti usano sempre lanciare il sasso e ritirare la mano, si compiace di segnalare che i due arrestati per il saccheggio del negozio Gucci di Torino sono egiziani, così come giovani immigrati sono anche dieci dei 28 fermati a Milano.
Di sicuro a Roma e a Torino si sono mossi anche nuclei del tifo organizzato legati all’estrema destra, un network che resta attivo in tutta Italia nonostante la chiusura degli stadi. Ciò che non ha impedito ad alcuni centri sociali (non certo quelli che da mesi organizzano a Milano le Brigate Volontari della Solidarietà) di giustificare gli episodi di violenza metropolitana.
Di sicuro resta il fatto che queste fiammate di guerriglia non somigliano affatto né alla “rivolta dei forni” nella pestilenza di manzoniana memoria, né alla sommossa di un popolo affamato. Incrociano una delinquenza giovanile che in Italia per fortuna non ha il retroterra delle banlieue parigine o dei ghetti londinesi teatro dei riots con assalto alle merci.
Difficile credere che dietro questi sparuti manipoli non vi fosse un’organizzazione programmata. Il che non deve impedirci di riconoscere che al richiamo hanno aderito gruppi di giovanissimi, anche adolescenti, privi di matrice politica; già noti ai commissariati di zona più che alla Digos: ben 13 dei fermati a Milano erano minorenni.
Gridavano “libertà, libertà”, si autoproclamavano “popolo della movida”, raccoglievano gli slogan no mask contro la “dittatura sanitaria” lanciati da CasaPound e Lealtà Azione. Di certo non hanno nulla a che fare con la protesta dei tassisti e dei commercianti su cui la destra cerca di mettere il cappello. Ma si tratta pur sempre di un’avvisaglia da non sottovalutare. Che si tratti della banda allo spray al peperoncino di Torino o di piccoli spacciatori o di improvvisati casseur, rappresentano una sacca di marginalità sociale che non crede nella solidarietà collettiva e dissemina isteria in un Paese reso fragile da mesi di sofferenze. La vera emergenza, cioè la curva crescente del contagio, rischia di uscirne oscurata.
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