Che ne sarà del “Ciao” di Matteo Renzi? Per qualche ora oscillerà ancora tra l’essere l’innocuo acronimo delle proposte di Italia Viva sul Recovery Fund – Cultura, Infrastrutture, Ambiente, Opportunità – e il diventare l’addio all’attuale governo, con annessa apertura della crisi in Parlamento. Le risposte, però, arriveranno presto: Giuseppe Conte convocherà un vertice con le forze di maggioranza tra il 5 e il 6 gennaio, cercando di ricucire i rapporti interni ai giallorosa e sfoltire i 52 progetti del Recovery Fund finora sul tavolo.
Il vertice Giuseppe Conte lo aveva ammesso durante l’ultima conferenza stampa del 2020: “È urgente fare una sintesi politica prima possibile attraverso una verifica di maggioranza”.
E allora ecco che, a ridosso dell’Epifania, il premier incontrerà di nuovo i partiti che sostengono il suo esecutivo, dopo che a dicembre una prima verifica di governo non aveva placato le bizze di Italia Viva. Il nodo è soprattutto la gestione dei 209 miliardi in arrivo dall’Europa, su cui i renziani hanno presentato richieste e progetti alternativi rispetto a quelli sulla scrivania del ministro Roberto Gualtieri.
Prima che il Piano vada in Consiglio dei ministri, si proverà a trovare un compromesso smussando le divergenze e riducendo un po’ gli oltre 50 progetti previsti nelle bozze.
Il Consiglio dei ministri.
Nella tabella che si è dato il governo, i progetti del Recovery plan dovrebbero arrivare in cdm “entro i primi giorni di gennaio”. Settimana prossima, allora, anche se da qui in avanti le ipotesi dipendono molto dalla volontà politica di Renzi di accelerare con la crisi o di fare un passo indietro. Stando alle minacce renziane, se i tavoli politici non avranno esiti positivi il governo “farà senza Italia Viva” e “le ministre e il sottosegretario (Teresa Bellanova, Elena Bonetti e Ivan Scalfarotto, nda) si dimetteranno”. Con tanti saluti al Piano sugli aiuti europei. Ad ogni modo, se anche dopo il vertice dell’Epifania l’ex rottamatore volesse comunicare una sfiducia di fatto a Conte, la crisi arriverebbe subito in Aula.
Parlamento Anche in questo caso fanno fede le parole di Conte di appena quattro giorni fa: “Il premier non sfida nessuno. Per rafforzare la fiducia e la credibilità del governo e della classe politica bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco. Il passaggio parlamentare è fondamentale, finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi chiari, franchi, dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le proprie responsabilità”. Parole che assomigliano molto a quelle che il premier pronunciò a ridosso dello scontro in Senato con Matteo Salvini del 20 agosto 2019. Oggi come allora, Conte vuole portare alla luce del sole ogni manovra destabilizzante nei suoi confronti, spostando la crisi in Parlamento e smascherando le contraddizioni del suo più ostile alleato. Se davvero Renzi formalizzasse la fine del rapporto di fiducia tra Italia Viva e l’esecutivo, si andrebbe allora alla prova dei numeri in Senato e poi si valuterebbero i possibili scenari, tra un eventuale Conte ter con cambio di maggioranza e l’ipotesi di voto anticipato. In ogni caso, i tempi non saranno lunghi e l’eventuale passaggio in Parlamento potrebbe esserci già entro metà mese, a conferma dei retroscena che davano Renzi pronto alla crisi già appena dopo la Befana.
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