Bocciatura secca, senza se e senza ma, della norma della ministra della Giustizia Marta Cartabia sulla prescrizione-improcedibilità. L’ha decretata la competente sesta commissione del Csm, deliberando un parere negativo, tutto incentrato su questo punto della riforma penale, con 4 voti su su 6: quelli del presidente Fulvio Gigliotti, laico M5S e dei togati Sebastiano Ardita, AeI, Elisabetta Chinaglia e Ciccio Zaccaro, Area. Astenuti Loredana Micciché, togata di MI e Alessio Lanzi, laico di FI. Il parere, una ventina di pagine, dovrebbe essere votato mercoledì dal plenum.
Il presidente Gigliotti ne spiega la sostanza: “Riteniamo negativo l’impatto della norma, dato che comporta l’impossibilità di chiudere un gran numero di processi”. Il riferimento è ai paletti temporali che causeranno la morte di migliaia di processi anche per mafia e corruzione: 2 anni per l’Appello e 1 anno per la Cassazione. Questa tempistica, prosegue Gigliotti, “non è sostenibile in termini fattuali, in una serie di realtà territoriali, dove il dato medio è ben superiore ai 2 anni, e arriva sino a 4-5 anni”. Ma la stroncatura riguarda anche profili di incostituzionalità: “La disciplina non si coordina con alcuni principi dell’ordinamento come l’obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata del processo”. Quello del Csm è un parere, facoltativo, previsto per legge ma che la ministra della Giustizia Marta Cartabia non ha chiesto. Un comportamento che, da diversi consiglieri, è stato vissuto come uno sgarbo istituzionale. E in plenum si annunciano interventi durissimi anche su altri punti della riforma, a cominciare dalle direttive ai procuratori che dovrebbe dare il Parlamento.
A palazzo dei Marescialli, invece, smentita a più voci una presunta moral suasion, riportata da organi di stampa, da parte del presidente Mattarella per evitare il parere o anche solo per scriverlo con “toni bassi”. Le differenze sui modi di esternare le criticità sono in seno al Csm e si vedranno in plenum. Intanto, ieri, c’è stata una divisione trasversale sulla Commissione per la Giustizia al Sud istituita dalle ministre Cartabia e Mara Carfagna: sì del plenum per i 6 magistrati designati, ma solo 11 sì, tra cui quello del vicepresidente Ermini, 8 contrari e 5 astenuti. Contrari, i togati Ardita, Di Matteo, Marra e Zaccaro, Lanzi, FI e i 3 di M5S, con i professori Benedetti e Donati che hanno invocato la Costituzione. “La Commissione – ha detto Benedetti – tratta prerogative del Consiglio, che dobbiamo difendere”.
ILFQ
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